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La critica alla mostra e agli acquist

Le modalità di organizzazione dell’esposizione, il dibattito precedente sui tempi e la frequenza dell’esposizione romana, la costruzione di un palazzo ad hoc avevano creato uno stato di attesa nel pubblico e nella critica che sembra non aver giovato alla fortuna dell’esposizione.

La diffusione di un’aspra critica821 si avverte dell’artista romano Odoardo Toscani,

recensore della mostra, che nota “un coro numeroso che trova sbagliata l’epoca, sbagliato il palazzo, sbagliati i quadri, sbagliate le cornici, sbagliati i chiodi alle quali stanno appese”822.

Si nota anche dalla pagine della Nuova Antologia che “giammai come ora la critica artistica è stata facile dispensatrice di lodi e di biasimo, giammai i criteri suoi furono così incerti, o per meglio dire, così subordinati alle simpatie o antipatie personali, ai vincoli d’amicizia, a mille altre considerazioni diverse, senza contare poi che sull’autorità e sulle cognizioni speciali dei critici vi sarebbe luogo di discutere”823. Il cronista, anonimo, a mio avviso, è

riconoscibile in Camillo Boito che sarà principale recensore dell’esposizione romana dalle pagine della rivista di Protonotari che inquadra immediatamente il clima contraddittorio

818 Per fare un solo esempio, nel primo pomeriggio con ingresso a tariffa ridotta l’esposizione fu visitata da

3.112 visitatori. Il popolo all’esposizione in Roma. Giornale illustrato, 1883, p. 59

819 Fabi, 1883, p. 9.

820 Per la descrizione delle categorie di persona in visita alla mostra si veda Giacomo Arbib, I visitatori

all’esposizione, in Roma. Giornale illustrato, 1883, p. 98.

821 Si veda G. Arbib, Accuse ingiuste in Roma. Giornale illustrato, 1883, p. 42.

822 Odoardo Toscani, La pittura all’esposizione di Roma, Roma, Tipografia editrice romana, 1883, p. 3. 823 L’esposizione di Belle Arti di Roma in Nuova Antologia, fasc. III, 1 febbraio 1883, pp. 529-530.

della mostra internazionale. Da una parte gli onori istituzionali, dall’altra le critiche di giornalisti e artisti.

Mimita Lamberti nel 1982824 e soprattutto Gianna Piantoni nel 1990825 hanno già delineato

limpidamente le posizioni della critica specializzata nei confronti dell’esposizione.

Giudizi negativi sono presenti a partire dalle opposizioni su tutta l’iniziativa nella Cronaca

Bizantina826 e nel Fanfulla della Domenica827, alla dura protesta di Nino Costa dalle pagine della Gazzetta d’Italia828. L’esposizione è anche il momento per riflettere sull’arte unitaria italiana e sulla creazione di un unico linguaggio figurativo. Luigi Chirtani, autore dell’Album-Ricordo dell’esposizione829 e cronista per l’Illustrazione Italiana, riporta la critica in

ambito regionale, sottolineando la superiorità della scuola lombarda e piemontese rispetto

824 Maria Mimita Lamberti, 1870-1915: i mutamenti del mercato e le ricerche degli artisti, in Storia dell’arte italiana,

VII, Torino, Einaudi, 1982, pp. 31-62.

825 Piantoni, 1990, pp. 109-121, in particolare si veda La critica e l’esposizione, pp. 112-115.

826 La rivista fondata dal milanese Angelo Sommaruga rappresentava l’opposizione alla cultura accademica,

borghese e conservatrice. L’esposizione internazionale fu, così, occasione per un giudizio negativo di tutta l’iniziativa. Per gli articoli sull’esposizione romana si veda Aesse [Angelo Sommaruga], L’inaugurazione

dell’Esposizione in Cronaca Bizantina, a. III, 1 febbraio 1883; Edoardo Scarfoglio, La critica all’Esposizione in Ibidem. La rivista si scaglia anche contro il comitato esecutivo, fin dall’inizio del mandato, al momento della

scelta della tipografia in cui stampare il catalogo ed il giornale ufficiale dell’esposizione. Alla gara d’appalto aveva partecipato anche Sommaruga che vide favoriti la Ditta Maggi-Foli-Danesi sua concorrente. Il milanese sottolinea che Alessandro Foli, membro della ditta vincitrice, è a sua volta in società con Rodolfo Arbib, figlio di quel Giacomo Arbib membro del Comitato che curerà interamente il Giornale ufficiale dell’esposizione. Per questa vicenda si veda Aesse [Angelo Sommaruga], Esposizione di Belle Arti in Cronaca

Bizantina, a. II, vol. III, n. 9, 16 ottobre 1882, pp. 69-70.

