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R.: Il Signore ha scelto te come sacerdote

III. Documentazione fotografica

3. L’origine dell’agiotoponimo Sanctus Severus in Capitanata

3.3. Dati agiografic

Prima delle Memorie del Lucchino, redatte tra 1628 e 1630, non sono sopravvissute testimonianze locali circa il culto di san Severino abate. La chiesa matrice, primo nucleo dell’abitato, è dedicata a un generico beatus Severino ma non è possibile affermare con assoluta certezza, solo sulla base di questo dato storico, che il Santo eponimo sia, di conseguenza, Severino del Norico. Fondamentali si rivelano, a tale proposito, le testimonianze iconografiche: si è detto, infatti, che la lastra centinata presente sull’attuale facciata laterale della chiesa di San Severino ritrae il Santo in vesti di abate; una statua lapidea, databile al XIII o XIV secolo, rappresenterebbe, invece, Severino in abiti di apostolo o confessor. Le letture dell’opera, tuttavia, potrebbero essere ′condizionate′ dall’evidente e definitivo affermarsi del patronato dell’Apostolo del Norico dal XVI secolo in poi. L’identificazione del Santo è complessa non solo per l’esiguità delle fonti liturgiche e cultuali medievali locali ma anche, e soprattutto, per una confusione, a livello agiografico, tra santi dai nomi molto simili. Una posizione di partenza potrebbe essere certamente la relatio ad limina di Gargiulo di cui si è parlato. Il Santo di incerta identificazione, di cui il presule parla, è un ′Severo de’ Benedettini′. Il periodo storico a cui fa riferimento è ″quando la città era infeudata ai Benedettini di Terrae Maioris″. Risulta strana l’assenza di un riferimento, in questo contesto, a san Severino del Norico, le cui

lodi tesse abbondantemente in altre contesti218. Il santo ab origine della città,

dunque, dovrebbe essere un Severo benedettino. Tale spiegazione, però, appare controversa alla luce del fatto che la parrocchia, primo nucleo dell’abitato, è da sempre, senza dubbio, chiamata ′San Severino′. Nei santorali liturgici

151 benedettini è presente la celebrazione del dies natalis del Santo del Norico, l’otto gennaio. Severino, perciò, potrebbe essere anche identificato con un santo benedettino, cioè con un santo venerato dai benedettini; oltretutto, il monachesimo di cui si fece promotore nel Norico preannunciò quello di san

Benedetto e fu da esso assorbito219. Il martirologio della Santissima Trinità di

Venosa, basato sul codice cassinese 334, riporta chiaramente al Sesto Idus

Ianuarii il dies natalis Sancti Severini confessoris220. Si è visto come anche Matteo

Fraccacreta, quando fa riferimento all’orgine dell’abitato citi san Severino del Norico collegandolo all’abbazia benedettina di Terrae Maioris, pur intitolandola erroneamente ′S. Pietro e Severo′, rimandando ai legami tra i Benedettini di

Terrae Maioris e san Severino. E’ indispensabile notare come, al di là

dell’evidente errore circa il nome dell’Abbazia, lo scrittore sanseverese identifichi san Severino con il san Severo dell’Abbazia benedettina, come se non fosse assolutamente un problema la seppur minima dissomiglianza dei nomi e sostenendo, implicitamente, che essi si riferissero al medesimo santo, Severino. L’evidente legame della città di San Severo con san Severino del Norico sarà ora analizzato anche da un punto di vista agiografico al fine di fornire nuove prove che avvalorino ulteriormente l’identificazione. Sempre sulla base delle testimonianze agiografiche, si prenderà anche considerazione il collegamento tra la denominazione della città, e, in modo particolare, della chiesa matrice, e altri due santi: Severo di Cassino e Severo presbyter in Valeria.

219 P. Saviano, San Severino. Precursore del monachesimo occidentale, Frattamaggiore 1995, 24. 220 Cfr. Martirologio della Santissima Trinità di Venosa (ex cod. casin. 334) in S. De Cunto, Festività

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I. San Severo ₌ San Severo di Cassino?

Il Santo che sembrerebbe identificarsi maggiormente con quello menzionato dal Gargiulo, potrebbe essere un Severus episcopus in Casino, venerato dai benedettini con il nome di Severino e, successivamente, assorbito dalla liturgia della Chiesa universale attraverso il Calendario di Usuardo, il 20 luglio. Il Santo era stato vescovo di Cassino e, quando sorse il monastero benedettino, era ben visibile in quel luogo un’aediculam a lui dedicata. Sulla base della vita di questo Severo, però, è piuttosto improbabile trovare un’identificazione con il santo eponimo della città della Capitanata. Il codice epternacense del Martirologio Geronimiano riporta al 20 luglio:

“In Casino Severi”221.

Il Calendario beneventano, sempre il 20 luglio, inserisce:

“In Casino natale s. Severi episcopi”222.

