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4.3 – Correlazioni tra l’espressione della proteina GRP78/BiP e le caratteristiche cliniche e sierologiche dei pazienti affetti da AR

arruolati nello studio

Nessuna correlazione statististicamente significativa è stata rilevata tra la proteina GRP78/BiP e i diversi parametri clinico-sierologici presi in esame: Fattore Reumatoide (p-value= 0.64), Anticorpi anti-peptidi citrullinati ciclici (p-value= 0.51), VES (p-value= 0.12), PCR (p-value= 0.55) e DAS 44 (p-value= 0.36).

DISCUSSIONE

In questo studio abbiamo confrontato il profilo proteico salivare di pazienti affetti da AR, con quello di una popolazione selezionata di soggetti sani, confrontabili per sesso e per età, con lo scopo di rilevare specifici biomarkers salivari di malattia. L’analisi ha evidenziato che, anche se l’espressione di alcune delle più comuni proteine salivari è sostanzialmente simile nei pazienti con AR e nei controlli, tuttavia otto proteine sono risultate differentemente espresse: calgranulina A, calgranulina B, E-FABP, 6-PGDH, PRX5, Apo A-1, GRP78/BiP e proteine della famiglia 14-3-3.

Il dato più interessante che abbiamo osservato in questo studio è lo specifico e significativo aumento di espressione della chaperonina GRP78/BiP nei campioni di saliva di pazienti con AR: in questi ultimi, tale proteina è risultata aumentata di 7 volte rispetto ai sani ed il dato è stato confermato con metodiche di Western Blot, attraverso un confronto sia con il gruppo di controllo dei soggetti sani che con i pazienti affetti da artrite psoriasica. La GRP78/BiP appartiene alla famiglia delle heat-shock protein 70 (Hsp70) ed è una chaperonina contenuta nel reticolo endoplasmatico, coinvolta nel corretto assemblaggio delle proteine nascenti (134, 135); essa inoltre è stata implicata nella via non-classica di presentazione dell’antigene e nella regolazione della risposta citotossica delle cellule T CD8+, presentandosi come un possibile marker dello stress cellulare (63, 60). GRP78/BiP infine può essere secreta nello spazio extracellulare (135, 136). Numerose sono le prove che dimostrano come la GRP78/BiP possa essere sovraespressa nell’AR e giocare un ruolo di autoantigene nella malattia (135, 137). Alla base di questa sua aumentata espressione nella sinovia reumatoide, sembra esistere un’up-regulation legata a vari stimoli, quali l’anossia, l’ipoglicemia e la formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) che caratterizzano il coinvolgimento articolare nell’AR. Nei

descritto una notevole sovraespressione della GRP78/BiP ed hanno rilevato che anticorpi specifici diretti verso la stessa GRP78/BiP erano presenti in più del 60% dei pazienti affetti. Inoltre lo stesso gruppo ha osservato che nell’AR i linfociti T reagiscono contro la GRP78/BiP.

Sempre nel 2001, Panayi et al. hanno dimostrato che tale chaperonina determina una proliferazione aumentata dei linfociti T sinoviali, specificamente nei pazienti con AR e non in pazienti con altre forme di artrite; inoltre più di recente essi hanno eseguito studi in vitro con cellule mononucleate di sangue umano periferico ed in vivo con modelli animali, dimostrando che la GRP78/BiP può:

- prevenire e trattare la progressione delle artriti collagene-indotte, - regolare l’infiammazione attraverso il rilascio di interleuchina-4 ed interleuchina-10, citochine anti-infiammatorie prodotte da monociti ed altre cellule;

- modulare le cellule T che determinano la risposta immune, esercitando una funzione immuno-regolatoria (137-142).

