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Gli scavi furono aperti tra il 1992 e il 1995 in due aree all’interno della grotta. Uno si trova in un’area dove il pavimento si presenta orizzontale e senza detrito di falda. Questa zona fu indagata per evitare complicazioni dovute all’inclinazione dei livelli presenti all’imboccatura della caverna, ma non era probabilmente favorevole alle attività umane a causa della scarsa illuminazione, in quanto lontana dall’entrata.

Il secondo saggio è situato all’interno del detrito di falda. Quest’area fu scelta con lo scopo di accertare l’età di formazione del conoide e per documentare la presenza di manufatti in un’area il più vicino possibile all’entrata.

Al momento non sono state effettuate datazioni radiometriche, per cui la cronologia del deposito è stata desunta grazie all’analisi sedimentologica, all’industria litica e alle variazioni delle associazioni faunistiche dei due saggi.

4.2.1

Sequenza stratigrafica dell’area A

L’area A è stata indagata principalmente dal 1992 al 1995 con una trincea di dimensioni 3x2 m, aperta a 12 m dal detrito di versante che copre l’entrata dall’interno, perciò a circa 20-25 m da dove dovrebbe aprirsi l’imboccatura originale. Scavata fino a una profondità di circa 2,5 m, la sequenza è composta principalmente da livelli sub-orizzontali descritti in Boschian e De Santis.

L’Unità Litologica di base (15) consiste in una colata stalagmitica spessa 75 cm che chiude una sequenza di livelli di argilla e strati stalagmitici alternati e non ancora indagati (16).

Le Unità sovrastanti (14.2, 14.1b, 14.1) sono principalmente composte da una matrice argillosa o limo-argillosa e si insinuano tra la colata stalagmitica sottostante. Queste Unità, in particolare il livello 14.1b, sono state interessate da una forte fosfatazione dovuta probabilmente all’alterazione dei numerosi reperti ossei presenti; i rivestimenti di argilla testimoniano la presenza e la probabile percolazione dell’acqua che ha interessato questi orizzonti.

Le Unità Litologiche 13-11 sono composte principalmente da “elementi ghiaiosi”, e talvolta da elementi di dimensioni più grandi, all’interno di una matrice limo-argillosa; nell’Unità 13 sono presenti speleotemi, i quali tendono a diminuire man mano che si sale verso l’Unità 11; i frammenti di concrezione, invece, tendono ad avere una frequenza opposta.

Le Unità (10.2 e 10.1) sono limoso-argillose o argillose, senza scheletro. La composizione minerale, la fabric e la tessitura suggeriscono che questi orizzonti siano stati originati dalla rideposizione di loess alterato, eroso da suoli esterni. Macchie di concrezioni attive, discontinue e con stalagmiti, coprono la parte sommitale della sequenza.

Figura 4.3: Profilo stratigrafico dell’ Area A. Disegno di G. Boschian

4.2.2

Sequenza stratigrafica dell’area B

La sequenza esposta all’interno dell’area B, indagata dal 1995 al 2004, di dimensioni 2,5x2,5 m e profonda circa 4,5 m, racchiude la stratigrafia più recente della grotta. Rappresenta bene la geometria tipica di un deposito di versante accumulato in un ambiente di grotta; è composta da livelli che si assottigliano e si inclinano verso l’interno della caverna: dalla base della sequenza fino allo strato 119 i livelli sono suborizzontali, mentre dal 119 in poi le Unità si inclinano sempre di più man mano che si sale verso il tetto della serie. I livelli, descritti in Boschian e De Santis, contengono uno scheletro che comprende “ghiaino” fine e “ghiaia” grossolana, angolare o subangolare; sono frequenti anche grandi massi, principalmente nella parte bassa della sequenza. La matrice è prevalentemente limo-argillosa. L’Unità alla base della sequenza (UL 126) consiste in una colata stalagmitica spessa circa 15-20 cm che copre uno strato limo-argilloso (UL 127) sondato per circa 40 cm. Al tetto dell’Unità sono visibili le basi di alcune stalagmiti rotte, insieme a frammenti di stalattiti. A N-E è ancora in posto una larga stalagmite alta circa 1 m, coperta dal sedimento degli strati sovrastanti.

Le Unità Litologiche 123-125 sono composte da detriti calcarei grossolani, con elementi subangolari e spesso con frammenti di speleotemi, all’interno di una matrice limo-argillosa. L’Unità 124 è spessa 5-7 cm ed è caratterizzata da una matrice scura e carbone di piccole dimensioni. La maggior parte delle pietre dell’Unità 123 è coperta da un rivestimento di calcite che diventa sempre più spesso man

mano che si sale al tetto dell’Unità; il tetto è composto da una sottile e laminata colata stalagmitica spessa circa 2-5 cm. Infatti, l’Unità 122 è completamente cementificata e include speleotemi.

La caratteristica principale delle Unità 121-117 è la componente calcarea dominante, poco classata e con larghi blocchi (a volte di diametro superiore ai 70-80 cm) all’interno di una matrice composta principalmente da sabbia e argilla.

L’Unità 116 segna un cambiamento drastico nella tessitura del deposito; è composta da limo con pietrame alla base (116.2), mentre la porzione superiore è formata da limo con scarsa presenza di clasti.

Le Unità che coprono la 116 sono caratterizzate dal crescere dell’inclinazione e da un aspetto poco classato, con uno scheletro composto da piccoli elementi all’interno di una matrice di colore marrone.

La parte superiore della sequenza è coperta da una colata stalagmitica parzialmente decalcificata, della quale si trovano tracce all’interno dell’Unità limosa sottostante (110), ricca di frammenti di speleotemi.

L’industria litica è stata individuata nelle Unità 11-13 dell’area A e 118-120 dell’area B. Sfortunata- mente, gli aspetti tecnologici e tipologici dell’associazione litica della Caverna degli Orsi non possono essere definiti bene in quanto i manufatti sono scarsi (26 in tutte e due le sequenze); comunque, gli strumenti sono principalmente non ritoccati e non sono stati rinvenuti nuclei. Nell’analisi preliminare (Boschian, 2001) i manufatti litici ritrovati nelle due sequenze sono stati studiati come un unico record, data la scarsa quantità di materiale e nel complesso può essere dedotta una tecnologia Levallois o pseudo-discoide in quanto molti strumenti presentano evidenti tracce di stacchi centripeti.

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