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I CONTENUTI DEL PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUT

UN MODELLO METODOLOGICO PER LA PROGETTAZIONE DEL SERVIZIO DI RACCOLTA E SMALTIMENTO.

LA PROGETTAZIONE DEL SERVIZIO NEL COMUNE DI ZAGARISE

5.2 I CONTENUTI DEL PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUT

Il punto di partenza della nuova pianificazione regionale in materia di rifiuti è costituito dal “Piano degli interventi di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti soli urbani ed assimilabili” redatto dall’Ufficio del Commissario delegato e pubblicato sul B.U.R. della Calabria n. 71 del 29 luglio 1998.

Uniformandosi alle indicazioni fornite dal Piano dell’Emergenza Rifiuti nella predisposizione dei contenuti del Nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti è stato fatto particolare riferimento al concetto di integrazione delle varie fasi del ciclo dei rifiuti.

La produzione, la raccolta, il trasporto, il recupero, il riutilizzo e lo smaltimento finale sono stati assunti infatti come aspetti di un unico processo, il sistema integrato di gestione dei rifiuti, e come tali valutati nel loro complesso tenendo debito conto delle rispettive connessioni.

L’intera organizzazione del sistema integrato regionale è stata quindi formulata assumendo l’obiettivo di garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di efficienza ed economicità all’interno degli ambiti territoriali ottimali (ATO) che risultano coincidenti con le cinque province.

L’argomento dei rifiuti speciali è trattato con una diversa metodologia tendente ad individuare la specificità delle singole categorie e prospettare possibili soluzioni di smaltimento. Sono stati individuati i fabbisogni e l’offerta di smaltimento complessivamente disponibile a livello di Bacino Regionale, tutta riconducibile all’iniziativa privata.

Dal punto di vista strutturale il Piano Regionale può essere riassunto nelle seguenti principali aree tematiche:

 Sezione normativa

 Quadro attuale di produzione e trattamento RSU e RSAU  Organizzazione del sistema integrato regionale

 Bonifica dei siti inquinati  Rifiuti speciali

5.2.1 GLI OBIETTIVI DEL PIANO

Gli obiettivi del piano tengono conto del nuovo modello operativo posto dal D.lgs 22/97, il sistema integrato dei rifiuti, in cui le diverse fasi di produzione, raccolta, trasporto, recupero, riutilizzo, smaltimento finale, costituiscono azioni coordinate e integrate nell’ambito dell’intero processo.

Si mira quindi al superamento della gestione dei rifiuti solidi urbani intesa come smaltimento dei rifiuti così come vengono prodotti, per passare ad una gestione delle risorse costituite dai rifiuti stessi, attraverso una seria raccolta differenziata, impianti leggeri di recupero delle risorse da avviare al riciclaggio mediante la selezione, il compostaggio della frazione organica, la produzione di energia, e un uso contenuto al minimo degli impianti ultimi di destinazione dei rifiuti.

Pertanto gli obiettivi principali della gestione dei rifiuti che si pone il Piano Regionale sono individuati prevedendo la realizzazione di un sistema basato su:

 riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti;

 conseguimento dei quantitativi di raccolta differenziata e riutilizzo previsti dal d.lgs 22/97, da intendersi come obiettivi minimali del sistema, in un’ottica di progressivo incremento (35 % a partire dal 2003);  tendenziale abbandono della discarica come sistema di smaltimento con la messa a discarica di una

quantità di rifiuto tal quale molto ridotta, sia con un ottimizzazione a livello regionale delle fermate degli impianti che con una combinazione di trattamenti termici e biologici;

 sviluppo del riutilizzo e della valorizzazione del rifiuto come risorsa rinnovabile anche in campo energetico;

 minimizzazione degli impatti ambientali degli impianti;

 attivazione di opportunità di lavoro connesse al sistema della gestione dei rifiuti;  assicurazione costante della trasparenza dei processi decisionali.

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Per quanto riguarda i rifiuti speciali, poiché l’onere dello smaltimento ricade interamente sul produttore, il Piano Regionale si limita a prevedere il complesso delle attività e dei fabbisogni di impianti, definendo i criteri per soddisfare tali fabbisogni, senza individuare singolarmente gli impianti necessari.

5.2.2 IL PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI E LA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE

Il Piano Regionale di Gestione determina i criteri generali della pianificazione e fissa criteri, divieti, vincoli e obiettivi che devono essere comunque rispettati nell’elaborazione dei piani provinciali e industriali.

