• Non ci sono risultati.

contemporanea Politica italiana

P a b l o D e Santis, IL CALLIGRAFO DI VOLTAIRE, trad. dallo spagnolo di Elena Rolla, pp. 183, € 9, Sellerio, Palermo 2004

Soggettivista argentino, Pablo De Santis con questo romanzo, suddiviso in brevissimi capitoli, costruisce una storia di messaggi nascosti, superstizioni, automi e assassini ruotanti intorno a un vecchio calligrafo (l'io narrante) che ricorda di aver indagato in gio-ventù, per incarico di Voltaire, su di una oscura congiura domenicana. Questo seb-bene non apprezzi granché la cultura illumi-nistica, con il suo relativismo, né la Rivolu-zione, a suo dire ideata da "scrittori frustrati", e sebbene dipinga Voltaire a Ferney come un individuo decrepito che talora prende a danzare spinto dal "rumore del mondo". Già da siffatti particolari si dedurrà che questo non è un lavoro riuscito. In atmosfere im-prontate al magico e all'onirico, il timbro nar-rativo è infatti troppo solenne - irrigidendo fatalmente quello utilizzato in modo magi-strale da Calvino negli spaccati delle Città

in-visibili - , molte battute nei rarissimi dialoghi

appaiono cervellotiche, la stessa narrazione è, se vista nell'insieme, sfilacciata. Non man-cano le'banalità ("entrò il nano, più piccolo ora che il peso del mondo lo schiacciava"; gli orologiai si muovono nella città come lan-cette, poche righe dopo parlano con sillabe corrispondenti a esatte frazioni di tempo, e infine scattano, come per un impulso impe-rioso, al suono delle campane; la casa del costruttore di automi sembra un grande mec-canismo, mentre di lì a qualche pagina i suoi ospiti, all'improvviso, non sanno più come muoversi; poi si legge che la lingua dei bec-chini è a volte "secca e ritmata come palate di terra"). Il libro è tuttavia da apprezzare per le notizie che offre intorno all'arte calligrafica, oggi ormai dimenticata.

DANIELE ROCCA

G u i l l e r m o M a r t m e z , LA SERIE DI OXFORD, ed. orig. 2003, trad. dallo spagnolo di Jole Da Rin, pp. 187, € 16, Mondadori, Milano 2004

Del protagonista, narratore in prima perso-na, non si conosce il nome per tutto il roman-zo. Si sa soltanto che, nativo di Buenos Aires, a ventidue anni, dopo una laurea in matemati-ca, è borsista a Oxford per approfondire gli studi di logica. Immediatamente appaiono evidenti le profonde affinità che lo legano al suo autore: Guillermo Marttnez, anch'egli ar-gentino, laureato in matematica, ha trascorso nella stessa città inglese due anni ed è autore di diversi testi sulle scienze deduttive. Le ana-logie tuttavia svaniscono non appena ci si ad-dentra nel viluppo della narrazione. Mrs Ea-gleton, l'anziana signora presso la quale il gio-vane protagonista affitta una camera, viene trovata senza vita. Firma il delitto un cerchio disegnato su un biglietto. Entro i confini del-l'Oxfordshire si susseguono quasi senza inter-ruzione altri tre omicidi, reputati dalla polizia seriali, perché sempre accompagnati da mes-saggi criptici. Il protagonista si lascia coinvol-gere nella ricerca di un possibile significato della sequenza simbolica dal professore di lo-gica Arthur Seldom, sotto la cui "fronte liscia e serena si erano agitate e riordinate le idee più profonde del secolo": il rapporto fra il colto maestro e l'ammirato discepolo riecheggia quello più celebre tra Guglielmo da Baskervil-le e il giovane novizio Adso da Melk nel Nome

della rosa. A monitorare le preziose intuizioni

dei matematici l'implacabile ispettore di Sco-tland Yard Petersen. E intanto, il lettore si muove tra le teorie di Godei e di Fermat, e va-ga tra l'Istituto di matematica St Giles e l'o-spedale di Radcliffe, dal quale, ricorda Martt-nez, rimase fortemente impressionato Dino Buzzati. Con una scrittura curata e precisa, l'autore fa fluire il thriller verso un epilogo ina-spettato, ma al tempo stesso inevitabile.

(R.D.)

