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19 settembre 1958 ore 16,30

Alle ore 16,30, giunti i Rev.mi Signor Don Ziggiotti e Don Garelli nella Sala, si legge il verbale dell’Adu­

nanza precedente e poi si riprende dalla Reverenda Sr. Vincenzina Rossi la lettura della Relazione sul Te­

ma: « Case di formazione: ragione di vita; ecc »,

— Case di formazione: ragione di vita.

— Scelta del personale direttivo delle Case in genere e delle Case di formazione in particolare.

Il lavoro si divide in quattro punti:

A conclusione del primo Tema base, egregiamente svolto nelle varie sue parti dalle altre Relatrici con tanta luce di Dio e con tanta salesiana oltre che so­

prannaturale sapienza, leggo la presente Relazione sull'ultimo punto riguardante le Case di formazione (ultimo per ordine di tempo, ma non d’importanza).

Intorno ad essa ha posto mano, mente e cuore l’in­

tera Commissione formata da rappresentanti di tutte le parti del mondo; dall’emisfero Nord, all’emisfero Sud, dalla Spagna alla Cina, in piena armonia di

giu-dizi e di desideri, tutte illuminate dallo. spirito sale­

siano.

Questo significa che l’esperienza diretta di uomini e cose, di vari climi e colori, ci conferma la verità che l’anima umana è uguale dappertutto, perchè in tutte è l’impronta dell’immagine di Dio, e ha bisogno degli stessi mezzi per trovare o ritrovare la via che a Dio conduce.

Così tutte siamo d’accordo nel constatare due ne­

cessità impellenti per la vita della nostra Congrega­

zione, come per ogni altra Famiglia religiosa, e cioè;

a) la necessità di lavorare per l’incremento delle vo ­ cazioni;

b) la necessità delle Case di formazione, che le man­

tengano e le coltivino.

Necessità delle vacazioni religiose

Esse sono — come diceva un santo Salesiano utili a tutto il mondo cristiano, in quanto rappresen­

tano, le qualificate della religione, con le quali la reli­

gione stessa, con l’aiuto di Dio, si diffonde e permane, così come i qualificati della musica mantengono in vigore la musica stessa.

Oltre che pel mantenimento della fede in tutto, il mondo, le vocazioni sono necessarie alla vita delle Con­

gregazioni religiose, come i chicchi di grano sono in­

dispensabili per la perpetuità della Consacrazione eucaristica.

Da questo, l’ansia di Don Bosco Santo, di Santa Maria Mazzarello e dei Superiori tutti per la promo­

zione delle vocazioni.

A uh suo Missionario d’America Don Bosco scrive­

va: « Ogni sollecitudine, ogni fatica, ogni spesa, per riuscire in una vocazione, non è mai troppa ».

Don Rua aggiungeva di più: « Non merita il nome di Salesiano colui che non si adopera per le vocazioni e non può-dirsi Casa Salesiana quella che non dà ogni anno almeno una vocazione ».

« . . . Maria Ausiliatrice vi assista ed aiuti a col­

tivare le vocazioni, affinchè non abbiate a render con­

to a Dio per aver lasciati infruttuosi i buoni semi che egli ha certamente posto in tante anime ».

Si dice spesso: « La vocazione religiosa viene di- rettamente da Dio... si deve lasciar fare al Signore... ».

Ma Don Rua risponde: « E’ vero che la vocazione sa­

cerdotale e religiosa è essenzialmente opera dì Dio...

tuttavia... a noi pure tocca una parte molto importan­

te... Senza la, nostra cooperazione quante pianticelle rigogliose destinale, a dare ubertosissimi frutti intri­

stirebbero e finirebbero per seccare »,

Il secondo Successore di Don Bosco, Don, Albera, cominciò a parlare di vocazioni fin dalla sua prima Circolare; e nell’ultima trattò lo stesso argomento, la­

sciandoci l’obbligo di promuovere le vocazioni come testamento spirituale.

Del terzo Successore, Don Rinaldi, possiamo asse­

rire che la sua massima premura, la raccomandazione più frequente nelle Circolari e nei Capitoli, era per

l’incremento delle vocazioni e per la soda formazione del personale.

Don Ricaldone insiste nei Capitoli X e XI e conclu­

der « Se abbiamo le fonti avremo le acque, ma se ver­

ranno a mancare le polle vivificatrici, l’acqua non si potrà godere ».

