• Non ci sono risultati.

3.1 – La raccolta dei dati e la creazione di una tassonomia

La raccolta di informazioni relative al culto di Serapide si è svolta attraverso una sistematica analisi dell’ampia bibliografia sull’argomento che ha portato all’individuazione e alla catalogazione di fonti e testimonianze, provenienti dalla cultura materiale di cui risultasse possibile definirne una provenienza geografica. Sono così state individuate un totale di 2091 reperti di varia natura, in seguito suddivisi per tipologia, organizzate in un database, georeferenziate sull’atlante e rese interrogabili mediante query.

Da questa prima “ricognizione” appare subito chiaro come la fortuna del culto trova un riscontro anche da un punto di vista archeologico, sia nell’elevato numero di reperti, sia nella grande varietà tipologica63 ma anche nell’ampia e capillare diffusione, da un punto di vista

geografico, in tutto il bacino del Mediterraneo, dai grandi centri urbani alle aree più periferiche dell’Impero Romano (Fig. 8)

Figura 8 – Mappa parziale della distribuzione spaziale delle testimonianze relative al culto di Serapide

63 Molti reperti appartengono inoltre alla sfera privata/domestica, aspetto che suggerisce l’idea di un culto ben

radicato e diffuso, soprattutto all’interno della società romana. L’adozione del culto di Serapide in modo trasversale da parte dell’intera società è testimoniata anche a livello epigrafico dalle numerose dediche, invocazioni e richieste di guarigioni, provenienti da persone appartenenti a status sociali differenti. Il culto era inoltre particolarmente diffuso tra i soldati in età imperiale ed ebbe anche il favore di numerosi imperatori, in particolare dai Flavi in poi.

31

Questa operazione di ricerca preliminare e raccolta delle testimonianze ha permesso di formare un primo quadro generale della questione, punto di partenza fondamentale sia per la realizzazione di una tassonomia delle diverse tipologie sia per la creazione dei campi descrittivi che compongono il database e che raccolgono, in forma tabellare, le informazioni relative ad ogni singolo oggetto.

Lo step successivo alla raccolta delle informazioni è la creazione di una tassonomia, processo che permette una prima normalizzazione dei dati e consente di classificare le diverse testimonianze del culto sulla base di criteri tipologici uniformi.

Prendendo spunto anche dalla suddivisione realizzata da Bricault64 in base alla tipologia, sono

state create 16 categorie, ciascuna delle quali corrispondente ad uno specifico layer sulla mappa e identificabile da un’apposita icona (Fig. 9). Tuttavia, rispetto alla classificazione adottata da Bricault, molto più ampia perché riferita alle testimonianze dei culti isiaci in generale65, sono

state aggiunte alcune categorie (come, ad esempio, quella relativa alle testimonianze provenienti dalle fonti letterarie classiche contenti informazioni e indicazioni di carattere geografico66) mentre altre sono state accorpate in

“macro-categorie”, coerenti da un punto di vista tipologico, ma suddivisibili in sottoinsiemi come, ad esempio, la categoria “Statuaria” composta da tre diversi layers: teste, busti e statue, sono quindi visualizzabili sull’atlante come un unico gruppo ma anche singolarmente.

Nella suddivisione tipologica si è cercato di limitare il numero delle categorie (e di conseguenza quindi quello dei layers) anche per una consultazione più agevole dell’atlante: per questo motivo quelle tipologie di oggetti rappresentate numericamente da pochissimi elementi

64 Bricault 2001, p. XIV.

65 Nell’atlante cartaceo di Bricault sono infatti registrate anche le testimonianze relative ai culti di Iside, Anubi,

Arpocrate, Osiride e Api.

66 Identificabili nell’atlante da un triangolo verde.

32

come, ad esempio, i sigilli in terracotta con impressa l’effige di Serapide o alcune appliques in bronzo, sono state raccolte in un unico insieme, l’unico non coerente da un punto di vista tipologico, chiamato “Varia”.

In definitiva, le 2091 testimonianze sono state quindi suddivise in queste categorie: 1. Santuario - Tempio 2. Santuario privato 3. Statuaria a. Teste - Busti b. Statue 4. Statuetta 5. Iscrizione 6. Rilievo 7. Lucerna 8. Pittura 9. Monile 10. Moneta 11. Ceramica 12. Varia 13. Fonti

33

Figura 10 - Grafico riassuntivo della distribuzione numerica delle testimonianze in base alla tipologia

Santuario – Tempio

In questa categoria sono stati raccolti i 129 santuari-templi individuati; per santuari si intendono aree sacre, urbane o extra-urbane, dove il culto di Serapide era associato a quello di Iside o di altre divinità67 e dove il tempio stesso presenta una doppia, o triplice, dedica.

