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Le dimensioni della pratica: Dalla produzione alla condivisione 184

5. RISULTATI DELLA RICERCA 157

5.2 L A PRATICA DI CONDIVISIONE DEGLI SCREENSHOT 177

5.2.3 Le dimensioni della pratica: Dalla produzione alla condivisione 184

Nella pratica che abbiamo chiamato condivisione degli screenshot di

conversazioni il momento della produzione di questi oggetti è un momento

necessario ma non sufficiente, perché la condivisione è una possibilità e non lo scopo. Vediamo dunque come si articolino le due fasi.

5.2.3.1 La dimensione produttiva

Decidere di fare uno screenshot riguarda la volontà dell’individuo di fermare un frammento dallo scorrere della conversazione. Tale frammento altro non è che il risultato della selezione operata dal soggetto tra ciò che egli vuole conservare e ciò che invece può perdere. Il che porta a interpretare l’oggetto come parte costitutiva della memoria privata: Esso

185 rappresenta ciò che si vuole tenere ma questo ricordo non necessariamente è pensato per la condivisione con altri.

A questo proposito è emerso dalle interviste che lo screenshot di conversazioni sia proprio come una fotografia,

è a tutti gli effetti una fotografia, un attimo fermato perchè possa essere riguardato anche dopo che è accaduto (mtl, stralcio di intervista)

che permette quindi di richiamare a sé momenti e persone che si perderebbero nel fluire del tempo e che risponde alla necessità di mantenere vivo un ricordo.

È quindi subito possibile comprendere quanto il concetto di selezione sia importante, in qualche modo salvifico: un oggetto che sarebbe stato ricompreso nello scorrere del flusso di contenuti e così perso, viene salvato e attraverso esso viene salvata la memoria.

Lo screenshot riesce a cristallizzare quindi un ricordo legato alla relazione che passa dallo schermo, che si compone di conversazioni tanto importanti da voler essere ricordate, tenute con sé per anni

Mi sembra un po come tenere delle "prove ". Ma e' una cosa che ho sempre fatto anche ai tempi di msn ( con gli screen da pc ). Ancora Oggi ho salvate conversazioni di 6/7 anni fa (lfr, stralcio di intervista)

o magari, per precauzione, gelosamente custodite nella memoria esterna

innanzi tutto lo metto in una cartella che sta sulla memory card così, se per caso, dovessi perdere i dati quello mi rimane; poi se è importante lo rileggo quasi ogni giorno oppure (nfyh, stralcio di intervista)

Questa cura nell’archiviare, nell’impedire che le conversazioni si perdano ha a che fare con lo stato di connessione in cui si è abituati a vivere. Perché venendo abilitato il contatto perpetuo dalle tecnologie mobili si è sempre più relazionati attraverso lo schermo, tanto che esso diventa il luogo in cui avvengono le relazioni e vengono fatte esperienze in relazione ad altri. Se lo schermo è tutto questo ed esso è però inserito in un contesto di comunicazione potenzialmente perpetua, cioè lo spazio dei flussi, allora c’è bisogno di fare delle fotografie affinché dal flusso vengano estratti degli attimi significativi.

A questo livello la pratica è invisibile e insondabile - se non tramite le interviste -, perché è un momento individuale di riflessione, un’operazione individuale di organizzazione del senso tramite la produzione volontaria e autonoma di ricordi. Il soggetto si trova ad interrogarsi su quanto stia accadendo all’interno della conversazione attivando meccanismi di riflessività, che lo portano ad operare quindi la selezione tra ciò che può lasciare andare nel flusso (oblio) e ciò che serve tenere (ricordo), strappando dal presente un avvenimento nella prospettiva di poterlo riattivare a proprio piacimento e rileggerlo per riviverlo.

