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Il beneficio ottenibile ricorrendo a forme di PPP si concretizza, in termini economici, nella distribuzione su più esercizi dell'uscita finanziaria, in forma di canoni, con un minor impatto annuale sul Patto di Stabilità. Con riferimento ai canoni, essi non incideranno sul debito se considerati somme erogate in contropartita di servizi specifici.

Del tutto diverso è l'impatto del debito quale valore totale di tutte le passività della pubblica amministrazione. Laddove l'operazione di PPP sia realizzata con l'allocazione dei principali rischi sul privato, l'amministrazione pubblica potrà non iscrivere il bene realizzato nel suo attivo patrimoniale, e conseguentemente evitare l'insorgere di un debito figurativo di pari importo.

In qualunque caso, è importante sottolineare come il ricorso al PPP non debba essere inteso come un'operazione di finanza sostitutiva, bensì una scelta razionale volta al miglioramento della realizzazione dell'infrastruttura pubblica, che può avere come effetto collaterale rilevante il miglioramento dei profili di finanza pubblica.

In un'economia costretta tra rigidi vincoli di bilancio, l'Italia, come si evince da uno studio pubblicato nel 201846, pur presentando nel 2016 un'elevata incidenza della spesa pubblica sul PIL (49,6%), destina agli investimenti una parte molto modesta delle risorse pubbliche (2,1% contro il 2,9% del 1999). Ed è proprio la componente degli investimenti venuta meno ad aver, negli ultimi anni, in maggior modo influito negativamente sulla dinamica del PIL.

In Italia, tra il 2008 e il 2016, gli investimenti si sono ridotti di ben 71 miliardi di Euro, dei quali circa 58 miliardi riconducibili agli investimenti privati, mentre quelli pubblici si sono ridotti di oltre 13 miliardi di Euro a un tasso del -27%, di cui, il 20% in meno è ascrivibile ad una riduzione degli investimenti delle amministrazioni locali e il 7% ad una contrazione dell'amministrazione centrale.

Esportazioni nette e consumi privati hanno arginato e compensato gli effetti del crollo degli investimenti sul livello del PIL (cfr. grafico n.10).

46 Cfr. Documento di analisi n.15 a cura di GIORGIO C., MARINUZZI G., TORTORELLA W., e NICOLAI M., I comuni italiani e il Partenariato Pubblico Privato, marzo 2018.

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Grafico n.10 - variazione del PIL in Italia, dal 2008 al 2016.

Fonte: elaborazione IFEL e Dipartimento di Studi Economia Territoriale su dati Istat, anni vari.

Tra il 2008 e il 2015, nelle regioni del Centro-Nord gli investimenti privati sono diminuiti di 39 miliardi di Euro e quelli pubblici di 6,4 miliardi di Euro, mentre i consumi privati sono cresciuti di 42 miliardi di Euro insieme alle esportazioni nette cresciute anch'esse di 37 miliardi di Euro.

Nel Mezzogiorno, nello stesso periodo, gli investimenti privati sono diminuiti di 19 miliardi di Euro e quelli pubblici di 2,4 miliardi di Euro, così come i consumi privati, diminuiti di 3,8 miliardi di Euro; solo le esportazioni nette registrano una crescita di 20 miliardi di Euro.

A conferma del peso degli investimenti privati sulla composizione e l'andamento del PIL italiano, nel periodo dal 2008 al 2016, sul totale degli investimenti del Paese ben l'86%, pari a circa 260 miliardi di Euro, è dipeso da investimenti privati. Il restante 14% del totale è attribuito agli investimenti pubblici.

Tuttavia, dal 2008 il trend degli investimenti privati sul PIL è in continua diminuzione;

significativa è la contrazione registrata nel Mezzogiorno, in calo di 6 punti percentuali dal 2007 al 2015 (cfr. grafico n.11).47

47 Al momento dello studio, i dati ufficiali ISTAT per ripartizione geografica erano disponibili fino al 2015 i dati del 2016 a tempo disponibili erano limitati al solo livello nazionale.

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Grafico n.11 - investimenti privati in Italia in percentuale sul PIL, dal 1999 al 2015.

Fonte: elaborazione IFEL e Dipartimento di Studi Economia Territoriale su dati Istat, anni vari.

L'andamento degli investimenti lordi in Italia dal 1995 al 2016, ricalca il trend visto per gli investimenti privati, considerata la prevalenza di questi sulla componente pubblica.

Dopo una fase di crescita fino al 2007, con il 2008, in piena crisi economica finanziaria, si assiste ad un calo degli investimenti fino al 2009; seguono una breve ripresa (2010-2011), la ricaduta (2012-2014), ed infine la ripresa (2015-2016), con un ritorno in termini di valore degli investimenti lordi ai livelli del 2002 (cfr. grafico n.12).

Grafico n.12 - investimenti lordi in Italia (indice anno base 1995=100), dal 1995 al 2016.

Fonte: elaborazione IFEL e Dipartimento di Studi Economia Territoriale su dati Istat, anni vari.

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Il fabbisogno di investimenti, specie quelli nelle infrastrutture, viene dunque finanziato in un contesto di risorse economiche scarse, spesso condizionate da vincoli di bilancio che paralizzano la spesa per la parte pubblica.

Uno scenario simile è stato osservato anche sui conti degli enti locali che, a fronte della riduzione dei trasferimenti erariali statali (cfr. grafico n.13) e la crescente autonomia finanziaria48, si vedono a dover ricercare le risorse necessarie per il finanziamento degli investimenti attraverso il ricorso al mercato del credito o, più in generale, ad altre forme di finanza innovativa.

Grafico n.13 - entrate delle amministrazioni comunali: entrate tributarie e trasferimento dallo Stato (dati di cassa), dal 1990 al 2015.

* Dati provvisori.

Fonte: elaborazione IFEL e Dipartimento di Studi Economia Territoriale su dati Istat, anni vari.

Oltre alla riduzione dei trasferimenti erariali da parte dello Stato, si assiste ad una evidente costante e drastica diminuzione del ricorso da parte degli enti locali al

48 Con l'entrata in vigore del Testo Unico dell'ordinamento degli Enti Locali D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267 sono stati introdotti i principi generali in materia di finanzia propria e derivata (art. 149), pur con le inevitabili modifiche introdotte dalla Legge costituzionale n.3 del 2001, ed in particolar modo dall'art. 119 che introduce alcuni principi molto importanti.

In tale articolo è contenuto il criterio secondo il quale l'autonomia finanziaria degli enti locali è fondata sulla certezza di risorse proprie e trasferite, ossia comuni e provincie devono poter programmare e far funzionare, con sufficiente tranquillità, il proprio apparato amministrativo per porre in essere compiutamente i propri interventi.

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mercato dei mutui per gli investimenti che, dal 2013, si attesta al di sotto del miliardo di Euro, contro gli oltre 7 miliardi di Euro registrati 10 anni prima (cfr. grafico n.14).

Grafico n.14 - mutui concessi agli enti locali per investimenti (milioni di Euro), dal 2006 al 2016.

Fonte: SRM - Studi e Ricerche per il Mezzogiorno su dati RGS, anni vari.