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Dal 1873 alla inaugurazione del Monumento Mazzini

Nel documento Stampa democratica Catania 1860-1876 (pagine 57-61)

Capitolo I – La stampa democratica a Catania

9. Dal 1873 alla inaugurazione del Monumento Mazzini

Natale Condorelli fondava a Catania la Società Catanese per l’abolizione della pena di morte, una delle prime in Italia, il cui organo a stampa era <<Il Beccaria>> 188.

Tra il 1872 e il 1873 Antonino Abate diresse <<L’Italia e Dante>>189, del quale oggi possediamo solamente un numero.

Tra il 1873 e il 1875 dobbiamo annoverare l’ennesima lacuna della stampa democratica; sappiamo che venne stampata in questo torno di tempo, la <<Gazzetta del Circolo dei Cittadini>>190; ma questo

185 Pasqualino Rosario Vassallo, Memorie catanesi di un antico giornalista , «Corriere di Sicilia», 23 Marzo 1947.

186 Pasquale Di Stefano fu volontario garibaldino nella campagna del 1866 in Trentino; ispettore capo delle gabelle e

direttore dell’ospedale Garibaldi di Catania, legato all’ambiente repubblicano e poi a quello socialista, Presidente dei reduci garibaldini nel 1890. Nel 1908 si mobilitò come soccorritore della Messina martoriata dal maremoto. Cfr. L. Mariani, L’attrice del cuore. Storia di Giacinta Pezzana attraverso le lettere. Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 2005, p. 600.

187 Ibidem.

188 <<Il Beccaria – organo della società Catanese per l’abolizione della pena di morte>> Tipografia di Giacomo Pastore

Anno I, n.1, Catania, 24 Febbraio 1872.

189 <<L’Italia e Dante – giornale politico - democratico>>, Tipografia Giuntini, Anno II, nn. 16 – 19, Catania, 3 Agosto

1873. recava i motti “Dio e Patria”, “Religione e Libertà” ed il mazziniano “Pensiero e Azione” sotto la testata.

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periodico, piuttosto che interpretare l’ideologia democratica in dissenso politico, si pronunciò piuttosto per il progresso civile ed economico della città. Chiude la nostra rassegna <<Le Piramidi di Menfi>> organo ufficiale della massoneria locale 191.

Il 18 Aprile 1875 viene inaugurato a Catania il Monumento a Giuseppe Mazzini, collocato all’interno del Giardino Bellini; si tratta di uno dei primi monumenti pubblici dedicati al Grande Genovese, in Italia, precedendo di ben 7 anni l’inaugurazione di quello che Genova dedicò al suo illustre figlio . Antonino Abate pronunciò il discorso inaugurale che suscitò un certo scalpore. Purtroppo, sebbene tale discorso sia stato anche stampato, non è stato possibile reperire, ad oggi, una sola copia di tale libretto. È interessante però la narrazione dell’evento che ne fece Ferdinando Maltese dalle pagine del «Don Pancrazio»:

“Ieri ebbe luogo alla Villa Bellini l’inaugurazione del monumento a Giuseppe Mazzini, preziosissimo lavoro del cittadino Francesco Licata 192. Parlarono diversi oratori, tra i quali molto bene il signor Reitano, presidente della Camera degli Operai; il noto Prof. Abate con profonda erudizione storica, alludendo con acre linguaggio alle persecuzioni che il governo dei 15 anni fece a Mazzini e commosse gli uditori; il signor Pagano ed in ultimo un fanciullino figlio del prof. Giuseppe Guardo declamò con molta enfasi ed arte un bel sonetto scritto da quest’ultimo appositamente. La solennità ricevette tutta l’espressione d’un vero entusiasmo popolare.”193

191 <<Le Piramidi di Menfi>> “Libertà – uguaglianza – fratellanza”, Tipografia G. Pastore, Anno I, n. 1, Catania, 21

Giugno 1876.

192 Su Francesco Licata si veda la voce biografica di Luigi Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani, Vol. III – Il

Novecento, p. 184: “Licata Francesco, nato a Catania nel 1844 e ivi morto nel 1882. Incoraggiato ad intraprendere la

carriera artistica dal pittore catanese Pasquale Leotta, fu a Milano seguace del Vela e successivamente frequentò gli ambienti artistici napoletani, compiendo studi frammentari. Nel 1875 rientrò a Catania dove svolse un’intensa attività di scultore, principalmente di ritratti accademici e celebrativi.” È autore, per il Giardino Bellini, anche dei busti in marmo di Caronda, Domenico Tempio, di Antonio De Branca e del Principe Ignazio Paternò Castello di Biscari. Cfr. anche la voce biografica di Salvatore Nicolosi su Enciclopedia di Catania, diretta da Vittorio Consoli, Tringale editore, Catania, vol. II, 1987, p. 447.