827 Il celebre allegato al giornale diretto dal siciliano Luigi Capuana riporta nel complesso un giudizio

negativo alla mostra, per mano di Gabriele D’Annunzio. Per approfondimenti si veda Mario Vecchioni,

Quando D’Annunzio era critico d’arte, Roma, Palombri, 1963.

828 Dalle pagine del quotidiano Costa critica l’arte accademica, l’arte di genere e spagnoleggiante, la pittura

di storia e gli eccessi del verismo. Forte opposizione la riserva alla scultura “commerciale” dell’area settentrionale, “sentimentale” dell’area meridionale e accademica. Per gli interventi di Costa si veda Gazzetta

d’Italia, 11, 18 e 25 marzo 1883; 25 aprile e 5 giugno 1883. Per la critica di Costa alla mostra del 1883 si veda

Piantoni 1990.

a quella romana830. Camillo Boito, dalle pagine della Nuova Antologia, lamenta il tramonto

delle caratteristiche regionali dell’arte italiana, senza veder nascere una scuola “nazionale”831. Quest’aspetto, unito alle scorrettezze notate nella Commissione

giudicatrice di cui faceva parte, porta il milanese a suggerire al Governo di cercare altri modi per sostenere l’arte contemporanea832. Il medesimo suggerimento viene elargito da

Pasquale Villari833 che analizza la situazione di decadenza della società e l’allontanamento

dell’arte da essa, causata dall’industrializzazione. Il napoletano suggerisce al Governo, quindi, di dedicarsi all’educazione dell’artista, unico mezzo per “ristabilire le condizioni in cui l’arte può riconquistare la sua antica dignità, raggiungere la desiderata altezza”834.

Altre critiche sull’allestimento, sullo scarso numero di vendite, sugli intrighi della Commissione provengono da Ferdinando Fontana835. Il pittore Francesco Netti, invece,

830 L’esposizione di Belle Arti a Roma. Lettera I e Lettera II in Illustrazione Italiana, I semestre 1883, n. 5, p. 70 e n.

6, p. 87.

831 Boito, La Mostra di Belle Arti e la Nuova Galleria Nazionale in Nuova Antologia, XXXIX, n. 10, 15 maggio 1883,

pp. 211-239, ristampato come La mostra internazionale di belle arti in Gite di un artista, a cura di Maria Cecilia Mazzi, Roma, De Luca, 1990, pp. 381-413, in particolare qui 404. Il milanese nutriva altre speranze per l’esposizione, dove poteva finalmente sorgere un’arte nazionale unitaria. Scrive in occasione dell’inaugurazione: “Qui nella grande capitale del Regno, dove si concentrano le sublimi tradizioni della civiltà pagana e della civiltà cristiana; qui dove gli artisti di tutto il mondo scendono a studiare, e gli uomini culti di ogni paese corrono corrono ad ammirare, doveva splendere per al prima volta il sole della nostra arte contemporanea. Roma, che rappresenta, fortunatamente, l’unica politica d’Italia, doveva rappresentare d’ora innanzi anche l’unità della sapienza e del genio italiano nell’arte. Dall’unità, anche in questo, doveva venire la forza”. Boito, 1883, p. 381, 382.

832 In particolare Boito suggerisce il Governo di dedicarsi alla costruzione e alla decorazione di nuovi edifici.

“I palazzi pubblici guadagnerebbero in bellezza e decoro; e il Governo, senza violentare in nessun modo la natura dell’arte e senza menomamente offendere la libertà, provvederebbe alla esecuzione di grandi opere di pittura e statuaria. Insomma al Governo la cura dell’arte monumentale, che non può venire sorretta e che, mentre in Francia ed in Germania fiorisce, da noi langue abbandonata e spezzata; ai privati invece tutta quanta la cura dell’arte spicciola”. Boito, 1883, p. 239.

