CAPITOLO 2 L’ASSISTENTE SOCIALE NEL CONSULTORIO E I CRITERI DI VALUTAZIONE DELLE
2.3 I criteri di valutazione
Nelle valutazioni delle capacità genitoriali bisogna considerare se i sopraccitati elementi di buona genitorialità siano presenti nella coppia prima della separazione e se tali elementi sussistono anche in seguito ad un eventuale rottura della coppia, pur in una situazione di inevitabile cambiamento del rapporto con il figlio e delle dinamiche familiari. C’è una vastissima letteratura sui criteri più consoni da utilizzare per valutare l’affidamento dei figli. Camerini15 definisce quattro criteri principali che sono divenuti un punto di
riferimento per le decisioni che riguardano la genitorialità e la collocazione dei figli nelle cause di separazione:
1) il criterio d’accesso (Cigoli 1988, 2001): la capacità di favorire “l’accesso” all’altro genitore, individuando gli elementi di collaborazione e disponibilità e quelli ostativi al diritto/dovere di ciascun genitore di partecipare alla crescita e all’educazione del figlio. La presenza/assenza nei genitori della capacità di comprendere l’importanza della continuità genitoriale, che perdura anche in seguito alla separazione, così come la disponibilità da parte di entrambi di favorire l’accesso, oltre che all’altro genitore, anche ai suoi parenti che possono essere importanti punti di riferimento per il bambino;
2) il criterio del “genitore psicologico” cioè la relazione di attaccamento genitore/figlio e la capacità di comprensione dei bisogni dei figli. Comprende l’abilità di educare e guidare il figlio nei rapporti con l’ambiente esterno e nel comportamento sociale più consono da tenere e di essere un punto di riferimento che offre sostegno, protezione, affetto ed ascolto. In quest’ottica va anche valutata la volontà e la capacità di tenere il figlio al di fuori dei conflitti genitoriali;
3) il criterio del “desiderio autentico dei figli” (Dell’Antonio, 1990), ovvero il legame che intercorre con il genitore e il desiderio del bambino di trascorrere del tempo con lui;
15 G. Camerini, G. Di Leo, G. Sergio, L. Volpini, Criteri e strumenti di valutazione delle capacità genitoriali, Minorigiustizia, 2007
41 4) Il criterio della riflessività, la capacità dei genitori di riflettere e fare delle rielaborazioni sul benessere e i desideri dei figli a seconda della loro fascia d’età e la qualità delle relazioni familiari entro le quali sono situati. Tale funzione viene indagata valutando la disponibilità narrativa dell’utente su alcune tematiche rilevanti come l’area familiare, il rapporto di coppia o quello con i figli.
L’assistente sociale per redigere la valutazione delle capacità genitoriali segue questi quattro criteri, indagando inoltre sull’eventuale presenza di un pregiudizio per il minore, su il suo stato di disagio o benessere, indicando quale sarebbe il genitore più adatto nel seguire primariamente il figlio nella crescita.
Particolare attenzione viene data dagli operatori sociali al riconoscimento di situazioni di pregiudizio o rischio di pregiudizio per il minore.
Tali situazioni possono dipendere da:
a) maltrattamento fisico o psicologico, trascuratezza; b) abuso sessuale;
c) violenza subita durante l’infanzia che può aver causato patologie psicologiche; d) tossicodipendenza, alcolismo, devianza o psicopatologia dei genitori;
Recentemente si sta diffondendo il fenomeno della violenza assistita familiare, cioè quando i minori sono costretti ad assistere ad episodi di violenza tra persone di riferimento, a cui lui è affettivamente legato. Naturalmente questo tipo di violenza può causare danni nella crescita del minore.
Vi sono altri tre criteri di base che vanno presi in considerazione: l’abitazione, il nutrimento e l’accudimento. Si chiamano funzioni genitoriali di base in quanto sono svolte in qualsiasi società, anche tra quelle primitive, e sono osservabili anche tra il mondo animale.
E’ doveroso che siano garantiti ma non sono determinanti per l’allontanamento del figlio dalla propria abitazione. Se mancano tali elementi ma sono presenti i quattro criteri sopracitati il compito dell’assistente sociale sarà quello di attivare dei servizi e degli aiuti per supplire a tali carenze di base.
L’abitazione deve essere sufficientemente grande e pulita in modo da non comportare un pregiudizio per la salute del minore. Entrambi i genitori devono impegnarsi a dare un alloggio
42 adeguato ai propri figli o contribuire per le spese di mantenimento dell’abitazione dove essi vivono. L’assistente sociale può verificare lo stato abitativo sia tramite colloqui sia tramite visite domiciliari. Solitamente se uno dei genitori cambia la residenza, e sono ancora seguiti dai servizi sociali, l’assistente sociale farà un’ulteriore visita domiciliare per valutare l’adeguatezza della nuova abitazione.
Quando si parla di alimentazione si intende sia, in senso letterale, la presenza di cibo per i bambini sia la disponibilità economica del genitore, ovvero che sia in grado di occuparsi della sussistenza dei suoi figli. Queste attività portano all’instaurarsi di un legame affettivo con il bambino, anche se non è sufficiente come unica azione per costruire un vincolo sentimentale. E’ considerato un genitore inadeguato colui che non cerca un lavoro stabile, per esempio colui che continua a vivere grazie all’aiuto dei propri genitori, i nonni, o che non passa l’assegno di mantenimento all’ex compagno, spesso come gesto di ripicca o dispetto, mettendo però in situazioni di precarietà il figlio stesso.
Parlando di accudimento si considerano tutte quelle attività di cura del figlio come l’igiene personale, l’attenzione e le cure per la salute e l’acquisto dei vestiti. Se un bambino è piccolo queste attività sono legate alla sua sopravvivenza.
Tra queste bisogna osservare la capacità di prestare attenzione al bambino e ai suoi movimenti per difenderlo da eventuali pericoli e prevenire i rischi. Sono inadeguati i genitori distratti, spesso tra questi rientrano gli alcolisti o i tossicodipendenti.
Le grandi aree che il genitore deve coprire sono il sostegno nella crescita, la protezione e la socializzazione. All’interno di queste grandi categorie l’assistente sociale dovrà valutare i fattori di rischio e quelli protettivi e i segnali di benessere o malessere dei figli per avere un quadro generale della situazione e delle possibili dinamiche che potrebbero mettersi in moto in modo da prevenirle prima che si verifichino.