Per templi invece si intendono le evidenze archeologiche che testimoniano la presenza di un tempio dedicato specificatamente a Serapide. Tale distinzione è solo sul piano formale, in quanto in entrambi i casi, sono ugualmente significativi al fine di stabilire l’effettiva e provata

67 Nella quasi totalità dei casi la dedica di un tempio a Serapide è associata a quella di Iside, a volte con Anubi o

34

presenza del culto in un determinato luogo. Tale tipologia rappresenta quindi l’indicatore principale e la tipologia più importante per analizzare la diffusione del culto.

Nello maggior parte dei casi, gli edifici sacri sono dedicati soltanto a Serapide (81), spesso sono intitolati alla coppia divina Iside – Serapide (21), più raramente alla triade Iside – Serapide – Anubi (7); troviamo inoltre edifici sacri dedicati, secondo un sincretismo religioso che caratterizza fin dall’inizio la figura di Serapide, a Zeus-Serapide, Serapide-Asclepio, ad altre divinità del pantheon romano.

La presenza di un edificio sacro è stata stabilita sulla base di diversi criteri, primo fra tutti, ovviamente, la presenza di resti archeologici di templi attribuiti con certezza a Serapide. Tuttavia sono numerosi gli indicatori che possono autorizzare, con una certa probabilità, ad ipotizzare la presenza di un edificio di culto; ogni singolo tempio, come vedremo in dettaglio nel capitolo 4, è stato quindi caratterizzato da uno specifico grado di attendibilità in base al quale i santuari-templi sono stati classificati in tre sottogruppi: quelli la cui presenza è certa, probabile o soltanto ipotizzabile68.

Santuario privato

Sono stati individuati soltanto 3 esempi di questa tipologia: si tratta di una sorta di “larari domestici”, legati quindi da un contesto archeologico urbano. Uno proviene da Atene69, un altro

da Laodicea in Siria70 mentre un terzo larario potrebbe essere identificato, in base ai resti di

alcuni affreschi a tema isiaco, in un edificio nei pressi di Karanis, in Egitto71.

Seppur esigui in termini numerici questi ‘santuari privati’ sono comunque significativi in quanto testimoniano quanto il culto fosse penetrato nella società, tanto da esser diffuso anche in piccole edicole domestiche ad uso privato. Inoltre, secondo Coarelli, la diffusione dei culti isiaci, così come quello di Serapide, avvenne inizialmente nelle forme di un culto privato, reso pubblico e “istituzionalizzato” nel corso del tempo72,.

68 Si veda capitolo 4, pp. 81-82.

69 Si veda il reperto N.0011.I numeri identificativi utilizzati (come ad esempio N.0011) corrispondono al numero

ID univoco assegnato a ciascun reperto nel database. Si veda al riguardo il paragrafo successivo.

70 N.0737 71 N.1486

72 Si veda Coarelli 1984, p. 461. Secondo l’autore caso emblematico dei meccanismi di diffusione del culto è il

caso di Delo, dove l’introduzione sarebbe avvenuta in forma privata agli inizi del III secolo a.C. In seguito alla monumentalizzazione di questi luoghi vi è stato un riconoscimento ufficiale intorno al 180 a.C.

35 Statuaria

In questa categoria sono state raggruppate 261 testimonianze relative alla statuaria, suddivise in due sottogruppi: teste - busti (217) e statue (44)

Queste tre tipologie sono state accorpate in quanto presentano caratteristiche comuni: si tratta innanzitutto di reperti di grandi dimensioni: molte statue, intere o frammentarie, presentano infatti dimensioni colossali; nella maggior parte dei casi erano inoltre destinate ad “un’edilizia pubblica”, come statue cultuali all’interno di templi o santuari o collocate in aree pubbliche, come mercati o fori; il materiale utilizzato è prevalentemente il marmo, nella totalità dei casi per quanto riguarda le statue mentre i busti, in 11 casi, sono realizzati anche in bronzo. L’iconografia canonica è quella del dio barbuto, dalla folta chioma con un moggio di grano in testa, come quello mostrato in figura 1173.

La categoria delle statue, che adottano spesso il modello che vede il dio seduto su un trono, reggente uno scettro e con Cerbero al fianco (Fig. 10)74, comprende sia statue intere sia frammenti di

statue, più o meno grandi, ma che sono attribuibili con certezza a Serapide per elementi caratteristici dell’iconografia del dio, o per la presenza di un’iscrizione dedicatoria o perché proveniente da un contesto archeologico, come potrebbe essere l’interno di un

Serapeum, che permettere di riconoscere l’appartenenza del

frammento ad una statua del dio con un certo grado di sicurezza.

