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Il diritto all’istruzione dei disabili

Parlando del diritto d’accesso all’istruzione dei disabili si tocca un punto dolente nella storia della maggior parte degli Stati.

Ovviamente, la parola “disabilità” o “handicap” comprende da sola molte differenti limitazioni funzionali che possono colpire ciascun abitante del globo. La disabilità può essere di ordine fisico, intellettuale o sensoriale, o può dipendere da uno stato patologico così come da una malattia mentale. Andrebbe considerato anche come questa disabilità si può presentare, a volte, in maniera temporanea, permanente o in alcuni casi può essere curabile o presentarsi in maniera saltuaria.

Negli anni ’70 i rappresentanti degli organismi dei disabili si sono lamentati dell’uso impreciso che viene fatto delle parole “handicap” e “disabile”, cercando di sensibilizzare le perone all’ampiezza di cui si parla toccando certi argomenti. Per lo stesso obbiettivo, l’Organizzazione mondiale della Sanità, negl’anni ’80, ha adottato una classificazione internazionale delle deficienze, disabilità e handicap, lamentando anch’egli un uso impreciso e confusionale dei termini che portava delle conseguenze poco piacevoli rispetto alle politiche nazionali degli Stati.

Questo non è né il campo né il luogo per discutere e specificare le singole infermità che possono colpire le persone, ci limiteremo a considerare il significato di ”portatore di handicap”, come quello definito nel punto primo della Dichiarazione ONU sui diritti dei portatori di Handicap: “ Il termine portatore di Handicap designa qualunque persona incapace di garantirsi per proprio conto, in tutto o in parte, le necessità di una vita individuale e/o sociale normale, in

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ragione di una minoranza, congenita o no, delle sue capacità fisiche o mentali.”109

E’ conosciuto come questo diritto è stato, e disgraziatamente lo è ancora, sede di continui dibattiti che vertono, da un lato, sulla possibilità dei minori disabili di partecipare agli stessi piani educativi dei minori, dall’altro di creare istituti speciali per disabili, emarginandoli dalle vie “normali”.

Si sosteneva infatti l’impossibilità, per i minori handicappati, di adattarsi alle condizioni dell’istituzioni educative, violando il loro diritto d’accesso, inoltre, lo stereotipo del minore handicappato è arrivato a convincere le persone della sua impossibilità a superare i vari livelli d’istruzione, minacciando quindi il suo diritto di permanenza nel sistema scolastico qualora fosse riuscito a farsi ammettere.

Alcuni soggetti soffrivano ulteriormente di discriminazioni multiple, si pensi infatti a minori handicappati appartenenti a minoranze etniche o a minori handicappati di sesso femminile.

Ci troviamo comunque davanti ad un’impossibilità di definire concetti generali all’interno di tutti i paesi. Vi sono esperti che, tutt’oggi, si schierano a difesa del diritto d’accesso all’istruzione generale dei disabili in classi miste, così come esperti che negano questo diritto, contrariando numerose convenzioni internazionali che, rendendosi conto di questo problema, si sono mosse per raggiungere l’obbiettivo di una difesa più ampia e sovranazionale del diritto all’istruzione dei disabili.

Il Comité consultivo Nacional de Discapacidad della Colombia sostenne la necessità di adattare gli istituti educativi non specializzati nel ricevere gli studenti disabili, per conseguire l’istruzione che questi minori richiedono110

, contrariamente a quelli esperti che invece lottano per l’esistenza di livelli speciali,

109

Dichiarazione ONU sui diritti dei portatori di Handicap. Adottata dall’Assemblea Generale ONU l’11 dicembre 1969.

110 Comité Consultivo Nacional de Discapacidad. Discapacidad y Derecho. Lineamientos

normativos para la equiparacion de oportunidades. Santa Fe de Bogotà. 1996: “ La educaciòn de las personas discapacitadas en entornos integrados corresponde a las autoridades docentes a partir de planes de estudio flexibles y politicas no excluyentes sino que favorezcan servicios de apoyo adecuados. La educaciòn especial se justificaria cuando no se haya logrado la adecuaciòn necesaria del sistema educativo. Y solo con el proposito de preparar a las personas con discapacidad para desenvolverse con independencia y ejercer sus derechos en etornos integrados”.