Il presente Ven.mo Rettor Maggiore in vari Atti del Capitolo, in lettere scritte ai Direttori delle lon­

tane Missioni ha confermato questa necessità, special­

mente per le vocazioni missionarie, e, con accorata ansia paterna, diceva fin dal 1952 : « Quale amarezza dover rispondere a chi ci chiama a soccorrere la gio­

ventù abbandonata.. alle varie opere cristiane: non possiamo, non abbiamo personale! ».

E sappiamo che i Reverendi Salesiani hanno l’abi­

tudine di pregare ogni giorno per le vocazioni in que­

sto modo: « Cor Jesu Sacratissimum, ut bonos ed di­

gnos operarios Pise Salesianorum Societati mittere et in ea conservare digneris. Te rogamus, audi nos ».

Non potremmo riprendere anche noi l’abitudine di dire dopo la lettura: il Pater, Ave, Gloria, a San Fran­

cesco di Sales « per l’incremento della Congregazio­

ne »?

Alla voce di Don Bosco e dei suoi Successori fanno eco quella delle nostre Ven.me Madri.

Ci sembra ancora di sentir ripetere dalla voce della nostra compianta Madre Linda « Vi prego in ginoc­

chio, colle mani giunte, pensate alle vocazioni! voca­

zioni! vocazioni! ».

La Venerata Madre Elvira promosse la « Crociata »

per le vocazioni e la presente Ven.ma Madre nostra, ha sempre ribadito sulla necessità dell’azione « concor­

de » per la fioritura delle vocazioni.

E ’ vero che nella nostra Congregazione, con l’aiuto della Madonna, non mancano le vocazioni in confronto di altre Congregazioni; ma bisogna prevedere il futu­

ro e considerare lo sviluppo delle Case, che si sono diffuse e moltiplicate in tutte le parti del mondo, e, nelle Case, lo sviluppo delle Opere, che richiedono e assorbono tutto il personale che viene fuori, via via, dai Noviziati e dai neo - Professati, senza riuscire a riempire tutti i vuoti. Per cui, spessa, le Suore consu­

mano letteralmente le loro energie nelle occupazioni assillanti che a volte tolgono il respiro nell’eresia del- l’azione a non dànno all’anima la possibilità di rifarsi

nell’ossigeno puro delle pratiche di pietà e della vita comune.

Senza contare l’amarezza dei rifiuti per l’apertura di nuove Case, ormai all’ordine del giorno in tutte le Ispettorie.

Anche le nostre Superiore potrebbero ripetere, co­

me il Venerato Rettor Maggiore: « Se avessimo altre 15.000 Suore troveremmo il modo di occuparle tutte in nuove Case.

Questa, nostra ansia ha ricevuto sempre, ma parti­

colarmente in questi ultimi tempi, la più autorevole conferma della voce stessa del Vicario di Cristo, S. S.

Pio XII, il quale, nella speciale udienza concessa alle Superiore Generali, in occasione del Congresso Inter­

nazionale del 1952, pone gli Istituti religiosi, femmi­

nili specialmente, di fronte ai problemi dell’ora

« Voi sapete che gli Ordini femminili attraversano una crisi assai grave: vogliamo dire il basso numero delle vocazioni. Una regione, in cui vent’anni fa la vita religiosa femminile era in piena fioritura, ha vi­

sto diminuire della metà il numero delle vocazioni ».

Egli trova che- la principale responsabilità di que­

sto, risale a coloro che, preti o laici, predicatori, ora­

tori o scrittori, non hanno più una parola di approva­

t o n e o di lode per la verginità votata a Cristo e approvano invece l’altro stato.

Essi sono i principali colpevoli di questo fatto, che porta nell’animo suo una immensa tristezza, special­

mente quando è costretto a rispondere negativamente alla, richiesta dell’opera delle Religiose cattoliche, da parte di tutto il mondo cristiano e non cristiano.

Da quanto abbiamo riportato, vediamo come egli stesso ci indichi uno dei mezzi per promuovere le vocazioni, il medesimo, possiamo dire, consigliato dai nostri Venerati Superiori e Superiore, e cioè:

Parlarne ai giovani - Tutta la Commissione è d’ac­

cordo su questo e si fanno voti perchè i Sacerdoti, e in special modo, i Salesiani, parlino della vocazio­

ne, possibilmente in una predica apposita dei santi Spirituali Esercizi, che tutte le categorie di giovanette fanno nelle nostre Case.

Ma sarebbe bene che ne parlassimo anche noi nelle

« Buone Notti », come suggerisce Madre Elvira, pro­

ponendo esempi, citando fatti che portino a riflettere sulla scelta dello stato.

