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La crisi dell’Impero e la formazione dei principati separatisti a Trebisonda e in Epiro

3.1 Considerazioni preliminari sulla quarta crociata

Il 1204 è senza ombra di dubbio una data cruciale per tutta la storia medievale, dal momento che il colpo inferto dai crociati al cuore della basileia, oltre a contribuire in maniera sostanziale ad aprire il vaso di Pandora delle tensioni latenti nelle sue periferie e ad avviare un profondo rimescolamento nelle strutture della civiltà romano-orientale, alterò irreversibilmente gli equilibri tra il mondo bizantino e quello latino-germanico. In effetti, all’indomani della caduta di Costantinopoli nelle mani dei cavalieri latini il Mediterraneo orientale fu il teatro di un cataclisma geopolitico senza precedenti paragonabile forse solo alla conquista della regione, in età antica, da parte dei Romani. Entro i confini di quello che sino a poco tempo prima era stato l’Impero Romano d’Oriente stavano prendendo forma almeno quattro entità politiche distinte e rivali759: una sotto il dominio dei crociati, ossia l’Impero Latino con i suoi regni e principati vassalli, e tre governate da dinasti romei, vale a dire il cosiddetto Impero di Nicea760, e i principati d’Epiro e di Trebisonda761. Sugli eventi e le motivazioni che spinsero i crociati ad assediare e poi impadronirsi della capitale imperiale il 13 aprile del 1204 moltissimo si è discusso sia in seno alla bizantinistica, sia tra gli studiosi del medioevo occidentale762. Non è perciò il caso di ripercorrere anche in questa sede i preparativi compiuti dalle cancellerie occidentali per organizzare la crociata, l’itinerario dei peregrini attraverso le province europee della basileia e le convulse fasi che si susseguirono dentro e fuori Costantinopoli prima della sua definitiva caduta, poiché, almeno tra gli addetti ai lavori, si tratta di una storia nota. Le vicende che si svilupparono intorno all’episodio centrale della crociata anti-cristiana e provocarono la

759 Cinque se includiamo nel conteggio anche il complesso dei territori che Venezia ottenne dalla spartizione della

basileia.

760 Si tratta di una denominazione postuma assegnata dagli studiosi in riferimento alla sede ufficiale del governo,

Nicea appunto, giacché dopo l’incoronazione di Teodoro I Lascaris nel 1208, tutti i sovrani niceni si dichiaravano ‘imperatori e autocrati dei Romani’, così come sino al 1204 avevano fatto i basileis residenti a Costantinopoli.

761 M.ANGOLD, The Fourth Crusade: Event and Context, Harlow 2003, p. 75 sgg.

762 La bibliografia sull’argomento è sterminata, ci limitiamo perciò a segnalare alcune pubblicazioni recenti, Op.

cit.; M.MESCHINI, 1204: l'incompiuta. La quarta crociata e le conquiste di Costantinopoli, Milano 2004; Urbs Capta:

the Fourth Crusade and its Consequences, a cura di A. E. LAIOU, Paris 2005 (Realités Byzantines, 10); Quarta Crociata cit.; The Fourth Crusade Revisited, a cura di P.PIATTI, Città del Vaticano 2008 (Atti della Conferenza Internazionale nell'ottavo centenario della IV Crociata, 1204-2004. Andros (Grecia), 27-30 maggio 2004); Identities and Allegiances cit.

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frammentazione di Bisanzio in una pluralità di forze in competizione tra loro sono anch’esse perlopiù conosciute dai medievisti. Approfondire i dettagli di tali avvenimenti, tuttavia, è quanto mai opportuno, giacché la loro ricostruzione consentirebbe non soltanto di ricongiungere la fase formativa dei principati epirota e trebisontino con quanto è emerso dallo studio delle due regioni nei secoli XI e XII, ma anche di smentire una volta di più una certa vulgata storiografica, che li fa apparire, insieme con l’Impero di Nicea, come una mera conseguenza della caduta della capitale imperiale in mano ai crociati.

