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Controllo umidità

Nel documento Tutti insieme per mano (pagine 35-38)

LA BARCA DI LEGNO

M) Fiancate e tuga: due mani di NAUTI- NAUTI-LUS Epoxy Primer, incrociate (colore bianco

6) Controllo umidità

Il 10 10 CFS quando applicato corretta-mente e nel giusto spessore forma uno strato attraverso il quale l’umidità non passa, perché il film è impermeabile; di conseguenza, l’azione di assorbimento e rilascio dell’umidità non avviene. L’umidi-tà, l’acqua, ecc... rimangono dove sono, vale a dire in mare per l’opera viva, e nell’aria per l’opera morta e le sovrastrut-ture. Il legno umido ha un carico di rottura nettamente inferiore a quello con basso tasso di umidità, come richiesto dai vari Registri Navali. Questo a significare che un elevato tasso di umidità nella struttura del-Le fiancate montate... incollate con 10 10 CFS. Carena con 3 strati incrociati e... 10 10 CFS.

la nostra barca comporta di conseguenza una minore resistenza alla fatica. L’umidità eccessiva, inoltre, è causa di marcimenti, di fungosi e del precoce decadimento della struttura fibrosa.

Il nostro scafo in legno, quando è nei limiti di umidità richiesti dai vari Registri, risul-terà più leggero e resistente, eliminando anche tutti i problemi che derivano dalla presenza di umidità.

Allora dove va a finire l’antico detto che il legno deve “respirare”, che non si può

“tappare - chiudere” perché il legno è un’essenza viva che si muove continua-mente? Nei decenni passati sono stati molti quelli che hanno plastificato la barca per risolvere i problemi di infiltrazione, ma dopo poco tempo si sono trovati letteral-mente in un mare di guai.

Facciamo un esempio pratico che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi: il compen-sato marino. Se pensiamo a un compensa-to multistracompensa-to o corazzacompensa-to ad alta resistenza (questo ultimo è indicatissimo per i fondi e i fianchi degli scafi) ci accorgiamo che il numero di strati di legno è veramente alto (11, 13, 15, ecc...). Il foglio porta-colla, quello che si trova all’interno, viene spalmato su tutte e due le facce con colla resorcinica che è simile alla C-Systems Colla Rossa, a freddo, mentre per l’uso industriale viene usato il tipo a caldo, la quale riceve a sua volta altri due strati di

legno, uno per parte, che vengono anche loro spalmati di colla e poi ancora due strati di legno... e così via, sino allo spes-sore desiderato.

Ebbene, pensate che lo strato interno del legno (il cosiddetto foglio portacolla, quello centrale, ma anche gli altri) possa respirare?

Questi compensati che su ristrutturazione di barche di oltre 20 anni si presentavano in forma perfetta hanno ancora un lumino-so avvenire di altissime prestazioni.

Il RINA, il LLOYD’S, come tutti gli altri Regi-stri, raccomandano che nella lavorazione dei compensati, le “teste” (vale a dire le parti perimetrali) siano “tappate” con un massello incollato con colla marina, per evitare assorbimenti di acqua (e quindi anche di respirare).

Inoltre se prendete un foglio di compen-sato, che nelle misure standard misura 1,50 x 2,10 m circa e lo immergete per lungo tempo in acqua, quando è riportato in secco si noterà che le parti che hanno assorbito acqua e hanno sofferto sono le parti perimetrali, per alcuni centimetri, e le due facce esterne (le prime impregnate per capillarità e le altre per contatto), ma gli strati interni saranno perfettamente asciutti perché la resina resorcinica bevuta dal legno ha saturato la superficie, e il “capil-lare” già pieno, è fisicamente impossibili-tato a “bere” altro. E allora come mai la Dinghy 12’ classic pronto per la verniciatura. Vista di poppa. Un paio di mani di 10 10 UV

Pro-tection e SPINNAKER Polyurethane 2.

“plastificazione” faceva sfarinare il legno?

