ED ESPERIENZE TERRITORIALI
L’osservatorio sulla contrattazione collettiva
decentrata della Provincia di Brescia
Ragioni e passioni della contrattazione collettiva di secondo livello ISBN 978-88-255-0849-9
DOI 10.4399/97888255084996 pag. 111–131 (novembre 2017)
L’evoluzione della contrattazione decentrata
in provincia di Brescia dal al
S A, M C∗
. Introduzione
Il presente rapporto rappresenta il primo output di un lungo processo di costruzione dell’Osservatorio sulla Contrattazione di secondo livello avviata dall’OSMER — Osservatorio sul mercato del lavoro e sulle relazioni collettive dei Dipartimenti di Giurisprudenza e di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia in stretta collaborazione con l’Ordine dei Consulenti del Lavoro, con le parti sociali (CGIL, CISL, UIL e AIB) della provincia e con la Direzione Provinciale del Lavoro di Brescia.
Nel biennio – sono stati raccolti ed elaborati . accordi decentrati di secondo livello sottoscritti dalle parti aziendali dal al messi a disposizione dalla Direzione Provinciale del Lavoro. Tale data base è risultato — come si vedrà — particolarmente ricco ed articolato anche se non comprende la totalità degli accordi siglati nello stesso periodo dalle imprese bresciane poiché l’unica fonte utilizzata è rappresentata dagli accordi depositati presso la Direzione Provinciale del Lavoro. Come è noto l’obbligatorietà a tale deposito riguarda solo gli accordi con un contenuto che si avvale di aspetti decontributivi e agevolativi sul piano previdenziale e/o fiscale. Nulla vieta però il deposito anche di accordi che non presentino tali pre- rogative. La fonte utilizzata ha quindi consentito di raccogliere la totalità degli accordi depositati obbligatoriamente integrata da un numero significativo di accordi depositati volontariamente. Comples- sivamente si ritiene che il campione sia ampiamente rappresentativo della produzione contrattuale in provincia di Brescia nei sette anni considerati almeno sul piano generale. Nel dettaglio la disaggrega-
∗ Università degli Studi di Brescia.
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zione per dimensione, settore di appartenenza e — soprattutto — contenuto dell’accordo la rappresentatività potrebbe risultare meno adeguata. In tutti questi casi ciò verrà esplicitamente ricordato nella specifica sezione del rapporto. Peraltro, in prospettiva, è intenzione dell’OSMER e delle parti sociali aderenti rafforzare la rappresentativi- tà del campione nei prossimi anni integrando la fonte della Direzione Provinciale del Lavoro con fonti aggiuntive (Organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle imprese).
La presentazione dei risultati è organizzata seguendo la logica che ha informato la modalità di elaborazione dei dati — utilizzata anche da Osservatori analoghi costruiti in altre realtà provinciali. L’articola- zione dettagliata dell’indagine è contenuta nell’appendice statistica allegata al presente rapporto. A titolo introduttivo richiamiamo in via preliminare le seguenti principali informazioni anagrafiche raccolte: denominazione impresa, natura giuridica, tipologia accordo e data di sottoscrizione; articolazione dell’impresa e contesto contrattuale (gruppo, reparto, stabilimento, ecc.), contesto territoriale, durata del- l’accordo, settore merceologico di operatività, fascia occupazionale e soggetti/organizzazioni firmatarie dell’accordo.
Gli indicatori estratti dal testo dell’accordo (la scansione degli accordi è contenuta nel data base) attengono alle seguenti variabili articolate su tre livelli:
a) Assunzioni.
b) Inquadramento, mobilità interna e formazione (Inquadra-
mento, luogo di lavoro, formazione e aggiornamento profes- sionale).
c) Salario/retribuzione (Premio di risultato e/o di produttivi- tà, indennità e/o maggiorazioni, partecipazione a utili, altre retribuzioni variabili).
d) Ambiente di lavoro e tutela della salute (Prevenzione infor- tuni, formazione e informazione, rappresentanti sicurezza, malattia).
e) Orario (Nozione/orario normale e disponibilità/reperibilità, lavoro supplementare/straordinario, notturno e festivo, riposi e pause, ferie, congedi e permessi, turni e flessibilità/banca delle ore, part–time).
f) Licenziamento individuale e altre forme di cessazione del
rapporto di lavoro (licenziamento individuale, dimissioni, altro).
