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Coscienza e inconscio: ruolo dell’eros nell’analisi dei contrasti interni alla marchesa

II. Die Marchise von O… 1. Trama

II.3 Coscienza e inconscio: ruolo dell’eros nell’analisi dei contrasti interni alla marchesa

Il racconto risolve la separazione tra la sfera della coscienza e quella dell’inconscio in una progressiva accettazione dell’ambivalenza dell’eros.

L’eccesso di contrasti presenti all’interno della marchesa vengono testimoniati dall’ambivalenza di una rete di aggettivi che nel corso del racconto connotano la marchesa, nella quale ritroviamo le caratteristiche di una creatura celestiale e parallelamente quelle di una donna peccaminosa e indegna. Analizziamo dunque i diversi punti del racconto tramite i quali viene posto in evidenza il contrasto di connotazioni che la marchesa assume in modo progressivo allo svilupparsi dell’intreccio.

All’inizio del racconto la marchesa viene descritta come: «eine Dame, von vortrefflichem Ruf, und Mutter von mehreren wohlerzogenen Kindern….hier hatte sie die nächsten Jahre mit Kunst, Lektüre, mit Erziehung, und ihre Eltern Pflege beschäftigt, in der größten Eingezogenheit zugebracht».

Nel momento in cui la madre ricerca delle chiarificazioni circa l’inspiegabile gravidanza, sottopone la figlia ad una serie di domande. La marchesa spiega alla madre che la sua coscienza è “illibata” come quella dei suoi bambini e dice di aver sempre dato prova di una

unsträfliches Leben e le risponde:«Möge das Reich der Erlösung einst so often vor mir liegen,

wie meine Seele vor Ihnen»41.

Nel corso del racconto troviamo un continuo accostamento tra lo stato interessante della marchesa ed il suo concepimento inconsapevole, visto come dono del cielo, un concepimento

41 Heintich von Kleist, Sämtliche Erzählungen und andere Prosa. Nachwort von Walter Müller-Seidel. Stuttgart: Reclam 1986, p.138.

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analogo a quello della Santa Vergine Maria, quasi come la marchesa percepisse l’origine della creatura che portava in grembo come un fenomeno divino42.

Un primo riferimento di questo parallelismo lo troviamo nel momento in cui la marchesa chiede alla levatrice se fosse possibile concepire un figlio senza essere consapevoli delle dinamiche che hanno resa possibile la gravidanza e la levatrice risponde:«dies, ausser der heiligen Jungfrau, noch keinem Weibe auf Erden zugestossen wäre»43.

La prima svolta nella sua descrizione la troviamo nel dialogo con la madre, la quale quando non ottiene risposta sull’ identità del padre del nascituro risponde alla figlia:«geh! geh! du bist nichtswürdig! Verflucht sei die Stunde, da ich dir gebar!»44

Nel momento in cui la Marchesa trova le porte chiuse da parte del padre che l’ha scacciata di casa ella con voce piangente invoca tutti i Santi :«alle Heiligen zu Zeugen ihrer Unschuld anrufend».45

Collegandosi al tema della graduale emancipazione della marchesa abbiamo notato come l’inizio della sua Bewusstsein sia cominciata proprio nel momento in cui lei si ribella al volere paterno e lascia la casa accompagnata dai suoi figli. Questo processo emancipativo avviene mediante un appello alla sua purezza e al dono che il cielo le aveva fatto di una terza creatura:

Durch diese schöne Anstrengung mit sich selbst bekannt gemacht, hob sie sie sich plötzlich, wie an ihrer eigenen Hand, aus der ganze Tiefe, in welche das Schicksal sie herabgestürzt hatte, empor. Der Aufruhr, der ihre Brust zerriss, legte sich, als sie im Freien war, sie küsste häufig die Kinder, diese ihre liebe Beute, und mit großer Selbstzufriedenheit gedachte sie, welch einen Sieg sie, durch die Kraft ihres schuldfreien Bewusstseins, über ihren Bruder davon getragen hatte. Ihr Verstand, stark genug, in ihren sonderbaren Lage nicht zu reissen, gab sich ganz unter der großen, heiligen und unerklärlichen Einrichtung der Welt gefangen.46

42 Günter Blamberger, Heinrich von Kleist Biographie, Frankfurt am Main, Fischer Verlag, 2011, p.303.

43

Heinrich Kleist, Sämtliche Erzählungen und andere Prosa, cit.p.140.

