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I prodotti alimentari del mare sono ai vertici nella scala di gradimento gastronomico dei consumatori.

Tuttavia, questi stessi prodotti, e in particolare i c.d. “ frutti di mare “, costituiscono una classe di alimenti particolarmente delicata sia dal punto di vista organolettico e della conservabilità che sotto il profilo igienico-sanitario potendo, in assenza o carenza di adeguate misure igieniche di prevenzione e di sorveglianza sanitaria, risultare contaminati da microrganismi potenzialmente patogeni (batteri, virus, parassiti trasmissibili all’uomo) e da contaminanti ambientali di varia natura (mercurio, piombo, cadmio, idrocarburi, pesticidi, diossine ecc..).

Dall’analisi dei dati del Sistema Rapido di Allerta degli Alimenti degli ultimi anni emerge infatti che anche i prodotti della filiera della pesca sono stati più volte interessati da provvedimenti di allerta e di sequestro a seguito di accertata presenza di contaminazioni di tipo biologico e chimico, principalmente dovute all’influenza dell’ambiente acquatico.

L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e l’ ECDC (European Centre

for DiseasePrevention and Control) hanno reso pubblici, nel febbraio del 2014, i dati

relativi alla relazione annuale sulle zoonosi e sui focolai infettivi di origine alimentare nell’Unione europea e dal Report emerge che i prodotti della pesca sono responsabili del 9% delle tossinfezioni alimentari riscontrate nel 2012 nell’ambito dei Paesi UE. In Sardegna le attività legate alla molluschicoltura sono presenti sin dal primo dopoguerra, quando vennero impiantati i primi allevamenti. Attualmente il comparto della molluschicoltura sarda appare molto consolidato, con allevamenti di mitili

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dislocati principalmente nelle province di Oristano, Cagliari, Ogliastra ed Olbia- Tempio.

La presente ricerca è stata condotta allo scopo di acquisire dati epidemiologici aggiornati sull’eventuale presenza di protozoi zoonosici dei generi Cryptosporidium,

Giardia e Toxoplasma, e acquisire elementi utili alla valutazione del rischio sanitario ad

essi correlato in mitili allevati nella regione Sardegna.

I risultati del presente studio evidenziano la presenza di cisti/oocisti di Cryptosporidium

parvum, Giardia intestinalis e Toxoplasma gondii in diversi campioni di mitili allevati e

commercializzati nella regione Sardegna.

In particolare, C.parvum è stato riscontrato in 11 campioni di mitili prelevati sia in attività di monitoraggio (allevamento) che di vigilanza (circuito commerciale), rispettivamente in 8 e 3 campioni.

G.duodenalis è stata riscontrata in 7 campioni prelevati sia in ambito di monitoraggio

che di sorveglianza sanitaria, rispettivamente in 4 e 3 campioni.

T.gondii è stato anch’esso rilevato sia in campioni a mare (allevamento) che in

campioni presenti nel circuito commerciale, rispettivamente in 8 e 4 campioni.

Il riscontro della presenza di cisti/oocisti rappresenta certamente un rischio potenziale. Nell’ambito delle tecniche diagnostiche utilizzate (immunofluorescenza e tecniche biomolecolari), solamente la metodica di Real Time PCR si è rivelata in grado di evidenziare la presenza delle cisti/oocisti parassitarie dei protozoi oggetto d’indagine, nei campioni esaminati.

Relativamente alla tecnica di Immunofluorescenza, essa non può essere utilizzata per la ricerca di T.gondii a causa della mancanza di anticorpi monoclonali in grado di legarsi in maniera specifica alle proteine della parete oocistica.

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Per quanto riguarda l’utilizzo di questa tecnica per la ricerca di Cryptosporidium e

Giardia, la stessa non ha consentito, nei campioni esaminati nel presente lavoro, di

discriminare in maniera specifica le cisti/oocisti rispetto ad altre formazioni similari per caratteristiche morfologiche e risposta alla fluorescenza, analogamente a quanto già evidenziato da altri autori (25)(57)(306)(307).

Nell’ambito delle metodologie diagnostiche utilizzate nel presente lavoro, la tecnica di Real Time PCR ha rappresentato, per sensibilità e specificità, la metodica di elezione per la rilevazione e l’identificazione dei protozoi zoonosici testati.