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g) Eccedenza di personale (CIG ordinaria, straordinaria, in dero- ga, solidarietà, mobilità/ licenziamenti collettivi, demansio- namento, incentivo all’esodo, criteri di scelta).
h) Contratti atipici (a temine, somministrazione, interinale, ap- prendistato, lavoro intermittente, lavoro non subordinato).
i) Esternalizzazioni (Trasferimento d’azienda, appalto, distacco).
j) Relazioni sindacali (diritti sindacali, informazione/consulta- zione, permessi, assemblee, referendum, commissioni parite- tiche, diritto di sciopero).
k) Welfare (previdenza complementare, contributi per spese
sanitarie e di studio, conciliazione e pari opportunità).
l) Uguaglianza e discriminazioni (Azioni positive, molestie, al- tro).
m) Controllo e sanzioni (Impianti audiovisivi, altri controlli, co- dice disciplinare).
. I risultati dell’analisi
.. Produzione contrattuale nel periodo–
La produzione contrattuale è risultata particolarmente intensa nei sette anni considerati (cfr. Tab. ) e si colloca per ogni anno nell’in- torno o superiore ai accordi con due eccezioni significative: una sensibile rallentamento nel biennio – e un marcato incre- mento nel anno in cui si registra il numero massimo di accordi che superano le unità. Questa dinamica temporale appare ri- conducibile ad un “effetto crisi” che al suo primo manifestarsi ha rallentato l’attività di negoziazione ( e ) per poi recuperare rapidamente nel ad elaborazione avvenuta della crisi stessa. Si vedrà che ciò si riflette e trova conferma nell’analisi della dinamica dei contenuti specifici degli accordi stessi. In generale, va sottolineata la particolarmente elevata produzione contrattuale in parte spiegata dalla numerosità delle imprese — manifatturiere e terziarie, profit e non profit — operanti sul territorio provinciale. L’evoluzione della produzione contrattuale in provincia di Brescia risulta in parte in con- trotendenza rispetto ai risultati registrati a livello nazionale. L’OCSEL, l’Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello curato della
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CISL nazionale
— ad esempio — rileva una crescita degli accordi dal al ricondotta dagli autori al forte impulso alla contrattazione derivante dalla riforma degli assetti contrattuali del a cui segue una fase di rallentamento nel biennio – e una leggera ripresa nel . A livello provinciale si evidenzia un’analoga crescita del preceduta però da un rallentamento negli anni precedenti e seguita da un andamento alterno negli anni successivi al . Nel in particolare la provincia di Brescia registra una crescita significativa degli accordi rispetto al . In parte le differenze possono essere ricondotte alle diverse fonti utilizzate. L’indagine Ocsel–Cisl si basa su complessivi . accordi raccolti a livello nazionale dal al con una rappresentatività quindi ampiamente inferiore rispetto all’indagine provinciale Osmer in oggetto.
La stima del tasso di copertura degli accordi sottoscritti rispetto alle imprese operanti in provincia richiederà la quantificazione del numero d’imprese coinvolte e la classe dimensionale di appartenen- za. L’indagine Ocsel–Cisl citata, condotta a livello nazionale, mostra come le piccole e medie imprese (da a e da a addetti) abbiano partecipato in modo non trascurabile alla contrattazione decentrata diversamente dalle micro imprese (fino a addetti) pres- soché totalmente escluse. Per quanto riguarda le maggiori imprese, il grado di copertura sarebbe più elevato nelle imprese con addetti e oltre rispetto alla classe da a addetti. Altre ricerche condotte sempre a livello nazionale
rilevano invece come la diffusione della contrattazione aziendale sia rimasta contenuta in Italia soprattutto nelle piccole imprese e al Sud. Inoltre essa sarebbe maggiormente diffusa nell’industria rispetto ai servizi.
La struttura produttiva italiana — fortemente caratterizzata dalle minori imprese — sarebbe quindi la causa di una crescita inferiore alle aspettative della contrattazione aziendale.
. CISL, Dipartimento Lavoro Formazione Contrattazione, OCSEL — Osservatorio Sulla Contrattazione, Caratteristiche e tendenze della contrattazione di secondo livello negli anni–, report .
