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Discussione

Nel documento DIPARTIMENTO DI MEDICINA E CHIRURGIA (pagine 59-73)

Più interessante è invece la correlazione studiata dell’osservazione finalizzata all’imitazione con l’utilizzo dell’oggetto e il tempo di gioco nella prima condizione.

Infatti risulterebbe una relazione inversa tra uso non canonico dello strumento e imitazione, per cui si potrebbe ipotizzare che il confronto con l’altro possa contribuire ad una maggiore conoscenza dell’utilizzo più consueto di oggetti fino ad allora poco conosciuti. Questo relazione quindi potrebbe essere letta nell’ottica dell’apprendimento sociale attraverso il “modellamento” descritto da Bandura (1977), ovvero il processo di apprendimento attraverso il quale il comportamento di un individuo si modifica conseguentemente all’osservazione del comportamento di un altro individuo che ha funzione modello. Inoltre il tempo impiegato nell’osservazione finalizzata all’imitazione risulta inversamente proporzionale anche al tempo di gioco nella prima condizione, infatti dalle videoregistrazioni si notava come alcuni bambini poco attivi durante il gioco osservassero piuttosto le attività svolte dagli altri partecipanti. Esemplificativo, in questo senso, è il caso di un bambino che, soprattutto durante la prima condizione, è stato molto poco attivo nelle attività di gioco ma ha osservato in maniera attenta il comportamento degli altri. Lo stesso bambino nelle condizioni successive si è rivelato molto più partecipe, utilizzando talvolta anche i pattern di interazione con gli oggetti osservati in precedenza.

Per quanto riguarda invece il confronto dei dati in base al gruppo di appartenenza, si osserva sia per quanto riguarda il tempo di gioco nella prima condizione, sia per l’utilizzo classico dello strumento, sia per la frequenza di utilizzo della presa di precisione, un punteggio maggiore nei gruppi omogenei. Tuttavia è necessario tener

presente che il confronto è svolto tra quattro gruppi omogenei e solo due eterogenei, motivo per cui sarebbe utile svolgere un’analisi tra gruppi numericamente equivalenti.

Uno degli aspetti più rilevanti e interessanti della ricerca era il confronto tra i parametri registrati nella prima e nell’ultima sessione. Il confronto ha rivelato una diminuzione nell’esplorazione dello strumento e un aumento nel tempo di gioco.

Inoltre si è osservato un aumento della frequenza di presa di precisione, risultato spiegabile parzialmente anche con il normale processo di maturazione cerebrale e di mielinizzazione ​(Gogta​y, ​Giedd​, et al., 2004). A riprova di ciò non vi è infatti un aumento parallelo nella frequenza della presa di forza.

Anche nel gioco cooperativo è presente un aumento in T3, per cui potremmo ipotizzare che l’esperienza delle altre due sessioni possa aver contribuito a implementare l’abilità di pianificazione cooperativa. Inoltre è interessante notare come l’osservazione per imitare aumenti nella seconda sessione per poi diminuire nuovamente nella terza, un dato che sarebbe interessante valutare nella prospettiva di un’applicazione di quanto appreso.

Conclusioni

I risultati fin qui presentati sembrano confermare l’idea che il movimento rappresenti un elemento primario nello sviluppo infantile. La stessa Maria Montessori, sulla scia delle ricerche a lei contemporanee, aveva colto l’importanza dello studio dei primi anni di sviluppo del bambino nella comprensione dell’uomo

(Regni & Fogassi, 2019). In particolare riconosceva il ruolo del movimento nella formazione della mente: “Osservazioni fatte su bambini di tutto il mondo provano che il bimbo sviluppa la propria intelligenza attraverso il movimento: il movimento aiuta lo sviluppo psichico e questo sviluppo si esprime a sua volta con ulteriore movimento e azione” (Montessori, 1980). Il movimento non può essere infatti distinto dalle funzioni cognitive ma, anzi, il primo precede e favorisce le seconde nello sviluppo (Regni & Fogassi, 2019).

Lo studio presentato aveva proprio l’obiettivo di indagare quali tipologie di interazione motoria con stimoli e ambiente potessero facilitare e implementare lo sviluppo di abilità cognitive e motorie e di tradurre tutto ciò in strategie didattiche efficaci.

Questo studio si proponeva come studio pilota per poter indirizzare, in maniera più mirata e con metodologie più rigorose, ricerche successive.

L’utilizzo di una metodologia di osservazione sistematica, accompagnata da annotazioni anche di carattere qualitativo, presenta il vantaggio, infatti, di poter vagliare un ambito di studio piuttosto vasto per poter rintracciare delle linee guida e eventualmente restringere le variabili da investigare.

Per approfondire i risultati ottenuti sarebbe utile, in un prossimo studio, prima di tutto poter utilizzare delle scale neuropsicologiche che possano valutare più attentamente i livelli di sviluppo dei bambini rispetto a diverse abilità cognitive e motorie e che quindi possano fornire un risultato maggiormente rigoroso e oggettivo. Inoltre un campione più numeroso permetterebbe non solo di ottenere una maggiore rappresentatività, ma anche di poter confrontare i punteggi con un

gruppo di controllo, il quale consentirebbe di discriminare i cambiamenti legati allo sviluppo da quelli legati all’intervento.

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Ringraziamenti

Dovrei parlare della fine di questo percorso ma riesco a pensare solo al suo inizio. Poco più di due anni fa ho scelto di venire qui, a Parma, spinta da una motivazione difficile da spiegare e con un’insicurezza di fondo su quale fosse davvero la mia strada. L’attesa dell’inizio di questa magistrale e le difficoltà incontrate per poter essere qui, hanno reso il mio primo giorno a lezione quasi irreale (letteralmente da lacrime agli occhi).

Parma rappresenta per me la mia seconda casa. Suona quasi banale ma non saprei esprimere meglio ciò che questa città è stata per me. Partire, lasciare tutto e tutti per venire qui è stata la decisione più dolorosa e al contempo giusta che potessi prendere.

Parma mi ha fatto riscoprire l’importanza di molte persone che mi sono state accanto anche a distanza, e di persone nuove, che ho avuto la fortuna di incontrare in questi anni.

Alla fine di questi due anni desidero ringraziare le persone che mi hanno accompagnato lungo questo percorso.

Ringrazio il mio relatore Leonardo Fogassi per essersi dimostrato un ottimo docente, appassionato e dedito al suo lavoro come pochi. Un professore sempre disponibile nei confronti degli studenti e in grado di trasmettere non solo le proprie conoscenze, ma soprattutto l’interesse per le neuroscienze. In un periodo in cui avevo perso molte delle mie sicurezze, mi ha dato fiducia e ha creduto nelle mie capacità. La sua guida durante le fasi finali di questa magistrale ha reso possibile questo lavoro di tesi.

Ringrazio la collaborazione della FISM e, in particolare, le coordinatrici pedagogiche Elisabetta Musi, Enrica Tambini, Barbara Maffei, Roberta Callegari, Benedetta Gazza, Fedrica Natalone, Enrica Paini, il Presidente Paolo Chierici e le segretarie Silvia e Paola.

senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare questo lavoro.

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