Vista dunque la forte relazione tra AR e GRP78/BiP, in questo studio preliminare l’identificazione dei livelli salivari di GRP78/BiP sottolinea l’importanza della saliva come potenziale sorgente di biomarkers diagnostici per l’AR, anche se il numero di pazienti arruolati non ci ha permesso di evidenziare una correlazione tra la proteina e i diversi parametri clinici e sierologici esaminati nell’AR.

In questo lavoro abbiamo anche riscontrato una sovra-espressione di due membri della famiglia delle proteine 14-3-3, un gruppo di proteine con sequenza aminoacidica altamente conservata e costituito da sette isoforme diverse denominate β, γ, ε, η, σ, θ e ζ (143, 144). Esse sono coinvolte in numerose funzioni intracellulari cruciali per la cellula stessa, quali il completamento del ciclo di replicazione, l’apoptosi, la regolazione della via di trasduzione del segnale, il traffico cellulare, l’assemblaggio e la degradazione proteica (145). Di recente è stata ipotizzata anche una funzione biologica rilevante a livello extracellulare per tale famiglia di proteine; in particolare Kilani et al. (146) hanno riscontrato livelli

considerate da tempo markers di danno strutturale articolare. Nella saliva dei pazienti con AR abbiamo documentato un incremento delle isoforme σ e γ, pari a due volte il loro valore normale e tale dato è stato confermato attraverso la metodica del Western Blot. A sostegno di tali risultati, abbiamo indagato circa la presenza di queste proteine anche nei campioni di saliva di pazienti affetti da artrite psoriasica; poiché non sono state evidenziate differenze significative rispetto ai pazienti con AR, si è ritenuto che le proteine in questione fossero correlate più con il coinvolgimento articolare in sé, che con la patogenesi dell’AR.

Un altro risultato interessante che è emerso dall’analisi proteomica della saliva è l’incremento, nei pazienti affetti da AR, dell’Apo A-1. Questa proteina, che si presenta come la principale HDL (high-density lipoproteins), si riscontra a livelli aumentati anche nel liquido sinoviale degli stessi pazienti affetti da AR; a tale livello essa sembra bloccare le interazioni tra i linfociti T e i monociti, causando una specifica inibizione della produzione di TNF-α ed IL-1β contatto-mediatada parte dei macrofagi (146, 147).

Si presenta in concentrazioni raddoppiate nei pazienti con AR anche E-FABP, una proteina citoplasmatica di 15 kDa che è stata in passato isolata e caratterizzata nei cheratinociti umani e che forma un legame altamente specifico con gli acidi grassi (FAs), trasportandoli in circolo (148). Oltre a presentarsi quale possibile proteina dello stress, fisiologicamente espressa durante la fase acuta del processo infiammatorio, essa è attualmente considerata un nuovo biomarker circolante di rischio cardio-metabolico (149). Il significato della sovraespressione della E-FABP nell’AR deve tuttavia essere ancora chiarito.

Per quanto riguarda le calgranuline A e B, i dati hanno mostrato un aumento nei pazienti con AR corrispondente a circa 3 volte il valore presente nei controlli sani. Le Calgranuline A e B appartengono alla famiglia delle proteine S100 leganti il Calcio e sono marker di attivazione dei fagociti (150). Dopo la secrezione da parte dei neutrofili e delle cellule attivate dai macrofagi, queste proteine, da sole o associate a formare eterodimeri, sembrano esser coinvolte nel processo di trasporto

bersaglio (150). Nell’AR tali proteine S100 sono significaticamente correlate con le concentrazioni sieriche della proteina C-reattiva (PCR), della metalloproteasi-3 della matrice (MMP-3) e degli anticorpi anti peptidi citrullinati ciclici. In realtà l’aumentata produzione di calgranulina A (S100A8) e di calgranulina B (S100A9) è stata riscontrata nel siero, nel liquido sinoviale e nei campioni bioptici di sinovia prelevati da pazienti affetti da molte altre malattie infiammatorie, reumatiche e non: artrite idiopatica giovanile, artrite psoriasica, spondilite anchilosante e malattie infiammatorie intestinali (120). In aggiunta, si è dimostrata un’up-regulation dei livelli salivari di calgranuline nei campioni di saliva prelevati da pazienti affetti da altri disordini autoimmuni sistemici, come la Sindrome di Sjögren e la Sclerosi Sistemica (128, 130). Da questo punto di vista, le calgranuline, anche se non sono totalmente specifiche per l’AR, possono esser considerate come un eccellente marker di flogosi sistemica.