833 Pasquale Villari (Napoli 1826- Firenze 1917).

834 Pasquale Villari, Discussioni d’arte suggerite dalle recenti esposizioni in Nuova Antologia, 1883, fasc. IV, 15

febbraio.

orienta la sua polemica sulla dimensione eccessiva dei dipinti, eseguiti per accontentare presunte preferenze del Comitato organizzatore romano836.

Una posizione negativa è anche quella di Gabriele D’Annunzio che recensisce la mostra dalle pagine del celebre Fanfulla della Domenica, soffermandosi sulle sensazioni visive e gli stimoli che originano soprattutto dai dipinti di Alma Tadema e del Voto di Michetti837.

Dal coro di proteste si distacca in parte Primo Levi, direttore del quotidiano La Riforma che pubblica un volume sull’esposizione dal titolo Secondo Rinascimento nel quale ribadisce il ruolo di Roma come centro unificatore dell’arte italiana, auspicando un «secondo Rinascimento» artistico al quale sarebbe conseguito un rinascimento civile. Levi risulta critico contro la stampa e le cronache negative emesse ma anche contro il sistema delle acquisizioni del Governo e della Casa Reale838.

La critica comune più spietata è fin dall’inizio contro la Giuria e contro la parzialità nella scelta degli acquisti. Raccomandazioni e favoritismi erano sotto gli occhi di tutti. Ferdinando Fontana denuncia “sotterfugi, gherminelle, gli atti arbitrari commessi dal Comitato per proteggere chi a lui meglio piaceva”839. Anche Salvatore Grita dalle pagine

della Gazzetta d’Italia si scaglia contro le scelte della Giunta basate su nepotismi840.

Nonostante la nomina di una Commissione per la selezione delle opere da acquistare, la scelta veniva compiuta direttamente dal ministero, in base alle raccomandazioni

836 Scrive il pittore “in tutt’i casi il quadro grande deve essere una necessità o una visione, non una velleità. E

pur troppo molti dei grandi quadri esposti non presentano altra ragione delle loro ampie dimensioni, se non fosse quella di voler fermare il pubblico ed imporsi alla sua attenzione”. Francesco Netti, Esposizione

Nazionale di Roma (1883) in Critica d’arte, pagine scelte con prefazione e note di Aldo De Rinaldis, Bari,

Laterza, 1938, pp. 130-181, qui in particolare p. 133..

837 Piantoni, 1990, p. 112. Per le recensioni sul Fanfulla della Domenica si veda Lamberti 1982, pp. 47-50 con

bibliografia relativa.

838 Primo Levi L’Italico, Il Secondo Rinascimento Italiano, 1883-1884, Roma, 1884. Uno stralcio dal testo è in

Bordini, 2002, pp. 141-145.

839 Fontana, 1883, p. X.

840 Per fare qualche esempio, scrive Grita di Tallone che “il suo maggior pregio è essere allievo di Bertini, uno

dei giudici influenti”, di Boggiani che “il quadro è un buon studio dal vero, ma si deve gettare le fondamenta, iniziare un Museo con gli studi dal vero?”. Salvatore Grita, Prima esposizione di Belle Arti in Roma

1883. Il giudizio della Giunta e la conferenza Boito in Gazzetta d'Italia, a. XVIII, n. 118, sabato 28 aprile 1883,

ricevute841. I membri della commissione, che secondo il Regolamento avrebbero dovuto

visitare le sale prima dell’apertura al pubblico per segnalare le opere degne di acquisto governativo, lamentano ancora nel febbraio 1883 la mancata visita all’esposizione per giudicarne le opere, alcune delle quali addirittura già vendute842.

Testimone diretto delle difficoltà per la selezione degli acquisti è Camillo Boito nella duplice veste di cronista per la Nuova Antologia e – soprattutto – di membro della Commissione. La scelta di opere che avrebbero dovuto rappresentare l’arte del presente rende scettici i contemporanei843.

Le scelte figurative volevano affermare un’arte di impegno, la pittura storica in particolare, da contrapporre a quella di genere, di grande successo commerciale ma adatta solo a decorare interni borghesi più che a rappresentare le aspirazioni di una nazione844. Questa

posizione era stata chiarita all’esposizione torinese del 1880, dove erano state premiate pitture e sculture di genere storico, ed era opinione diffusa che si sarebbe ripetuta nella mostra romana.

