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a cura di Anna Bonola e Valentina Noseda

Nel documento View of Vol. 29 No. 1 (2021): (pagine 182-188)

V.Ju. Apresjan – Ju.D. Apresjan – O.V. Dra-goj – B.L. Iomdin – A.K. Laurinavičjute – I.B. Levontina, K.A. Lopuchin – A.A. Lopuchina – E.V. Uryson, O metode kom-pleksnogo semantičeskogo, statističeskogo i psi-cholingvističeskogo analiza mnogoznačnosti [Sul metodo per una complessa analisi semantica, statistica e psicolinguistica della polisemia], “Russkaja Reč’”, 2019, 1, pp. 8-17

Gli autori propongono un approccio multidi-sciplinare allo studio della polisemia integran-do in mointegran-do innovativo i punti di vista della se-mantica, della linguistica computazionale, della neurolinguistica, della psicolinguistica e della statistica. L’analisi si apre con una classificazio-ne delle strategie di derivazioclassificazio-ne semantica che individua 14 diversi procedimenti attraverso i quali le parole possono assumere ulteriori nuovi significati. Con l’aiuto di tre esperimenti lingui-stici si è indagato come i molteplici significati di parole polisemiche siano fissati nella coscienza dei parlanti e come questi riescano a riconoscer-li nella comunicazione. Questo procedimento ha permesso di raccogliere dati sulle strategie di categorizzazione dei significati delle parole polisemiche, sull’attività cerebrale in corrispon-denza della visualizzazione di sintagmi-stimoli, e sulla velocità di movimento degli occhi duran-te la lettura di un duran-testo. Infine, si è condotto uno studio lessicografico di tipo statistico volto a verificare, attraverso il confronto con il Corpus Nazionale della Lingua russa, la frequenza con cui il primo significato dizionariale di una paro-la polisemica corrisponde al senso con cui essa viene più spesso usata. Confrontare i risultati di questi studi permette di ottenere una visione d’insieme del fenomeno linguistico della polise-mia e ne favorisce una maggiore comprensione, particolarmente utile per gli studi lessicografici e la ricerca sull’analisi automatica dei testi.

Michela Avellis

V.Ju. Apresjan – A. Shmelev, Asimmetri-ja “blizkogo” i “dalekogo”: temporal’nye znače-nija [L’asimmetria tra “vicino” e “lontano”: significati temporali], “Russian Linguistics”, 44, 2020, 3, pp. 203-230

L’articolo offre un’analisi pragmatica dei signi-ficati secondari temporali di aggettivi e avverbi il cui significato primario esprime una distanza spaziale (blizkij/dalekij [agg., vicino/lontano], nedaleko/daleko [avv., vicino/lontano], tut/tam [qui/lì], ecc.). Attingendo al Corpus Nazio-nale della Lingua russa, gli autori descrivono i rapporti di asimmetria tra questi significati, e ne indagano le ragioni semantiche. Particolar-mente rilevante è la tendenza dei termini che esprimono i concetti di ‘vicino’ e ‘lontano’ a le-garsi rispettivamente ai tempi futuro e passato, si veda la differenza tra blizkie kanikuly (lette-ralmente ‘le vacanze vicine’, cioè le prossime) e dalekie godi (‘gli anni lontani’, trascorsi molto tempo fa). Tale peculiarità ha una spiegazione pragmatica: questi aggettivi non si riferiscono infatti alla distanza, spaziale o temporale, come a un’entità fissa, ma sottendono l’idea di avvici-namento/allontanamento: è vicino ciò che deve ancora accadere, mentre il passato va allonta-nandosi. Questo rapporto non ricalca del tutto l’asimmetria rilevabile tra i significati spaziali degli stessi aggettivi, come si evince dall’anali-si semantica delle loro forme brevi e di alcuni costrutti preposizionali. Inoltre, coppie diverse (ad es. i deittici tut/tam) stabiliscono con i tem-pi verbali un rapporto opposto a quello appena descritto: tut [qui] si usa più frequentemente con il tempo passato, mentre tam [lì] è più co-munemente associato al tempo futuro. Gli au-tori suggeriscono che proprio queste differenze sono la causa delle frequenti lacune lessicografi-che lessicografi-che essi mettono in evidenza, e lessicografi-che qui pro-vano a colmare.

