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Cagliari 1974 2003 Unità di stress

3.3 I NTERVENTI ESEGUITI NELL ’ AMBITO DEL “P ROGRAMMA DI S ALVAGUARDIA ”

3.3.1 L’E COSISTEMA F ILTRO

Un capitolo a parte merita senza dubbio l’Ecosistema Filtro (Foto 25), ESF, elemento innovativo e nodale del complesso ed articolato sistema di progetti del Piano di Risanamento del Molentargius.

Foto 25 Diverse vedute dell’Ecosistema Filtro

A tal proposito è bene soffermarsi anche sull’iter che la realizzazione di questo ambizioso progetto ha dovuto superare durante gli anni. All’epoca dell’Appalto Concorso (1990) ed anche al tempo del progetto esecutivo, la fitodepurazione rappresentava una soluzione del tutto innovativa, soprattutto per la quantità d’acqua da trattare (Qmedia di 300 l/s e Qmax di 400 l/s) e la dimensione dell’impianto (37 ettari complessivi e 28 utili). Non esistevano al tempo, ed ancora adesso sono limitati, dei riscontri su esperienze significative di interventi di tali dimensioni. L’opera si configurava quindi, come un prototipo di cui verificare in corso d’opera la completa funzionalità.

Il Progetto esecutivo del Piano di Risanamento del Comprensorio Molentargius, predisposto dal Consorzio Ramsar Molentargius, è stato consegnato al Ministero dell’Ambiente nel luglio 1993.

Successivamente, a seguito dell’esame del progetto da parte della apposita Commissione di tecnici del Corpo Forestale dello Stato (CFS) nominata dal Ministero, è stata predisposta un’integrazione del progetto (Revisione 1) consegnata nel mese di luglio 1994.

Contemporaneamente all’esame da parte del CFS, le scelte progettuali di sistemazione delle zone umide sono state oggetto di verifiche da parte di esperti internazionali consultati dal Ministero stesso.

Sulla base delle risultanze di oltre un anno di monitoraggio costante delle condizioni di qualità degli stagni del Molentargius, è emersa un’ulteriore conferma della validità delle scelte strategiche del progetto, ed un’indicazione a procedere eventualmente per stralci, allo scopo di verificare, in corso d’opera, la validità delle soluzioni proposte.

L’Amministrazione del Ministero dell’Ambiente, recepite queste indicazioni, nell’approvare in linea tecnica (con nota del 26.07.94) il progetto esecutivo (PEA) e le relative integrazioni, definiva una serie di prescrizioni al progetto stesso.

In particolare venivano date le seguenti indicazioni:

a. venivano accettate a livello macroscopico le dimensioni globali dell’intervento, che si avvicinavano, peraltro, ai comuni standard di progettazione degli impianti di fito- biodepurazione;

b. veniva richiesta la revisione delle distribuzioni degli argini interni per quanto attiene alle specificità funzionali e alle dimensioni dei differenti bacini;

c. veniva richiesto un approfondimento circa le soluzioni relative ai setti interni delle camere a specchio libero, con particolare riferimento alle sezioni dei canali, affinchè si potessero raggiungere le migliori condizioni per lo sviluppo delle biomasse, ed alla conformazione delle sponde e del fondo per ottimizzare i flussi idrici.

Stabilito di procedere per stralci successivi, nel novembre 1994 è stato predisposto il progetto di un primo stralcio dell’intervento – l’impianto pilota – di fito-biodepurazione, finalizzato alla definizione di dettagli progettuali.

La realizzazione è stata completata nel settembre 1997. Tale impianto, capace di trattare portate di circa 100 l/s, ha svolto la sua funzione sperimentale che, con le intervenute consulenze specialistiche, ha consentito di realizzare la versione definitiva.

La realizzazione del secondo stralcio (Foto 26), avvenuta tra agosto 2003 e ottobre 2004, ha portato, attraverso una nuova configurazione morfologica, all’attuale conformazione dell’impianto.

Foto 26 Ecosistema filtro II stralcio

Per quanto concerne la localizzazione, dell’Ecosistema Filtro, durante le fasi di progetto- offerta e di progetto esecutivo, sono state prese in considerazione diverse alternative.

Il luogo più indicato è apparso essere all’interno del Bellarosa Maggiore, nelle vasche di prima evaporazione, adiacente ad uno degli argini principali.

Tenendo conto degli argini esistenti all’interno di questo specchio d’acqua, è stato scelto di posizionare l’Ecosistema Filtro nella vasca delle saline denominata “I° Bellarosa”, per una superficie complessiva di 37 ettari.

L’argine di questa vasca si presentava in cattivo stato di manutenzione, risultando sommerso o addirittura non più rintracciabile dal rilievo batimetrico predisposto per la progettazione degli interventi dal Consorzio Ramsar-Molentargius.

Il dimensionamento di 37 ettari complessivi è scaturito della scelta di voler trattare, con una profondità media delle vasche di 55 cm, una portata di 300 l/s, prevedendo tempi di residenza idraulica di circa 6 giorni.

Lo specchio acqueo netto necessario per tale scopo è risultato pari a 27 ettari. Le superfici, eccedenti tale cifra, comprendono gli ingombri planimetrici degli argini e delle zone emerse destinate a rifugio dell’avifauna e all’inserimento naturalistico e paesaggistico dell’intervento.

L’Ecosistema Filtro risulta avere una larghezza media pari a circa 200 metri e una lunghezza di circa 1900 metri. La struttura, stretta ed allungata, si sviluppa su due linee parallele. Tale accorgimento, realizzato mediante un argine longitudinale, si è reso necessario per poter strutturare internamente l’ecosistema, così da permettere interventi di manutenzione e sfalcio del canneto, solo su aree limitate, che potranno essere messe in secca, senza compromettere eccessivamente il rendimento depurativo del sistema.

Con due linee principali di una siffatta geometria, viene massimizzato il contatto acqua- macrofite emergenti e viene raggiunto un rapporto larghezza/lunghezza delle vasche di circa 1/14, così come consigliato in letteratura.

In testa è stata prevista una vasca di ridotte dimensioni con funzione di equalizzazione delle portate e di vasca-volano per eventuali fuori-servizi del depuratore. Inoltre, il sistema di tubazioni, predisposto in corrispondenza della testa dell’impianto e della stazione di sollevamento, potrà consentire in caso di necessità di:

- by-passare direttamente nel canale adiacente eventuali carichi inquinanti superiori ad una prefissata soglia di pericolo, evitando così di interessare prima l’Ecosistema Filtro e successivamente il Bellarosa Minore;

- pompare direttamente al Bellarosa Minore le acque del depuratore, ove situazioni particolari lo consigliassero, evitandone il passaggio nell’Ecosistema Filtro.

Le due linee principali sono a loro volta divise da alcuni setti trasversali e comunicanti attraverso soglie normalmente aperte. Ciò per rendere possibile l’esclusione, dalla circolazione idraulica, di alcune vasche e disporre così della massima flessibilità in fase di gestione, consentendo di poter variare i tempi di permanenza delle acque e quindi il rendimento depurativo dell’Ecosistema Filtro.

Al termine delle due linee è stato previsto un ultimo bacino di equalizzazione che si restringe fino ad assumere il profilo del canale emissario che riporta le acque in adiacenza al punto di immissione. Tale conformazione dell’impianto permette di centralizzare in un unico punto i sistemi di pompaggio e controllo dell’intero Ecosistema Filtro, con evidenti vantaggi in termini di semplicità gestionale.

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