D o m i n i q u e Manotti, CURVA NORD, ed. orig. 1998, trad. dal francese di Roberto Salvadori, pp. 192, €14, Tropea, Milano 2004

In questo nuovo romanzo della scrittrice fran-cese Manotti, ambinuovo entato nel 1990, ritor-na il commissario della Narcotici di Parigi, Da-quin, personaggio affascinante e contradditto-rio, questa volta alle prese con la morte di un collega, ucciso in un agguato insieme a una spacciatrice di diciannove anni. Gli esecutori materiali dell'omicidio vengono subito indivi-duati, ma risulta invece più problematico identi-ficare il mandante e stabilire chi fosse il reale obiettivo dei killer. La giovane Nadine è infatti l'infelice e tormentata sorella dell'amministratore di uno stadio della banlieu parigina, quello del-la cittadina di Lisle-sur-Seine, del-la cui squadra di calcio, proiettata verso il trionfo nel campionato di serie A, è di proprietà di Reynaud, sindaco della cittadina e costruttore edile di successo. Fra illeciti sportivi, riciclaggio di denaro sporco e nuovi omicidi, la vicenda sì snoda in un cre-scendo di tensione e coinvolge personaggi al-tolocati e insospettabili fino a sfociare, nell'arco di soli sei giorni, in un epilogo imprevedibile che può soddisfare solo in parte la sete di giustizia del protagonista e degli altri colleghi dell'agen-te ucciso. Proprio in quest'esito amaro, in que-sta vittoria dimezzata, l'umanità del commissa-rio Daquin, che nasconde la sua natura passio-nale sotto la maschera dell'autocontrollo, emer-ge in tutta la sua forza. L'intrigo avvincente è ben servito da uno stile essenziale e asciutto, che trova nell'uso del tempo presente la sua ca-ratteristica peculiare; particolarmente serrati ed efficaci i dialoghi che, per non smorzare la ten-sione, l'autrice non interrompe mai, inserendo tra parentesi quei particolari come i gesti, le in-flessioni di voce, le riin-flessioni personali, che ser-vono a meglio definire i personaggi.

ELISABETTA SEVERINA

Christopher Cook, ROBBERS, ed. orig. 2000, trad. dall'inglese di Luca Conti, pp. 448, € 14,50, Ei-naudi, Torino 2004

Eddie e Roy Bob sono due semplici la-druncoli (robbers, appunto), che fuggono non si sa da dove né perché, e nella fuga si lasciano dietro un'insensata scia di sangue. I due sono infatti disposti a uccidere per mo-tivi inconsistenti, per la rabbia di un momen-to, per pochi spiccioli e persino, come ac-cade nella fulminante scena iniziale, per un centesimo di dollaro. Nel corso di questo gi-rovagare senza meta attraverso i territori de-solati degli Stati Uniti del sud avviene il for-tuito incontro con Della Street, ragazza in fu-ga come loro, l'unica che sembra poter por-re fine alle improvvise esplosioni di violenza omicida. Sulle loro tracce intanto si muove un ranger inquieto e tormentato, Rule Hooks. La trama del romanzo è scarna ed essenzia-le e, almeno a prima vista, non particolar-mente originale. I punti di forza devono in-fatti essere cercati altrove: nella rappresen-tazione degli sconfitti e dei marginali della società americana, attraverso personaggi complessi e mai ridotti a tipizzazioni sociolo-gizzanti, e soprattutto nell'accurata descri-zione di un paesaggio fisico formato dagli interstizi dell'epica del sogno americano; costituito cioè non dalle metropoli futuribili, dalla serena provincia con le casette linde e i prati ben rasati, né dagli affascinanti de-serti o dalle highways infinite, ma dalle palu-di, dai boschi oscuri e impenetrabili, dallo squallore dei motel e degli autogrill, dai ter-ritori devastati dall'inquinamento industriale e poi abbandonati al loro destino dalla dein-dustrializzazione. Oltre a decrittare molti dei miti odierni della società consumistica e te-levisiva, con Robbers Cook tributa anche il proprio personale omaggio a molta della cultura popolare americana, dall'ori the road kerouackiano al giallo popolare (il nome di Della Street evoca il Perry Mason di E. S. Gardner), dalla musica country ai classici minori del blues.

