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Numero pazienti 20 18 Età media 61 64,29 0,3364 Giorni di ricovero (media) 5,25 5,278 0,9397 TO NRS a fine giornata 2,8 1,833 0,1341 T0 NRS durante la notte 2,7 1,333 0,1592 T1 NRS durante esercizio 3,6 1,278 0,0097 T1 NRS a fine giornata 2,053 0,6111 0,0474 T1 NRS durante la notte 0,45 0,2222 0,4323 T2 NRS durante esercizio 2,4 0,9444 0,0392 T2 NRS a fine giornata 0,6 0,8889 0,5351

Fig 5 dati relativi all’analisi dei dati sulle PTA (in rosso i dati statisticamente significativi)

Fig 6 incidenza PONV (su tutto il campione)

Fig 7 episodi lipotimici (su tutto il campione)

T0 T1 T2 Tapentadolo 3 2 0 Morfina 5 3 2 0 1 2 3 4 5 6 nu mer o c as i Incidenza PONV Tapentadolo Morfina T0 T1 T2 morfina 0 3 1 tapenadolo 0 2 1 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 n° ca si Episodi lipotimici morfina tapenadolo 47

DISCUSSIONE RISULTATI

Il dato che emerge da questo studio è che i pazienti trattati con tapentadolo tendono ad avere meno dolore rispetto ai pazienti con il protocollo classico (anche se non sempre tale dato è statisticamente significativo). In particolar modo è emerso che i pazienti a cui veniva somministrato il tapentadolo tolleravano in modo migliore l’esercizio fisico.

Questo dato può essere spiegato in vari modi:

- Il doppio meccanismo di azione del tapentadolo sui recettori MOR e sull’inibizione del reuptake della noradrenalina si è rivelato vincente nel controllare il dolore sia a riposo ma soprattutto durante l’esercizio fisico rispetto all’azione della sola morfina sui recettori MOR

- La possibilità di modificare il dosaggio di tapentadolo in base alle necessità o alla manifestazione di effetti collaterali. Questo ha permesso di mantenere una concentrazione plasmatica efficace per il controllo il dolore. Invece la somministrazione di farmaco tramite pompa elastomerica non prevede la possibilità di aumentare o diminuire la dose in caso di comparsa di effetti collaterali. Alla comparsa di questi, il personale infermieristico provvedeva a interrompere la somministrazione di morfina per riprenderla poi alla ricomparsa di dolore. In questo modo la concentrazione plasmatica non manteneva il range terapeutico ottimale.

- L’utilizzo del diclofenac in premedicazione ha permesso di ridurre la quantità di mediatori dell’infiammazione prodotti al momento dell’incisione chirurgica, permettendo così un miglior controllo del dolore nel post operatorio confermando quello che è descritto in letteratura (15)

Altra considerazione da valutare è il costo della terapia. Per L’azienda Ospedaliero Universitaria Pisana una compressa da 50mg di Tapentadolo costa 0,41 euro, una da 100mg 0,80; una fiala di diclofenac da 75mg 0,22 euro; 1g ev di paracetamolo 0,44 euro; un elastomero da 48h viene 10,39 euro; una fiala di morfina costa 0,68 euro. Dunque il protocollo tapentadolo è costato 11,37 euro (considerando anche T3 dove si cominciava a scalare il tapentadolo a 50mg x 2) contro i 18,39 euro del protocollo morfina. Dunque oltre che più efficace questo protocollo se adottato risulterebbe più economico.

Bisogna infine sottolineare quelli che sono i limiti di questo studio: - Il campione di pazienti era esiguo.

- La finestra di osservazione era ridotta: il monitoraggio inizialmente doveva essere di 72h ridotta poi a 48 in quanto per molti soggetti la terza giornata post operatoria cadeva in corrispondenza di un giorno festivo per cui la rilevazione dell’NRS sarebbe risultata falsata. Inoltre 5 pazienti sono stati esclusi al momento dell’analisi dei dati, come già detto, in quanto T2 cadeva in giorno festivo.

- La prima esperienza nell’utilizzo del tapentadolo: come già detto non esistevano al momento dell’inizio di questo studio lavori sull’utilizzo di questo farmaco nella gestione del dolore post operatorio in chirurgia protesica, quindi non avevamo nessun riferimento su come dosare il farmaco. Questo, il poco tempo a disposizione, l’esiguo numero di pazienti e la necessità di utilizzare un protocollo uguale per tutti i pazienti ci ha impedito modulare il dosaggio in modo tale da individuare quello che poteva essere il dosaggio minimo per avere l’effetto analgesico sperato.

CONCLUSIONI

A conclusione di questo studio, eseguito su un campione di 68 pazienti sottoposti a chirurgia protesica d’anca e di ginocchio nell’U.O. di Ortopedia 1 e 2, è emersa la possibilità di utilizzare la terapia domiciliare con Tapentadolo in un protocollo multimodale per la gestione del dolore post operatorio. Tale protocollo, che prevede la somministrazione orale del farmaco da cominciare in fase pre operatoria si è rivelato di facile somministrazione e generalmente ben tollerato dal paziente. È interessante notare come i pazienti abbiano una riduzione significativa del dolore già alla fine della seconda giornata post operatoria (si passa da un NRS medio di 3,4 a 0,7 nelle protesi di ginocchio e da un NRS 1,8 a 0,88 in quelli sottoposti a protesi d’anca). Inoltre, quello che emerge da questo studio, è come i pazienti sottoposti al protocollo con tapentadolo abbiano in media meno dolore durante l’esercizio rispetto ai pazienti trattati con morfina in infusione continua. Conseguenza di ciò potrebbe essere una mobilizzazione precoce del paziente.

Ovviamente questi risultati devono essere confermati da altri studi che coinvolgano un numero maggiore di pazienti seguiti per un periodo di tempo maggiore.

Un miglior controllo del dolore si può tradurre non solo in una migliore soddisfazione del paziente, ma anche in una precoce riabilitazione e quindi in una sua precoce dimissione. Ridurre la durata dei ricoveri porta non solo ad una riduzione dei costi ma ad anche aumentare gli interventi che si possono eseguire venendo così incontro alla richiesta della popolazione che come già detto sarà destinata ad aumentare.

Tutte le figure professionali coinvolte nella gestione del paziente sono chiamate a questo processo di ottimizzazione delle risorse.

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RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare la dottoressa Manuela Nicastro per l’aiuto che mi ha dato per sviluppare questa tesi e per la pazienza e la dedizione che ha impiegato nella rilettura e correzione di questo lavoro. A lei spetta la mia gratitudine e la mia stima.

Ringrazio il dottor Claudio Comite, direttore dell’U.O. Anestesia e Rianimazione 1, che mi conosce fin dal primo anno di specializzazione, per la fiducia, l’incoraggiamento e il supporto che non mi ha mai fatto mancare e per avermi permesso di svolgere la tesi con il suo gruppo.

Proseguo con il rigraziare gli anestesisti di questo gruppo che sono venuti incontro alle mie esigenze permettendomi di raccogliere i dati necessari. Un grazie va ai colleghi anestesisti e a tutti coloro che in questi cinque anni mi hanno guidato, insegnato e, quando me lo sono meritato, anche criticato.

Vorrei ringraziare infine le persone a me più care: la mia famiglia, i miei amici e la mia fidanzata a cui questo lavoro è dedicato.

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