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Coordinate foucaultiane: saperi e poteri

Parte I Genealogia filosofico-politica

3. Coordinate foucaultiane: saperi e poteri

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Tra Spinoza, Deleuze e Guattari, Foucault e Lloyd rinveniamo un’intento comune: comprendere come il desiderio di sapere proprio di ogni soggettività funzioni in modo positivo o negativo a seconda del contesto e dei concatenamenti in cui è preso. Da Spinoza abbiamo imparato che la questione del sapere è la questione della soggettività. Deleuze e Guattari hanno poi aggiunto: la questione della soggettività è la questione del potere. Foucault si è incessantemente interrogato sul reticolo complesso che tra questi tre poli si viene a creare a partire dal XVIII sec.

Come le teoriche femministe materialiste, anche Michel Foucault avvertiva la necessità di creare nuovi concetti, pena lo stallo nella metafisica del potere che esclude la possibilità di ribaltare la pretesa che le ideologie piramidali recano con sé: la costituzione di un ordine del discorso che mostri sempre un unico ordine di realtà e identità. Infatti, né la prospettiva poststrutturalista né quelle femministe raggiungono alcun approdo nella semplice critica di liberalismo, marxismo, fallologocentrismo. L'esigenza comune è quella di spingersi oltre per comprendere a fondo cos'è che permette ai saperi sistemici innestati nei rapporti di forze di diventare delle “dominanti”, ovvero di conservarsi e cominciare a concepirsi come potere in grado di rendere il tempo della storia un tempo indefinito. È forse proprio questa esigenza che spinge Foucault a dire: «Ho voglia di occuparmi di altre cose: economia politica, strategia, politica» . 25

Il termine biopolitica verrà pronunciato perché nuova è la posta in gioco: la battaglia contro gli effetti di potere dell'epistemologia occidentale. Deleuze coglie davvero nel segno quando, nel suo Le Strategie e il non stratificato: il pensiero del fuori, ingaggiando un confronto serrato sul terreno della critica tra Kant e Foucault, scrive: «Le scienze dell'uomo non sono separabili dai rapporti di potere che le rendono possibili e che danno luogo a saperi più o meno in grado di oltrepassare una soglia epistemologica o di formare una conoscenza[…].Non si vuol dire che le scienze dell'uomo vengano dalla prigione, ma che presuppongono il diagramma di forze da

O. Marzocca, Biopolitica e Liberalismo, Medusa, Milano, 2001, p. 7.

cui dipende la prigione stessa» . 26

Torniamo a Michel Foucault, dunque, per capire in che modo alcuni saperi siano diventati “discorsi dominanti”, maggioritari ed egemoni. Foucault aveva, infatti, già capito nell'Archeologia del sapere in che modo avvenisse l'integrazione tra sapere e potere: sapere e potere hanno in comune la multipuntualità, la natura diagrammatica, la dispersione di enunciati e visibilità. La reciproca presupposizione di sapere e potere si spiega così al livello del diagramma: ci sono punti di spontaneità e punti di ricettività che i rapporti di forza intercettano nel loro rimandare sempre ad altro, e, in questo movimento, incitano. I rapporti di forza si configurano dunque come atti alla promozione di «verità che fanno vedere e parlare» . 27

Foucault stesso diceva che le sue ricerche erano tutte volte a ricostruire la storia di quei saperi che hanno avuto il potere di produrre e far circolare verità, quei saperi capaci di funzionare come dispositivi di assoggettamento e tecnologie disciplinari: «Viviamo in una società che procede in gran parte sulla verità - voglio dire che produce e mette in circolazione discorsi aventi funzione di verità, spacciati per tali e che da ciò ricavano dei poteri specifici» . 28

La psicanalisi, lo abbiamo visto con Deleuze e Guattari, è, tra i saperi maggioritari, uno degli esempi più calzanti. Foucault, in aggiunta, indicava nella biologia e nella medicina le scienze della vita che meglio si addattavano al neoliberalismo. In Nascita

della Clinica vi sono già molte intuizioni in questa direzione, dal momento che è 29 proprio qui che Foucault applica il metodo dell’archeologia alla medicina moderna, alla ricerca delle zone di contatto tra economia, diritto, pratica medico-clinica e politica. In Le parole e le cose, la stessa attenzione è riservata alla biologia. Sappiamo poi, che Foucault fu parte attiva del Gruppo Informazione Salute, il cui manifesto recita: «Nostro obiettivo non è formare un gruppo interdisciplinare [...] ma rifiutare la separazione tra sapere scientifico e pratica quotidiana [...] Storicamente parlando, come medici ci siamo isolati da secoli. Il sapere si è rivelato una muraglia che ci ha

G. Deleuze, Foucault, Cronopio, Napoli, 2002, pp. 102-103.

26

Ivi, p. 113.

