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Dimensione delle relazioni interprofessionali collaborative

5. Analisi dei dati qualitativi

5.1 Dimensione delle relazioni interprofessionali collaborative

1: per quanto riguarda questa dimensione l’intervistata dichiara che le relazioni si definiscono complessivamente aperte e positive, in particolare fra le figure infermieristiche, poiché possiedono specifiche competenze comunicative sviluppate all’interno del percorso formativo. Per quanto riguarda l’aspetto della relazione interprofessionale ci dice che non vi sono particolari problematiche negli scambi comunicativi fra diverse figure professionali; un aspetto emerso è che vi è un’identità di gruppo di reparto che a volte restringe la visione nel riconoscere i bisogni di altri reparti specifici; un esempio è rappresentato dal fatto che nella stessa struttura sono presenti realtà differenziate come la psichiatria, un servizio di cure transitorie riabilitativo e la casa anziani. Dice inoltre che l’azienda organizza degli eventi fuori dal contesto lavorativo per incentivare lo spirito di condivisione e di unione ma che oltre a questo elemento all’interno della struttura non ci sono momenti di condivisione. Un aspetto da lei individuato come migliorabile è la comunicazione specifica con altri servizi della struttura, ad esempio il servizio manutenzione o l’economia domestica; tale valutazione è stata attribuita al differente percorso formativo che non prevede una formazione specifica in ambito comunicativo. Per far fronte a tale problematica dice che l’Istituto ha provveduto ad organizzare dei corsi specifici in questo ambito aperti a tutte le figure professionali. Questi rappresentano momenti privi di giudizio dove ogni individuo può esprimere il proprio pensiero; infatti racconta che in passato era emersa la tematica della diversità di riconoscimento fra professionisti di diversi settori.

Questi incontri sono distribuiti durante l’anno a cadenza mensile, gestiti da esperti esterni del settore. Continua sostenendo che il fattore temperamento individuale è un fattore non modificabile. A conclusione di tale tematica abbiamo posto il quesito se secondo lei gli ostacoli comunicativi influenzano la qualità dell’erogazione delle cure: la risposta è stata negativa, che questi non la influenzano direttamente ma che tale elemento è responsabile dello squilibrio del clima lavorativo.

2: per quanto riguarda questa dimensione l’intervistata dichiara che la parte relazione è una delle più difficili da gestire perché se la comunicazione è chiara ed esplicita rende il clima di lavoro più favorevole. Inoltre sottolinea che questo è facile quando in reparto va tutto bene mentre quando ci sono dei momenti più intensi è difficile trovare la modalità giusta di comunicazione, in base all’interlocutore, per non compromettere il clima di lavoro. Per quanto riguarda le modalità comunicative dice che sommariamente c’è una comunicazione adeguata, tenendo presente la predisposizione personale a ciò; questo si manifesta nei momenti di difficoltà dove ci sono colleghi che hanno difficoltà a sostenere direttamente il confronto con il diretto interessato e richiedono una mediazione da parte dell’intervistata. Quello che sottolinea è che è importante trovare risoluzione a questa situazione perché, se trascurata, può evolvere e degenerare compromettendo il clima di lavoro. Questo compito richiede un impegno di energie e tempo e comporta l’osservazione della situazione senza giudizio comprendendo l’individualità per fare leva sulle risorse della persona per trovare una soluzione. Lei vede le relazioni come una risorsa e dice inoltre che gli scambi comunicativi interprofessionali non rappresentano un problema perché circoscritti, mentre quelli fra équipe sono i più complessi. Specifica che per renderla tale bisogna investire del tempo e delle energie per raggiungere un equilibrio, questo delle volte è fragile perché basta uno spostamento di persona per alterarlo. Sostiene che è presente all’interno dell’équipe una forte identità di ruolo e gli obiettivi sono chiari a tutti, ma ci riferisce che all’interno della stessa équipe ci sono dei sottogruppi di complessa gestione. Ci spiega che l’unità dell’équipe non incide direttamente sull’erogazione delle cure ma contribuisce direttamente sul clima di lavoro e questo i pazienti lo avvertono, specialmente quelli agitati. Inoltre riferisce che a volte nota che, a seconda del temperamento del responsabile di giornata, il lavoro viene organizzato più o meno efficientemente. Le chiediamo quali risorse mette in gioco per mantenere unita l’équipe e ci risponde che lei utilizza un approccio positivo, si prende il tempo di conoscere il professionista, individuandone le caratteristiche e lo sprona ad utilizzarle. L’elemento comunicazione ci dice che assume importanza in particolare nella differenziazione di approccio e modalità a seconda dell’interlocutore.

3: per quanto riguarda la terza intervistata, sottolinea che al momento non ci sono particolari problematiche relazionali e che la comunicazione è chiara ed efficace, a differenza di un tempo. Descrive le relazioni e la comunicazione interprofessionale come efficiente senza mettere in evidenza particolari problematiche. Questo perché sono tenute in considerazione le particolari esigenze comunicative personali di ciascuno riguardo l’aspetto comunicativo. Anche lei, come l’intervistata precedente, sottolinea che vi sono difficoltà di comunicazione col servizio tecnico dettate dalla difficoltà di comprensione dei bisogni reciproci. Riferisce che, in questo momento, le relazioni sono una risorsa e che vi è un’identità di gruppo costruita nel tempo, a differenza dei tempi passati dove, in seguito a dei cambiamenti organizzativi, si è dovuto riorganizzare l’assetto dell’èquipe e quindi trovare un nuovo equilibrio insieme ad una nuova identità.

L’identità di gruppo e le relazioni non hanno mai avuto ripercussione diretta sulla cura dei pazienti, anche durante il momento di maggior difficoltà; questo perché, nel loro reparto specifico di competenza, l’intervistata dichiara che gli infermieri posseggono, o devono possedere, delle abilità atte a non far trasparire tensioni ed emozioni che possano influenzare negativamente l’equilibrio psico-fisico del paziente. Tale particolare abilità è stata sviluppata con l’esperienza diretta nel settore professionale specifico. Il momento di difficoltà aveva invece impatto sullo stress perché presentava una difficoltà di coordinazione organizzativa del lavoro; tale aspetto è da lei attribuito alla routine acquisita dagli infermieri che convivono da più tempo.

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