3.2 Le premesse al disastro: autonomia e separatismo da Alessio II alla vigilia della caduta di

Costantinopoli

L’atteggiamento che i notabili di Durazzo ebbero nel 1185, allorché consegnarono la metropoli epirota agli invasori normanni scavalcando l’ufficiale inviato da Costantinopoli, e che poi riprodussero nel 1203, quando acclamarono imperatore Alessio IV Angelo (1203-1204)763 e consentirono ai Latini l’ingresso nella basileia, non fu un caso isolato nel periodo che va dalla morte di Manuele I (1180) all’avvento dei crociati (1203-1204). È facile intuire dal quadro che abbiamo tracciato dei problemi che i funzionari bizantini incontrarono nella gestione dei temi di Durazzo e di Nicopoli nel quarto finale del XII secolo come il sensibile declino che l’autorità dell’imperatore subì in quegli anni avesse avuto ripercussioni negative non soltanto in area epirota, ma anche nel governo di tutte le province della basileia. Il perdurare dell’instabilità politica a livello centrale, con cinque degli ultimi sei sovrani saliti al trono grazie a un’usurpazione764, e periferico, contestualmente al progressivo peggioramento delle finanze pubbliche, si concretizzava in una crescente difficoltà da parte della corte di rappresentare il centro di gravitazione sia per i maggiori casati dell’aristocrazia, sia per gli arconti provinciali. Al contempo la crisi delle strutture di vertice dell’Impero limitava ulteriormente le capacità dell’amministrazione, già in parte svuotata dei propri tradizionali contenuti dalle politiche dei Comneni, di esercitare un effettivo controllo sui fermenti ribellistici che da sempre avevano caratterizzato la provincia bizantina. Nel momento in cui l’imperatore non fu più percepito dalle classi dirigenti locali come la suprema fonte del prestigio e della ricchezza, lo scadimento delle istituzioni tematiche, da cui conseguiva la crescente inefficienza del governo provinciale, cui soltanto

763 GEOFFROY DE VILLEHARDOUIN, La conquista di Costantinopoli, ed. a cura di F.GARAVINI, Torino 2008 (ed. or.

1962), p. 38.

764 Solo il minorenne Alessio II succedette al padre in maniera indolore, mentre sia Andronico I, sia Isacco II, sia

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tardivamente e per breve tempo Andronico I provò a porre un freno765, fu avvertito sempre più come un peso da coloro i quali per sostanze, incarichi pubblici, influenza politica o una combinazione di questi fattori si trovavano in posizioni egemoni nelle periferie dell’Impero.

Pur senza mai sfociare in un vero e proprio collasso, lo sfarinamento dell’apparato pubblico imperiale, peraltro già sensibile nella seconda metà dell’XI secolo, anche se parzialmente controbilanciato dalla capacità dei basileis comneni di coinvolgere i ceti egemoni in una nuova formula di distribuzione del potere, indusse un numero crescente di magnati scontenti della piega che avevano assunto gli eventi a opporsi al governo centrale. Stando all’elenco stilato nel 1990 da Jean- Claude Cheynet, contro le 36 ribellioni verificatesi tra il 1081 e il 1180, ossia nel corso del secolo che trascorse tra l’incoronazione di Alessio I e la morte di Manuele I, ve ne furono 58 tra il 1180 e il 1204, vale a dire tra l’avvento al trono di Alessio II e la caduta di Costantinopoli in mano ai crociati. Così presentati, questi numeri potrebbero apparire scarsamente significativi, nondimeno da un semplice confronto aritmetico tra i due dati, senza neppure tenere conto di quante ribellioni ebbero successo e quante invece furono represse dalle forze imperiali, emerge in maniera palmare quanto fosse cresciuta la propensione dei sudditi della basileia a insorgere contro il proprio sovrano. A fronte di una media di 0,36 ribellioni all’anno durante i regni dei primi tre Comneni, ovvero all’incirca una ogni tre anni, ve ne furono ben 2,32 nei successivi cinque lustri, ossia poco meno di sette ogni tre anni, con un aumento quantificabile grosso modo intorno al 650%766.

Oltre al dato quantitativo, già di per sé utile per ottenere una prima impressione dei problemi che la basileia dovette affrontare nei decenni finali del XII secolo, è opportuno indagare anche la natura degli episodi insurrezionali che si susseguirono nel quarto di secolo che precedette la quarta crociata. A fianco dei tradizionali tentativi di usurpazione compiuti dai grandi aristocratici o da qualche membro insoddisfatto del casato regnante, delle manifestazioni di infedeltà di alcuni settori dell’esercito o della popolazione costantinopolitana e provinciale e delle sollevazioni causate dall’esazione di nuove o più elevate imposte, si moltiplicarono le ribellioni a carattere separatista e autonomista. Pur rappresentando una quota marginale nel panorama delle forme di opposizione al potere imperiale, queste non erano mancate nei secoli precedenti, come attestano il caso di Trebisonda, quelli relativi alle più immediate conseguenze della battaglia di Manzicerta, insieme ad altri episodi riconducibili a periodi più risalenti della storia bizantina, e tuttavia tra il 1180 e il 1204 si assistette in tutte le regioni dell’Impero a una proliferazione senza precedenti di tali fenomeni. In passato le rivendicazioni di autonomia e i conati separatisti avevano caratterizzato perlopiù l’estrema

765 Sul tentativo di Andronico I, HERRIN, Realities cit., p. 267 sg.

766 Il calcolo è il seguente: 36 ribellioni su 100 anni (36:100) corrispondono a 0,36 ribellioni all’anno; 58 ribellioni

su 25 anni (58:25) sono 2,32 ribellioni all’anno; 2,32:0,36=6,͞4, ovvero un incremento del 644,͞4%, in CHEYNET, Pouvoir

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