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La cura dei figli: ricorso ai servizi e condizione occupazionale

Nel documento X RAPPORTO ANNUALE (pagine 43-47)

3.2 Le donne straniere tra famiglia e lavoro

3.2.1 La cura dei figli: ricorso ai servizi e condizione occupazionale

Dato che gli impegni di cura delle donne italiane e straniere riguardano per lo più figli minori di 15 anni, è opportuno approfondire l’analisi proprio di questa platea e chiedersi se esistano difformità tra cittadine native, comunitarie ed extracomunitarie nel ricorso a servizi pubblici e privati per la gestione dei familiari e se la condizione occupazionale risenta o meno della possibilità di contare su una rete familiare di supporto. Innanzitutto è interessante notare che la maggioranza delle circa 530 mila 18-64enni Extra UE che si occupano di figli (propri o del partner) è impegnata nella gestione di minori in età prescolare (0-5 anni): si tratta precisamente del 60,0% (pari a 317.416 unità), a fronte del 49,7% delle UE (pari a 126.178 unità) e del 44,3% delle italiane (pari a 1.891.359 unità) nella medesima condizione (Figura 3.8).

Figura 3.8. Distribuzione percentuale delle donne 18-64enni che SI PRENDONO CURA SOLO DI FIGLI MINORI DI 15 ANNI per cittadinanza e fascia d’età dei figli. Anno 2018

Fonte: elaborazioni Applicazioni Data Science - Direzione Studi e Ricerche di Anpal Servizi su microdati RCFL – ISTAT Modulo ad hoc “Famiglia e Lavoro”

Naturalmente l’accessibilità ad un’offerta strutturata di servizi di supporto alla cura e all’assistenza – come asili nido, baby sitter, scuole dell’infanzia, ludoteche, servizi pre-scuola o post-scuola o altri servizi con lo stesso fine – per chi ha l’onere di gestire quotidianamente figli minori, può rappresentare un’opportunità per intraprendere un percorso o di riattivazione alla vita lavorativa o per rendere più agevole la gestione degli impegni professionali e degli oneri familiari.

I dati mostrano che la maggioranza delle donne intervistate dichiara di non avvalersi di servizi pubblici o privati per la gestione dei figli (in totale 3 milioni e 443 mila circa): con riferimento alle percentuali, tra le cittadinanze considerate non si riscontrano valori tra loro molto distanti (Tabella 3.9). Le incidenze cambiano sensibilmente se si considera la fascia d’età prescolare (0-5 anni). Le distribuzioni tra “Si, si avvale di servizi pubblici o privati” e “No, non si avvale di servizi pubblici o privati” nel caso delle cittadine italiane sono inverse rispetto a quelle rilevate per le cittadine straniere: se il 56,0% delle native intervistate dichiara di usufruire di servizi per la gestione dei figli, il 56,0% circa delle comunitarie ed extracomunitarie afferma esattamente il contrario.

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Tabella 3.9. Distribuzione percentuale delle donne 18-64enni che SI PRENDONO CURA SOLO DI FIGLI MINORI DI 15 ANNI e SI AVVALGONO/NON SI AVVALGONO DI SERVIZI PUBBLICI O PRIVATI per cittadinanza e fascia d’età dei figli. Anno 2018

TOTALE FASCIA D'ETA' 0-14 ANNI Italiane UE Extra UE Totale

Si, si avvale di servizi pubblici o privati 31,9% 28,9% 31,9% 31,7% No, non si avvale di servizi pubblici o privati* 68,1% 71,1% 68,1% 68,3%

Totale complessivo 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

FASCIA D'ETA' 0-5 ANNI

Si, si avvale di servizi pubblici o privati 56,0% 44,0% 43,5% 53,6% No, non si avvale di servizi pubblici o privati* 44,0% 56,0% 56,5% 46,4%

Totale complessivo 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

FASCIA D'ETA' 6-14 ANNI

Si, si avvale di servizi pubblici o privati 12,7% 13,9% 14,5% 12,9% No, non si avvale di servizi pubblici o privati* 87,3% 86,1% 85,5% 87,1%

Totale complessivo 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

*In “No, non si avvale di servizi pubblici o privati* è compreso anche “Non sa”.

Fonte: elaborazioni Applicazioni Data Science - Direzione Studi e Ricerche di Anpal Servizi su microdati RCFL – ISTAT Modulo ad hoc “Famiglia e Lavoro”

Quali sono le ragioni che spiegano le distribuzioni percentuali pocanzi osservate? La maggioranza delle donne che dichiarano di non ricorrere a servizi pubblici o privati per la gestione dei figli minori di 15 anni (come si è visto circa 3 milioni e 443 mila individui) motiva tale scelta affermando di “Non averne bisogno o non esserne interessata”: nel caso delle italiane si tratta dell’83,0% di coloro che hanno minori nella fascia d’età 0-5 anni e del 91,5% di coloro che hanno minori nella fascia d’età 6-14 anni (Figura 3.9). Ugualmente la maggioranza delle cittadine straniere dichiara di non aver bisogno di ricorrere a servizi per l’infanzia, anche se in quota percentuale minore rispetto alle native. Tuttavia, ciò che colpisce, soprattutto per coloro che si trovano nella necessità di occuparsi di figli in età prescolare – per i quali non vige il diritto/dovere a frequentare la scuola – è l’alta percentuale di risposte “Troppo costosi”. Il 31,2% delle comunitarie con figli al di sotto dei 5 anni di età e il 37,2% delle extracomunitarie nella medesima condizione affermano di non poter accedere a strutture di supporto alla cura (nidi, scuole dell’infanzia, ludoteche etc.) perché impossibilitate per motivi economici, a fronte dell’8,9% delle italiane. Anche nel caso delle donne impegnate nella cura di figli appartenenti alla fascia 6-14 anni le distribuzioni percentuali tra native e straniere non cambiano.