Quando credo che sia importante ricordare ciò che si è detto o cosa altre persone hanno detto. Soprattutto belle cose o se si parla di belle cose! (mdd, stralcio di intervista)

Lo screenshot rappresenta il passaggio da un momento presente alla sua trasformazione in un passato fondante, in quanto ritenuto utile per il futuro. Chi opera lo screenshot decide sul momento che esso è – o sarà –

importante: Lo screenshot è quindi una modalità attraverso cui il soggetto

organizza l’esperienza.

187 Il secondo momento della pratica riguarda la condivisione di questi tasselli, ma non essendo prodotti necessariamente per essere condivisi, inoltrarli ad altri non è un’azione scontata. Infatti gli intervistati raccontano di diverse modalità di messa in condivisione, come

(a) inviare lo screenshot via chat agli amici più stretti,

Quando il mio ragazzo mi scrive cose carine oppure quando mi scrivono cose assurde tipo i maniaci allora il secondo dopo lo mando alla mia amica (G, stralcio di intervista)

(b) inviarlo in chat relative a un particolare gruppo di persone,

tutti abbiamo quell'amico o nel mio caso conoscente che incappa spessissimo in un errore grammaticale

nel mio caso poi ho molti, MOLTI amici che come me hanno il prurito alle mani quando ne vedono uno e non possono fare a meno di condividerlo in chat (mtl, stralcio d’intervista)

(c) farlo leggere dal proprio telefono mobile senza inoltrarlo

se li faccio leggere, li faccio leggere dal cellulare alla mia migliore amica solamente. a volte nemmeno a lei e li tengo per rileggerli e ricordare i bei momenti. (mdd, stralcio di intervista)

Le differenti modalità di condivisione hanno a che fare con (a) la rete che gli utenti hanno costruito nei diversi network, e il (b) contenuto della conversazione, poiché in base al contenuto l’utente è in grado di stabilire se sia più o meno sconvenite per lui renderlo pubblico.

In Tumblr grazie allo pseudonimato la condivisione risulta essere più facile da questo punto di vista, perché non solo si è difficilmente ricercabili attraverso i propri dati anagrafici, ma è altrettanto vero che gli utenti all’interno della piattaforma non fanno migrare network basati su

conoscenze precedenti. Questo crea i presupposti per una differente modalità di gestione dei contenuti, perché l’utente si sente in qualche modo tutelato

sono registrata su diversi sociali network nei quali compare giustamente il mio nome e le mie foto. do molta importanza a tumblr anche perché è l'unico posto dove io sono davvero me stessa senza che gli altri conoscano il mio nome o la mia faccia. non mi piace che la gente che conosco veda i miei screen ... (mdd, stralcio di intervista)

All’interno di Tumbrl la socialità in via semi-anonima sembra permettere agli utenti, quindi, di esprimersi ed esporsi maggiormente poiché ci si svincola dai network basati sulla reciproca conoscenza e dall’identità

ufficiale che deve tenere conto dei ruoli che si ricoprono in diversi contesti

sociali. Dalle interviste è infatti emerso che gli screenshot che vengono pubblicati online in altri spazi riguardano conversazioni di carattere general- generico, possibilmente divertenti, interessanti per il pubblico ma che non espongano eccessivamente l’utente

Di solito dialoghi divertenti in chat con persone con cui ho un certo feeling o confidenza divertenti… Visto che e' una cosa che ha fatto divertire me faccio divertire anche i miei contatti (mtl, stralcio d’intervista)

l'ultimo screenshot che ho pubblicato, erano due giochi di parole di tipo generico e le ho pubblicate. (lfr, stralcio d’intervista)

argomenti che sono di carattere abbastanza specifico da non rendere pubblico perchè non interesserebbe al grosso dei contatti (non faccio liste di amici di FB, che non ho la costanza necessaria, quindi il contenitore è piuttosto variegato) (C, stralcio di intervista)

189 Lo scenario che si mostra invece in Tumblr è decisamente diverso. A questo proposito illustriamo brevemente le caratteristiche legate agli screenshot emerse dall’osservazione.

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