193 «Don Pancrazio, giornaletto popolare», 20 Aprile 1875, Catania, anno IX, n. 15, p. 4. L’altro oratore presente è forse

un omonimo repubblicano, Giacomo Pagano, successivamente professore pareggiato all’Università di Palermo di Diritto Costituzionale e Procedura civile. Di lui ricordiamo alcune opere: Avvenimenti del 1866 – Sette giorni d’insurrezione a

Palermo. Cause – fatti – rimedi. Tonino di Cristina tipografo editore, Palermo, 1867. La riforma del Banco di Sicilia,

Stabilimento Tipografico Lao, Palermo, 1874. Le presenti condizioni della Sicilia e i mezzi per migliorarle, Firenze, Barbera, 1875. Le miniere e il diritto di proprietà , Remo Sandron editore, Palermo 1891. la Sicilia elemento di civiltà

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Anche il borbonico Cristoadoro, nella sua Cronaca di Catania, conferma sostanzialmente la narrazione del 18 Aprile 1875 fatta da Maltese, sia pure sminuendo il valore degli oratori partecipanti e dei discorsi pronunciati in tale occasione194.

Ma la manifestazione provocò le reazioni e le critiche di Luigi Martoglio che dileggiò Abate, innescando una polemica con Maltese che così rispose:

“Sempre originale il Sig. Martoglio! Nella sua Gazzetta di Catania n. 32 ha fatto prova di bello spirito contro il Prof. Abate – il quale , il giorno in cui ebbe luogo l’inaugurazione al monumento di Mazzini fu applaudito tanto per la sua parlata per quanto le Società operaie ne fecero stampare il pregevole discorso – egli dico il signor Martoglio, ha cangiato il prof. Abate in un sacco pieno di

nomi storici e di parole altosonanti lrarre [ così nel testo, n.d.a. ] a casaccio per… essere applaudito da un raglio d’asino che ebbe a passare di là in quell’occasione. Infatti appena l’Abate salì sul

pergamo il pubblico lo salutò con un applauso generale: ergo il primo raglio. Alla fine del primo periodo del suo discorso il pubblico strillò come un ossesso: ergo il secondo raglio. L’Abate cianciò sulla vita del Mazzini, e il raglio divenne proprio come un tuono, urlò sulla gratitudine dei governi monarchici e sulle grucce di Garibaldi, e quel raglio superò il ruggito di molti leoni, e via via sino alla fine del discorso quel raglio giunse a tale da sembrare lo scoscendere della folgore…”.195

È significativo notare che Abate aveva scritto, anni prima, sulle pagine del giornale «Roma e Venezia», diretto dallo stesso Luigi Martoglio. In base a ciò si potrebbe concludere che tale astio espresso adesso dal Martoglio contro Mazzini e Abate risalisse alla stessa, successiva divisione della democrazia catanese.

Ma Maltese intervenne ancora sulla vicenda, accusando il Martoglio di piegare la sua professione di giornalista alle necessità personali e sostenendo che l’accusa ad Abate celava il suo rancore per le precedenti sconfitte elettorali ad opera di Speciale, che Abate sostenne.196

194 Antonino Cristoadoro, Cronaca di Catania, 18 Aprile 1875, Biblioteca Regionale Universitaria di Catania, U. Ms.

145, 1875 – ’76, pp. 48 – 49.

195 «Don Pancrazio», Tipografia Antonio Pastore, Catania, Anno IX - n. 17,28 Aprile 1875.

196 «Don Pancrazio», Tipografia Antonio Pastore, Catania, Anno IX – n. 20, 9 maggio 1875. Cfr. anche G. GIARRIZZO,

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Le polemiche si tramutarono in offese e generarono un duello tra Luigi Martoglio e Ferdinando Maltese il 13 maggio dello stesso anno, che si concluse con la riparazione tra i due, almeno sul piano dell’onore.197

Sullo sfondo di queste divisioni e rancori concludiamo la nostra rassegna, non prima di avere però sottolineato un punto importante: l’inaugurazione di un monumento ad un repubblicano a Catania ebbe una fortissima valenza simbolica per la città, nella quale erano ancora assenti i monumenti ai Savoia ( il mezzobusto a Vittorio Emanuele II nel Giardino Bellini si inaugurò nel 1890, il monumento equestre ad Umberto I a Piazza Roma nel 1911 )198.

Il contesto storico e politico in cui matura la realizzazione del monumento è anche quello successivo all’arresto dei mazziniani riuniti nel 1874 a Villa Ruffi a Rimini ed all’inasprimento del potere militare in Sicilia con il governo Minghetti.

I democratici mazziniani catanesi, con questo monumento, sostengono la protesta, l’ennesima, contro queste misure. I risultati di anni di dissenso non si fanno attendere: nel 1874, furono eletti nell’isola ben 40 deputati dell’opposizione su 48. 199

Si hanno così le condizioni per la Sinistra di governare per la prima volta nello Stato unitario; finalmente una vittoria, anche se parziale, conquistata da questa stampa.

197 «Don Pancrazio», Tipografia Antonio Pastore, Catania, Anno IX – n. 22, 20 Maggio 1875.

198 Lucio Sciacca, L’incredibile storia dei monumenti catanesi, Maimone, Catania, 2002.

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Capitolo II – Un protagonista della stampa democratica catanese:

Nel documento Stampa democratica Catania 1860-1876 (pagine 57-61)

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