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di Reykjavik, all’energia geotermica per le strategie di

Nel documento Ottobre - Dicembre 2015 (pagine 82-86)

riciclaggio di San Francisco, un

viaggio tra le principali metropoli

efficienti di tutto il mondo.

dalla redazione

atmosferico e delle acque, e che sono sempre questi centri che sprecano il 75% delle risorse naturali. Per questo non è facile individuare degli esempi positivi che possano fungere da modello per lo sviluppo futuro degli altri pa-esi. Ecco la top ten di chi è riuscito a miglio-rare le proprie performance per il benessere dei cittadini e del territorio.

Reykjavik (Islanda). Per fornire

ener-gia elettrica, calore e acqua calda ai suoi 120.000 cittadini, la città sfrutta l’energia idroelettrica e geotermica per fornire ener-gia elettrica, calore e acqua calda ai suoi 120.000 cittadini. A metà del 2000 la città ha inoltre cominciato a sostituire i vecchi mezzi pubblici con autobus a idrogeno. Per il futuro è prevista l’eliminazione della di-pendenza da combustibili fossili entro il 2050.

Portland (USA.). Portland ha una

cit-tadinanza eco-consapevole che utilizza am-piamente le biciclette per spostarsi. Inoltre, la città ha deciso di sostituire la vecchia illuminazione cittadina con lampade a Led, così da ridurne l’impatto ambientale. Negli anni 70 ha costruito un’autostrada a 6 corsie per sviluppare il suo lungofi ume. Per il futuro la città si augura di dipendere al 100% da fonti rinnovabili.

Vancouver (Canada). Vancouver è stata

nominata la città più verde del Canada: il suo traguardo è di arrivare entro il 2020 a diventare il centro urbano con gli stan-dard di sostenibilità più elevati al mondo. Da poco ha varato il teleriscaldamento in un quartiere, Southeast False Creek. Ha un vantaggio rispetto ad altre città sostenibili: ottiene il 90% del suo fabbisogno dall’ener-gia idroelettrica.

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SMART CITY

SCENARI

mentre molti utilizzano bio-metano, rica-vato dai rifiuti cittadini. Oslo ha inoltre installato un sistema di luci intelligente, capa-ce di modularsi a seconda del tempo e delle condizioni del traffi co. Entro il 2030, la città spera di ridurre le proprie emissioni del 50%, mentre entro il 2050 tutta la Norvegia do-vrebbe diventare carbon neutral.

Londra (Gran Bretagna). Per ridurre

le emissioni di carbonio, Londra ha de-ciso che i proprietari di auto come i Suv dovranno pagare 25 sterline al giorno per circolare nella parte centrale della città mentre i veicoli elettrici o ibridi saranno esentati. Per il futuro, la capitale britan-nica spera di riuscire a tagliare del 60% le emissioni di CO2.

San Francisco (USA). La città di San

Francisco è leader nel mondo per l’utiliz-zo di macchine elettriche, ha circa il 20% adibito a verde pubblico e ricicla i 3/4 dei rifi uti prodotti dai suoi 840.000.abitanti. Da poco tempo la città ha approvato un piano da 100 milioni di dollari per fi nan-ziare il solare, l’efficienza energetica e turbine eoliche per le strutture pubbliche.

Oslo (Norvegia). Ben l’80% dei sistemi

di riscaldamento della capitale norvegese sono alimentati da

ener-gia rinnovabile,

Copenhagen (Danimarca). Oltre ad

es-sere famosa per le sue piste ciclabili,(oltre 1/3 dei residenti usa la bici ogni giorno) la capitale danese entro il 2025 vuole di-ventare la prima città indipendente dal petrolio. Tutti i nuovi edifici dovranno essere dotati di tetti verdi per assorbire almeno il 50%-80% delle precipitazioni; avere effetto isolante per l’edifi cio; contri-buire alla diminuzione delle temperature in città; raddoppiare la vita del tetto stesso proteggendolo dai raggi UV per migliorare la qualità di vita dei cittadini.