La caratterizzazione genotipica degli isolati ha consentito l’identificazione dei genotipi con attitudine zoonosica (Cryptosporidium parvum, Giardia duodenalis Assemblaggio A e Toxoplasma gondii Type 1) e il conseguente reale rischio sanitario per il consumatore, come ipotizzato da altri Autori (71).

In studi precedenti, alcuni autori statunitensi hanno evidenziato la presenza di

Cryptosporidium parvum in mitili delle specie Mytilus galloprovincialis e M. californianus (79), in ostriche della specie Crassostrea virginica e in vongole (18). La

presenza di Giardia duodenalis Assemblaggio A è stata documentata, invece, solo in campioni di vongole non edibili (Macoma balthica e Macoma mitchelli).

Per quanto riguarda i molluschi bivalvi prodotti nell’Unione Europea, la presenza di Cryptosporidium parvum è stata accertata in campioni di Mytilus galloprovincialis allevati in Spagna (78) e Mytilus edulis allevati in Francia (80).

Alcuni autori italiani hanno riscontrato la presenza di Cryptosporidium parvum e di

Giardia duodenalis Assemblaggio A in campioni di acqua provenienti da zone di

raccolta del Mar Adriatico (57) e in campioni di Mytilus galloprovincialis prelevati presso esercizi di vendita al dettaglio della Puglia (6). In particolare, nel nostro Paese è

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stata più volte segnalata la presenza di oocisti/cisti di Cryptosporidium parvum e di

Giardia duodenalis Assemblaggio A nel suolo, in acque di mare, in materiale fecale

proveniente da diverse specie di animali da reddito (bovini, bufali e piccoli ruminanti) (111) (113) e da compagnia (106) (110) e di origine umana (101), a dimostrazione del ruolo zoonotico dei suddetti genotipi.

Il presente contributo rappresenta la prima segnalazione di oocisti di Toxoplasma gondii Type 1 in campioni di mitili allevati e commercializzati in Italia.

Il riscontro di (oo)cisti protozoarie non solo in campioni di mitili in allevamento, ma anche in campioni immessi nel circuito commerciale, rappresenta di per sè una indicazione, seppure indiretta, della scarsa efficacia dei trattamenti di depurazione attualmente in uso dei molluschi nei confronti di tali organismi e un conseguente potenziale rischio sanitario per la salute umana. Alcuni studi hanno dimostrato la persistenza delle formazioni (oo)cistiche nei molluschi bivalvi anche dopo alcune settimane di depurazione (21)(76).

L’utilizzo del solo parametro E. coli per la classificazione delle acque di allevamento e l’esiguità del numero e della tipologia di criteri di sicurezza previsti dalla normativa vigente per i molluschi bivalvi destinati al consumo umano diretto rende necessaria una revisione degli stessi criteri con l’inserimento, ad es., di vibrioni patogeni, virus enterici e protozoi zoonosici. Considerata la particolare suscettibilità alle infezioni da

Cryptosporidium e Toxoplasma da parte di alcune categorie di consumatori

(immunodepressi, donne in gravidanza) sarebbe auspicabile un’integrazione della normativa sull’etichettatura di tali prodotti, con particolare riferimento al rischio sanitario conseguente a un inadeguato trattamento di cottura.

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FIGURE

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Fig.1 Anatomia di un esemplare di Mytilus

Fig.2 Respirazione e nutrizione dei molluschi bivalvi

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Fig.3 esemplare di Mytilus galloprovincialis

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Fig.6 Ciclo biologico Giardia duodenalis

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Fig.8 Ciclo biologico di Toxoplasma gondii

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Fig.10 Curva di Melt normalizzata

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SANTA TERESA DI GALLURA

Laguna di Porto Pozzo: B

Fig.12 zone di produzione di mitili prese in analisi nello studio OLBIA Cala Saccaia:B Isola del Cavallo:B Foci del Padrongianus:B Seno Cocciani:B Mezzocammino:B TORTOLI’ Stagno di Tortolì:B MURAVERA Staagno Feraxi:B Stagno Colostrai:B Stagno San Giovanni:A

CAGLIARI

Laguna di Santa Gilla:B ORISTANO

Torregrande:B Corru Mannu:B Capo San Marco:B

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