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giustificandoli con l’esigenza di creare delle “porte” che permettano una vita produttiva e sociale diversa per i portatori di handicap.

Neanche i vari tribunali nazionali del mondo permettono di raggiungere un risultato omogeneo davanti a questo dubbio. In alcuni Stati venne dichiarato che garantire l’accesso all’istruzione ordinaria da parte dei minori disabili avrebbe comportato degli enormi costi e una riduzione della capacità di istruire un numero maggiore di minori, arrivando anche a argomentare che i minori disabili potrebbero ricevere danni ulteriori conseguenti all’entrare in contatto con gli altri bambini (ad esempio, potrebbero essere soggetti a burle o bullismo che causino dei gravi pregiudizi). Altri tribunali hanno invece considerato come la creazione di istituti speciali e di classi stabilite unicamente per portatori di handicap fomenti i minori handicappati alla discriminazione e alla segregazione.

Questo dubbio venne spiegato da Katarina Tomasevski nel suo rapporto sul diritto all’istruzione negli Stati Uniti111

. In questo documento, mostrò come l’inclusione del disabile all’interno dei diritti umani (fatta soprattutto da numerose convenzioni internazionali), obbligò ad una revisione del concetto di non discriminazione. Le persone si vedevano difatti sfavorite a causa della loro particolare condizione e le promesse di diritti uguali per tutti perdevano di senso davanti a queste situazioni.

La discordia sul diritto dei disabili verte sulla quintuplicazione del costo dell’educazione all’interno degli Stati e sul problema che, l’introduzione dei disabili, si tradurrebbe in un rallentamento delle classi e in un danno verso gli altri bambini.

I costi più elevanti sono necessari per il riadattamento delle strutture e delle classi tali da rendere l’accesso a tutti, dell’acquisto di materiali ausiliari d’apprendimento e una relazione più elevata nel numero di alunni e maestri. Dove il costo dell’educazione annuale medio di un minore, in America, si aggira intorno alla cifra di 5.000 dollari, questo costo può superare facilmente i 30.000 dollari per un minore disabile.

In Europa il dibattito non ha visto meno forza, in quanto la cura dei portatori di handicap può essere limitata alla creazione di strutture adeguate e non

111 Katerina Tomasevski. Diritti economici, sociali e culturali. Rapporto sul diritto all’istruzione

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esige necessariamente il loro inserimento nel sistema formativo destinato alla generalità della popolazione.

Importante sul punto è una recente risoluzione del Consiglio d’Europa112. In tale risoluzione, il Consiglio d’Europa affermò chiaramente come tutti i bambini e gli adulti handicappati: “(1) Ont le meme droit que les autre à une éducation de qualité et appropriée afin de tirer parti au maximun de leur potentiel et d’apporter leur contribution à une société inclusive; (2) Ont le droit de choisir et de recevoir une éducation dans un environnement inclusif; (3) Ont le droit de bénéficier de resoources et de savoir-faire spécifiques répondant à leur besoins éducatifs, thérapeutiques et de cytoyenneté; (4) Ont le droit à des prestation qui servent au mieux leurs intérets à tout moment.”

Da questo documento si evince come l’assemblea è convinta che un’istruzione inclusiva, che veda classi miste, garantisca al meglio e conformemente alle convenzioni internazionali, il diritto all’istruzione dei minori portatori di handicap. Difatti, a nessun bambino deve essere vietato l’accesso a istituti educativi indipendentemente dalle sue condizioni fisiche, intellettuali, psicologiche o culturali.

Per l’assemblea, il creare delle classi con una popolazione mista di bambini e adolescenti non può che innalzare il livello di tolleranza e contribuire ad una migliore accettazione delle differenze presenti nelle società. Convinta di ciò, le strutture scolastiche (così come tutti i centri generali per minori o luoghi di culto) devono essere tenute ad accettare i minori handicappati e mettere a disposizione tutti i mezzi necessari per la loro inserzione e partecipazione, così come i maestri dovranno ricevere una formazione complementare che gli permetta di comprendere le migliori vie per attuare in classi miste, consegnando gli strumenti necessari per raggiungere quella competenza che gli consenta di migliorare il diritto all’istruzione dei minori portatori di handicap all’interno delle classi generali.