V. Benigni, Intensifying metaphors. A study contrasting Italian, Russian and English, in P. Cotta Ramusino – F. Mollica ed., Contrastive phraseology: Languages and cultures in Compari-son, Cambridge Scholars Publishing, Newcastle upon Tyne 2020, pp. 233-248

L’autrice propone un’analisi contrastiva italia-no-russo corpus based di alcune metafore ricor-renti in italiano dal valore intensificativo e con la struttura modificatore aggettivale (mono- o polirematico) precedente o seguente un sostan-tivo del tipo: paesaggio favoloso/da favola. Am-bito metodologico di riferimento della ricerca è la teoria sulla metafora concettuale di Lakoff e Johnson (1980). L’analisi contrastiva rivela che alla base delle metafore dell’intensificazione esiste un ampio pattern cognitivo comune al russo e all’italiano.

Anna Bonola F. Biagini, Il periodo ipotetico all’indicativo: tempo e aspetto in italiano e in russo, in O. Inkova – M. Nowakowska – S. Scarpel ed., Systèmes lin-guistiques et textes en contraste. Études de linguis-tique slavo-romane, Wydawnictwo Naukowe Uniwersytetu Pedagogicznego, Cracovia 2020, pp. 46-65

Riprendendo la bipartizione proposta da Maz-zoleni (2002) tra ‘possibile verità’ e ‘possibile falsità’ Biagini ne vede la corrispondenza con i costrutti russi condizionali detti di tipo in-dicativo e non inin-dicativo proposti da Švedova (1982). L’analisi contrastiva di tale corrispon-denza svolta sul corpus parallelo italiano-russo ha mostrato che a fronte dei costrutti ipotattici con la congiunzione se italiani il russo preferisce spesso costrutti asindetici con il perfettivo futu-ro della pfutu-rotasi o di pfutu-rotasi e apodosi spesso con valore di possibilità. Questa differenza viene infine messa in relazione con la distinzione di Arutjunova fra prosa gerarchica, che sviluppa i legami sintattici (italiano) e prosa attualizzante

(russo), che mette in primo piano il legame fra enunciato e situazione denotata.

Anna Bonola L.A. Janda – A. Fábregas, Seeing from wit-hout, seeing from within: aspectual differences between Spanish and Russian, “Cognitive Linguistics”, 30, 2019, 4, pp. 687-718

Scopo del saggio è dimostrare come russo e spagnolo concettualizzino in modo diverso la nozione di perfettività. Gli esempi utilizzati per corroborare questa ipotesi sono tratti dal ro-manzo La Sombra del Viento (Sombra) di Ruiz Zafon, allineato alla traduzione russa, e dal cor-pus parallelo russo-spagnolo compreso nel Cor-pus Nazionale della Lingua russa. Dall’analisi del database si evince che i 967 perfettivi della Sombra e i 373 perfettivi restituiti dal corpus parallelo equivalgono, nel 12,7% e nel 22% dei casi rispettivamente, a forme verbali imperfetti-ve nella imperfetti-versione russa. Pur individuando alcuni fattori legati alla semantica lessicale o alle diver-se categorie grammaticali delle due lingue (ad esempio il caso degli imperfectiva tantum in rus-so), in generale, secondo gli autori, il fenomeno osservato è riconducibile al fatto che laddove il parlante spagnolo osserva l’azione ‘dall’esterno’ e la concepisce pertanto come delimitata, il par-lante russo ha uno sguardo ‘interno’ sull’azione, focalizzandosi sul processo. La differenza tra le due lingue è più palese quando in spagnolo il predicato si accompagna a complementi di tem-po che specificano la durata o il momento fina-le di un evento, uno stato o un processo, quali durante [per], hasta [fino a]; tuttavia, in alcuni casi, il limite temporale può essere inferito dal contesto. Il diverso modo di concepire l’azione si manifesta inoltre quando un perfettivo passa-to spagnolo è tradotpassa-to in russo con un presente storico, necessariamente imperfettivo.

L.A. Janda – R.J. Reynolds, Construal vs. re-dundancy: Russian aspect in context, “Cognitive Linguistics”, 30, 2019, 3, pp. 467-497

Prendendo come modello la categoria dell’a-spetto verbale in russo, si esplora il rapporto tra il concetto di ridondanza linguistica e quello di open construal (la possibilità di concepire e vei-colare la medesima situazione in modi diversi). In particolare si afferma che l’aspetto verbale è ridondante quando il contesto linguistico determina in maniera chiara l’uso di una mar-ca aspettuale; mentre è soggetto a libera inter-pretazione, laddove il parlante, assumendo due prospettive differenti, è in grado di descrivere la stessa situazione extralinguistica attraverso un predicato perfettivo o imperfettivo. Il rapporto tra questi due estremi è esaminato, nonché cal-colato grazie a una serie di test statistici, attra-verso un questionario sottoposto a 501 madre-lingua russi in cui si richiede di valutare l’accet-tabilità della forma verbale presente nel testo, proponendo come alternativa anche la marca aspettuale opposta. Un’elevata corrispondenza tra l’aspetto originale e la scelta dei rispondenti (81% dei casi) indica che l’aspetto in quei de-terminati contesti è ridondante. Quando en-trambe le marche aspettuali sono valutate come accettabili (17% dei casi), significa che l’aspetto è soggetto a libera interpretazione. Si registra-no infine pochi esempi (2%) in cui la maggior parte dei rispondenti ha selezionato come prefe-renziale la marca aspettuale non corrisponden-te all’originale. Dall’analisi emerge inoltre che le risposte sono più coerenti quando ad essere valutata è la forma verbale originale. Al contra-rio, nel valutare la marca aspettuale non corri-spondente all’originale si registrano più spesso risposte diversificate. Questo dato dimostra che il parlante nativo risponde meglio a uno stimolo proveniente da estratti di lingua autentica e in-duce pertanto a rivalutare l’uso di esempi inven-tati o manipolati nell’indagine linguistica.