Pietro Diacono fa di Severo un vescovo di Cassino della prima metà del V

secolo, al tempo di Valentiniano III223. Data la stretta vicinanza geografica e

cronologica con il Nostro Severo di Napoli, gli elementi agiografici del Santo cassinese sono stati spesso confusi con quelli del più celebre antistite napoletano. Anche Severo di Cassino, per esempio, è ricordato per la lotta all’arianesimo. Di Severo, si è detto, parla Pietro Diacono nel De Vita et obitum

SS. Casinenses, attingendo a un manoscritto conservato 'gelosamente' presso il

221 Cfr. F. Lanzoni, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII, Faenza 1927, 173. 222 Ibid.

153 monastero, redatto in caratteri longobardi di assai difficile identificazione. Risulta che Severo visse durante il pontificato di Leone I, Ilario, Simplicio e Felice III, mentre erano imperatori Valentiniano, Marciano, Leone e Zenone e, quindi, nella seconda metà del V secolo. Pietro Diacono concede grande spazio alla vita di Severo. Oltre a comunicare informazioni circa il periodo storico in cui il Santo visse, elencando, come si è visto, i pontefici e gli imperatori che si erano succeduti durante il suo episcopato, si sofferma ampiamente nella descrizione della sua attività pastorale. Scrive, infatti, che come topazius

splenduit. Durante il suo episcopato ristabilì l’aequitas, la pietas e la mansuetudo

che erano state sconvolte dalle eresie ariane, nestoriane, manichee e donatiste. Severo era stato castitate perspicuus, concitate mirabilis, pauperum, viduarum ac

orphanorum tutor praecipuus. Fu, dunque, pastore mirabile: guidava il gregge

allontanando i lupi eretici e ammonendo le pecore negligenti. Al termine della

sua vita chiamò i chierici e lasciò loro il suo testamento spirituale224. Fu sepolto

a Cassino e continuò a operare miracoli per i suoi fedeli anche dopo la morte. Il prodigio, riportato nella Vita del Cassinese, è molto simile a uno di quelli per i quali è noto Severo di Napoli. Si racconta, infatti, che il vescovo apparve a una donna, vessata da un terribile problema agli occhi, dicendole che se si fosse recata presso la sua chiesa sarebbe stata guarita. Così la donna, che aveva invocato il Signore con preghiere tratte dai salmi, facendo emergere la sua grande conoscenza biblica, ottenne il miracolo prima ancora di essere giunta alla predetta chiesa attraverso l’intercessione di Severo che le si presentò

dicendo: “Noveris me esse Severum, casinensem episcopum”225.

224 Cfr. P. Diacono, Liber de ortu et obitu justorum coenobii casinensis, ex codice Vaticano edidit

Angelo Mai. Collectio nova, J, VI, II, 245.

154 Da Pietro Diacono attinse certamente, oltre al Ferrari, l’Ughelli e da questi

Leone Ostiense226. L’elemento che desta maggiore curiosità nel culto di questo

Santo e che determina fortemente il suo inserimento tra i possibili santi ab

origine è il fatto che, sempre nel Martirologio di Venosa, il vescovo sia chiamato

Severino e non Severo. Potrebbe essere, che il vescovo di Cassino fosse venerato, e quindi chiamato, in entrambi i modi. Il Santo, dunque, era certamente venerato presso i benedettini anche con il nome di Severino. Se san Severo di Cassino fosse veramente il Santo eponimo dell’abitato, la ricorrenza di due agiotoponimi diversi ma tanto simili, potrebbe essere spiegata semplicemente dal fatto che il Santo poteva essere chiamato in entrambi i modi e le fonti liturgiche lo testimoniano. Filippo Ferrari, per la stesura della sezione riservata a Severo nel Catalogus Sanctorum Italiae in menses duodecim distributos, del 1613, afferma di aver attinto a Pietro Diacono e, in particolare, al suo Liber de

Ortu et Obitu Justorum Coenobii Casinensis. Nell’opera del Ferrari, però, è

commesso un evidente errore tipografico: il decem X è confuso con il quinque, V. Così, il dies natalis di Severo passa dal 20 luglio, secondo quanto scriveva Pietro Diacono, al 25 del Ferrari. È evidente, però, che l’errore è solo tipografico, infatti, il Santo è comunque riportato nella sezione relativa al 20 luglio. Il Ferrari pone in grande evidenza la notizia dell’esistenza di un’ aedicula dedicata al Santo prope monasterium. Il riferimento più importante al fine del possibile culto del Santo in Capitanata grazie ai benedettini è proprio determinata da questo particolare. L’autore, infatti, scrive che “Casinenses autem monachi illius natalem

hac die celebrant”227. I benedettini di Cassino, perciò, ancora nel ‘600

continuavano a venerare il Santo.

226 Cfr. AA. SS., Julii cit., 71.

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