. F. D’A, C. G, Diffusione e prospettive della contrattazione aziendale in
Italia, Occasional Paper, n. , . R. L, Contrattazione decentrata e produttività d’impresa:
alcune evidenze empiriche per le imprese italiane, (con Laura Bisio), in CNEL–ISTAT (), Progetto CNEL–ISTAT “Produttività, struttura e performance delle imprese esportatrici, mercato del lavoro e contrattazione decentrata”, e in particolare il capitolo su La diffusione della
contrattazione integrativa al Contratto collettivo nazionale (CCNL) nelle imprese italiane, Roma agosto .
L’evoluzione della contrattazione decentrata in provincia di Brescia dal al
Tabella. Accordi classificati per anno di sottoscrizione
ANNO F % It% t−It% 2008 190 13,54 - - 2009 126 8,98 -33,70 -33,70 2010 129 9,19 -32,10 2,40 2011 301 21,45 58,40 133,30 2012 179 12,76 -5,80 -40,50 2013 259 18,46 36,30 44,70 2014 219 15,61 15,30 -15,40 Totale 1.403 100,00
L’indagine INVIND di Banca D’Italia sulle imprese industriali e dei servizi mostra come, per l’anno , nel % delle imprese italiane fosse presente un accordo integrativo. Tale percentuale è risultata superiore nell’industria in senso stretto (%) rispetto ai servizi (%) e crescente al crescere della dimensione d’impresa: % nella classe – addetti, % nella classe – e % nella classe dimensionale con oltre addetti. Nelle imprese con presenza di rappresentanze sindacali la contrattazione decentrata raggiungeva il .% contro il .% delle imprese senza rappresentanze.
Il Sistema Informativo sulla Contrattazione Aziendale — SICA attivato recentemente dall’Istat in collaborazione con il Cnel, dedi- ca particolare attenzione all’impatto della pratica degli accordi in “deroga” rispetto ai CCNL introdotta nel sulla contrattazione decentrata orientata soprattutto a fronteggiare situazioni di crisi azien- dale. In questa direzione è stata realizzata una indagine diretta ad hoc presso le imprese sulla contrattazione decentrata per l’anno /. L’indagine copre le imprese private con almeno dipendenti. La qua- si totalità di queste imprese applica un contratto collettivo nazionale di lavoro e l’elemento di garanzia retributiva (EGR) — introdotto per favorire i contratti integrativi — viene utilizzato dal % circa delle imprese mentre il ,% delle imprese totali dichiarano la presenza di un contratto di secondo livello (di cui il % collettivo e ,% indi- viduale). Anche in questo caso l’industria in senso stretto si colloca al primo posto con il ,% rispetto al ,% dei servizi privati. Per quanto riguarda la sola contrattazione decentrata collettiva va rilevato come le costruzioni superino l’industria e i servizi sociali personali superino i servizi orientati al mercato.
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.. Tipologia degli accordi
Gli accordi riguardano pressoché interamente il livello aziendale. Solo in pochissimi casi si tratta di accordi territoriali e/o di filie- ra/distretto. Questo dato si discosta sensibilmente da quelli nazionali disponibili, dove il % circa degli accordi decentrati risulterebbero territoriali. Analogamente ad altre realtà nazionali invece in netta prevalenza (,%), si tratta di accordi integrativi e/o di applicazione di leggi. Sorprendentemente il data base comprende solo un accordo in deroga.
.. Natura giuridica e settore
Le società di capitali (Spa, Srl) totalizzano il % degli accordi totali (cfr. Tab. ), mentre le società di persone (Snc) e le ditte individuali raggiungono congiuntamente circa l’% mentre le imprese non pro- fit complessivamente considerate (Fondazioni, società cooperative, Onlus, associazioni, consorzi) si avvicinano al % del totale).
Il comparto industriale (cfr. Tab. ) concentra poco meno della metà degli accordi complessivi (,%). Il terziario privato totale (Tra- sporti, Credito e Commercio) si attesti attorno al % mentre i servizi non orientati al mercato raggiungano la considerevole percentuale del ,%.
