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III. Metamorfismo termico di alto grado (Facies cornubianitica a Pirosseno, T  600°C):

7.3 EVOLUZIONE STRUTTURALE

7.3.2 DEFORMAZIONI FRAGIL

La strutture fragili sono ampiamente diffuse in tutta l’aureola del Monte Capanne. Le strutture alla mesoscala, con rigetti significativi (anche se generalmente non esattamente quantificabili), sono rappresentate da faglie normali, da basso ad alto angolo, e sono presenti in tutti i settori, esclusa la zona a NNE. Le faglie di maggiore entità hanno generalmente andamento sub-parallelo al bordo del corpo plutonico. La faglia di maggiore importanza è la Faglia Bordiera Orientale (EBF, DINI et alii, 2002; MAINIERI et alii, 2003), che ribassa verso Est il flysch cretaceo dell’unità Ripanera portandolo in

contatto laterale con le serpentiniti (da Colle Palombaia a Sant’Ilario) o con la copertura sedimentaria (da Sant’Ilario a Procchio) dell’Unità Punta Polveraia - Fetovaia, nella fascia che da Procchio arriva a Colle Palombaia (andamento SSO-NNE).

Nella zona SO è presente la Faglia di Fetovaia (circa NO-SE), che con un contatto a medio-basso angolo provoca la sovrapposizione dell’Unità tettonica Punta Le Tombe sopra l’Unità Punta Polveraia - Fetovaia. Sul lato orientale di Punta Le Tombe è presente una finestra tettonica di poche decine di metri che fa riaffiorare le Argille a Palombini dell’unità termo-metamorfica sottostanti a quella non metamorfica di Punta Le Tombe.

In questa zona sono presenti anche alcune faglie di dimensioni minori, con andamento radiale rispetto al granitoide, che “sblocchettano” le serpentiniti e la formazione flyscioide di Monte Agaciaccio, entrambe appartenenti all’Unità Punta Le Tombe. Un paio di faglie analoghe sono presenti anche nelle coperture meta-ofiolitiche nella zona di Pomonte.

Nel versante occidentale dell’aureola è presente una faglia normale ad alto angolo con andamento NS che in parte sovrappone duplicando l’unità meta-ofiolitica (Punta Nera - C. Peria), e proseguendo verso Nord porta in contatto la scaglia ofiolitica ribassata in contatto col plutone de Monte Capanne (C. Peria - Punta della Fornace e Punta Polveraia). Nell’area di Punta della Fornace è presente un’altra faglia di limitata estensione con andamento radiale (NO-SE) rispetto al Monte Capanne, che taglia

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perpendicolarmente la maggiore faglia NS appena descritta, mettendo in contatto laterale la formazione più bassa (Serpentiniti) della successione ofiolitica con quella più alta (Argille a Palombini). Un’ulteriore piccola faglia normale ad alto angolo, ad andamento radiale rispetto al plutone, si trova nella zona di Colle di Palombaia, con limitato raddoppio della parte basale della successione meta-ofiolitica.

I campi di fratture sono generalmente molto diffusi sia nel granitoide che nelle coperture. Per valutare se le fratture si distribuiscono in modo analogo tra plutone e coperture, queste sono state misurate nella zona di Cavoli - Colle Palombaia dove si ritiene che il contatto sia rimasto primario. Sono stati inoltre misurato i set di fratture nel granitoide nella zona di San Piero per un confronto con quelle di Cavoli - Colle Palombaia al fine di constatare se le famiglie principali fossero correlabili oppure no.

I dati ottenuti mostrano che le famiglie principali delle fratture hanno distribuzioni differenti sia tra quelle rilevate nelle coperture e quelle misurate sul granitoide, nell’affioramento di Cavoli - Colle Palombaia, ma anche tra i dati rilevati sulle rocce plutoniche affioranti nella suddetta area e in quella di San Piero. Nonostante BOCCALETTI e PAPINI 1989 (Figura 5.5), mostrino una unica orientazione (NE-SO) degli elementi strutturali fragili del plutone, i campi di fratture principali hanno distribuzioni diverse tra San Piero e Cavoli - Colle Palombaia.