Il Consiglio d’Europa si schiera quindi in una posizione a favore delle classi miste e di un’evoluzione all’interno dell’istruzione generale. Nella sua risoluzione, invita infatti gli Stati a compiere tutta una serie di obbiettivi113:

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 Riconoscere che il diritto all’istruzione è universale e intensificare questo diritto a favore degli handicappati.

 Elaborare un quadro giuridico e politico per facilitare lo sviluppo dell’istruzione in classi miste.

 Riorganizzare i sistemi educativi e le infrastrutture per sviluppare il diritto all’istruzione in classi miste. Per questo punto, viene specificato come il cambiamento auspicato non si dovrebbe limitare a cambiamenti tecnici o strutturali, ma si invita ad adottare nuove formazioni per gli insegnanti, così come a studiare nuovi metodi e programmi di studio.

 Impegnargli all’eliminazione degli ostacoli fisici e comportamentali di un’istruzione in classi miste.

 Accordare un accesso uguale agli handicappati a tutti i livelli scolastici.  A controllare che tutti i programmi di studio e i materiali pedagogici siano

accessibili anche agli studenti portatori di handicap.

 A prendere delle iniziative per trasformare le strutture educative speciali (o qualsiasi altra struttura che separi gli handicappati dagli altri bambini) in scuole normali o in centri che possano aiutare le altre scuole nell’istruzione dei minori disabili.

L’inserimento in classi speciali rispetto a classi miste dei bambini handicappati, si evince, può essere lecito solamente all’interno della libertà dei genitori di scegliere l’educazione appropriata per i propri figli, ma non deve mai essere forzato in virtù del libero diritto all’istruzione che il minore disabile possiede al pari dei suoi coetanei.

Da notare come nel caso Thlimmenos vs Grecia114 del 04.06.2000, la Corte Europea dei Diritto dell’Uomo sancì, all’interno della sua sentenza, che il diritto all’uguaglianza e il diritto a non essere discriminati, sono violati qualora gli Stati, senza apportare nessuna giustificazione, non applicano trattamenti differenti a

113

Resolution 1761/2010. Garantir le droit à la scolarisation des enfants malades ou handicapés. Paragrafo 9

114 Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Caso Thlimmenos vs Greece del 04/06/2000

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persone soggette a situazioni differenti115. In altri termini, in una società democratica, bisogna si percepire la diversità umana in maniera positiva, ma anche reagire al fine di garantire un uguaglianza reale e efficace.

Come già detto, la stessa Katarina Tomasevski si schiera pro l’esistenza di classi miste e l’abolizione di istituti speciali per minori handicappati, sostenendo la necessità di un finanziamento pubblico adeguato e continuo che lotti contro l’esclusione e la discriminazione di questa fascia di minori.

In America-Latina, il Protocollo di San Salvador si è rivelato un importante strumento per quanto riguarda il diritto all’istruzione degli handicappati. E’ d’obbligo notare che, come il suo articolo 13 è una rivisitazione dell’articolo 13 del Patto Internazionale dei diritti Economici, Sociali e Culturali, all’interno di quest’ultimo articolo non troviamo un appartato che sancisca un diritto all’istruzione per gli handicappati, a differenza dell’appartato (e) del 3° comma dell’articolo 13 del Protocollo:

Articolo 13. 3° comma. Appartato (e): Devono essere istituiti programmi di istruzione speciale per i portatori di handicap, in modo da prevedere una speciale istruzione e riabilitazione alle persone con disabilità fisiche o deficit mentali.

Quest’articolo, non statuisce solamente il diritto all’istruzione per tutte le persone affette da patologie nelle capacità fisiche o mentali e al loro diritto di ricevere un’attenzione speciale per raggiungere il massimo sviluppo della loro personalità, ma obbliga gli Stati a includere, nei piani di sviluppo urbano, soluzioni specifiche per problemi legati alle necessità di questi minori.

