Siena, Terre de Sienne editrice, 2007, pp. 136
(English version, The story of the woman who raced in the Palio of Siena).
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trinata dalle due vecchie volpi della Piazza su come “cercare il viottolo” e prendere San Martino. Fa i tre giri al galoppo, ma mentre rientra all’entrone il cappellino vola via e quelli della produzione cinematografica si accorgono con sgomento che ha corso una ragazza non scritturata e, quel che è peggio, non coperta da assicurazione. Ma non c’è tempo, per loro, di irritarsi più di tanto per il pericolo corso. Il giorno dopo il caso calca la mano: la controfigura della Dors cade e si infortuna. Così, manca una figura femmini-le che possa girare femmini-le scene della corsa che l’attrice americana, da sola, non avrebbe mai potuto fare. Dalla produzione si ricordano della sciagurata sventata che il giorno prima ha fatto quella bravata e le offrono di pren-dere il posto della controfigura inutilizzabi-le. Così, questa volta con tutti i crismi della legalità, Rosanna monta a cavallo col giub-betto dell’Aquila e, addobbata di una pesan-te parrucca bionda che dovrebbe riprodurre la chioma dell’attrice americana, gira le scene della carriera.
Poi il direttore della produzione, una sera, butta lì una domanda a bruciapelo: ma il Palio vero lo correresti? La risposta è ovvia e, per l’Assunta, la produzione si attiva per far correre la Bonelli in una contrada. Lei è selvaiola, ma la Selva declina l’offerta di farle indossare il giubbetto di Vallepiatta. Accetta invece l’Aquila, che ha vinto da poco e che ha in sorte una cavalla nuova – Percina – che non sembra impegnare più di troppo la contrada, e che accetta il bonus che la produzione si impegna a pagare a chi, facendo montare la donna, crea un’ impen-sabile pubblicità per il film in lavorazione. Oggi una cosa del genere non sarebbe nem-meno pensabile, ma il 1957 appartiene a un’altra epoca, anche per quel che riguarda il Palio.
E il sogno di Rosanna Bonelli diventa realtà. Lei vorrebbe farsi chiamare “Rompicollo”, in ricordo della protagonista dell’operetta del padre, ma la produzione insiste perché le venga dato il nome di “Diavola”, come per la protagonista del film. Così, gli annali del Palio registrano quel soprannome, ma a Siena, per tutti, è rimasto il ricordo della corsa di Rompicollo.
Diversamente da quel che accade nel film, Rompicollo non vinse perché la sua corsa finì al secondo San Martino, anche se al momento di cadere era ormai a ridosso delle contrade in testa, mentre cercava di passare la Lupa terza dietro il Nicchio e l’Oca. Nella caduta, secondo i contradaioli della Torre, la Bonelli avrebbe ostacolato proprio la contrada di Salicotto, e alcuni tor-raioli, donna o non donna, la trattarono come un fantino qualsiasi cercando di rifi-larle due solenni ceffoni (il giorno dopo andranno a scusarsi con un mazzo di fiori) consacrandola involontariamente, in questo modo, membro effettivo della congrega degli eterni “dieci assassini”.
L’avvenimento fece talmente scalpore che la “Domenica del Corriere” dedicò a Rompicollo e alla sua corsa la controcoper-tina del numero del 1° settembre.
Rosanna Bonelli non riuscì più a correre il Palio: nessuna contrada ebbe più il corag-gio di andare controcorrente rispetto al comune modo di pensare e di farle vestire di nuovo un giubbetto. Ma quel Palio corso e non vinto fece di Rompicollo un mito come se di carriere ne avesse vinte quante il Gobbo Saragiolo.
Il volume continua con la biografia degli anni successivi; con il racconto poco meno che da commedia, anch’esso, del suo matri-monio (all’ufficiale di cavalleria che la cor-teggia risponde “ti sposerò quando diventi generale” e un giorno se lo vede arrivare davanti con le stellette da generale di caval-leria. E ora che sono generale mi sposi? E lei lo sposa); dei suoi concorsi ippici; della sua vita familiare. La conclusione è d’obbligo: la storia si chiude con le immagini del 1999, quando il Concistoro del Mangia le conferì la medaglia d’oro. E le immagini sono da sole la scena da happy end di un film, con il priore dell’Aquila che la abbraccia e, oltre a cingerle il collo – come è d’uso – con il faz-zoletto della contrada, le mette sulle spalle il giubbetto dorato con l’aquila ad ali spiegate, facendo di lei un fantino dell’Aquila ad eter-na memoria. La sua incredibile storia, d’altra parte, ne aveva fatto, per sempre, una parte integrante della storia della contrada, del Palio e di Siena.
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Rilli e Rosanna Bonelli durante il rinfresco organizzato dal Comune di Siena in onore della troupe che girava il film “La ragazza del Palio”, di Luigi Zampa, con Vittorio Gassman e Diana Dors.
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Indice
DORASALLAY, Dipinti senesi in Ungheria:
Vicende storiche e nuove ricerche . . . . pag. 3
MARIATERESACUDA ENICOLETTAVIOLANTE, L’Archeodromo di
Belverde a Cetona: un viaggio nella più antica
storia dell’uomo . . . . pag.17
MARIAMADDALENAORIOLI, Luca Contile Cetonese
cittadino d’Europa . . . . » 23
MENOTTISTANGHELLINI, Un villano satiro che parla
senese e una zingara che parla badengo . . . . » 29
DIDIERBOISSEUIL, Thermae e balnea senesi nel quadro del
termalismo italiano alla fine del Medioevo . . . . » 33
FRANCESCAMONACI, Il castello di Potentino
nelle memorie storiche di G.A. Pecci . . . . » 41
MARIAANTONIETTAROVIDA, La strada nuova di Provenzano:
un episodio di trasformazione dello spazio urbano
e di architettura nella Siena di età barocca . . . . » 45
MATTHIASQUAST, La banca dati delle facciate del centro
storico di Siena: note introduttive . . . . » 67
RILLIBONELLILIGABUE, Cetoff mio padre
(rec. di Giuliano Catoni) . . . . » 77
ROSANNABONELLI, Io Rompicollo. Storia della donna
che ha corso il Palio di Siena
Finito di stampare nel mese di Giugno 2008 da Industria Grafica Pistolesi Editrice “Il Leccio” srl Via della Resistenza, 117 - loc. Badesse - 53035 Monteriggioni (Siena)
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