Le attese degli artisti per l’esposizione internazionale erano sollecitate dalle somme disponibili per gli acquisti governativi, visto che fin dal 1881, con l’abolizione dei premi di incoraggiamento845 si sarebbero dovuti stanziare annualmente a questo scopo cospicue

841 Nicola Lazzaro, L'esposizione artistica di Roma 1883. Impressioni, Palermo 1883, p. 15. 842 ACS, MPI, AA.BB.AA, Primo versamento 1860-1890, b. 331, fasc. 207-12, 17 febbraio 1883.

843 Scrive Boito “Una così fatta Galleria, formata a spese e con la ingerenza del Governo, aperta al pubblico

nella capitale del Regno, non può essere una forma di semplice incoraggiamento per gli artisti giovani, o di semplice beneficenza per gli artisti poveri: dovrebbe contenere il fiore della bellezza, svelare ai presenti e ai nipoti il carattere e il valore delle arti nostrane in ciò che v’è di più vicino al perfetto. Ma la difficoltà della scelta spaventa. Una delle due: o il Governo, resistendo alla corrente d’oggi, acquista le opere che s’ispirano a concetti più alti del consueto ed a maniere meno in voga, e rischia di imprimere alle arti un movimento artifiziale e accademico, senza dire che allora la Galleria non rappresenterebbe più le vere condizioni artistiche in anni in cui si va formando; o il Governo, pure studiandosi di eleggere il meglio, segue senz’altro l’andazzo, e allora, mentre l’obbligo suo è di provvedere a migliorare l’arte come ogni altra cosa, la conferma anzi ne’ suoi drizzoni e li sancisce. C’era proprio bisogno che lo Stato pigliasse per sé i Castagni del Boggiani, i Mulini sull’Adige di Bezzi, il Ritratto del Tallone, l’Idillio del Raggio? Queste opere, lo confessiamo, piacciono in questo momento anche a noi, quale più, quale meno; ma sono tela da Galleria nazionale? Piaceranno a noi fra dieci anni, fra venti, se saremo vivi?”. Boito, 1883, p. 237.

844 Piantoni, 1991, p. 110.

somme di denaro846. Gli acquisti847, inoltre, erano destinati alla costituenda Galleria

nazionale d’arte moderna accrescendo l’onore per gli artisti di rappresentare l’arte nazionale. Questi, pur di vendere ad enti pubblici quali il Ministero, il Municipio o la Casa Reale tendono a diminuire il prezzo di vendita delle opere848.

Gli acquisti governativi del Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna vennero effettuati in diversi momenti849. Una prima parte850, per la

somma totale di £ 42.000, secondo quanto prescritto dal decreto di abolizione dei premi di incoraggiamento; una seconda parte851 per una somma totale di 47.000 lire fu acquistata

secondo le delibere di un’adunanza del Consiglio di Stato, sezione dell'Interno, dopo la

846 Nel 1882 si erano destinate all’acquisto di opere d’arte ben 220.000 lire. ACS, MPI, AA.BB.AA., Primo

versamento, 1860-1890, b. 329, fasc. 207-12, 2 marzo 1883.

847 Da documenti archivistici dell’Archivio Centrale dello Stato si evincono alcuni dati relativi allo

stanziamento definito per gli acquisti, richiesti al Ministro degli Esteri dalla legazione belga. Per una statua in marmo i prezzi variavano dalle 4.000 alle 10.000 lire, chiaramente a secondo del merito dell’artista, dell’esecuzione e delle misure. Per i busti i prezzi erano sudditi in due categorie: se originali lo stanziamento variava dalle 1.500 alle 2.000 lire, se copie poteva al massimo raggiungere le 1.000 lire. ACS, MPI, AA.BB.AA., Miscellanea affari diversi, 1880-1890, b. 6, fasc. 23.