N. 6 I D E I L I B R I D E L M E S E 38 ' I O 1 I O CC

ce

O

OD O

co

£ A H O

g

C^ H o H O

KJ

O

CO

C h a r l e s F o u r i e r , ELENCO ANALITICO DEI

COR-NUTI, ed. orig. 1936, a cura di Romain Pehel, pp. 57, € 6,50, Il Melangolo, Genova 2005

L'opera di Fourier è un repertorio di cu-riosità. Teorie strampalate convivono ac-canto a intuizioni feconde, e spunti geniali si alternano a stravaganti fantasticherie. Un universo nel quale il delirio di onnipotenza confina con la sobrietà, e la megalomania rasenta il buon senso. Questo miscuglio, che continua ad affascinare gli interpreti e incuriosire i lettori, si può spiegare, almeno in parte, con la biografia dell'autore. Fourier era un mite misantropo che, insoddisfatto e scontento della sua riuscita mondana, cer-cava nell'elaborazione di una teoria gene-rale sul funzionamento dell'universo una compensazione alle difficoltà della vita quo-tidiana. Va poi considerato che la sua filo-sofia della storia elaborata su un tronco tar-do illuminista si diffuse solo alcuni decenni dopo e venne recepita in un'atmosfera cul-turale del tutto diversa, pregna di umori ro-mantici e di indistinte attese palingenetiche. In questo clima Fourier rimase sempre un po' spaesato, ma ai tempo stesso convinto che le sue profezie si sarebbero avverate. Spesso citato come esempio emblematico delle punte di assurdità che costellano la produzione fourieriana, ma assai poco let-to, il repertorio dei mariti traditi viene ora op-portunamente proposto anche al pubblico italiano. Se Fourier è considerato uno dei primi teorici del socialismo, di fronte a que-sto teque-sto, in cui i riferimenti alla complicata teoria dell'attrazione passionale sono solo

sottintesi, risulta pertinente (come osserva anche il curatore) un'interpretazione stretta-mente letteraria. Non casualstretta-mente nella de-scrizione dei vari tipi di cocu troviamo nu-merosi rimandi alle commedie di Molière. La precisione analitica della tipologia e la varietà di osservazioni dei caratteri umani ricordano però il Balzac osservatore e ca-talogatore dei costumi.

MAURIZIO GRIFFO

David H e r b e r t Lawrence, OSCENITÀ E

PORNO-GRAFIA, ed. orig. 1929, a cura di Alessandro Ce-ni, pp. 56, € 7,50, Passigli, Firenze-Antella 2004

Il pamphlet, scritto in seguito alle pole-miche sollevate da D. H. Lawrence con l'e-sposizione pittorica londinese del 1929, e ancora prima con il romanzo Lady

Chatter-ley's Lover de11928, rappresenta un'aspra

critica alla morale puritana e repressiva dell'Inghilterra contemporanea. L'autore sottolìnea l'incoerenza e l'ipocrisia sottese alla dicotomia sesso-purezza, in cui il pri-mo è ridotto ad atto sporco e colpevole e associato ingiustamente al concetto di por-nografia, la seconda esaltata a valore su-blime. La sua è una difesa dell'importanza del sesso nella vita umana e una netta pre-sa di posizione a sfavore di coloro che gri-dano all'oscenità ogniqualvolta esso viene rappresentato nell'arte, per poi esaltare come lodevoli e pure manifestazioni senti-mentali dell'amore sdolcinate e ipocrite. Con tono severo e stile ripetitivo D. Fi.

Law-A n d r é s B a r b a , LLaw-A SORELLLaw-A DI KLaw-ATILaw-A, ed. orig. 2001, trad. dallo spagnolo di Federica Niola, pp. 160, € 13,80, Instar, Torino 2005

La sorella di Katia è la protagonista di questo singoiare romanzo di formazio-ne, scritto dal giovanissimo Andrés Bar-ba (1975), narratore e insegnante uni-versitario madrileno alla sua prima tra-duzione italiana. Una protagonista, tutta-via, non dotata del diritto di parola ma solo del filtro di due occhi adolescenti che si spalancano sul mondo con una semplicità e un'ingenuità che ce lo resti-tuiscono così com'è, senza alcun giudi-zio morale, anche quando la realtà che lo compone è delle più sordide che si possano immaginare. Una protagonista anonima, e la cui anonimia è incessan-temente accentuata dalla scelta di con-durre la narrazione in terza persona. Ep-pure, è proprio la sorella di Katia ad ave-re la missione di ave-redimeave-re o, quanto me-no, di alleggerire le vite delle altre tre donne che si muovono attorno a lei: la madre, che da anni si prostituisce nelle strade di Madrid, la nonna, che pulisce i bagni in una piscina di Malaga e comin-cia ormai a perdere colpi, e l'adorata Katia, già spogliarellista a diciotto anni e l'unica a concedere un po' d'affetto alla sorella. Un mondo