Tabella. Accordi classificati per forma giuridica
FORMA GIURIDICA F % CUM% Spa 631 44,98 44,98 Srl 379 27,01 71,99 Fondazione 111 7,91 79,90 Snc 63 4,49 84,39 Cooperativa 55 3,92 88,31 Impresa individuale 49 3,49 91,80 Scpa 40 2,85 94,65 Associazione 21 1,50 96,15 Ente gov./ territoriale/strumentale 21 1,50 97,65 Sas 14 1,00 98,65 Altro 19 1,35 100,00 Totale 1.403 100,00
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Tabella. Accordi classificati per macro–settori
MACRO–SETTORE F % CUM% Industria 669 47,70 47,70 Servizi 317 22,60 70,30 Trasporti 213 15,20 85,50 Credito 111 7,90 93,40 Commercio 37 2,60 96,00 Altro 33 2,40 98,40 Artigianato 12 0,90 99,20 Edilizia 9 0,60 99,90 Agricoltura 2 0,10 100,00 Totale 1.403 100,00
Sorprendentemente — e in controtendenza rispetto a indagini analoghe — il comparto dell’edilizia registra solo accordi decentrati mentre i comparti manifatturieri confermano la loro centralità.
Di particolare rilievo per la provincia di Brescia è la copertura degli accordi aziendali. Il tasso di copertura dei . accordi elaborati può essere solo stimato non disponendo di un data base relativo alla totalità degli accordi sottoscritti in provincia. Tale stima può essere effettuata considerando i risultati del SICA (indagine Istat–Cnel già citata) che offre la disaggregazione dei contratti per gli anni –. I contratti integrativi di accordi precedenti, i nuovi accordi, i rinnovi e quelli volti alla detassazione del premio di risultato (con il conseguente obbligo di deposito presso la DTL) rappresentino oltre i due terzi del totale a livello nazionale. Su questa base è possibile stimare prudenzialmente come anche in provincia di Brescia i . accordi censiti possano essere considerati il % circa del totale degli accordi sottoscritti in provincia nel periodo considerato
. .. Frequenza per sigla sindacale
La prevalenza degli accordi è stata discussa e negoziata all’interno delle sedi aziendali e, solo in pochi casi, presso le sedi delle associa- zioni imprenditoriali. In un numero superiore di casi i Consulenti del . Su queste basi, il calcolo di un indice di Marbach per la rappresentatività del campione mostra un margine d’errore tollerabile dello , che si colloca ampiamente sotto la soglia dello , abitualmente accettata nelle indagini empiriche di questo tipo.
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lavoro iscritti all’ordine provinciale hanno fornito la loro assistenza e consulenza alle imprese coinvolte presso le loro sedi.
Sul versante sindacale la situazione è più articolata e complessa. La netta prevalenza degli accordi è stata sottoscritta dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU: ,%) — diffuse in misura crescente tra le im- prese — e in misura inferiore dalle Rappresentanze Sindacali Aziendali (,%, RSA per sigle sindacali). Congiuntamente le rappresentanze aziendali raggiungono quasi il % del totale. In un numero significati- vo di casi (,%) si registra la sottoscrizione formale delle assemblee e/o dei comitati dei lavoratori mentre la partecipazione dei delegati extra provinciali si registra solo nei casi di accordi relativi a gruppi industriali nazionali e/o internazionali. A questo livello non è possibile stimare la partecipazione e il peso delle diverse sigle sindacali, poiché non disponiamo del tasso di sindacalizzazione aziendale disaggregato per organizzazione sindacale di appartenenza dei rappresentanti. In ag- giunta a RSU e RSA risulta interessante considerare le firme aggiuntive riconducibili alle diverse sigle sindacali provinciali e/o comprensoriali.
Pur considerando che non esistono norme e/o prassi consoli- date al riguardo, va segnalato come Cgil–Cisl–Uil congiuntamente totalizzino insieme accordi, pari ad un terzo circa di quelli in cui sono presenti le firme provinciali/comprensoriali. La compresenza dei due maggiori sindacati — Cgil e Cisl — si registra in un numero elevato di casi (). Mentre nei casi in cui vi sia una sola firma la Cgil si colloca al primo posto con accordi, seguita dalla Cisl con e — più distanziate — la Ugl con e l’Uil con accordi. Le rimanenti combinazioni di firme non risultano di particolare rilievo. Di maggio- re interesse appare l’analisi più dettagliata dei accordi (un terzo circa del totale) che non presentano firme a livello di rappresentanze aziendali (“nessuna firma o non rilevabile” — cfr. fig. ).