Appare, dunque, chiaro come la condizione delle donne straniere, in particolare extracomunitarie, non consenta di intraprendere con facilità percorsi finalizzati alla partecipazione al mercato del lavoro, giacché molti sono gli ostacoli da superare.

Ad esempio, accanto a precarie possibilità economiche, che impediscono di accedere a soluzioni extra-familiari, è necessario chiedersi anche quali risorse intra-familiari siano a disposizione delle cittadine desiderose di emanciparsi da vincoli di cura.

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Figura 3.9. Distribuzione percentuale delle donne 18-64enni che SI PRENDONO CURA SOLO DI FIGLI MINORI DI 15 ANNI e che NON SI AVVALGONO DI SERVIZI PUBBLICI O PRIVATI per cittadinanza, fascia d’età dei figli e motivo. Anno 2018

Fonte: elaborazioni Applicazioni Data Science - Direzione Studi e Ricerche di Anpal Servizi su microdati RCFL – ISTAT Modulo ad hoc “Famiglia e Lavoro”

Facendo solo apparentemente un passo indietro nell’analisi è possibile dare una risposta a tale quesito esplorando le motivazioni in ragione delle quali 3 milioni e 443 mila donne dichiarano di non aver bisogno di servizi per l’infanzia. Per le italiane la scelta di non ricorrere a servizi pubblici o privati dipende dalla possibilità di fare affidamento sulla rete familiare per il supporto nella gestione dei figli, opzione che appare preclusa alle donne straniere. Si consideri, ad esempio, solo la fascia d’età 0-5 anni, quella che da quanto si è osservato precedentemente per ragioni evidenti appare la più problematica sotto il profilo degli impegni di cura; ebbene, in questo caso il 39,9% delle cittadine native che dichiara di non aver necessità di usufruire di servizi afferma di avvalersi di parenti, quota percentuale che si riduce al 15,5% nel caso delle comunitarie e al 13,2% nel caso delle extracomunitarie. Più di 8 donne straniere su 10 si occupano da sole (o con il partner) dei figli in età prescolare; la quota percentuale si riduce per la fascia d’età dei figli 6-14 anni, ma resta comunque molto più alta di quella rilevata per le italiane (Figura 3.10).

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Figura 3.10. Distribuzione percentuale delle donne 18-64enni che SI PRENDONO CURA SOLO DI FIGLI MINORI DI 15 ANNI e che dichiarano di NON AVER BISOGNO/NON ESSERE INTERESSATE AI SERVIZI PUBBLICI O PRIVATI per cittadinanza, fascia d’età dei figli e motivo. Anno 2018

Fonte: elaborazioni Applicazioni Data Science - Direzione Studi e Ricerche di Anpal Servizi su microdati RCFL – ISTAT Modulo ad hoc “Famiglia e Lavoro”

Tutto ciò ha conseguenze sulla condizione occupazionale? I dati confermano quanto è possibile immaginare anche considerando le sole evidenze sin qui illustrate. Della platea in esame – ovvero donne 18-64enni che si prendono cura esclusivamente di figli minori di 15 anni e che dichiarano di non aver necessità di usufruire di servizi per l’infanzia – la quota di occupate con figli in età prescolare è molto esigua: per le italiane è pari al 48,9%, per le cittadine comunitarie scende al 32,0% e per le extracomunitarie tocca quota 22,7%. Quest’ultime sono infatti prevalentemente inattive (più di 70 su 100) proprio perché nella condizione di doversi occupare personalmente dei propri bambini con appena 6 su 100 sono alla ricerca di un impiego. La quota di occupate che si prendono cura di figli con età compresa tra 6 e 14 anni, ovvero in età scolare, come è naturale attendersi, è maggiore: nel caso delle native sale al 59,2%, nel caso delle UE al 53,4% e delle Extra UE al 42,8%, così come in proporzione si riduce la platea delle inattive (Figura 3.11).

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Figura 3.11. Distribuzione percentuale delle donne 18-64enni che SI PRENDONO CURA SOLO DI FIGLI MINORI DI 15 ANNI e che dichiarano di NON AVER BISOGNO/NON ESSERE INTERESSATE AI SERVIZI PUBBLICI O PRIVATI per cittadinanza, fascia d’età dei figli e condizione occupazionale. Anno 2018

Fonte: elaborazioni Applicazioni Data Science - Direzione Studi e Ricerche di Anpal Servizi su microdati RCFL – ISTAT Modulo ad hoc “Famiglia e Lavoro”

È, dunque, evidente che i condizionamenti familiari, l’impossibilità di accedere a servizi per l’infanzia perché troppo costosi ovvero la difficoltà di avvalersi di una rete parentale di supporto nella gestione dei bambini in età prescolare, rappresentino un insieme di ostacoli che non di rado si manifestano simultaneamente, come si è visto, impendendo di fatto che il percorso di emancipazione economica delle donne straniere, in particolare extracomunitarie, possa concretizzarsi. Data anche la contenuta età media delle madri – sensibilmente inferiore a quella delle native – i vincoli di cui si è sin qui discusso spesso contribuiscono a determinare traiettorie di vita che, come si vedrà nel prossimo paragrafo, per le giovani straniere coincidono con bassa scolarizzazione e mancata partecipazione al mercato del lavoro, segnando così uno scarto ancor maggiore rispetto alla condizione delle pari età italiane.

Nel documento X RAPPORTO ANNUALE (pagine 43-47)