ma-triarcale dove alla ragaz-zina non viene offerto il minimo esempio positivo né uno straccio di stimolo su cui poter costruire la propria vita. E cionono-stante, tutto questo risulta irrilevante per lei, che ha lasciato ia scuola e che ha come unica occupazione quella di mandare avanti la casa e ascoltare i tor-menti di ogni membro della sua bistrattata

fami-glia, oltre a compiere quotidianamente il rito quasi sacro di osservare i turisti che popolano plaza Mayor e indovinarne vi-te, costumi, emozioni, sognando di co-noscerli e ascoltare i loro esotici raccon-ti. È un'ascoltatrice muta eppure così determinante per le vite altrui, vite che ri-calca grottescamente senza poter di-scernere se quel modo di agire sia giu-sto o meno. Ed è proprio il modo

pecu-liare in cui la sorella di Katia vede la vita a costituire il punto di forza del libro. Una prospettiva che coinvolge il lettore fino all'ultima pagina, senza lasciare spazio a patetismi o commiserazioni, ma costringendo a cambiare il proprio mo-do di guardare e ascoltare, attraverso una prosa elegante e cruda al tempo stesso, in grado di individuare in una realtà tanto ingrata persino uno spiraglio di poesia.

NATALIA CANCELLIERI

J u a n J o s é Millàs, RACCONTI DI ADULTERI

DI-SORIENTATI, ed. orig. 2003, trad. dallo spagno-lo di Paola Tomasinelli, pp. 169, € 11,50, Ei-naudi, Torino 2004

Juan José Millàs (1946), una delle vo-ci più originali dell'attuale panorama let-terario spagnolo, è giornalista e narrato-re prolifico, del quale in Italia sono già apparsi II disordine del tuo nome (Crono-pio, 1994), L'ordine alfabetico e Non

guardare sotto il letto (Il Saggiatore,

2001 e 2002). Racconti di adulteri

diso-rientati nasce, come spiega l'autore

nel-l'introduzione, dalla volontà di riunire in un unico volume una serie di narrazioni

già pubblicate separata-mente nel corso degli an-ni sul tema dell'adulterio. Sempre nell'introduzione, significativamente intitola-ta Adulteri e (ad)uteri, ci viene esposta la peculia-re visione dello scrittopeculia-re rispetto all'infedeltà ma-schile, vista come un de-siderio di ritrovare nell'a-mante la figura della ma-dre e di scomparire al ri-paro dell'utero materno agognato tutta la vita. Fin dall'inizio del libro Millàs istituisce un for-te legame fra il tradimento e la morfor-te: "Di fatto, quando l'adultero esercita il lavoro proprio del suo ministero, è come se si trovasse all'interno di' una tomba, in quanto nessuno sa dov'è". Tale legame viene a essere il filo conduttore di tutta la raccolta, una carrellata di casi esemplari di adulterio, articolati in una trentina di racconti che, seppure narrati in modo

rence ribadisce la propria totale opposizio-ne alla morale contemporaopposizio-nea, rivendican-do il diritto dell'artista a esprimersi libera-mente e senza condizionamenti. Benché i contenuti per cui D. H. Lawrence si batte-va oggi non siano più

og-getto di scandalo, la sua presa di posizione contro la censura e ii conformismo ri-mane senz'altro attuale e quanto mai valida per l'arti-sta moderno. Al curatore e alla casa editrice va il meri-to di aver reso disponibile, in un formato snello e gra-devole, un'opera non trop-po conosciuta dell'autore inglese. La breve postfa-zione di Alessandro Ceni

chiarisce i contenuti del libro senza appe-santirne la lettura, facilitata anche da una traduzione che, pur peccando di qualche interferenza dall'inglese, risulta nel com-plesso scorrevole e ben curata.

ILARIA RIZZATO

T h o m a s Stearns Eliot, LA ROCCIA. UN LIBRO

DI PAROLE, ed. orig. 1934, a cura di Marco Re-spinti, pp. 205, € 16, Biblioteca di via Senato, Milano 2004

A differenza delle precedenti versioni italiane di The Rock, che riportavano solo il testo poetico dei Cori, l'edizione della Bi-blioteca di via Senato presenta il testo

in-tegrale della sacra rappresentazione, conservando, accanto ai Choruses di ma-trice interamente eliotiana, anche le parti in prosa scritte dagli anonimi coautori ap-partenenti all'ambiente ecclesiastico an-glicano. L'opera si inscrive infatti in un progetto del comitato delle diocesi di Londra, mirante a racco-gliere fondi per la costru-zione di nuove chiese at-traverso la rappresentazio-ne drammatica della storia della chiesa d'Inghilterra. I