73 Il busto di Serapide mostrato in figura, conservato oggi presso il Museo Pio Clementino, è stato rinvenuto sul

finire del ‘700 a Roma, precisamente presso la “Villa Gallieno”. Si tratta di una copia romana databile al II sec. d.C.

74 La statua proviene dal macellum di Pozzuoli ed è datata tra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C. Tale modello

iconografico viene fatto risalire alla statua colossale commissionata secondo la tradizione da Tolomeo I, secondo altri da Tolomeo III e realizzata sul finire del IV sec. a.C. da Brasside per il Serapeum di Alessandria. La statua, andata distrutta ma giunta a noi attraverso le numerose copie, soprattutto di età romana, viene inoltre menzionata e descritta da Clemente Alessandrino, Protrettico 4.48.

Figura 11 - Busto di Serapide, secondo l’iconografia classica

Figura 12 - Statue di Serapide in trono

36 Statuetta

Per statuette si intendono quelle sculture caratterizzate da dimensioni ridotte e realizzate con diversi materiali; la maggior parte sono in marmo, numerose anche quelle in bronzo (19) e in terracotta (11), alcune in calcare, argento e porfido (4). Sono state raccolte in una categoria distinta dalla statuaria in quanto, nonostante entrambe le categorie siano indicatori della presenza del culto, le statuette di dimensioni ridotte possono essere associate anche ad un “utilizzo privato”, più simile ad uso domestico e personale. Non sono inoltre “commissionate” da un’autorità centrale, come accade spesso con la grande statuaria, ma possono essere viste piuttosto come un’espressione di quanto il culto sia effettivamente radicato tra la popolazione. Le 109 statuette, che rappresentano il dio in trono o in posizione stante anche in questo caso comprendono sia statuette intere sia frammenti, tra i quali numerose teste, ma riconoscibili e di sicura attribuzione.

Iscrizione

Questa categoria, la cui fonte principale è l’opera di Bricault, Recueil des inscriptions

concernant les cultes isiaques (RICIS)75, rappresenta, dopo le testimonianze numismatiche,

quella maggiormente attestata da un punto di vista numerico: sono infatti state individuate ben 527 iscrizioni, tra greche e latine, che forniscono numerose e importanti informazioni non solo da un punto di vista geografico-spaziale ma anche su molteplici aspetti connessi al culto e alle sue pratiche; le tipologie delle iscrizioni sono varie76, cosi come il contenuto è molto

eterogeneo: troviamo infatti invocazioni o richieste di guarigione77, elenchi di sacerdoti devoti

a Serapide ma anche liste di collegi sacerdotali78, di feste religiose in onore del dio79 o decreti

75 La sigla RICIS che identifica le iscrizioni citate nelle note successive fa riferimento all’edizione di Bricault Recueil des inscriptions concernant les cultes isiaques, 2005. Le 7 cifre che compongono la sigla contengono le informazioni necessarie per identificare la provenienza dell’iscrizione: la prima cifra indica una tra le 7 macroregioni individuate da Bricault (Grecia continentale, Grecia insulare, Asia Minore, Vicino Oriente, Africa, Italia ed Europa) mentre la seconda e la terza cifra identificano la provincia tra quelle del mondo greco-romano. Seguono altri quattro numeri, preceduti da slash: i primi due indicano la città di provenienza e gli ultimi due rappresentano invece il numero identificativo dell’iscrizione. A riguardo si veda Bricault 2005, p. X-XII.

76 Troviamo, ad esempio, dediche incise alla base di statue, decreti affissi presso templi o mura, incisioni su ex-

voto, grandi iscrizioni onorifiche su lastre di marmo, incisioni su anfore vinarie in terracotta, etc.

77 RICIS 113/0565 o RICIS 113/0219, datata al II sec. a.C., dove su una lastra di marmo con due orecchie in rilievo

è incisa una dedica a Serapide, Iside, Anubi.

78 RICIS 503/1207, RICIS 204/0102 79 RICIS 306/0101

37

che “regolamentano” le pratiche del culto, come, ad esempio l’iscrizione, datata al II sec. a.C., che ufficializza il culto di Serapide presso la città ionica di Magnesia sul Menandro80

Da un punto di vista geografico, la maggior parte delle iscrizioni raccolte fornisce quindi, in vario modo, informazioni sulla distribuzione delle aree in cui è attestato il culto mentre solo alcune iscrizioni permettono di ipotizzare in quali di quelle aree sia effettivamente presente anche un vero e proprio edificio templare o santuario.