La resina poliestere (generalmente usata come ultimo rimedio) è permeabile e gli sbalzi di temperatura trasformano l’umidi-tà, assorbita o contenuta nel legno prima della “plastificazione”, in vapore (simile a una pentola a pressione, dove poche calorie producono grandi effetti). Il vapore si diffonde aumentando di volume ma non esce con la stessa facilità, resta intrap-polato nella struttura, cuocendo il legno e rendendolo stopposo e privo di quella portanza che ci interessa.

Inoltre, al momento della plastificazione, senz’altro, lo scafo non era asciutto come richiesto, quindi, asciugando perché non più a contatto diretto con l’acqua ... il legno si ritira, rilascia umidità... perde di volume e la plastica resta lì sembrando

che sia stata lei a staccarsi.

È evidente che dobbiamo assicurarci che il nostro scafo raggiunga mediamente un tasso di umidità uniforme non superiore al 12 - 15%, (meglio se 8 - 12%) perché così saremo certi che la sua resistenza e affidabilità sarà maggiore e il 10 10 CFS gli darà ancora più forza.

Indipendentemente dal loro materiale di costruzione, soprattutto il legno, è indi-spensabile che le imbarcazioni siano man-tenute ventilate, che l’aria all’interno delle cabine non ristagni, che siano arieggiate e che se, coperte con teloni, le sovrastrutture possano prendere aria a prua e a poppa, per evitare le conseguenze derivanti dal ristagno di aria che durante la giornata, con un poco di sole, raggiunge temperatu-re da sauna.

“Ma non vedi che mi hai tolto l’acqua?” sembra dire Peter, il timoniere del Moth all’incrocio col din-ghy 12’. Italo, vice campione del mondo del 12’ classico e Peter sono amici e quando si incontrano, anche in allenamento, uno appena sostenuto dai foil e in equilibrio, l’altro tranquillamente seduto in andatura portante, si scambiano sensazioni e giudizi. Il dinghy 12’ rispetta lo spirito del primo disegno, seppure interpretato col 10 10 CFS e SPINNAKER Polyurethane 2.

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1. Fasi di un calafataggio importante. 5.50 U, deriva nazionale molto diffusa nel pe-riodo pre e post bellico che ha affollato le spiagge e il mare della Versilia e non solo.

Hanno ancora un fascino irripetibile e ogni tanto qualcuno ne scopre le grazie nascoste che vuole riportare ad antico splendore. Il comento tra tavola e tavola del fasciame, dopo una perfetta carteggiatura che ha riportato il legno a nuovo, viene imbevuto di 10 10 CFS, poi si passa al calafataggio usando cotone idrofilo, quello delle “punture - iniezioni” perché ha il filameto più lungo e “beve” in un attimo tutta la resina 10 10 CFS che si passa successivamente, fresco su fresco.

2. Poi, sempre con 10 10 CFS e Microfibre Naturali... con l’aggiunta di un piccolo quantitativo di polvere (non segatura!) di legno della stessa qualità e colore si pareggia completamente il calafataggio che è un paio di millimetri sotto il profilo del fasciame.

La vite è una via di umidità verso il legno. Inoltre il movimento seppure impercettibile dello scafo in navigazione facilita questo ingresso. Il fenomeno è ancora più evidente quando il tappo della vite è fatto con stucco sintetico o a ferro (poliestere caricato) per-ché questi stucchi contengono solventi, si ritirano e lasciano passare l’acqua.

Nelle operazioni di restauro è importante rimuovere tutti gli stucchi dei tappi delle viti in modo che la parte possa rilasciare l’umidità perché è importante che questa “carie”

diventi nuovamente asciutta. Quando poi si farà il trattamento con 10 10 CFS avremo il piacere di vedere maggiore assorbimento di resina proprio in quei punti sciupati nei quali andrà a saldarsi e inibire umidità futura. La stuccatura delle teste sarà poi fatta con 10 10 CFS e Microfiller Powder o Microfibre Naturali per garantire una perfetta tenuta e un’impermeabilità all’acqua.

Infatti un millimetro lineare di 10 10 CFS con Microfiller Powder contiene circa 30 mi-crosfere non comunicanti tra loro... da 5.000 a 15.000 in un millimetro cubo!

Nel documento Tutti insieme per mano (pagine 35-38)