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MEDDA-WINDISCHER R. Nuove minoranze. Immigrazione tra diversità culturale e coesione

sociale Cedam Padova 2010. P.160 “Al fine di distinguere il trattamento differenziato permissibile

dalla discriminazione proibita, la Corte ha formulato un importante principio nel caso Thlimmenos c. Grecia, considerato nell’ambito dei pronunciamenti della Corte di Strasburgo come un fondamentale precedente giurisprudenziale. Il caso in questione riguarda un testimone di Geova che avendo scontato una condanna in carcere per non aver svolto il servizio militare, non poteva esercitare la professione di contabile. Il ricorrente lamentò dunque che tale rifiuto costituiva un’ingerenza nei suoi diritti ai sensi della Convenzione poiché la legislazione greca non operava alcuna distinzione tra le diverse tipologie di condanne causate dalla commissione di reati gravi che escludono l’esercizio di diverse professioni e quelle causate da reati commessi per proprie convinzioni religiose. Questa mancata distinzione consisteva una violazione e una discriminazione.”

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Si può evincere che con questo articolo, lo stesso Protocollo di San Salvador si schiera quindi, in via interpretativa, dalla parte di quella teoria che abolisce gli istituti di istruzione speciale per disabili e obbliga a azioni concrete gli Stati membri.

Alcuni tribunali costituzionali nazionali, hanno così convenuto a questa interpretazione favorevole a classi inclusive, applicando l’articolo 13 del protocollo di San Salvador. A titolo d’esempio, la Corte Costituzionale Colombiana116 si trovò a dover giudicare sulla violazione del diritto all’istruzione da parte di una scuola, che non offriva una struttura adeguata per una bambina paralizzata negl’arti inferiori, obbligando la madre a essere sempre presente per poter spostare di peso la bambina e superare tutte quelle barriere architettoniche che la convinsero a sporgere denuncia.

La madre denunciò alla corte anche l’impossibilità di poter usufruire del servizio di autobus scolastici offerti, in quanto il comune stesso disse che il servizio era offerto solamente per i bambini residenti in zone rurali e che la sua vicinanza all’edificio non gli permetteva di entrare in questo programma.

Esaminato il caso, la Corte, alla luce dell’articolo 13 del Protocollo di San Salvador e dell’articolo 23 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’ articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, osservò che, nonostante i programmi scolastici di molti paesi considerano ancora che la migliore maniera di educare i disabili sia di “rinchiuderli” in istituti fatti per loro, il principio d’uguaglianza stabilisce che le pari opportunità del diritto d’istruzione devono essere riconosciute a tutti e in tutti i livelli scolastici (primario, secondario e superiore). Per rendere pratico questo principio internazionale, gli Stati dovrebbero organizzare corsi di addestramento a qualificare i professori a gestire classi con bambini disabili (ad esempio: in una classe con un bambino sordo, il professore dovrà praticare e insegnare il linguaggio dei segni) e ogni istituto dovrà essere pronto a garantire l’accesso ai minori disabili senza creare ulteriori problemi dovuti alla loro particolare situazione.

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Considerata questa interpretazione, la Corte Costituzionale Colombiana si schierò contro la Scuola e a favore della madre, imponendo allo Stato di creare un ambiente scolastico per tutti e che renda effettivo uno sviluppo armonioso delle persone con disabilità, oltre ad obbligare ad ampliare il servizio d’autobus scolastici in favore della bambina.

Il Supremo tribunal federal del Brasile si trovò più volte a giudicare sulla presenza di barriere architettoniche capaci di ridurre o violare il diritto all’educazione degli handicappati, finendo quasi sempre a imporre allo Stato di adottare tutte le misure necessari per permettere il diritto all’accesso all’educazione ai portatori di handicap117

.

Il tema del riconoscimento dei diritti quali l’istruzione a soggetti che, storicamente, si sono visti sempre emarginati e considerati un “meno” della società (nonostante successivamente si siano visti molteplici casi di come i disabili riescano al pari dell’altre persone), è stato preso molto a cuore da numerosi interventi internazionali.

La già citata Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presenta un maggior grado di protezione, disponendo, nel suo articolo 23, che gli Stati che hanno adottato questa convenzione sono obbligati a compiere speciali attenzioni al fine di garantire l’accesso effettivo all’istruzione (così come a tutti gli altri servizi pubblici quali, ad esempio, la sanità).