In particolare i piani provinciali, sulla scorta di quanto stabilito nel Piano Regionale di Gestione, devono:  essere conformi ai principi generali della pianificazione regionale;

 garantire che in ciascun ATO siano conseguiti gli obiettivi minimi di raccolta differenziata, di recupero e di trattamento rifiuti;

 essere conformi alle linee guida e agli indirizzi specifici relativi alla redazione dei piani, ai criteri di selezione delle tecnologie e di definizione dei dimensionamenti ottimali, alle procedure di localizzazione e di verifica dell’impatto ambientale nonché alla definizione dei piani economico-finanziari;

 comprendere, per gli impianti assoggettati a valutazione di impatto ambientale ai sensi delle disposizioni di legge nazionali e regionali, la definizione dell’opera al livello di progetto di pianificazione provinciale la quale confronti le possibili alternative strategiche e le possibili localizzazioni;

 indicare indirizzi e criteri per la determinazione delle tariffe all’interno di ciascun sottoambito al fine di assicurare che le stesse garantiscano la funzionalità dei servizi ed il corretto rapporto tra costi e benefici. La pianificazione regionale prevede inoltre che per ciascun ATO debba essere predisposto il Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti e, per ciascun sottoambito, il Piano Industriale di Gestione dei Rifiuti che dovranno, di norma, stabilire un sistema autosufficiente per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati all’interno dello stesso ambito. Il Piano Industriale di ciascun sottoambito dovrà essere inviato alla provincia di appartenenza dal soggetto gestore; la provincia verificherà la coerenza del Piano Industriale con il Piano Provinciale.

Sono esclusi da tale procedura i rifiuti destinati al sistema industriale di recupero e riciclaggio dei non pericolosi e quelli finalizzati al recupero energetico (Cdr), oltre l’ATO di Vibo Valentia per il quale si prevede la smaltimento- recupero dei rifiuti urbani e assimilabili negli impianti dell’ATO di Catanzaro (come già previsto nel Piano Emergenza Rifiuti).

I piani provinciali definiti a livello di ciascun ATO, nel rispetto delle dovute articolazioni locali ed impiegando l’impiantistica esistente o già pianificata, rappresentano il primo livello di pianificazione strettamente collegata al territorio e devono specificare i contenuti di dettaglio, che sono rimandati, ai piani industriali. Si baseranno comunque su:

 l’estensione al massimo livello possibile delle raccolte differenziate e del riciclo compatibilmente con un bilancio costi-benefici e con le potenzialità di recupero utile e con i relativi impianti di trattamento a valle esistenti o in corso di realizzazione; le raccolte differenziate delle frazioni secche saranno coordinate con il sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi; il sistema di raccolta differenziata prevedrà anche la raccolta del verde, della frazione organica derivante da grandi utenze e da ristorazione e della frazione organica proveniente dalle utenze domestiche (FORSU);

 la valorizzazione energetica della frazione combustibile dei rifiuti ottenuta per selezione meccanica;  il trattamento della frazione umida residua da selezione ai fini della sua stabilizzazione aerobica (FOS);  il recupero, nella misura massima possibile, per interventi di ripristino ambientale della frazione organica

stabilizzata o del compost non utilizzabile per usi agronomici;

 la messa a discarica finale di materiale stabilizzato, di frazioni biologicamente inerti e di residui inertizzati di trattamento.

Al fine di ottimizzare il sistema, nei limiti della fattibilità tecnico-economica e della sostenibilità ambientale, la pianificazione provinciale dovrà considerare:

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 l’impiego degli impianti esistenti, con gli eventuali futuri adeguamenti necessari a garantire il mantenimento degli standard ambientali più avanzati relativamente ai sottoprodotto generati che alle emissioni e altri impatti ambientali;

 la necessità di garantire interventi idonei a minimizzare la quantità di rifiuti destinata a discarica senza preventivi trattamenti biologici, termici o chimico-fisici;

 la necessità di garantire la copertura dei periodi di fermo impianti per manutenzione ordinaria e straordinaria con opportune e programmate rotazioni tra gli impianti equivalenti previsti a livello regionale in maniera tale da evitare nel modo più assoluto lo smaltimento finale del rifiuto senza trattamento;  la necessità di mantenere i programmati impianti di trattamento in maniera idonea a garantire prestazioni

elevate sotto il profilo dell’affidabilità, dell’impatto ambientale e dei costi economici del servizio.

5.3 ATO E AREE DI RACCOLTA

Il Piano Regionale individua come Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) i territori provinciali ed indica con la seguente denominazione:

ATO n. 1 Provincia di Cosenza ATO n. 2 Provincia di Catanzaro ATO n. 3 Provincia di Crotone ATO n. 4 Provincia di Vibo Valentia ATO n. 5 Provincia di Reggio Calabria

Il Piano Regionale inoltre prevede che le province dovranno svolgere funzioni di organizzazione, coordinamento e controllo del servizio di gestione dei rifiuti. Le stesse assicureranno quindi una gestione unitaria dei rifiuti attraverso un coordinamento operativo dei Soggetti Attuatori nelle Aree di Raccolta (Società Miste) esercitando ai sensi delle normative vigenti le funzioni di Autorità d’ambito. Le province non potranno svolgere attività di gestione diretta relativa ai rifiuti urbani.