Emerge come, dei accordi senza firma aziendale, Cgil–Cisl– Uil insieme a livello provinciale/comprensoriale ne totalizzino un po’ meno della metà ( pari al % circa) mentre solo Cgil e Cisl raggiungano il % ( accordi). Separatamente le firme delle singole sigle sindacali vedono il primo posto della Cisl con accordi (% circa del totale), seguita dalla Cgil con accordi (%), dalla Ugl con accordi (%) e dalla Uil con accordi (,%).
Va segnalato, infine, come l’intervento formale dei sindacati re- gionali e nazionali si sia verificato in un numero esiguo di accordi. Di casi con firma regionale, sono da attribuire a Cgil–Cisl–Uil, di cui in casi congiuntamente ad altre sigle.
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In soli due accordi sono intervenuti i sindacati nazionali con la firma delle tre maggiori organizzazioni. Va sottolineato come gene- ralmente i sindacati regionali intervengano soprattutto nel settore commerciale della grande distribuzione dove i maggiori gruppi na- zionali ed internazionali operanti hanno sedi in più province. Ciò, a maggior ragione, vale anche nei gruppi commerciali e industriali di rilievo nazionale. Emergerebbe in sintesi come la netta prevalenza
Figura. Sequenza dei soggetti firmatari
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degli accordi sottoscritti abbiano rilevanza soprattutto locale, vale a dire relativi a imprese bresciane tipiche non appartenenti a gruppi esterni.
È interessante infine notare come sul totale dei . contratti ben
( RSU + RSA + assemblea/comitato lavoratori +
altri), pari al %, sia siglato da rappresentanze sindacali aziendali. Tale percentuale è addirittura superiore se si considerano le sole società di capitali. Dei . contratti che sono stati siglati da società di capitali (ricomprendendo in “Altro” anche le tre non rilevabili), il ,% è coperto dalle varie forme di rappresentanza sindacale aziendale (RSA, RSU, Assemblea/comitati dei lavoratori, altro), a fronte di un ,%, firmati da altri soggetti(φ= ., p < .; SRR=
.).
Si tratterà di verificare se questo incrocio possa riprodurre quello tra intensità della rappresentanza aziendale e settore merceologico di appartenenza delle imprese (nel senso che, generalmente, le imprese che svolgono attività manifatturiera o industriale rientrano nelle società di capitali).
. Contenuto della contrattazione
.. Contenuto degli accordi e istituti contrattuali
La tab. presenta la distribuzione delle frequenze relative alle tredici variabili di primo livello che identificano i contenuti degli accordi e i relativi istituti contrattuali coinvolti (i valori indicano le occorrenze in cui la variabile è presente almeno singolarmente).
In modo non sorprendente — vista la fonte del nostro data base — la variabile retributiva (salari/retribuzione) presenta la frequenza più elevata con . accordi pari all’,% del totale. Si tratta preva- lentemente dell’istituto del premio di risultato (o del premio di pro- duttività) legato alla distribuzione della performance aziendale che beneficia della decontribuzione e detassazione (con il conseguente obbligo di deposito dell’accordo presso la DTL).
In seconda posizione si colloca il contenuto relativo all’orario di lavoro presente in accordi pari al ,%. Si tratta di un dato particolarmente significativo poiché — in aggiunta alla variabilità retributiva — segnala processi di riorganizzazione dei luoghi di la-
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Tabella. Contenuto degli accordi — Frequenze singole delle variabili di primo livello VARIABILI DI PRIMO LIVELLO F % Assunzione 59 4,2 Inquadramento, mobilità interna e formazione 269 19,2 Salario/retribuzione 1.164 82,2 Ambiente di lavoro e tutela della salute
229 16,3
Orario 692 49,4
Licenziamento individuale/ altre ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro
6 0,4 Eccedenza di personale 30 2,1 Contratti atipici 139 9,9 Esternalizzazioni 51 3,6 Relazioni sindacali 571 40,7 Welfare 82 5,8 Uguaglianza e discriminazioni 11 0,8 Controlli e sanzioni 29 2,1
voro (turni, part time, ed altre innovazione di orario) che hanno fortemente caratterizzato le imprese bresciane negli anni della crisi. In terza posizione si registra il contenuto delle relazioni sindacali con ben accordi, oltre il % del totale. Questo dato segnala un profondo rinnovamento o una diffusa revisione delle relazioni tra le parti che dovrà essere oggetto di approfondimento, sono infatti ben i contratti in cui le relazioni sindacali sono associate alla disciplina dei salari,χ
() = .; p < ., e a quella dell’ambiente di lavoro,χ
() = .; p < ..
