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1. IL BIKE SHARING, CONTESTO ED EVOLUZIONE STORICA

1.4. Diffusione

Il fenomeno del bike sharing è difficilmente quantificabile in termini precisi, data la continua diffusione mondiale, in quanto non si dispone di sistemi di monitoraggio aggiornati ed affidabili in grado di contare e classificare tutte le variegate esperienze in atto. L'unica fonte attendibile è quella di DeMaio, accademico interessato al fenomeno dal 1996 e collaboratore del Journal of

Public Transportation, il quale dopo aver provato a sistematizzare il concetto

fondando la sua società di consulenza ―MetroBike-LLC‖, nel suo blog The Bike-

sharing blog13, ha costruito una mappa collaborativa in costante aggiornamento

dei sistemi di bike sharing di terza generazione14. Tale mappa conta oltre seicento sistemi diversi, localizzati in tutto il mondo. Consultabile nel blog anche l'interessante mappa di O'Brien, Global Bike Share Map15, dove viene visualizzata non solo la presenza dei maggiori sistemi di bike sharing ma anche l'utilizzazione in tempo reale: focalizzandosi in una determinata città si possono vedere quali stazioni siano piene di biciclette e quali vuote. Nella seconda mappa vengono raffigurati però solo alcuni sistemi di terza generazione che forniscono dati sufficienti per l'aggiornamento della stessa, in quanto dotati di tecnologia che permette di visualizzare dati in tempo reale. Tale mappa è di sicura utilità sia all‘utente, che può vedere quante biciclette sono disponibili e dove, sia al gestore del servizio, che può così individuare le stazioni più utilizzate e riequilibrare il numero delle bici nelle postazioni.

Grazie ai dati ottenuti nella mappe di DeMaio ed O‘Brien sono state create delle altre mappe in cui vengono localizzati i sistemi di bike sharing durante i

13 Blog consultabile all‘indirizzo: http://bike-sharing.blogspot.it/

14 La mappa è consultabile e si trova all'indirizzo http://ow.ly/UaX3. I sistemi segnalati sono maggiormente

sistemi di terza generazione in quanto a dati reperibili telematicamente.

due decenni separati, dal 1990 al 2000 e dal 2000 al 2010. Dalla valutazione delle seguenti figure (2, 3 e 5), la crescita e la diffusione dei sistemi di bike

sharing nell‘ultimo decennio risulta rilevante soprattutto in Europa ed USA.

Notevole come la maggioranza di sistemi esistenti dal 1990 al 2000 si concentri nella zona nord-occidentale dell‘Europa. Inizialmente realizzati in cittadine di piccole dimensioni (Nakskov, La Rochelle, Ferrara) ed in campus universitari (Portsmouth, Cambridge), i primi sistemi di bike sharing sono composti da poche stazioni con numero di mezzi limitato poiché si trattava di esperimenti di mobilità sostenibile realizzati con fondi limitati in quanto ad implementazione e manutenzione del servizio. Importante notare come questi sistemi furono creati in città con un alto tasso iniziale di mobilità ciclistica.

Negli anni seguenti, compresi tra il 2000 e il 2010, si può notare la crescita di sistemi di bike sharing anche in Asia ed USA. L‘Europa occidentale conta più di 300 sistemi sviluppati soprattutto nella zona sud-occidentale. La Spagna è il paese con il maggior numero di sistemi, seguita da Francia, Italia e Germania.

Figura 2. Mappa dei maggiori sistemi di bike sharing 1990 – 2000 (elaborazione proprio dati raccolti negli studi di Midgley, 2011 e De Maio, 2009)

In Spagna i sistemi di bike sharing sono stati implementati maggiormente dal 2004 al 2009, soprattutto in città di piccole dimensioni e poi espansi nelle città più grandi (Barcellona, Valencia). I sistemi sono maggiormente di terza generazione ed in continuo sviluppo. La realtà italiana è simile a quella spagnola, avendo realizzato sistemi in grandi città (Milano, Torino, Roma) in seguito ai successi rilevati in quelle più piccole, concentrate maggiormente al centro e al nord del paese. In Francia, i sistemi realizzati in grandi città come Lione e Parigi sono contornati da sistemi di dimensione minore in realtà più piccole.