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che negli Stati Uniti produce più rifi uti: 2,5 chilogrammi a persona, ogni giorno, contro i due nel resto del Paese.

L’impegno delle autorità è di raddoppiare dal 15% al 30% la frazione riciclata, entro il 2017, delle 11.200 tonnellate di spazza-tura raccolte ogni giorno dagli operatori municipali, senza considerare i rifi uti or-ganici; devono poi essere aggiunte le 29.00 tonnellate raccolte dalle aziende private.

New York (USA). Più di 400.000

ton-nellate di rifi uti al giorno, 7.000 operatori e una fl otta di più di 2.500 camion. New York, si trova ad affrontare un duro com-pito: quello di raddoppiare la percentuale di rifi uti riciclati entro il 2017. È la città

Boston (USA). Boston ha emanato il

Building Energy Reporting and Disclosure Ordinance (BERDO), ordinanza che richie-de agli edifi ci di grandi e medie dimensio-ni di segnalare il loro utilizzo di energia e acqua ogni 5 anni. Introdotta nel 2009, l’iniziativa Renevue Boston vuole ridurre la domanda di elettricità di 200 MW entro il 2017. Ha inoltre un piano per il clima che vuole abbassare le emissioni di gas dell’80% a partire dal 2050.

Malmö (Svezia). Malmö ha a un

pro-cesso di riqualificazione urbana basa-to su aree verdi, rinnovabili, effi cienza energetica, architettura sostenibile. Altri progetti riguardano la gestione dei rifi u-ti, minimizzare le necessità di trasporto, accrescere la biodiversità, digitalizzare i servizi e limitare i consumi energetici. In città si trova anche il più grande im-pianto eolico di tutta la Svezia: 48 turbine che, con i loro 110 MW, alimentano circa 60.000 abitazioni. E per il 2030 la città si pone l’ambizioso obiettivo di toccare quota 100% dell’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili.

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Il settore della raccolta e recupero degli abiti usati ha vissuto negli ultimi anni una forte crescita, evolvendosi dalle iniziali attività di beneficenza a filiera industriale organizzata del riuso e riciclo e passando dalle 72.000 ton-nellate raccolte del 2009 alle 110.000 attuali. Trentino Alto Adige, Toscana e Basilicata sono le Regioni più virtuose, ma è in forte crescita il dato anche nel Sud Italia. Lo sviluppo del settore richiede oggi tuttavia regole chiare e trasparenti per tracciare i flussi di materiali raccolti, garantendo concorrenza sul mercato e limitando le attività illegali. Sono questi i principali dati che emergono dal Dossier cura-to dal CONAU - il Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati di FISE UNIRE, dal titolo

“Vesti-ti usa“Vesti-ti: dalla beneficenza al riuso e riciclo”.

Il Dossier traccia un bilancio dello sviluppo del settore e indica le prospettive di ulteriore possibile crescita per questa “giovane” filiera della raccolta differenziata.

Qualche numero per comprenderne la por-tata. Nel 2013 (ultimi dati ISPRA disponibili) sono state raccolte complessivamente 110.900 tonnellate di frazione tessile (+10% rispetto al 2012); tale risultato è frutto di una crescita costante in questi ultimi anni su tutto il ter-ritorio nazionale. L’aumento della raccolta è dovuto in larga parte all’incremento registra-to nel Centro e nel Sud della nostra penisola che sono passati, rispettivamente, da 24.030 e 23.410 tonnellate del 2012, alle 29.000 e 27.090 tonnellate del 2013; il Nord è rimasto relativamente costante negli anni passando dalle 53.690 tonnellate del 2012 alle 54.820 del 2013. Mediamente ogni italiano conferisce nei cassonetti gialli una quantità annua di abiti usati pari a 1,8 kg, con il Nord che si

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