Nelle Associazioni, alla fine delle riunioni, si, po­

trebbe come già si fanno nel Cile e altrove, invitare le intervenute a pregare per le vocazioni dubbiose, per quelle che lottano coi parenti, con se stesse, ecc.

affinchè possano rispondere generosamente alla chia­

mata di Dio.'

E dove non possiamo parlare noi, facciamo parlare i nostri libri, diffondiamo le biografie delle nostre San­

te, specialmente delle più giovani: Suor Teresa Valsè, Laura Vicuna.

Dalle presenti nella Commissione si è Ricordato che una vocazione sorse dopo la lettura del volume « Ma­

dre e Maestra» di Sr. Giudici; un’altra, educata dalle Figlie della Carità, si fece Suora salesiana perchè sentì

in refettorio la lettura del Bollettino salesiano.

Si suggerisce ancora: di favorire gli Esercizi Spi­

rituali in tutte le stagioni, anche se le partecipanti fossero poche, in una bella casa invitante come ad esempio, quella di Triuggio in Lombardia.

Di preferire le passeggiate al Noviziato, per un in­

contro libero con le Novizie, specialmente delle dub­

biose.

Anzi, sarebbe bene che un gruppo scelto facesse un giorno di ritiro al Noviziato, salvo, s’intende, il rispetto delle norme canoniche.

Le Pie Associazioni sono il terreno adatto per il fiorire dei soggetti, perciò bisogna fare in modo che, specialmente le Figlie di Maria e le ascritte all’Apo­

stolato dell’innocenza, nello svolgimento del loro pro­

gramma, sentano tanto la grandezza del dono della fede e della grazia, da avere il desiderio di essere portatrici di questi doni anche alle altre.

Necessità delle Case di formazione: ragione di vita Non ostante quanto abbiamo detto fin qui, non po s- siamo avere fondate speranze sul futuro della Congre­

gazione, se non si raccolgono le fanciulle, suscettibili di vocazione, in una Casa modello, ove la santità vis­

suta dalle Suore spinga ad amare ed a vivere la stessa vita di preghiera e di lavoro, all’ombra di Gesù Euca­

ristico e di Maria Ausiliatrice.

Sarebbe come se l’agricoltore volesse attendere tut­

to il suo frutto, dai semi portati dal vento e non da un vivaio preparato con cura.

Per questo motivo lo stesso Don Bosco, mentre non ristava dall’insistere perchè in tutte le Case Salesia­

ne, di qualsiasi natura, si coltivassero, da tutti e sem­

pre, le vocazioni, appena si trovò nella possibilità, creò Case speciali, che fossero sorgenti perenni per rifor­

nire le Ispettorie e la Congregazione tutta di perso­

nale abbondante, sicuro e Den preparato.

Don Ricaldone diceva : « -Al lo zelo per suscitare le vocazioni deve andar congiunta una non minore dili­

genza per formarle...

» Noi sappiamo che l’essenziale per la coltivazione dei fiori è il clima adatto: anche allo sviluppo delle vocazioni è indispensabile un ambiente propizio ».

II presente Ven.mo Rettor Maggiore nel 1952 fa­

ceva" considerare che « il problema è duplice in que­

st’argomento: dobbiamo moltiplicare dappertutto e con ogni sforzo le vocazioni, dobbiamo adoperarci per man- tenerle fedeli e rinvigorirle».

Nel 1955 ripete: « L ’avvenire della Congregazione

è tutto impostato sulla’ scelta e sulla formazione dèi nostri giovani Aspiranti, e Confratelli. Tutti debbono sentire questo assillo pungente ». Bisogna cominciare dalla base, se si vuole la Congregazione fiorente.

E nel 1956 si compiace delle Ispettorie visitate, ove ha trovato ammirevoli le Case di formazione, « per la pietà, per lo studio, la disciplina e la sana allegria...

e anche pei locali, igienici, ampi, adatti al raccogli­

mento, allo studio, al lavoro ».

Come ne avrebbe goduto anche Don Rinaldi, pel quale le Case di formazione furono un assillo!

Rivedendo le deliberazioni dei vari Capitoli Gene­

rali dal 1928 ad oggi, constatiamo come egli ponga il principale accento proprio sugli Aspirantati.

Nel nostro Capitolo del 1934 si parlò di tre anni di Aspirantato, anche se poi si decise per almeno uno.