848 Tale pratica provocò, talvolta, anche un senso di vergogna negli artisti. A titolo di esempio, presento un

episodio ricostruito attraverso la lettura di documenti dell’Archivio Ferrari. Il pittore veronese Angelo Dall’Oca Bianca, nel ringraziare lo scultore Ferrari – consigliere alla Giunta comunale romana – per aver permesso la vendita del suo dipinto Inondazione al Municipio di Roma richiede di non divulgarne il prezzo di vendita. ACS, Archivio Ferrari, b. 12, fasc. 583.

849 La documentazione degli acquisti ministeriali è in ACS, MPI, AA.BB.AA., Istituti di Belle Arti, b. 9.

850 Nella prima sessione di acquisti: Egisto Ferroni, Merciaio ambulante, £ 4.000; Francesco Gioli, Passa la

processione £ 2.000; Francesco Jacovacci, Alessandro VII e l’ambasciatore veneto, £ 7.000; Pio Joris, La fuga di Eugenio IV £ 7.000; Marco Calderini, Le statue solitarie £ 2.000.

Francesco Mancini, Dopo la vendemmia £ 3.000; Luigi Serra, cartoni e studi per la realizzazione dell'abside della chiesa di S. Maria della Vittoria a Roma £ 5.000; Adriano Cecioni, Una sorpresa per le scale (bronzo) £ 4.000; Costantino Barbella, La partenza del coscritto (terracotta) £ 2.000; Costantino Barbella, Il ritorno del soldato (terracotta) £ 2.000; Giovanni Biggi, La cicala (marmo) £ 7.000.

851 In questa sessione vennero acquistati: Raffaele Faccioli, Viaggio triste £ 8.000; Guido Boggiani, Raccolto delle

castagne £ 6000; Giuseppe Raggio, Idillio £ 5000; Cesare Tallone, Ritratto £ 4000; Antonio Allegretti, Eva dopo il peccato (marmo) £ 14.000;

consultazione con la Commissione Permanente di Belle Arti852; altre ancora furono

acquistate, come diremo, in chiusura dell’esposizione853.

Il voto della Commissione permanente di Belle Arti fu fonte di critiche in quanto si giudicò l’esclusione di opere di artisti napoletani e romani dalla scelta per l’acquisto come rivalsa contro quei gruppi artistici che avevano patrocinato la mostra permanente a Roma854.

Vigeva il sistema dei favoritismi, di cui rimane documentazione anche negli archivi dei Ministero. Ho, infatti, rintracciato alcune lettere di raccomandazione scritte dal ministro degli Affari Esteri Stanislao Mancini al ministro della Pubblica Istruzione, Guido Baccelli, riguardo l’acquisto di opere di Gangeri (Fulvia che punge la lingua di Cicerone), Mancini (I

bufali) e Volpe (Canzone allegra) presenti alla mostra romana. Altro esempio è la

corrispondenza tra lo scultore Adriano Cecioni e Giosuè Carducci, poeta che riscontrava successo sia in ambito repubblicano per il suo legame non celato con la massoneria sia in ambito governativo e monarchico855. Il letterato poteva intervenire sia in seno alla Giunta

di Belle Arti che presso il Governo per favorire la vendita del bronzo Una sorpresa per le

scale, effettivamente acquistato per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna in seguito

all’appoggio di Ferdinando Martini presso il ministro Baccelli. L’acquisto della scultura di Cecioni valse come riconoscimento pubblico dell’artista come iniziatore della ricerca del vero in scultura della sua teorizzazione856. Anche l’acquisto della scultura di Allegretti Eva

dopo il peccato, già esposta a Milano e al tempo non segnalata dalla critica, può essere

852 Adunanza del 5 maggio 1883. ACS, MPI, AA.BB.AA., Istituti di Belle Arti, b. 9.

853 Filiberto Petiti, Sole d'inverno £ 2000; Achille Befani Formis, Torrente £ 2000; Pietro Vanni, La peste di Siena £

6000; Antonino Leto, I funerali di Torre del Greco £ 5000; Francesco Paolo Michetti, Il voto £ 50000 (richieste £ 60.000); Cammarano, La battaglia di San Martino £ 10.000 (richieste £ 25.000); Fattori, La battaglia di Custoza £ 9000 (richieste £ 12.000); Filippo Carcano, Sulla piazza di San Marco £ 5000; Lorenzo Delleani, Imminente luna £ 3000; Francesco Loiacono, Presso il Vesuvio, £ 2000; Lio Gangeri, Fulvia (gesso) £ 5000; Emilio Franceschi,

Fossor (bronzo) £ 9000 (richieste £ 12000); Adelaide Maraini, Saffo (bronzo) £ 1800. Nella documentazione

archivistica è citato tra gli acquisti anche il bronzo di Achille D'Orsi, Proximus tuus senza indicazione del prezzo. L’opera era stata acquistata presso l’artista.