Al quarto posto si colloca l’inquadramento, mobilità e formazio- ne con accordi pari a poco meno del % del totale. Insieme all’orario di lavoro tale contenuto segnala cambiamenti organizzativi che sembra abbiano investito un numero non prevalente ma non trascurabile d’imprese.
I rimanenti contenuti ricorrono con frequenze più contenute e meno significative. Tra questi vanno però segnalati l’ambiente di lavoro e tutela della salute ( accordi pari al % circa), la regolamentazione dei contratti atipici ( accordi pari a circa il %) e il welfare aziendale
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Tabella. Numero di variabili trattate nel contratto NUMERO DI VARIABILI
CONTENUTE NEL CONTRATTO F % CUM%
0 (missing) 11 0,78 0,78 1 454 32,36 33,14 2 527 37,56 70,70 3 157 11,19 81,89 4 101 7,20 89,09 5 60 4,28 93,37 6 55 3,92 97,29 7 25 1,78 99,07 8 5 0,36 99,43 9 7 0,50 99,93 10 0 0,00 99,93 11 1 0,07 100,00 12 0 0,00 100,00 Totale 1.403 100,00
( accordi pari a circa il %) argomento molto dibattuto in questi giorni. Interessante risulta anche il grado di copertura o numerosità delle variabili contenute negli accordi (cfr. Tab. ).
La numerosità delle variabili incluse nei singoli accordi indica la complessità e l’articolazione e quindi l’ampiezza delle implicazioni regolative degli accordi stessi. Gli accordi che spaziano su presso- ché la totalità delle variabili considerate sono solo una decina ma potrebbero rivelare relazioni sindacali significative ad un’analisi di tipo qualitativo che dobbiamo rinviare ad altra sede. D’altro canto gli accordi focalizzati su un unico istituto contrattuale risultano più numerosi e pari a circa un quarto del totale. La netta prevalenza degli accordi invece registra la compresenza da almeno una fino a
variabili. L’addensamento più significativo però è riconducibile
ad accordi che registrano fino a variabili (presumibilmente sala- rio/retribuzione, ambiente di lavoro/salute e orario) compresenti in oltre il % dei casi. Emergerebbe, al riguardo, una configurazione di accordo “tipica” (prevalente) che combina alcune variabili — pro- babilmente ad elevata interdipendenza — funzionale alla strategia sia dell’impresa che delle organizzazioni sindacali aziendali. Anche in questo caso si deve rinviare a un approfondimento quantitativo e qualitativo ad hoc che tenga conto della dimensione, del settore di appartenenza e del modello organizzativo delle imprese.
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.. Dinamica–
Per alcune delle variabili illustrate in precedenza è possibile analiz- zarne la dinamica temporale dal al . Di seguito si presenta l’evoluzione nel tempo dei soggetti firmatari degli accordi nonché degli istituti contrattuali/contenuti degli stessi.
.. Evoluzione nel tempo dei soggetti firmatari
Considerando l’andamento ciclico del totale accordi — già sottoli- neato in precedenza, vale a dire un calo nel biennio / con un deciso raddoppio nel cui segue un nuovo calo nel e una sostanziale stabilità nel biennio / — si evidenzia come l’andamento del peso relativo delle RSA/RSU complessivamente considerate sia invece anticiclico nel primo sottoperiodo, poiché aumentano in misura significativa nel biennio / (dove rag- giungono più del % del totale per crollare al ,% nel ). Nel secondo sottoperiodo, al contrario, esse seguono tendenzialmente il trend complessivo, vale a dire aumentano dal al fino a raggiungere nuovamente una copertura pari a circa il % analoga a