Nel 1936 Don Ricaldone di passaggio ad Arignano, visitando la Casa, s’informò quali delle Aspiranti pre­

senti avessero tre anni di Aspirantato e fece indossare la mantellina solo al gruppo che si trovava in queste condizioni.

Nel 1940 si preparò il Capitolo che si proponeva di dare impulso all’Aspirantato; ma per la guerra fu rimandato.

Nel 1953 il principale argomento fu ancora l’Aspi- rantato!

Se di ogni Capitolo si fossero potuti attuare i pro­

positi pratici su questo argomento, ora saremmo al­

l’avanguardia.

Ma se non vi siamo oggi, abbiamo ferma fiducia di trovarvici domani, perchè in questo quinquennio le

Ispettorie hanno già fatto molto; e speriamo che, con l’impulso che questo Capitolo XIII darà ad attuare quanto è già prescritto nell’Aggiunta ai Regolamenti che ci furono consegnati, si otterrà il massimo, perchè mai com e ora la questione degli A spirantati si presen­

ta com e questione di vita.

Le disposizioni odierne. le condizioni delle famiglie e della società in cui si respirano idee materialistiche ed edonistiche, spronano a separare per tempo le pian­

ticelle buone e innocenti per coltivarle nel calore del-l' amor di Dio e nel metodo educativo nostro caratte­

ristico.

Quindi noi caldeggiam o’ non solo gli Aspirantati, ma i pre-Aspirantati, ove si possano accogliere le bim ­ be anche inferiori al dodici anni, almeno in alcune nazioni.

A dodici anni, oggi sono già imbevute dei difetti del tempo, difetti spirituali e morali.

Le figliuole, una volta ci venivano da famiglie pro- fondamente cristiane, dove l’ambiente educava alla fede, alla purezza, al sacrificio, alla sottomissione in umiltà di cuore e di mente,

La vita spirituale e morale dei figli si alimentava nel filone perenne della fede e della virtù dei padri.

Ma ora? Sono pochissime le giovani che hanno senti­

to la vocazione spontaneamente, sbocciata da un seme maturato in seno alla famiglia, ove non sono più abi­

tuate ad attingere le virtù cristiane dalla forza viva dell’esempio della mamma

Intanto le vocazioni che possiamo coltivare nelle

nostre Case sono poche, occorre reclutare vocazioni al di fuori.

E come si fa a colmare in due o tre anni tante de­

ficienze?

E’ una illusione supporre che una formazione cri­

stiana radicale e ancor più religiosa e salesiana, si possa ottenere in poco tempo, quando già le male abi­

tudini sono diventate una seconda natura.

Occorre cominciare dall’infanzia.; quando la volontà è ancora malleabile, se non si vuol fare un doppio lavoro: prima di riforma, poi di formazione.

« Il male di cui soffre il nostro secolo — dice un Bollettino Cattolico dell’educazione di qualche anno fa — è l’intemperanza: intemperanza nella soddisfa- zione dei piaceri, intemperanza nell’uso della libertà.

» L ’uomo moderno sa frenare le sue auto, ma non sa controllare i freni' delle sue passioni. Perciò oggi è così difficile educare — continua il Bollettino — e a

bisogna cominciare per tempo i cosidetti ’’ automatismi,, in alcune abitudini di temperanza, di disciplina, di or­

dine, in modo che potranno i giovani meglio valersi, in avvenire, dell’auto controllo della loro volontà ».

A questi mali del mondo moderno bisogna aggiun­

gere una speciale formazione spirituale della gioventù, che va tanto bene per la costruzione di un tanto auspicato mondo migliore, ma non per noi, perchè for­

ma nella gioventù Una personalità, una mentalità, che non favorisce l’entrata nei nostri Istituti, di cui non valorizzano lo spirito di semplicità, di umiltà, di dipen­

denza.

Propugniamo, quindi, com e massimo da raggiungere, sia pure gradatamente, un pre-Aspirantato,. per avere e formare le vocazioni giovanissime.

« Il segreto per poterle form are è qui; il segreto per averle è qui » ripete la nostra V en.ma Madre in Una sua recente Circolare.

La Commissione è d’accordo nel ritenere com e do­

vere principale di ogni Ispettrice l ’attuazione di que­

sti pre-Aspirantati, dovessero anche costare sacrifìcio di personale e di denaro e rinuncia del proprio punto di vista, .affinchè si risolva in vita per l ’istituto la sincerità e la generosità con cui aderiranno al desi­

derio delle Superiore.

