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Creare partnership per superare gli ostacol

Il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 non può prescindere da una fat- tiva cooperazione tra una molteplicità di attori. Il documento sottoscritto dai 193 paesi membri dell’Onu dichiara esplicitamente la necessità di partenariati tra set- tore pubblico, settore privato e società civile e di collaborazioni a livello globale, regionale, nazionale e locale; sottolineando, in particolare, l’esigenza di un forte impegno per sostenere la crescita dei paesi in via di sviluppo.

Il programma d’azione per lo Sviluppo Sostenibile rappresenta, non solo, la forma- le definizione di un modello di crescita e la proiezione normativa verso una visione del futuro, ma anche, una concretizzazione di ciò che significa globalizzazione. L’obiettivo 17 evidenzia, in un’ottica cosmopolita, la necessità di supportare i paesi emergenti, ricorrendo a investimenti e politiche coerenti. I temi che, sotto forma di obiettivi, vengono affrontati nell’Agenda delineano interessi generali impossibili da circoscrivere entro precisi confini territoriali e il cui perseguimento impegna la re- sponsabilità verso le zone del Sud del mondo da parte di una molteplicità di attori distribuiti su più livelli territoriali e variegate formule lungo l’asse pubblico-privato. L’intensificarsi delle interdipendenze su scala mondiale disegna uno scenario che obbliga a prendere atto dell’impossibilità far coincidere la “società” con dei precisi confini territoriali e con un’organizzazione su base nazionale. L’agire politico, eco- nomico, culturale e le sue conseguenze si estendono oltre i confini territoriali, per cui per perseguire le finalità della prosperità e del benessere, limitare le disegua- glianze, affrontare i rischi globali e le conseguenze de-territorializzate del progres- so – inquinamento e impatto sul clima, ad esempio – sono necessari interventi e accordi trans-nazionali. I problemi e i rischi del mondo globalizzato non sono comprensibili se non in un’ottica vasta che palesi le interdipendenze tra le diverse parti del mondo; tanto meno è possibile cercare soluzioni efficaci se non attraver- so la collaborazione di una vasta rete di soggetti e la consapevolezza che i paesi più ricchi, anche in virtù dell’impatto che il loro modello di benessere genera a

di Mariaeugenia Parito

livello globale, hanno la responsabilità di perseguire lo sviluppo anche sostenendo i paesi del Sud del mondo.

Gli impegni sottoscritti nel 2015 dai paesi Onu si scontrano, tuttavia, con una serie di problematiche che sembrano mettere in discussione il principio stesso di un partenariato mondiale finalizzato ad un modello sostenibile di sviluppo. Gli effetti della crisi economico-finanziaria che ha coinvolto Stati Uniti ed Unione Europea; i ripiegamenti nazionalistici; i muri reali e simbolici contro la presunta “invasione” dei migranti; la paura contro il terrorismo di matrice islamica; la diffidenza verso le istituzioni e la scienza ufficiale da parte di moltissimi cittadini e che ha portato perfino il presidente statunitense Donald Trump a negare la minacce del riscalda- mento globale: sono questioni interconnesse che rendono complessa l’effettiva attualizzazione di azioni coordinate finalizzate ad ottenere obiettivi in periodi di tempo medio-lunghi e la cui utilità fatica ad essere percepita da fasce di opinione pubblica che sentono invece l’immediata minaccia ai propri stili di vita. Il ritorno ad atteggiamenti di chiusura nazionalistica sono ben esemplificati dal risultato del referendum in Gran Bretagna che ha avviato un processo di uscita dall’Unione Eu- ropea e dalle politiche protezioniste di Donald Trump guidate dal motto “America first”, due situazioni che incrinano quello che sembrava il principio ormai affermato della inevitabilità delle politiche coordinate, per lo meno tra paesi occidentali più ricchi, in vista di obiettivi di sviluppo condivisi. La spirale perversa delle risposte alle crisi aperte dalla globalizzazione attraverso chiusure localistiche che finiscono per aggravare i problemi che vorrebbero risolvere, rischia di ridurre gli obiettivi dell’A- genda 2030 a buone intenzioni difficilmente realizzabili.

Mariaeugenia Parito - ricercatrice in Sociologia dei Processi Culturali e comunicativi presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne (DiCAM) dell’Università di Messina, dove insegna “Comunicazione pubblica”, “Comunicazione Politica” e “Nuove tecnologie dell’informazione”.Tra i suoi interessi di ricerca si segnalano di tematiche relative ai media (tradizionali e nuovi) con particolare riguardo alle relazioni con i sistemi politici e istituzionali.Tra le sue pubblicazioni: Comunicare l’Unione Europa. La costruzione della visibilità sociale di un progetto in divenire, Franco Angeli, (2012), Comunicare l’Europa nello scenario cosmopolita, Bonanno, Acireale–Roma (2007), Comunicazione pubblica e nuovi media, Ed.it, Catania, (2007).

SITOGRAFIA

henryjenkins.org/2007/12/reconsidering_digital_immigran.html sociale.corriere.it web.unitn.it/files/download/36034/right_pdf.compressed.pdf www.asvis.it www.ciriesco.it www.facebook.com/plugsocialtv www.festivalsvilupposostenibile.it www.fondazionecariplo.it www.healthpowerhouse.com/wp-content/uploads/2017/01/EHCI_2016_report.pdf www.millenniumassessment.org/en/Synthesis.html www.modusriciclandi.info/search/all/scuola www.pubblicitaprogresso.org www.rapportogimbe.it www.slideshare.net/kttb/come-la-pubblicita-racconta-le-donne-e-gli-uomini-in-italia www.teebweb.org www.unric.org/it/agenda-2030

Collana Comunicazione Sociale Volume 6 A cura di

Rossella Sobrero Introduzione

Alberto Contri, Presidente Fondazione Pubblicità Progresso Contributi di

Elio Borgonovi, Nicoletta Bosco, Claudia Cagliano, Annalaura Carducci, Emilio Conti, Alberto Contri, Piero Dominici, Gea Ducci, Franca Faccioli, Francesca Forno, Marco Fratoddi, Marisa Galbiati, Enrico Giovannini, Renata Kodilja, Luca Mattiucci, Paola Papakristo, Mariaeugenia Parito, Gaia Peruzzi, Francesco Pira, Roberto Randazzo, Stefano Rolando, Rossella Sobrero, Andrea Volterrani

Pubblicità Progresso attiva dal 1971 (prima come Associazione e poi, dal 2005, come Fon- dazione), è entrata nel vocabolario quotidiano degli italiani, diventando sinonimo di “pub- blicità sociale”. Con la sua attività e grazie al contributo di chi ne fa parte, Pubblicità Pro- gresso ha promosso e promuove l’impiego della comunicazione sociale di qualità tra gli strumenti operativi di enti, istituzioni, pubblica amministrazione e organizzazioni non profit. Ha contribuito a valorizzare la pubblicità italiana e i suoi operatori. In virtù di tutto questo la Fondazione Pubblicità Progresso è oggi una delle espressioni più alte e rappresentative delle organizzazioni del mondo della comunicazione e dei professionisti che ne fanno parte. www.pubblicitaprogresso.org