854 G. Arbib, Voto della Commissione permanente in Roma. Giornale illustrato, 1883, p. 196.

855 Per l’intera vicenda si veda Cecioni scultore, catalogo della mostra (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di

Palazzo Pitti, 11 aprile- 30 giugno 1970), a cura di Sandra Pinto, Firenze, 1970.

856 Si veda la scheda dell’opera a cura di Matteo Lafranconi in Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Le collezioni.

spiegato con la presenza in commissione di Monteverde, che aveva studiato all’Accademia Ligustica con Allegretti857.

Gli acquisti governativi vennero criticati nel Giornale ufficiale dell’esposizione. Il criterio di selezione delle opere non si sarebbe dovuto basare sull’acquisto delle opere migliori presenti alla mostra bensì avrebbe dovuto tener conto delle “spiccate manifestazioni artistiche onde la Galleria moderna ne potesse conservar ricordo”858. In maggio, periodo di

chiusura dell’esposizione859 se non si fosse proceduti alla proroga, alcune opere quali La

Battaglia di San Martino di Cammarano, i dipinti di Favretto, Laccetti, Carcano e Vanni

risultavano ancora invenduti, pure se considerati tra i migliori860. Per tale motivazione il

consigliere comunale e scultore Ettore Ferrari, segretario dell’esposizione, avvia un’interrogazione parlamentare presso la Camera dei Deputati chiedendo al Ministero dell’Istruzione Pubblica un’ulteriore sovvenzione con i fondi residui del bilancio861. La

somma, propone il ministro Guido Baccelli, avrebbe essere distribuita equamente, non basandosi più su raccomandazioni862 ma “nel supremo scopo dell’incoraggiamento delle

arti belle, io debbo avere un altro criterio: quello cioè delle diverse regioni e delle diverse scuole che vi fioriscono”863. Il Ministero si decise, quindi, per l’investimento di altre

150.000 lire, da dividere equamente per l’acquisto di opere di artisti del Nord, del Sud e del Centro. Viene nominata una commissione parlamentare composta da Baldassarre Odescalchi per Roma, Ferdinando Martini per la Toscana, Panfilo De Riseis per le province napoletane, Francesco Crispi per la Sicilia, Costantino Perazzi per l’Alta Italia e Francesco

857 Lamberti 1982, p. 46.

858 G. Arbib, Una delusione in Roma. Giornale illustrato, 1883, p. 90.

859 La chiusura, prevista per il 31 maggio, dopo quindi circa cinque mesi, viene prorogata al 1 luglio.

860 Cammarano aveva ricevuto per questo dipinto 3.000 lire, premio che l’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro

stanziava per la pittura storica. G. Arbib, Giuste soddisfazioni in Roma. Guida all’esposizione, 1883, p. 162.

861 Interrogazione Ferrari in Roma. Guida all’esposizione, 1883, p. 163; Atti Parlamentari del Regno, Camera dei

Deputati, legislatura XV, 1° sessione, 2° tornata del 15 giugno 1883, Svolgimento di una interrogazione del deputato Ferrari Ettore al ministro della Pubblica Istruzione, pp. 3908-3912.

862 Denuncia il ministro “ho una lunga serie di raccomandazioni fattemi da questa stessa Commissione la

quale nel giudizio è stata difficile, ma in quanto a raccomandare ha veramente abbondato!”. Ibidem, p. 3911.

Salaris per la Sardegna864 dove ogni membro acquistava opere degli artisti del suo

dipartimento elettorale865.

La parzialità evidente nella scelta delle opere da acquistare porta il genovese Nicolò Barabino, membro della Commissione, a consegnare le dimissioni al direttore generale delle Antichità e Belle Arti, il senatore Fiorelli. Il pittore, assente per quasi tre mesi dall’Italia, al suo ritorno nota che la selezione delle opere - orientata verso un’attestazione

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