Sebbene lo sviluppo dei sistemi di maggiore successo avvenga durante l‘ultimo decennio nelle città più grandi (Lione, Parigi) si evince da Figura 4, come Midgley (2011) sottolinei che la crescita dei sistemi di bike sharing in Italia e Spagna sia stata più rapida che in Francia ancora prima del 2007, anno di inaugurazione del sistema di terza generazione parigino Vélib'. Da tale fatto si dimostra come i sistemi di bike sharing siano stati realizzati più velocemente in città di medie e piccole dimensione prima di essere sperimentati anche in grandi città indicando così un'ulteriore particolarità del fenomeno, la capacità di adattarsi a città diverse sia per dimensione che struttura.

Figura 3. Mappa dei maggiori sistemi di bike sharing 2000 - 2010 (elaborazione propria, dati raccolti negli studi di Midgley, 2011 e De Maio, 2009)

Nonostante il prototipo di Parigi, il quale successo è stato largamente pubblicizzato tanto da essere riconosciuto come l'esempio standard per realizzare un sistema di successo in città di grandi dimensioni con una vasta popolazione, è interessante sapere che esistono anche sistemi di bike sharing perfettamente funzionanti anche fuori dalle aree urbane, ad esempio laghi o parchi naturali, presenti soprattutto nella realtà italiana del fenomeno.

Figura 4. Crescita di numero di sistemi di bike sharing in alcuni paesi 2005 – 2010 (Midgley, 2011)

Dal 2000 al 2010, negli Stati Uniti invece il fenomeno si espande in piccole cittadine dove vengono realizzati sistemi principalmente gestiti da organizzazioni non-profit interessate al modello di successo del fenomeno europeo. Questi progetti vengono attuati con l‘obiettivo di migliorare le condizioni di salute della popolazione e abituare i cittadini all‘uso della bicicletta al posto dell‘auto (Parkes et al., 2013) (Fishman et al.,2013).

Secondo Midgley (2011, p.1) dieci anni fa si stimavano circa dieci sistemi principali operativi in cinque paesi europei (Danimarca, Francia, Germania, Italia e Portogallo) per un totale di 4000 biciclette in uso, di cui 2000 solo per il sistema di Copenaghen, per giungere nel 2012 ad un numero complessivo di 535 sistemi attivi in più di 33 paesi, con un numero complessivo di 517.000 biciclette, di cui 60.000 solo ad Hangzhou, Cina, ritenuto il più grande sistema al mondo. Come si evince dalla mappa su cui ci si basa per svolgere questa descrizione, i sistemi di bike sharing più diffusi sono quelli di terza generazione. Gli stessi, durante ultimi vent'anni, si sono sviluppati ed evoluti non solo a livello dal punto di vista della struttura interna, passando da progetti sperimentali di mobilità innovativa relativamente circoscritti ad università, la prima a Portsmouth, Regno Unito, nel 1996 con il sistema Bikeabout (DeMaio, 2009),

fino ad ampliarsi ed arrivare ad essere parte integrante con il sistema di trasporto pubblico in città su larga scala come Parigi e New York.

Attenendosi ai dati presenti nella mappa di DeMaio (Figura 6), dal punto di vista della diffusione geografica, i sistemi di bike sharing, inizialmente presenti solo in Europa, sono attualmente presenti anche in Sud America, Asia occidentale (Cina e Giappone), Australia e Medio oriente. Il primo cittadino di Lione Gille Vesco ha una volta dichiarato: ―Esistono due tipi di sindaci al

mondo: chi ha già sistemi di bike sharing nella propria città e chi vorrebbe il bike sharing‖, tale affermazione viene confermata dalla rapida diffusione ed

espansione del fenomeno.

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