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IL COMUNE/QUARTIERE DI MOLENBEEK-SAINT-JEAN

III.1 Dal passato ad ogg

Molenbeek-Saint-Jean è un comune/quartiere nella zona nord-ovest di Bruxelles, inizialmente era un paesino che non faceva parte della capitale, viene poi inglobato dalla città durante il diciannovesimo secolo, periodo durante il quale l’evoluzione industriale si esprime al meglio in tutto il territorio belga.

Sul territorio di Molenbeek nascono laboratori, fabbriche, depositi di carbone (che in quegli anni è il fulcro dello sviluppo economico del Paese). La richiesta di manodopera cresce esponenzialmente, la popolazione locale non basta e per sopperire a tale mancanza si verifica una prima ondata di immigrazione, inizialmente interna, soprattutto cittadini della zona fiamminga che si spostano dalle campagne in cerca di un lavoro remunerativo e che gli permetta di vivere più dignitosamente.60 Molenbeek diventa il quartiere in cui tutti questi operai vivono, spesso in condizioni precarie e poco edificanti. Con il passare degli anni il quartiere si ingrandisce sempre di più. Gli operai che prima si trovavano a lavorare nelle fabbriche iniziano a lavorare anche nelle miniere di carbone. Il quartiere/comune di Molenbeek è, come è stato evidenziato più volte, un luogo che ha avuto varie “fasi culturali”.

Le principali sono quella fiamminga, l’italiana ed in seguito la turca e la marocchina. L’immigrazione fiamminga, proveniente dal nord del Paese si ebbe all’inizio di quel processo di industrializzazione che richiamava operai soprattutto per le miniere di carbone. L’arrivo di questi lavoratori che difficilmente parlavano francese creò non poche tensioni con i lavoratori che provenivano dalla Vallonia (zona francofona a sud del Paese) che recriminavano ai colleghi fiamminghi la concorrenza sleale perché disposti a lavorare

anche in condizioni non consone secondo i sindacati.

La seconda ondata di migrazione fu quella italiana.

Nel 1946 venne firmato un accordo tra Italia e Belgio che in cambio di 2000 lavoratori a settimana (obbligati a poter lavorare unicamente nelle miniere di carbone) concedeva al Bel Paese tre milioni di tonnellate di carbone. La scelta di importare mano d’opera straniera nasceva dalla forte sindacalizzazione dei lavoratori belgi che non non accettavano le condizioni, spesso disumane, di lavoro che venivano proposte.61

Nel momento in cui anche i lavoratori italiani si rifiutarono di continuare a sottoporsi ad orari massacranti e a condizioni insalubri vennero cercati nuovi lavoratori da Spagna e Grecia, in seguito ci furono arrivi da Turchia ma soprattutto Marocco. Perché proprio il Marocco?

I lavoratori marocchini erano abituati a lavorare in condizioni particolari, la Tunisia si configurava come un Paese già troppo sviluppato e modernizzato, mentre l’Algeria aveva avuto una storia di migrazioni verso la Francia che aveva fatto conoscere quelle che erano le pratiche sindacali. I marocchini vennero quindi “prescelti” perché più facilmente sfruttabili, e vennero accolti molto bene al loro arrivo. Intorno a metà degli anni ‘70 si bloccò quella che si configurava come una sorta di “importazione” di esseri umani e iniziò pian piano un periodo di crisi per tutti quei lavoratori che erano arrivati in territorio belga con la speranza di avere sicurezza economica e possibilità di ascensione sociale.

Iniziò il periodo della disoccupazione e della marginalizzazione delle zone più popolari del comune/quartiere. Chi arrivava nella capitale belga era ovviamente chi nel proprio Paese vivevano nelle zone più povere e che accettavano il distacco dalle proprie radici in cambio di un miglioramento della propria condizione economica.

Molenbeek diventa così uno dei luoghi “preferiti” per vivere da coloro che provenivano da altri Paesi per la vicinanza ai luoghi di lavoro e soprattutto per i prezzi abbordabili per chi non percepiva un salario sufficiente a vivere in altre zone della capitale.

Ad oggi Molenbeek occupa una superficie di circa 5,92 km2, un territorio decisamente esiguo che però al suo interno contiene una moltitudine di persone, con 96.346 abitanti (16.357 abitanti per km2).62

61 http://www.bxlbondyblog.be/limmigration-a-molenbeek-histoire-dune-importation-de-main-doeuvre/ 62P. Moureaux, La vérité sur Molenbeek, pp.24-25, Editions La boîte à Pandore, Paris, 2016

Circa la metà della popolazione non supera i 29 anni d’età e circa la metà degli alloggi presenti nel quartiere non superano i 55 metri quadri.

Anno Abitanti totali

1806 1.632 1900 58.445 1947 63.922 1990 68.904 2010 88.181 2015 96.346

Tabella 4. Evoluzione temporale della popolazione nel quartiere di Molenbeek

Molenbeek si configura come un quartiere in cui si ha un alto tasso di disoccupazione che interessa particolarmente i giovani (32,8%), in cui il numero di figli è più alto rispetto al livello medio europeo, e richiede perciò un forte impegno a livello sociale ed educativo. Già nel 1981 si evidenziava quella che era una profonda insofferenza nei confronti dello “straniero”, e Molenbeek agli occhi di tanti è sempre stato il luogo in cui la maggioranza di questi “diversi” vivevano. In quegli anni il quartiere versava in condizioni di abbandono, necessaria era quindi una vera e propria “ricostruzione” del territorio, dei suoi palazzi, dei suoi spazi, ma l’aspetto fisico non era l’unica necessità, il quartiere aveva bisogno di una rinascita sociale, della creazione di nuovi luoghi di incontro e di formazione. L’ex sindaco del comune di Molenbeek, Philippe Moureaux, all’inizio degli anni ‘90 parla di una “jeunesse à l’abandon”, una gioventù abbandonata. Negli anni vengono creati dei servizi che si occupano di questi giovani, un esempio è lo SCAPI (Service Communal d’Accompagnement des jeunes molenbeekois incarcérés) che aveva come mission quella di tutelare i ragazzi che, spesso abbandonati dalla famiglia in seguito all’arresto, rischiavano di iniziare a frequentare persone che li avrebbero inseriti in un circolo vizioso di criminalità, con la forte probabilità di aggravare ulteriormente la

propria situazione.63 Sul territorio erano presenti già associazioni come il Foyer, che in seguito verrà presentato come uno di quegli esempi virtuosi che fanno parte di Molenbeek.

Immagine 6. Foto scattata a Molenbeek il 07/06/2018