Valentina Noseda

E. Markasova – H. He, Konstrukcija ja/ty + že + imja suščestvitel’noe kak sredstvo manipuli-rovanija [La costruzione ja/ty + že + sostantivo come strumento manipolatorio], “Scando Slavica”, 66, 2020, 1, pp. 97-117

Gli autori esaminano la costruzione formata da ‘pronome personale di prima o seconda perso-na singolare + particella russa že + sostantivo’, avanzando l’ipotesi che possa essere usata a fini manipolatori. L’indagine è condotta nel Cor-pus Nazionale della Lingua russa, che restitui-sce 491 esempi con il pronome di prima perso-na, ja, e 741 esempi con la seconda persona, ty. A collocarsi più spesso con il costrutto in esame sono i nomi di parentela, oppure i nomi che de-signano una professione: ja že mat’ [io sono la/ tua madre]; ty že vrač [non sei mica un medico? / Sei un medico sì o no?]. Se impiegata con pro-nome di prima persona, la costruzione esprime generalmente un’autogiustificazione o un au-toelogio: ja že mat’ implica che la madre ha il diritto di intromettersi nella vita dei figli, oppu-re che il suo status giustifica determinati com-portamenti altrimenti inammissibili. Con pro-nome di seconda persona può invece veicolare un ordine, una richiesta, o può avere funzioni persuasive e di rimprovero; spesso, ad esempio, si cela un’accusa implicita nei confronti dell’in-terlocutore i cui comportamenti non sarebbero all’altezza del suo ruolo. Quando il parlante no-mina l’interlocutore in questo modo, limita le possibilità di replica di quest’ultimo, forzando-lo implicitamente ad aderire.

Valentina Noseda A. Shmelev, Russian language-specific words in the light of parallel-corpora, in H. Bromhead – Z. Ye ed., Meaning, Life and culture. In conver-sation with Anna Wierzbicka, ANU Press, Canberra 2020, pp. 403-419

L’eterogeneità e l’elevato numero di traducen-ti di una parola sono spesso sintomo della sua linguospecificità, poiché indicano l’assenza di un diretto equivalente. Alla base del presente saggio vi è l’assunto che non solo

l’osservazio-ne dei traducenti, ma anche l’analisi di queste ‘parole chiave culturali’ all’interno di testi tra-dotti da un’altra lingua consenta di chiarirne la semantica. Al giorno d’oggi ciò è possibile gra-zie all’avvento della Linguistica dei corpora e in particolare alla diffusione dei corpora paralleli. L’autore osserva che se il testo di partenza è rus-so, la difficoltà sta nel veicolare i tratti semantici nascosti di cui spesso tali parole sono portatrici. Di frequente il traduttore sceglie di esplicitare questi tratti semantici producendo una perdita nella resa finale (nello specifico a perdersi è l’uso dell’implicito), ma enfatizzando d’altro canto alcune porzioni di significato specifiche. La pre-senza di queste parole nei testi d’arrivo è invece spesso il risultato di una decisione inconscia del traduttore, che riflette un uso spontaneo della lingua, soprattutto quando nei testi fonte man-ca un equivalente linguistico per questi termini. Scopo del saggio è dunque presentare l’efficacia di questo tipo di indagine presentando il caso di alcune parole discorsive russe (ešče, že, razve, neuželi, avos’, nebos’) e del sostantivo toska [ma-linconia, angoscia], di cui si riportano svariati esempi tratti dagli studi precedenti dell’autore.

Valentina Noseda S. Slavkova, Semantika i pragmatika vida i vremeni glagola v vyskazyvanii [Semantica e pragmatica del tempo e dell’aspetto verbale nell’enunciato], Libra Skorp, Burgas 2020, 273 pp.