Il Piano Regionale ponendo gli ATO coincidenti con le province separa la Provincia di Vibo Valentia dalla Provincia di Catanzaro che il Piano Emergenza accorpava nello stesso ATO; quest’accorpamento dipendeva dal fatto che sul territorio provinciale di Vibo Valentia non sono presenti, ed il Piano Regionale non ne prevede la realizzazione, impianti tecnologici per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti urbani e assimilati. La pianificazione regionale continua quindi a prevedere il conferimento dei rifiuti prodotti nell’ATO n. 4 di Vibo Valentia presso gli impianti dell’ATO n. 2 di Catanzaro anche per la situazione di regime del sistema integrato di regionale di gestione dei rifiuti.

Le aree di raccolta costituiscono la parte funzionale dell’ATO, a dimensione sub provinciale, individuate ai fini della predisposizione e della realizzazione di soluzioni comuni per i servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti.

Le aree di raccolta costituiscono forme di aggregazione territoriale minime, individuate come sub ambiti, e sono costituite da un certo numero di comuni finalizzate alla predisposizione di sistemi organizzativi comuni relativamente alla raccolta e trasporto dei rifiuti, secondo criteri di razionalità ed economicità del servizio.

Quindi all’interno di ciascuna area di raccolta sono previste e dovranno essere realizzate le soluzioni più razionali ed economiche per quanto attiene a:

 la gestione dei servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti comprese le raccolte differenziate;  la realizzazione delle strutture di servizio (ecocentri, stazioni di trasferimento, isole ecologiche);  la gestione dei servizi di trasporto e di conferimento agli impianti di trattamento e smaltimento finale.

Le motivazioni che hanno indotto il pianificatore ad istituire le aree di raccolta sono la necessità di superare il sistema di gestione strettamente comunale (si tratta per la maggior parte di comuni di piccole dimensioni), con l’obiettivo di ottimizzare i costi e la qualità dei servizi operando su una scala più ampia ma al tempo stesso in grado di rispondere alle esigenze delle singole Amministrazioni Comunali.

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Le province deterranno i poteri disciplinari e di indirizzo generale rispetto al Soggetto Attuatore, mentre i comuni manterranno i poteri di verifica sulla puntuale esecuzione delle raccolte. A tutti i comuni aderenti alla medesima area di raccolta dovranno essere garantiti i servizi a parità di condizioni di trattamento economico.

Per quanto riguarda l’ATO n. 2 di Catanzaro il Piano Regionale ha previsto l’istituzione di 3 aree di raccolta; nelle tabelle seguenti si riportano le aree di raccolta della Provincia di Catanzaro con l’indicazione dei comuni che ne fanno parte.

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ATO 2 - Area di raccolta 1 ATO 2 - Area di raccolta 2 ATO 2 - Area di raccolta 3

Comuni Comuni Comuni

ALBI AMATO AMARONI

ANDALI CARLOPOLI ARGUSTO

BELCASTRO CICALA BADOLATO

BORGIA CONFLENTI CARDINALE

BOTRICELLO CORTALE CENADI

CARAFFA DI CATANZARO CURINGA CENTRACHE

CATANZARO DECOLLATURA CHIARAVALLE CENTRALE

CERVA FALERNA DAVOLI

CROPANI FEROLETO ANTICO GAGLIATO

FOSSATO SERRALTA GIRIFALCO GASPERINA

GIMIGNANO GIZZERA GUARDAVALLE

MAGISANO JACURSO ISCA SULLO JONIO

MARCEDUSA LAMEZIA TERME MONTAURO

PENTONE MAIDA MONTEPAONE

PETRONA' MERCELLINARA OLIVADI

SAN FLORO MARTIRANO PALERMITI

SELLIA MARTIRANO LOMBARDO PETRIZZI

SELLIA MARINA MIGLIERINA SAN SOSTENE

SERSALE MOTTA SANTA LUCIA SAN VITO SULLO JONIO

SETTINGIANO NOCERA TIRINESE

SANTA CATERINA DELLO JONIO

SIMERI CRICHI PIANOPOLI

SANT'ANDREA APOSTOLO DELLO JONIO

SORBO SAN BASILE PLATANIA SATRIANO

SOVERIA SIMERI SAN MANGO D'AQUINO SOVERATO

TAVERNA SAN PIETRO A MAIDA SQUILLACE

TIRIOLO SAN PIETRO APOSTOLO STALETTI

ZAGARISE SERRASTRETTA TORRE DI RUGGERO

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