Ci sono infatti diverse iscrizioni81 che assumono un’importanza primaria in quanto

rappresentano l’unica testimonianza, soprattutto nei casi in cui le tracce archeologiche sono esigue o del tutto assenti, da cui si può dedurre, con una certa sicurezza, l’esistenza di un tempio dedicato a Serapide in quanto la dedica di un edificio di culto al dio, sottintende, ovviamente la presenza stessa dell’edificio. Inoltre, al fine di ricostruire la distribuzione spaziale dei templi in assenza di dati desumibili dalla ricerca archeologica o dalle fonti, non meno significative sono alcune iscrizioni come quelle che riportano, ad esempio, un elenco di “finanziatori” che hanno contribuito alla costruzione di un tempio a Serapide nella città di Ceramus (Keramos) in Caria, tra il III e il II sec. a.C.82 o quella contenente la dedica per i lavori di restauro del tempio di

Serapide e Iside effettuati sull’isola di Sant’Antioco, in Sardegna, tra il I e il II sec. d.C.83 o

ancora il decreto che nel III sec. a.C. che autorizza la costruzione, nella città di Rhamnous, di un tempio per i "Serapiastes"84.

Rilievo

In questa categoria sono stati raccolti 77 rilievi: ci troviamo di fronte ad un insieme abbastanza eterogeneo di reperti, diversi per funzione, dimensioni e materiali impiegati. In questo caso quindi il criterio in base al quale sono stati accorpati in un unico gruppo non si fonda sulla tipologia in sé (come nelle categorie precedentemente descritte) ma sulla tecnica realizzativa; si tratta infatti, per la quasi totalità dei casi, di bassorilievi in cui la figura di Serapide, raffigurata in trono, a mezzo busto o anche solo tramite il volto, è riprodotta come elemento puramente decorativo su una serie di oggetti di “uso comune”85 o afferenti alla sfera

80 RICIS 304/0701

81 Numerose sono le iscrizioni di questo tipo, come, ad esempio, RICIS 201/1001, RICIS 501/0134, RICIS

305/0501, RICIS 305/0502.

82 RICIS 305/1801. 83 RICIS 519/0201. 84 RICIS 101/0502.

38

domestica86, su particolari elementi architettonici87 o su reperti riferibili alla sfera religiosa. Per

quanto concerne la sfera religiosa sono numerosi i bassorilievi con l’effige di Serapide, (spesso rappresentato con Iside, Arpocrate o Anubi) posti a decorazione di altari88, in marmo o calcare,

o provenienti da contesti funerari, come nel caso delle numerose stele89 o sarcofagi in marmo.

Lucerna

Le lucerne individuate sono 13990: rappresentano un gruppo abbastanza omogeneo sia da un

punto di vista cronologico sia per quanto riguarda le caratteristiche generali: sono infatti realizzate tutte in terracotta, con l’immagine di Serapide rappresentata in rilievo sulla parte superiore della lucerna in posizione stante, a mezzobusto o spesso in trono (come quella mostrata in fig. 12). Da un da un punto di vista cronologico questo tipo di lucerne compare e si sviluppa principalmente in età imperiale, in un periodo che va dagli inizi del I al IV sec. d.C.

Pittura

In questa categoria sono state raccolte le 10 testimonianze individuate riferibili a pitture o affreschi a tema isiaco91 o aventi come soggetto Serapide, sempre rappresentato in associazione

a Iside e in tre casi anche con Arpocrate; tutte queste pitture sono databili ad un periodo compreso tra il II e il III sec. d.C.; due pitture provengono da Ostia92, due da Roma93 e una da

86 Come ad esempio, il reperto N. 0399: un piccolo coperchio di pisside, a forma di medaglione, con in rilievo

Serapide in trono.

87 Da un tempio presso Tas-Silg, a Malta, proviene, ad esempio, il reperto N. 1141, un fregio architettonico con

bassorilievo di Serapide. Troviamo inoltre 6 capitelli, come, ad esempio il N.1091, un capitello quadrifronte con il volto di Serapide in bassorilievo su uno dei lati o i N. 1303 e 1304, due capitelli ionici (di cui uno in granito), provenienti dalle terme di Caracalla, entrambi con in rilievo il volto del dio.

88 Si vedano, ad esempio, i reperti N. 0564, N. 0947, N. 0978, N. 1217 e N. 1345. 89 Sono state individuate complessivamente 12 stele funerarie,

90 rientrano in questa categoria anche le numerose anse di lucerna a forma di busto di Serapide.