44 Ivi, p.140.

45 Ivi,p.141.

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Un ulteriore passaggio in cui è presente la sua percezione di una totale innocenza è presente nella sua preoccupazione che il nascituro non avesse un padre e fosse macchiato dalla vergogna:

Nur der Gedanke war ihr unerträglich, dass dem jungen Wesen, das sie in der grössten Unschuld un Reinheit empfangen hatte, und dessen Ursprung, eben weil er geheimnisvoller war, auch göttlicher zu sein schien, als der anderer Menschen, ein Schandfleck in der bürgerlichen Gesellschaft ankleben sollte.47

Come ci spiega Jochen Schmitt: «Wie die Marchise selbst, so gerät auch ihre Mutter im Überschwang der Gefühle in hyperbolische Projektionen religiöser Art»48.

Non appena attua lo stratagemma che la convince dell’innocenza della figlia, la madre la definisce:«o du Reinere als Engels sind», [..] «du Herrliche, Überirdische». Segue quindi questa Überhöhung ins Absolute49, che testimonia i due eccessi presenti nella duplicità del carattere interno alla protagonista.

Un polo contrario è rappresentato dalla descrizione che fa il padre della marchesa nel momento in cui la figlia pubblica l’annuncio. In lui troviamo invece l’ira del patriarca ferito:

O die Schändliche! Versetzte der Kommandant, und stand auf; o die verschmitzte Heuchlerin! Zehnmal die Schlamlosigkeit einer Hündin, mit zehnfacher List des Fuchses gepaart, reichen noch an die ihrige nicht! Solch eine Miene! Zwei solche Augen! Ein Cherub hat sie nicht tregue! – und jammerte und konnte sich nicht behurigen.50

I due eccessi interni al carattere della protagonista vengono messi in evidenza da Günter Blamberger in Heinrich von Kleist Biographie, il quale ci descrive come, secondo lo Zedlers Universal- Lexicon, il cigno al quale la marchesa viene paragonata tramite il sogno del conte,

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Ivi, p.143.

48 Jochen Schmitt, p.206.

49 Ibidem

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rappresenti un simbolo dalla connotazione ambigua: «ein Sinnbild der Unschuld und der Frömmigkeit, weil er mitten in faulen Wassern dennoch seine Weisse behählt… jedoch auch der Falschheit, weil er ein schwarzes Fleisch mit weißen Federn decket, und also auswendig anders als inwendig beschaffen ist».51

Il conte infatti racconta come egli durante la febbre della malattia vedesse la marchesa costantemente accanto al suo letto e come egli confondesse l’immagine di lei con quella di un cigno che aveva visto da ragazzo nella tenuta di suo zio. Un giorno egli aveva gettato del fango su quel cigno e l’animale si era immerso nell’ acqua in silenzio. Una volta riemerso egli era tornato bianco e puro; Thinka era il nome di quel cigno.

Secondo Blamberger:«Das Skandalon der Novelle ist also die Ununterscheidbarkeit von Gut und Böse»52; Il lettore viene quindi durante la lettura del racconto messo a confronto con due figure dalla natura duplice, che Blamberger definisce due Kippfiguren che uniscono ciò che segretamente è nascosto nell’animo umano. Il conte viene accostato ad un "Engel" ed ad un "Teufel"; nella Marchesa invece, come nel cigno, notiamo una presenza parallela di Unschuld und Falschheit53.

51 Johann Heinrich Zedler, Grosses vollständiges Universal Lexicon aller Wissenschaften und Künste. Bd 35. 2 Vollst. photomechanischer Nachdruck der Ausgabe Leipzig u. a. 1743 Graz 1996. Citato in Günter Blamberger,

Heinrich von Kleist Biographie, S.Fischer, Frankfurt am Main, 2011, p.302.

52 Ivi,p.303.

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