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I risultati che abbiamo ottenuto ci confermano sostanzialmente la corretta composizione del protocollo di valutazione che proponiamo nel presente lavoro. Le singole prove prescelte, infatti, hanno mostrato una buona appropriatezza nel valutare l’evolutività della performance motoria nello sviluppo tipico. Il profilo dei punteggi età dipendente,

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sia per singola prova che globale, risulta infatti discretamente sovrapponibile a quanto si desume dalla letteratura sull’argomento222

. In particolare, trova una certa corrispondenza con quelle abilità prassiche che vengono considerate pietre miliari dello sviluppo motorio del bambino: la capacità di eseguire gesti semplici (acquisita pienamente all’età di 4 anni), quella di eseguire gesti complessi (acquisita pienamente all’età di 6-7 anni), e, infine, la rappresentazione simbolica degli oggetti (acquisita pienamente all’età di 8 anni)25. Tanto che si potrebbe pensare di estrapolare dal protocollo globale alcune prove-chiave, specifiche per queste abilità, da utilizzare per valutazioni rapide di screening. Tutt’al più, dato che le prove P3B e P4B, tra tutte le variabili considerate inizialmente, non sono risultate correlare allo score stimato, si potrebbe pensare in futuro di escluderle dal protocollo, riducendone il tempo di somministrazione senza perdere in specificità di punteggio. Il protocollo in oggetto, inoltre, risulta esprimere una buona corrispondenza tra punteggi e livello di performance (cioè, un buon livello di rappresentatività del livello di performance). In aggiunta, è stato in grado di classificare 60 soggetti di controllo su 63 come non affetti da disprassia (veri negativi) (95.2%), segnalandosi come un test dotato di alta specificità. Nel complesso, pertanto, sembra di poterlo ritenere un efficace strumento di valutazione delle abilità motorie degli arti superiori nel bambino con sviluppo tipico delle prassie tra i 3 e gli 8 anni d’età.

Dai dati attualmente a nostra disposizione, ancora parziali e in corso di completamento, non risulta tuttavia dotato di una sensibilità accettabile, dato che è stato in grado di classificare solo 3 casi su 10 come realmente affetti da disprassia (veri positivi) (30%) e 7 su 10 come potenzialmente non affetti (falsi negativi). Sono doverose, a questo punto, alcune considerazioni sulla composizione dei due gruppi di soggetti in esame. Il gruppo di controllo è stato reclutato nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole primarie con un

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protocollo di screening sostanzialmente generalizzato. Per l’accesso al gruppo di controllo era sufficiente che il bambino non fosse segnalato da genitori e/o insegnanti come maldestro nelle abilità grosso- e fino-motorie. Ciò, però, non è probabilmente sufficiente ad escludere che bambini potenzialmente disprassici possano essere stati inclusi nel gruppo. Infatti, 3 controlli su 63 sono stati individuati come potenzialmente disprassici. Considerato che tale proporzione (circa il 5%) corrisponde alla distribuzione dei casi di disprassia nella popolazione generale, il test potrebbe aver correttamente individuato in questi bambini dei livelli di performance non ottimali. Il gruppo dei casi, invece, è stato reclutato includendo sia bambini appena riferiti al Servizio di Riabilitazione Neurocognitiva dell’Età Evolutiva (3 bambini) sia bambini già in trattamento riabilitativo (7 bambini). Questo, considerato un possibile effetto benefico del trattamento sulle effettive abilità motorie di questi bambini, potrebbe aver inciso sulla rappresentatività del gruppo. Infatti, 7 casi su 10 sono stati classificati come potenzialmente non affetti. Affinché l’analisi statistica possa fornire dati attendibili, di conseguenza, il reclutamento futuro del gruppo dei casi dovrà strettamente osservare il criterio della numerosità (stimata ad almeno 30 soggetti) e della rappresentatività (casi di prima osservazione, non in trattamento).

Una volta completato il gruppo di controllo, sufficientemente numeroso e rappresentativo, potrà essere individuato un punteggio “cut-off” in grado di discriminare l’appartenenza del soggetto in esame ad uno dei due gruppi. Nel caso di appartenenza del bambino al gruppo dei casi, confrontando i valori individuali di performance ai valori medi del gruppo di controllo per fascia d’età corrispondente e per ogni singola prova del protocollo, sarà possibile individuare in quale/i prova/e la prestazione del singolo caso risulti deficitaria. Su questa base sarà possibile stilare un progetto riabilitativo personalizzato mirato alla riabilitazione/esercizio delle abilità

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specificatamente compromesse. Per esempio, passando in rassegna le 6 diverse modalità prassiche alle quali fanno capo le singole prove:

1. Se risulta compromessa la modalità imitazione, il trattamento riabilitativo dovrà essere rivolto prevalentemente a favorire l’integrazione delle informazioni visive con quelle somestesiche (di posizione) e cinestesiche (di movimento), in modo che il bambino sviluppi una rappresentazione di tipo propriocettivo ed egocentrata del movimento visto eseguire da un’altra persona;

2. Se risulta compromessa la modalità visiva e visuo-tattile, il trattamento riabilitativo dovrà favorire prevalentemente la pianificazione e l’organizzazione del gesto in funzione dell’orientamento dell’oggetto;

3. Se risulta compromessa la modalità verbale, il trattamento riabilitativo dovrà favorire la pianificazione e l’organizzazione del gesto in assenza dell’oggetto e l’attribuzione del gesto al suo significato simbolico;

4. Se risulta compromessa la modalità somestesica e cinestesica, il trattamento riabilitativo dovrà favorire il riconoscimento di posizioni del corpo e di traiettorie;

5. Se risulta compromessa la pianificazione del movimento, il trattamento riabilitativo dovrà favorire la pianificazione e l’organizzazione di sequenze motorie attraverso la rappresentazione dell’immagine motoria del movimento; 6. Infine, se risulta compromesso il riconoscimento gestuale, il trattamento

riabilitativo dovrà favorire il riconoscimento della posizione della mano in rapporto ad oggetti di forma simile, ma che presuppongono un diverso orientamento di presa.

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La somministrazione periodica longitudinale del protocollo nel singolo bambino in trattamento (follow-up riabilitativo) consentirà, infine, di valutare l’efficacia del trattamento stesso ed, eventualmente, di aggiustarne indirizzo e intensità.

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