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Il conte Leone al seguito di Lotario I nel Regno Italico

8.1. Con Lotario nel Regno Italico

L’anno 829 fu cruciale per le vicende dell’Impero (188). Nella dieta

di Worms dell’agosto 829 (189) Ludovico il Pio, cedendo alle sollecita-

zioni della seconda moglie Giuditta, predispose una spartizione del- l’impero tra i figli diversa da quella prevista nell’Ordinatio imperii dell’817 (190), includendo ora anche il figlio Carlo avuto da Giuditta.

Lotario si oppose alla nuova disposizione (191), dando vita a una prima

rivolta, la cosiddetta “loyale Révolution”, la quale, dopo un successo iniziale, si risolse con la riaffermazione di Ludovico e la sottomissio- ne di Lotario (192), che fu rispedito in Italia (193). Questi ritentò di ripren-

dere la sua posizione tornando in Francia e inserendosi nella crisi dell’833-834; dopo i successi iniziali, la ribellione dei fratelli contro di lui e la restaurazione del padre lo costrinsero nell’agosto dell’834 a sottomettersi, accettando di tornare con i suoi sostenitori in Italia ed impegnandosi a non svolgere una politica estera propria e a non leva- re l’esercito senza permesso (194).

Proprio in questi ultimi anni, a seguito della rottura fra Ludovico il Pio e il figlio Lotario, il conte Leone dovette scegliere di schierarsi

(188) Jarnut, Ludwig der Fromme cit., p. 349; Boshof, Ludwig der Fromme cit., pp.

178 ss.; Depreux, Prosopographie cit., pp. 49 ss.

(189) Böhmer, Mühlbacher, Die Regesten cit., n. 868a, 829 agosto.

(190) Doc. dell’817, citato sopra, nota 138.

(191) Boshof, Ludwig der Fromme cit., p. 179; Jarnut, Ludwig der Fromme cit., p.

356; Depreux, Empereur cit., p. 902; Depreux, Prosopographie cit., p. 50.

(192) Boshof, Ludwig der Fromme cit., pp. 182 ss.; Jarnut, Ludwig der Fromme

cit., p. 356; Depreux, Prosopographie cit., pp. 311-312. (193) Boshof, Ludwig der Fromme cit., p. 186.

(194) Böhmer, Mühlbacher, Die Regesten cit., n. 931d, 834 agosto: elenco dei

grandi che seguirono Lotario I in Italia. Cfr. G. Tellenbach, Der großfränkische Adel und die Regierung Italiens in der Blütezeit des Karolingerreiches, I ed. 1957, poi in G. Tellenbach, Ausgewälte Abhandlungen und Aufsätze, voll. 4, Stuttgart, 1988, III, p. 806; Riché, Les Carolingiens cit., pp. 158-159; Hlawitschka, Franken cit., p. 55; P. Delogu, L’istituzione comitale nell’Italia carolingia (Ricerche sull’aristocrazia caro- lingia in Italia, I), «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo», 79 (1968), p. 111; V. Fumagalli, Il Regno Italico, Torino, 1978, p. 35; Boshof, Ludwig der Fromme cit., pp. 208-209; Jarnut, Ludwig der Fromme cit., pp. 357 e 359; J. L. Nelson, The Last Years of Louis the Pious, in Charlemagnes’ Heir cit., pp. 153-154; Depreux, Prosopographie cit., pp. 51-52.

con Lotario (195), confinato nel Regno Italico, ove rimase fino all’839,

quando si giunse ad una conciliazione tra il figlio e il padre (196). La

scelta fu dettata, forse, più che da partigianeria, dal lungo servizio, di oltre tre decenni, prestato nella penisola, nella quale dovevano essere prevalenti i suoi interessi: pur prescindendo, al momento, sulla sua presumibile origine italica (197), Leone era cognato o fratello del vesco-

vo franco Amelrico di Como, come vedremo (198). Non è certamente

casuale che i suoi ultimi interventi al servizio del regno si svolgano nell’area padana centro-occidentale, fra Milano, Novara, Pavia e Piacenza. Ma di questo riparleremo.

8.2. Una missione di Leone «qui apud Hlotarium magni loci habeba- tur» (837)

Nell’837, mentre ancora erano tesi i rapporti tra Ludovico il Pio e il figlio Lotario, il primo progettava un viaggio a Roma (199). A questo

progetto si oppose Lotario (200), segno delle persistenti conseguenze

della rottura dell’834 (201): egli, oltre a bloccare le chiuse alpine, riten-

ne opportuno impedire ai legati inviati dal pontefice all’imperatore di proseguire oltre Bologna (202). Incaricato di questa difficile e delicata

missione presso gli inviati pontifici fu Leone, che la portò a termine positivamente, come si legge in un passo della “Vita di Ludovico imperatore” di un autore anonimo detto l’Astronomo, il quale proprio in questa occasione pone in rilievo la posizione di Leone nella corte di Lotario: «apud Hlotarium magni loci habebatur» (203).