Cori, in seguito pubblicati

e antologizzati autonoma-mente, rappresentano dunque ii contributo elio-tiano alla causa della chie-sa cui aveva scelto di appartenere. I suoi versi si inseriscono armoniosamente nel testo prodotto dai coautori, giustificando la scelta del curatore Marco Respinti di presentare la parte poetica insieme al suo più umile contesto. Modello dell'opera so-no le sacre rappresentazioni della tradi-zione inglese, quali i miracle, passion e

pageant plays, che vengono però calate

nella modernità. La traduzione viene con-dotta con approccio filologico, sostenuto anche dalla presentazione del testo ingle-se a fronte. Pur rinunciando con modestia persino eccessiva a qualunque velleità poetica, il traduttore rende i Cori con gran-de precisione ed energia, componendo una versione italiana pregevole e curata.

( I R . )

estremamente realistico, sconfinano, sul finale, nella più completa surrealtà. I pro-tagonisti sono adulteri per vocazione o per abitudine, tutti immortalati in un mo-mento della loro vita in cui all'orizzonte si profila una crisi innescata da un bisogno di cambiamento o dall'apparizione di fantasmi del passato. Tale crisi conduce inevitabilmente a un bivio che disorienta, a partire dal quale l'esistenza vissuta fino ad allora non potrà più essere la stessa. I casi sono i più svariati, proprio come nella vita reale cui Millàs attinge sempre: c'è chi tradisce con il pensiero, innamo-randosi di una donna incontrata sull'au-tobus, chi confonde moglie e amante fi-no a fi-non riuscire più a distinguerle, chi, grazie alla prima scappatella della sua vita, riesce a fermare il tempo salvo poi vivere ossessionato dal terrore di rompe-re quell'incantesimo, e chi, dopo tanti tradimenti, cambia identità perché ha perso la fede nell'infedeltà. Il tutto rac-contato con una mordace ironia che met-te in ridicolo, pur approfondendole, le più disparate debolezze umane, c o -struendo personaggi anonimi eppure ori-ginalissimi, nei quali chiunque potrebbe rispecchiarsi data la varietà degli esem-pi presentati, e posto che la sarcastica posizione dell'autore sembra non esime-re nessuno dall'eventualità dell'adulterio: infatti nel momento stesso in cui leggia-mo queste storie "si stanno commetten-do nel moncommetten-do milioni di adulteri nei luo-ghi più convenzionali che si possano im-maginare".

( N . C . )

Ignacio Martlnez de Pisoli, IL VIAGGIO

AME-RICANO, ed. orig. 1998, trad. dallo spagnolo di Luisa Cortese, pp. 171, €8,50, Feltrinelli, Mi-lano 2005

Un viaggio nella Flollywood degli anni trenta, quando gli attori europei faceva-no fortuna con le doppie versioni dei film statunitensi, diventando stelle destinate a tramontare di pari passo con il temuto avvento del doppiaggio, è quello che Ignacio Martìnez de Pisón (1960), di cui in Italia sono già usciti Strade

seconda-rie (Einaudi, 1998), Maria bonita e II tempo delle donne (Marcos y Marcos,

2002 e 2003), racconta con II viaggio

americano. Si tratta di un romanzo

gio-vanile e godibilissimo che costituisce la seconda puntata della vicenda di José Carril, le cui disavventure precedenti sono raccontate nel libro Una guerra

africana (2000), dove lo vediamo

arruo-lato, non ancora maggiorenne, nell'eser-cito spagnolo che combatte in Marocco contro gli insorti guidati dal capo locale Abdelkrim nella prima metà degli anni venti. In questo secondo spezzone di una saga che, stando ai riferimenti dis-seminati nel romanzo, avrà ulteriori svi-luppi, José è ormai venticinquenne e la-vora come cameriere a bordo del Dux, una nave di lusso diretta a New York, sulla quale conosce l'attrice spagnola Margarita Castellanos, di cui si innamo-ra e che decide di seguire fino a Los An-geles. Ed ecco che, un po' per caso ma soprattutto grazie all'aiuto di Tom, un messicano sfaccendato che s'improvvi-sa suo agente, José riesce a inserirsi nel mondo del cinema, diventando l'at-tore di grido José del Carril, figlio del marchese di Tremedal, acclamato da un giorno all'altro da produttori e pubblico. In questo modo riesce ad attirare l'at-tenzione di Margarita, che però ha già promesso di sposare l'arrogante e at-tempato attore Eugenio Crespo. In uno

Documenti correlati