Questa monografia sintetizza e approfondisce numerosi studi condotti dall’autrice sull’a-spetto del verbo in russo e in bulgaro, in ottica contrastiva con l’italiano. Analizzando i casi di asimmetria rispetto alla coppia aspettuale (come per esempio i verbi aspettualmente non marcati, quelli biaspettuali o i casi di concor-renza degli aspetti, come avviene per il fattuale generico) l’autrice determina l’importanza che la classe azionale del verbo e altri fattori conte-stuali (per es. la presenza di determinati lessemi avverbiali o la determinatezza dei sostantivi) ri-vestono per l’attivazione dell’aspetto e delle sue

funzioni pragmatiche. Sono questi i casi in cui la lingua fa intervenire anche mezzi di compen-sazione per caratterizzare l’enunciato dal punto di vista aspettuale. Basandosi su tale assunto di partenza e su numerose analisi di esempi trat-ti dai corpora dell’uso, Slavkova ha così messo a punto un metodo di ricostruzione dei valori aspettuali dell’enunciato in russo e in bulgaro, che le ha permesso di approfondire diverse fun-zioni pragmatiche e comunicative dell’aspetto in queste lingue, relativamente poco studiate, come quelle dei performativi o dei verbi prefis-sati.

L’analisi è sempre condotta su almeno 2 lingue slave, il russo (che dispone di un ampio e originale sistema aspettuale a fronte di un li-mitato sistema temporale dei verbi), e il bulgaro (che invece combina tempi e aspetti), in contra-sto con l’italiano (dove l’aspetto è a carico del tempo o ha strategie di espressione non verba-le), il che le permette di giungere ad interessanti riflessioni anche sulle differenze tipologiche fra russo e bulgaro.

Anna Bonola D. Šipka, Lexical layers of identity: words, meaning, and culture in the Slavic languages, Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom 2019, 282 pp.

Scopo del volume è proporre un metodo per lo studio sistematico del rapporto tra il lessico e l’identità culturale legata a una determinata lingua. Gli esempi analizzati sono tratti dalle lingue russa, polacca e serbo-croata, e in misura minore da altre lingue slave. La prima sezione include una trattazione dello status quaestio-nis relativo agli studi dedicati alla relazione tra lessico, cultura e identità. L’autore presenta le teorie elaborate nell’ambito della culturologia linguistica, della teoria del metalinguaggio se-mantico naturale di Anna Wierzbicka, e della linguistica culturale, e solleva alcune obiezioni di natura metodologica, contestando in parti-colare una certa arbitrarietà che riscontra in tali approcci. Egli propone quindi di considerare il

lessico come composto da tre strati: uno strato profondo (deep layer), uno strato di scambio (exchange layer) e uno strato superficiale (super-ficial layer). Lo strato profondo comprende il lessico più stabile, che si modifica solo in tempi molto lunghi e con grandi difficoltà. Lo strato di scambio è costituito da parole introdotte nel lessico attraverso contatti culturali con altri po-poli. Come per il primo strato, anche in questo caso si tratta di un lessico che il parlante acqui-sisce apprendendo la lingua e sul quale esercita un potere limitato. Lo strato superficiale del lessico, infine, è quello più instabile, all’inter-no del quale l’identità culturale è continua-mente rinegoziata tra le autorità linguistiche e i parlanti mediante interventi conservativi o innovativi. Attraverso questa articolazione, che implica il ricorso a un metodo multidisciplina-re, si tenta di eliminare i bias che l’autore rileva negli approcci metodologici già menzionati. Lo studio dei tre strati porta alla luce una moltepli-cità di fattori che delineano il profilo lessicale dei parlanti e fungono da marcatori di identità

culturale. Ne consegue che non è possibile com-prendere il rapporto tra lessico e cultura ricor-rendo unicamente all’analisi di parole chiave o di concetti particolarmente rilevanti: sarà inve-ce neinve-cessario osservare le caratteristiche dello strato profondo del lessico, in particolare i casi in cui una lingua distingue tra due concetti (si pensi al russo noga, che esprime sinteticamente due significati, “gamba” e “piede”, ai quali cor-rispondono, in italiano, due parole diverse). Il profilo lessicale dei parlanti è poi condizionato dai rapporti che essi hanno storicamente stabili-to con altre culture, che si possono riconoscere attraverso lo studio dell’exchange layer. Infine, nello strato superficiale la risposta dei parlanti agli interventi normativi delle élites mette a fuo-co un terzo aspetto della loro identità culturale. Il volume si conclude con un approfondimento sulle prospettive di ricerca che questo approccio metodologico apre nel campo del rapporto tra lessico, identità e cultura.

Rassegna di Linguistica tedesca

Nel documento View of Vol. 29 No. 1 (2021): (pagine 182-188)

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