Nel granitoide della zona di Colle di Palombaia (nel limitato affioramento sulla scogliera), la distribuzione si concentra in direzione appenninica NNO-SSE (radiali rispetto al centro del plutone) con immersione verso NE ed inclinazione a medio-alto angolo (vedi Figura 6.90 capitolo precedente). Nella zona di San Piero invece si nota una distribuzione con un massimo relativo dei poli con piani a direzione anti- appenninica NE-SO (sub-parallele al bordo del plutone) ed immersione verso SE ad angolo molto variabile (Figura 6.91). Le famiglie secondarie sono generalmente sub- perpendicolari alle principali, quindi anche se con distribuzioni diverse, in entrambe le zone sono presenti i due sistemi di fratture (radiale e tangenziale rispetto al granitoide).

Nelle formazioni di copertura della successione meta-ofiolitica, misurate nella zona di Cavoli - Colle Palombaia, si nota un massimo relativo con fratture sub-verticali in direzione OSO-ENE (immersione verso SSE) ed uno secondario appenninico, con fratture sempre mediamente ad alto angolo, in direzione NO-SE ed immersione verso SO (Figura 6.93). Quindi le coperture presentano distribuzioni dei campi di fratture diverse rispetto al granitoide (le famiglie principali sono circa perpendicolari tra loro),

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anche se la famiglia principale nel granitoide è più o meno congruente con la moda secondaria nelle coperture.

Volendo cercare una spiegazione alla distribuzione non accoppiata dei campi di fratture (tra coperture e corpo plutonico) si può ipotizzare che i sistemi di frattura principali nelle coperture, o si sono sviluppati in momenti diversi, oppure le coperture non sono in diretto contatto con il granitoide (come sembra in affioramento) ma hanno subito delle traslazioni o rotazioni anche di limitata entità, ma che comunque hanno alterato la distribuzione originale delle fratture. Tuttavia dato che i set di fratture non sono completamente incoerenti ma sostanzialmente perpendicolari è ragionevole pensare che ci sia comunque una relazione tra i due campi di fratture. Infatti i set principali delle fratture nel plutone a Cavoli - Colle Palombaia sono correlabili alle famiglie secondarie nel granitoide di San Piero e, come già detto, una moda secondaria delle fratture delle coperture è correlabile con la famiglia principale delle fratture nel granitoide. In questo modo potrebbero corrispondere a Longitudinal joints (fratture disposte perpendicolarmente alla strutture interne del plutone) e Cross joints (fratture sviluppate parallelamente alle strutture interne del granitoide) come proposto da BOCCALETTI & PAPINI (1989).

Anche la diversa strutturazione dei corpi rocciosi (massivo il granitoide, stratificate le coperture) potrebbe influire sulla diversa distribuzione dei set delle fratture, implicando un diverso comportamento reologico delle masse rocciose, con maggiore sviluppo di elementi fragili in una direzione piuttosto che in un’altra.

Analizzando complessivamente l’andamento medio delle fratture nelle diverse zone (Figura 7.19, pagina seguente) si può notare una discreta correlazione tra le fratture nell’aureola termo-metamorfica e quelle nel granitoide (con direzioni principali NE-SO, NO-SE, ONO-ESE e ENE-OSO).

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Figura 7.19 Carta strutturale con le fratture nelle coperture rispetto a quelle del granitoide del Monte Capanne, (BOCCALETTI &PAPINI (1989), modificata).

Le direzioni sono paragonabili non solo per le zone in cui l’aureola è verosimilmente in contatto primario ma anche globalmente per tutte le coperture (anche dove sono certamente in contatto tettonico ed hanno subito traslazioni). Questo suggerisce che le laminazioni tettoniche possono essere avvenute linearmente, senza grandi rotazioni delle scaglie tettoniche, mantenendo complessivamente inalterate le direzioni medie originali dei set di fratture.

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