91 Si veda, ad esempio, il N. 1247, che comprende una serie di affreschi, provenienti probabilmente da un edificio

termale di Pompei, in cui è raffigurata una processione religiosa a tema isiaco in cui sono riconoscibili Serapide e Iside.

92 N.1166 e N. 1173. 93 N. 1307 e N.1317.

Figura 13 - Lucerna con Serapide in trono

39

Pompei94 mentre una sesta proviene dalla città di Panticapeo, nel Ponto95. L’ultima

testimonianza individuata, il reperto N. 0771, è invece l’unico di attribuzione incerta: si tratta di una pittura murale, proveniente dall’interno di una tomba rinvenuta nella necropoli di Marwa, nella provincia siriaca.

Moneta

Questa categoria, contente le testimonianze numismatiche su cui è rappresentata l’effige di Serapide, è stata suddivisa in due sottogruppi: uno riferito alle testimonianze costituite da una singola moneta e uno riferito ai gruppi di monete (25). Tale tipologia è quella maggiormente rappresentata a livello numerico: sono infatti state individuate 680 monete, comprese tra gli inizi del III sec. a.C. e la fine del IV sec. d.C.96, a cui vanno aggiunte quelle comprese all’interno

del gruppo “Monete”: tale sottocategoria è stata creata per raggruppare le emissioni monetali molto numerose ma caratterizzate dalla medesima iconografia, cronologia e città di provenienza, come ad esempio le 18 monete di III sec. d.C. provenienti dalla città di Tomi (Mesia Inf.) su cui troviamo i busti di Serapide e Gordiano III affrontati; in questi casi è stata quindi utilizzata un’icona differente per segnalare sulla mappa che siamo in presenza di un gruppo di monete e non di una singola testimonianza.

Il numero preciso delle monete che compone il gruppo è specificato nella scheda descrittiva dell’oggetto in questione. Tuttavia, in alcuni casi sporadici (9 gruppi) non è stato possibile stabilire con esattezza il numero degli elementi: tali gruppi sono comunque stati riportati all’interno del GIS, in quanto, seppur incompleti da un punto di vista quantitativo, rappresentano comunque dei dati significativi al fine di mappare la distribuzione delle testimonianze, ma, non conoscendone il numero costituente il gruppo, non sono stati considerati nel conteggio totale delle testimonianze numismatiche che si attesta, approssimativamente, ad almeno 964 monete.

La ricerca numismatica ha preso avvio dal Sylloge nummorum religionis Isiacae et

Sarapiacae (SNRIS), opera diretta da L. Bricault, in cui sono state raccolte e catalogate circa

5500 emissioni monetali riferibili alle divinità del culto isiaco (Iside-Serapide-Arpocrate, spesso raffigurati in coppia ma anche associati a numerose altre divinità) o agli elementi

94 N. 1247.

95 N. 0401, pittura murale, proveniente dall’interno di una tomba dipinta, con una raffigurazione di Iside e Serapide. 96 Le testimonianze più tarde sono costituite da diversi Vota Publica (Roma V80, V87, V124, V141, V144, V 163

40

iconografici caratteristici del culto. A differenza delle emissioni monetali in cui è rappresentata Iside, l’iconografia riferibile a Serapide è molto più varia: il dio viene infatti rappresentato a mezzo busto (spesso in coppia con Iside, con imperatori romani97 e raramente con Helios98), in

posizione eretta, seduto su un trono, ma anche all’interno di un tempio, su una quadriga o sdraiato su una kline99. La produzione monetale più antica riferibile a Serapide è rappresentata

da una moneta100, databile alla fine del III sec. a.C.; è tuttavia con l’inizio del periodo romano,

soprattutto dal I sec d.C., che la produzione di monete con l’effige di Serapide riceve un notevole impulso. La quasi totalità dei reperti è infatti datata tra il I e il III sec. d.C.

Varia

In questa categoria sono stati raccolti 54 manufatti, differenti per tipologia, funzione e materiali impiegati ma decorati, in vario modo, con l’immagine di Serapide; sono stati raccolti in un unico gruppo in quanto le tipologie di reperti inclusi in questa categoria sono rappresentate, a livello numerico, da pochissimi elementi o, in alcuni casi solo da un singolo oggetto101. Troviamo, ad esempio, cinque sigilli in terracotta, due fibbie in bronzo a forma di

busto di Serapide, tre matrici per medaglioni ma anche un brucia profumi102 in terracotta, un

Documenti correlati