Oltre alle calgranuline e all’E-FABP, in questo studio siamo riusciti a dimostrare la sovra espressione di altre due proteine correlate con lo stress ossidativo: la PRX5 e la 6-PGDH. La prima appartiene alla famiglia delle perossiredoxine, specifiche proteine antiossidanti dotate di gruppi tiolici che svolgono una funzione perossidasica, riducendo il perossido di idrogeno ed altri idroperossidi (151-153). Recentemente, sono stati descritti autoanticorpi diretti verso le perossiredoxine nei pazienti con AR, Lupus Eritematoso Sistemico, malattia di Behçet e vasculiti sistemiche; per tale motivo esse sono considerate come potenziali targets nelle malattie autoimmuni sistemiche (154). La 6-PGDH è invece una proteina enzimatica della classe delle ossido riduttasi che catalizza una reazione della via dei pentosi fosfati del metabolismo glucidico:

Attualmente, infatti, numerose sono le evidenze che suggeriscono un ruolo di tale stress ossidativo nella patogenesi dell’AR e le specie reattive dell’ossigeno sono state chiamate in causa principalmente nel danno delle cellule cartilaginee e nell’up- regulation dei mediatori della degradazione della matrice. Le ROS sono prodotte principalmente dai fagociti attivati durante i bursts ossidativi, ma anche durante la riperfusione post-ischemica sinoviale che segue il danno articolare; esse possono “attaccare” tutte le molecole biologiche incluse proteine, lipidi ed acidi nucleici, contribuendo attivamente al processo infiammatorio che coinvolge le articolazioni (156, 157).

La sovra espressione salivare di PRX5 e di 6-PGDH sottolinea la potenzialità della saliva di rispecchiare i diversi aspetti patogenetici di una malattia sistemica complessa come l’AR, incluso lo sbilanciamento dei fattori pro- ossidanti/antiossidanti in favore dei primi, che è stato notevolmente dimostrato nei numerosi diversi gruppi anche nel siero e nel liquido sinoviale.

CAPITOLO 6 - CONCLUSIONI

In conclusione, questo primo studio preliminare indirizzato alla ricerca dei biomarkers salivari nell’AR, aggiunge ulteriori prove delle potenzialità dell’analisi proteomica della saliva, eseguita combinando la 2DE e la MALDI-TOF/TOF, nella ricerca di specifici biomarkers delle malattie autoimmuni sistemiche.

Infatti i risultati ottenuti sono di particolare rilievo, considerando che i pazienti con AR e sindrome di Sjögren secondaria sono stati esclusi dallo studio; è possibile pertanto avanzare l’ipotesi che la saliva possa riflettere aspetti di un processo patologico sistemico, indipendentemente dalla presenza di un coinvolgimento delle ghiandole salivari. Alla luce di questo, l’identificazione nei campioni salivari, per la prima volta, della proteina GRP78/BiP, un biomarker dell’AR largamente dimostrato nel siero e nella sinovia dei pazienti affetti, risulta di notevole importanza.

Questo lavoro fornisce infine un razionale per avviare ulteriori studi mirati all’identificazione di markers nella saliva umana, che possano fornire indicazioni di significato diagnostico e terapeutico. In particolare possibili sviluppi dello studio potrebbero prevedere l’analisi dell’espressione delle proteine nelle diverse fasi dell’AR, alla ricerca di biomarkers in grado di identificare in fase iniziale la malattia stessa.

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