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prefaz. di Dacia Maraini, testimonianza di Giovanni Di Gommo, postfaz. di Giuliano Durone,

pp.XXVI-548,€ 16,60, Chiarelettere, Milano 2011

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utti i libri si compongono di due parti: il titolo e il resto. In questo caso il titolo pare da rivedere perché è improbabile che Tina Anselmi abbia tenuto diari "segreti" nel corso degli anni in cui fu presidente della Commissione bicamerale d'in-chiesta sulla P2. Nel titolo, o la curatrice o l'editore o tutti e due hanno confuso l'opera di Ansel-mi con quella della P2. La loggia era segreta; i diari di Anselmi, no. Essi possono essere, al più, personali o inediti.

Questa confusione iniziale ri-verbera i suoi effetti su tutto E li-bro, che può dire qualcosa di nuovo - previo controUo diretto della fonte - a chi già sa tutto suUa P2, ma risulta ingrato e ostico a quanti vogliano farsi un'idea dello scontro epocale che tra il 1981 e E 1984 oppose le forze pulite rappresentate da Anselmi aEe forze oscure che co-me talpe avevano invaso e mina-vano le istituzioni democratiche e cercavano di condizionare l'at-tività stessa della Commissione. A trent'anni di distanza da quegli eventi, è bene dire che la partita si è chiusa con la vittoria deUe forze che rappresentavano e rappresentano ancora Xancien régime. Se Pialuisa Bianco ha potuto scrivere nel 2004 che i "volumi degli atti della Commis-sione (...), gli interminabEi fogli deEa Anselmi's list (...), caccia-vano streghe e acchiappacaccia-vano fantasmi" è perché E piduista SEvio Berlusconi ha incarnato "lo spirito del tempo", ha nomi-nato parlamentari e stalberi e ha cercato di restaurare E principio deU'ineguaglianza degli indivi-dui di fronte aUa legge.

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Non mancano al volume le buone intenzioni ma la buona e faticosa fEologia, perché i "dia-ri" sono, in realtà, notizie ferma-te suUa carta per non perderne memoria, chiose ad atti giudizia-ri, sunti di e appunti per audi-zioni, notizie da verificare giunte da fonti bene o male intenziona-te; insomma, costituiscono uno zibaldone variegato e non sono stati dotati degli opportuni rac-cordi sia con i documenti pro-dotti o acquisiti dalla stessa Commissione che con le pressio-ni e le resistenze esercitate dalle stesse forze politiche di cui la Commissione fu espressione.

La Commissione cominciò a operare nel dicembre del 1981, ma già neUa primavera del 1982 socialisti e democristiani preme-vano congiuntamente per chiu-derla per evitare un gioco al massacro. Nel 1983 vari progetti si susseguirono per darle morte, più o meno dolce.

I 120 volumi pubblicati, la re-lazione conclusiva e, persino, gli appunti "segreti" di Anselmi, al-lo stato quasi brado in cui sono qui pubblicati, attestano un la-voro enorme ed eccellente, im-postato e prodotto sotto assedio. Sarebbe anzi ancora utEe un la-voro bibliografico che dia conto dei messaggi trasversali inviati o dei depistaggi tentati sui media coevi, delle accuse rimbalzanti da una parte politica all'altra su una questione che in definitiva riguardava le condizioni elemen-tari e necessarie di sopravviven-za del sistema democratico nel suo insieme.

I

l merito dei buoni risultati raggiunti dalla Commissione fu principalmente di Tina Ansel-mi, figlia di un farmacista socia-lista di Castelfranco Veneto, staffetta partigiana a diciassette anni, cresciuta politicamente neU'Azione cattolica e nel sinda-cato, democristiana sui generis, deputata dal 1968 e ministra pri-ma del Lavoro e poi della Sanità, scelta da NEde Jotti per questo compito, che avrebbe richiesto -e richi-es-e - buon s-enso, polso -e, soprattutto, coraggio per affron-tare difficoltà eccezionali. Tina Anselmi ha pagato con la solitu-dine quell'impegno severo: è dispiaciuta ai massoni dichiarati, a queUi non dichiarati e agli ami-ci dei massoni. Accusata da un commissario democristiano di

essere "fEo-Pci", in realtà ha fat-to parte di quella schiera sparuta di persone che per natura e per cultura si sono date da fare per contribuire alla dignità di ogni essere umano. Suo sodale per esperienze di vita, somigHanza di scelte e di parabola esistenziale è, per fare un nome, Ezio Fran-ceschini, allievo di Concetto Marchesi, resistente e rettore al-la Cattolica di Mial-lano negli anni

1965-68.

Quando la lunga "nottata" deEa politica come fenomenolo-gia da baraccone sarà passata, se mai si deciderà di adeguare la Costituzione ai tempi, conser-vandone lo spirito originario, sa-rà bene aggiungere un articolo-Anselmi così concepito: "L'Italia ripudia la segretezza come stru-mento di lotta politica".

Per tornare agli appunti "segre-ti", due in particolare meritano di essere segnalati a chi vorrà fare la storia della P2. E primo registra, sotto la data del 17 dicembre

1981, un incontro di Anselmi con • Susanna AgneUi, la quale reca un

messaggio del fratello Gianni. L'Avvocato manda a dire "che E vero capo deUa P2 è [Lelio] La-gorio". Non si tratta, ovviamente, di un depistaggio e sarebbe inte-ressante conoscere le vie attraver-so cui l'Avvocato venne in posses-so deUa notizia ritenuta e data per certa. La raccolse nei salotti ame-ricani più esclusivi che frequenta-va o gli fu fornita daU'intelligence del gruppo Fiat? Comunque, la lealtà istituzionale deE'awocato Agnelli ripropone E problema, ancora non chiaramente risolto, di stabilire, oltre ciò che emerge dalle carte e dalle indagini deUa Commissione, chi sia E pupo e chi E puparo...

L'altro appunto è senza data e registra la notizia secondo cui "il Grande Oriente ha spedito una lettera a tutti gli affEiati aUa P2, nella forma scoperta, perché scelgano una loggia. Credo - e non si capisce bene chi sia il sog-getto, se Tina Anselmi o il generale piduista Luigi De Santis -che E Gran Maestro intenda re-cuperare tutti gli affiliati alla P2". II Gran Maestro riuscì nel-l'intento? Che fine fecero i pi-duisti? Sono ancora vivi? Li ab-biamo contro o a fianco? •

g e r a r d o p a d g l i b e r o . it

G. Padulo è dottore di ricerca in storia contemporanea all'Università di Torino

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con un supplemento quotidiano Il primo mensile

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