27

M. Foucault, No al sesso re, in La società disciplinare, Mimesis, Milano, 2010, p.126.

28

M. Foucault, Nascita della clinica. Un’archeologia dello sguardo medico, Einaudi, Torino, 1998.

tenuto fuori da ogni realtà sociale. Il contenuto degli studi di medicina è concepito da medici per medici. Tutto avviene come se il malato, trattato come un oggetto, fosse definitivamente privato di tutti i legami socio-affettivi e socio-economici, distaccato da quella trama in cui noi stessi siamo inclusi» . 30

Ma cos’è che spinge Foucault a prestare tanta attenzione alla medicina, sia come ricercatore sia come attivista?

La risposta si lega alla sua innovativa analisi del potere. In sintesi: il potere non si

esercita più solo attraverso la costante minaccia di morte simboleggiata dalla spada del Leviatano, piuttosto esso circola attraverso la vita e si esercita come forma di controllo e produzione della stessa. Come scrive Stefano Rodotà: «L’antica

simbologia del potere, legata al sangue, si rovescia in una nuova, in cui il potere garantisce la vita. Il suo oggetto diventano i corpi degli individui e il corpo-specie della popolazione: i saperi del corpo e le scienze della popolazione costituiscono i due poli intorno a cui si costruisce il potere/sapere del vivente» . 31

Le scienze che sanno tutelare, selezionare, conservare e riprodurre la vita in sé, diventano centrali per il corretto funzionamento degli apparati di governo (quella che Foucault chiamerà governamentalità biopolitica). Quando Foucault arriva a questa conclusione decide di rilanciare i dadi e continuare lo scontro ingaggiato tra sapere/ potere/soggettività, scegliendo però un nuovo terreno di gioco: «Quando il diagramma di potere abbandona il modello della sovranità per fornire un modello disciplinare, quando diviene biopotere, biopolitica delle popolazioni, assunzione della vita, allora il nuovo oggetto di potere che sorge è proprio la vita» . 32

A fondamento dell'attuale funzionamento del capitalismo avanzato vi è dunque la vita, intesa sia come ciò che strenuamente resiste in un rapporto di forze, sia come la posta in gioco delle nuove dinamiche di assoggettamento. Di fatto questo biopotere non si esercita su degli uomini impauriti che delegano ogni diritto, piuttosto si fonda sulla capacità di questi di costituirsi come esseri viventi: vedremo ora in che modo le

M. Foucault, Medicina e lotta di classe, in La società disciplinare, Mimesis, Milano, 2010 p. 44.

30

S. Rodotà, Foucault e le nuove forme del potere, Gruppo editoriale L’espresso, Roma, 2011, p. 81.

31

Ivi, p. 123.

tecnologie all'opera con il biopotere si innestano sulla valorizzazione della potenza generativa della vita in sé, piuttosto che sulla sua repressione.

A partire da Foucault, i termini biopotere e biopolitica, sono stati investiti da una sorta di consapevolezza teoretica: sono entrati a pieno titolo nel nostro modo di riflettere. Gli aspetti salienti di queste nuove tecnologie di potere incentrate sulla vita si situano almeno su tre livelli: un primo livello è costituito dalla problematizzazione della natura umana in relazione agli altri due livelli, costituiti rispettivamente dai rapporti di forze e dalle produzioni di sapere. E Foucault continuerà a districarsi tra sapere, potere e soggettività prima di formulare, sebbene mai in via definitiva, la sua nuova griglia interpretativa che risponderà appunto al nome di “biopolitica”. Il termine appare per la prima volta nel 1976, anno in cui Foucault, lo impiega sia nel corso Bisogna difendere la Società che in La Volontà di Sapere . 33 34

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M. Foucault, Bisogna Difendere la Società, Feltrinelli, Milano, 2009.

33

M. Foucault, La Volontà di Sapere - Storia della Sessualità vol. 1, Milano, Feltrinelli, 2003.