Possiamo anche notare, come al comma quattro dello stesso articolo, gli Stati si trovano nel bisogno di montare una cooperazione internazionale col fine di scambiarsi informazioni sul tema, così che gli Stati possa migliorare le loro conoscenze e capacità d’azione118

.

117 sulla questione: supremo tribunal federal no 597808, relator(a): min. carmen lucia, julgado em

28/10/2008, acesso de deficientes físicos à escola. condenação do estado de são paulo a realizar

adaptações em prédio público.

vedere anche: 7a camara de direito publico - data do julgamento: 29/10/2007 obrigação de fazer - execução, de pronto, pelo estado, de adaptações necessárias à apropriada freqüência de deficiente

físico a curso de ensino regular

vedere anche: 6a camara de direito publico - data do julgamento: 16/11/2009 - data de registro: 01/12/2009 ação civil pública - adaptação de escola pública estadual para garantir acessibilidade às pessoas portadoras de necessidades especiais

118 Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Articolo 23: -1- Gli Stati parti riconoscono che i fanciulli mentalmente o fisicamente handicappati devono condurre una vita piena e decente, in

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Nella risoluzione dell’assemblea generale dell’ONU Regole per la parità di opportunità dei disabili119 viene stilato tutta una serie di punti a garantire un mondo che non veda discriminati i disabili, spiegando che per “pari opportunità” si intende un processo attraverso il quale i diversi sistema della società vengano resi accessibili a tutti.

I disabili fanno parte della società ed hanno il diritto di restare nella loro collettività di origine. Essi devono ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno nel quadro di strutture ordinarie di insegnamento, di sanità, di impego e servizi sociali.

Altri strumenti che contengono elementi dichiarativi e raccomandazioni per il raggiungimento e la soddisfazione delle necessità educative speciali sono:

condizioni che garantiscono la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione alla vita della comunità. -2- Gli stati parti riconoscono il diritto dei fanciulli handicappati di beneficiare di cure speciali e incoraggiano e garantiscono, in considerazione delle risorse disponibili, la concessione, dietro richiesta, ai fanciulli handicappati in possesso dei requisiti richiesti, e a coloro i quali ne hanno la custodia, di un aiuto adeguato alle condizioni del fanciullo e alla situazione dei suoi genitori o di coloro ai quali egli è affidato. -3- In considerazione delle particolari esigenze dei minori handicappati, l’aiuto fornito in conformità con il paragrafo 2 del presente articolo è gratuito ogni qualvolta ciò sia possibile, tenendo conto delle risorse finanziarie dei loro genitori o di coloro ai quali il minore è affidato. Tale aiuto è concepito in modo tale che i minori handicappati abbiano effettivamente accesso alla educazione, alla formazione, alle cure sanitarie, alla riabilitazione, alla preparazione al lavoro e alle attività ricreative e possano beneficiare di questi servizi in maniera atta a concretizzare la più completa integrazione sociale e il loro sviluppo personale, anche nell’ambito culturale e spirituale. -4- In uno spirito di cooperazione internazionale, gli Stati parti favoriscono lo scambio di informazioni pertinenti nel settore delle cure sanitarie preventive e del trattamento medico, psicologico e funzionare dei minori handicappati, anche mediante la divulgazione di informazioni concernenti i metodi di riabilitazione e i servizi di formazione professionale, nonché l’accesso a tali dati, in vista di consentire agli Stati parti di migliorare le proprie capacità e competenze e di allargare la loro esperienza in tali settori. A tal riguardo, si terrà conto in particolare delle necessità dei paesi in via di sviluppo.

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La dichiarazione di Salamanca120, Dichiarazione Mondiale sulle dichiarazione per tutti121, Education for all122 e la Conferenza internazionale dell’educazione123.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità124, realizzata con il contributo della Commissione Europea nel 2007 è fra gli strumenti vincolanti più completi.

L’articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità riconosce una seria di diritti ai portatori di Handicap, fra i quali, “la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società”; la parità di opportunità” e l’accessibilità.

Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Articolo 3. Principi generali: I principi della presente Convenzione sono: (a) Il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e l’indipendenza delle persone; (b) la non discriminazione; (c) la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; (d) Il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa; (e) la parità di opportunità; (f) l’accessibilità; (g) la parità tra uomini e donne; (h) il rispetto dello sviluppo delle capacità dei minori con