A vere l ’Aspirantato e farlo funzionare bene! Osser- servare alla lettera quanto è prescritto e ch e ormai per noi è Regola e si presenta estremamente necessa­

rio, per salvare e rendere anzi sempre più compatta la nostra unità.

Scelta del personale direttivo delle Cáse in genere e delle Case di formazione in particolare

Considerata la necessità delle Case di formazione, vediamo ora quali sono le condizioni necessarie perchè possano raggiungere lo scopo per cui la sollecitudine dei Superiori le desidera; vedrem o cioè:

La scelta del personale che dovrà form are l’ambien­

te e, averne la responsabilità di direzione e di form a­

zione morale, religiosa, salesiana.

L ’ambiente nelle Case di formazione e in special

mòdo dell’Aspìrantato deve essere vocazionale, ossia tale che la vocazione, non ancora conscia di se stessa, delle piccole Aspiranti, sbocci naturalmente, per im­

pulso interiore oltreché esteriore, come nel tepore pri­

maverile sbocciano le meraviglie dei fiori.

Perciò il Diritto canonico prescrive che il persona­

le, dove si formano i membri di un Istituto religioso, sia il migliore.

Pensiero che viene' ripetuto dai nostri Venerati-Su­

periori e Superiore, da Don Rinaldi in poi, il quale fin dal 1930 sostiene : « La Casa di formazione è indi­

spensabile. Se occorre per questo sopprimere delle Scuolè per ragazze, sopprimetele e date il vostro mi­

gliòre personale ».

L ’elezione del personale dirigènte, specialmente, è delicata e piena di responsabilità.

La conosciutissima lettera di Don Bosco nel 1886 per l’elezione della Superiora Generale, gli articoli del Manuale, e di « Maternità Salesiana » specificano in base a quali criteri si debba effettuare questa elezione.

Perciò non ripeto quanto è già stato trattato magi­

stralmente finora, ma allacciandomi alla Relazione sui doveri delle Superiore, aggiungerò, solo qualche pen­

siero:

La Direttrice dovrebbe avere, prima di tutto, molto amore di Dio, attaccamento indiscusso all’istituto, alla Regola e al nostro Metodo tutto ragione, religione, umorevol^zza di cui deve essere la fedele custode; de­

ve poi possedere in pieno la forza del nostro spirito salesiano, che consiste — come disse Don Castano —

nella maternità paziente e benigna verso le anime che le sono affidate, a cui deve corrispondere la filialità verso le Superiore Maggiori, filialità che deve risolver­

si in dipendenza di pensiero e di opere, in adesione piena alla volontà santificatrice del Centro.

Maternità e fermezza insieme, debbono essere le sue caratteristiche, come suggerisce il nostro Manuale e come si è già detto nella Relazione sulla Maternità.

Deve avere il cuore di una madre, ma anche il polso di un padre, che non transige di fronte all’obbe­

dienza e alla sottomissione.

E’ difficile, è vero, conciliare queste due virtù, ma noi abbiamo l’esempio mirabile della nostra Santa, umile, amorosa e forte, che ci può essere di modello specialmente nell’arte del governo.

Essa, oltre tutto, possedeva in pieno le tre virtù consigliate alle Superiore da Don Rinaldi nell'VIII Ca­

pitolo Generale: » Siate segrete, veritiere, giuste ».

1° Segrete - A qualunque costo sappiate mantene­

re il segréto di quello che vi viene confidato. E’ obbligo assoluto!... Vi è commesso il segreto naturale. Dovre­

ste anche, al riguardo, prestare giuramento, voi non ne sapete nulla.

2° Veritiere - La verità soprattutto e sempre! Mai restrizioni mentali che non si addicono alla semplicità religiosa, e si riducono il più delle volte a vero e pro­

prio sotterfugio e non debbono essere in una Superio­

ra... E’, é, non è, non è.

Se dovete tacere dite candidamente: non posso par­

lare. Ne guadagnerete in tutti i sensi.

/

• Quanto non è stimata, quanto non è amata la Su­

periora candida e semplice, nella cui parola è sempre la verità!

siate Superiore giuste - A ciascuna il suo, non più, nor meno; non parzialità, non due pesi e due mi­

sure- tutto e tutte con ugual senso materno.

Datemi una Superiora - contìnua Don Rinaldi - ornata di queste tre preziose, indispensabili doti, eri lo vi assicuro che avrà sempre in mano il cuore i

Datemi una Superiora - contìnua Don Rinaldi - ornata di queste tre preziose, indispensabili doti, eri lo vi assicuro che avrà sempre in mano il cuore i

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