(195) Analoga opinione esprime Depreux, Prosopographie cit., p. 296.

(196) Riché, Les Carolingiens cit., pp. 158-159; Boshof, Ludwig der Fromme cit.

pp. 241 ss.; Jarnut, Ludwig der Fromme cit., pp. 361-362; Depreux, Prosopographie cit., pp. 314, che sottolinea la mediazione dell’imperatrice Giuditta.

(197) Cfr. sotto, par. 20.

(198) Cfr. sotto, par. 18.

(199) Böhmer, Mühlbacher, Die Regesten cit., n. 934a, 837 maggio.

(200) Ibidem, n. 934c.

(201) Jarnut, Ludwig der Fromme cit., pp. 360-361; Boshof, Ludwig der Fromme

cit., p. 234.

(202) Hartmann, Geschichte Italiens cit., III/1, pp. 143 ss.; E. Boshof, Einheitsidee

und Teilungsprinzip in der Regierungszeit Ludwigs der Frommen, in Charlemagnes’ Heir cit., p. 185; Jarnut, Ludwig der Fromme cit., p. 360; Boshof, Ludwig der Fromme cit., p. 234; Depreux, Prosopographie cit., pp. 314.

L’ascesa di Leone al fianco di Lotario sarebbe stata facilitata dalla scomparsa, a seguito di una grave epidemia, di molti potenti fautori, giunti in Italia con Lotario nell’834 (204), un’epidemia, tuttavia, che non

impedì il processo in atto di accentuata ‘franchizzazione’ degli uffici pubblici (205). Il ruolo importante che Leone ebbe alla corte di Lotario,

da collocare al ritorno di questo nel regno e non ad un periodo anterio- re, come fa rilevare il Depreux (206), va attribuito, oltre a questi fattori

contingenti, soprattutto alla lunga esperienza acquisita nell’ammini- strazione della giustizia, particolarmente in quegli incarichi che lo ave- vano portato fin dai primi decenni del secolo a recarsi più volte nell’Italia centrale ed anche a Roma, in contatto diretto con il pontefi- ce (207). La sua condizione presso la corte di Lotario dovette essere

quello di uno stretto collaboratore, il cui ruolo è stato giustamente posto in rilievo dal Bullough (208). I collaboratori più stretti, a volte

definiti familiares (209), erano scelti fra il personale di corte, gli ufficia-

li palatini, ivi compreso il conte di Palazzo ed altri conti – conti senza governo territoriale –, i ministeriali e i vassalli.

Reichsgeschichte, Darmstadt, 1955, I, p. 360. Cfr. Bullough, Leo cit., pp. 222-223. (204) Tellenbach, Der großfränkische Adel cit., pp. 812 e 818; Hlawitschka,

Franken cit., p. 55; Keller, Zur Struktur cit., p. 151; Fumagalli, Il Regno Italico cit., p. 37.

(205) Hlawitschka, Franken cit., pp. 54 ss. e p. 58 e nota 21, ove si sottolinea che

in Italia settentrionale, nel periodo 830-875, fra conti e marchesi – con governo terri- toriale, è opportuno precisare – mancano del tutto Langobardi e Romani. Cfr. Fischer, Königtum cit., pp. 25 ss., e Jarnut, Ludwig der Fromme cit., p. 362.

(206) Depreux, Prosopographie cit., p. 296.

(207) Si ricordi, fra tutti, il placito dell’829: app. I, n. 11.

(208) Bullough, Leo cit., pp. 241-242.

(209) F. Bougard, La cour et le gouvernement de Louis II, 840-875, in La royauté

cit., pp. 255-259. Sui due familiares, al seguito di Ludovico II nell’ultimo decennio del suo regno, il conte Ermenulfo e il vassallo Autprando, si vedano, rispettivamente, Castagnetti, Una famiglia di immigrati cit., pp. 87-119, e A. Castagnetti, Una famiglia longobarda di Inzago (Milano). I rapporti con transalpini, un vescovo di Bergamo, un vassallo longobardo di Ludovico II e la scelta ecclesiastica, «Studi storici Luigi Simeoni», 55 (2005), pp. 33-44 (on line: www.medioevovr.it); si vedano anche le esposizioni riassuntive in Castagnetti, Transalpini cit., rispettivamente pp. 44-47 e pp. 84-89.

9. Leone conte e missus imperiale presidente nel placito milanese