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DISCUSSIONE, LIMITI E PROSPETTIVE DELLA RICERCA

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE (pagine 74-82)

RISPOSTA AL SERVIZIO

6.1 DISCUSSIONE, LIMITI E PROSPETTIVE DELLA RICERCA

I dati ricavati dai primi due esperimenti (i.e. 1.1 e 1.2) riportano che uno degli aspetti che determina l’accuratezza nell’esecuzione del colpo riguarda la quantità di tempo a disposizione per riuscire a svolgere il gesto motorio. In particolare, i risultati dimostrano che esiste una specifica soglia temporale, in cui gli atleti non riescono più ad impostare il proprio movimento in modo da indirizzare la pallina verso una zona prescelta. Nello specifico, in questi esperimenti i giocatori non riuscivano più a dirigere in una determinata area target, la propria risposta, nel momento in cui l’indicazione del bersaglio da centrare era fornita con un ritardo di 700 ms dalla battuta dell’avversario. È importante evidenziare, che i soggetti che hanno partecipato a queste due ricerche hanno un buon livello di esperienza (terza categoria F.I.T. – Federazione Italiana Tennis) e durante le prove si prestavano a rispondere a dei servizi con una velocità di 140-150 km/h. Sulla base di queste indicazione, si può quindi supporre che, a seconda del competenze di gioco del tennista e della rapidità con cui arriva la pallina, è possibile stabilire un paradigma per individuare la soglia di ogni singolo atleta.

Un altro risultato riscontrato in questo lavoro - anche se non del tutto rilevante, visto che non ha presentato una differenza statisticamente significativa - si può osservare nella condizione proposta nell’esperimento 1.1, in cui lo stimolo, indicatore del bersaglio, viene inviato con un ritardo di 300 ms dalla battuta.

Quello che in parte si può notare, in questo specifico caso, è che i soggetti, a differenza delle altre condizioni, mostrano un leggero decremento della performance. Tale calo prestazionale trova una potenziale spiegazione in alcuni risultati ottenuti mediante un esperimento sul cricket effettuato da Land e McLeod (2000), in tale lavoro, infatti, si suppone che in quella determinata frazione di tempo, lo sguardo del giocatore venga spostato in direzione della zona di rimbalzo della palla; se ciò fosse vero anche nel tennis, il leggero calo di prestazione trovato nel nostro esperimento potrebbe essere dovuto al fatto che in quel specifico momento la vista del giocatore viene distolta dall’indizio luminoso indicatore del bersaglio.

Risulta, comunque, abbastanza evidente dai dati presentati nel terzo capitolo, che il grosso limite di questi primi due lavori è dovuto al numero ridotto dei partecipanti alla ricerca, pertanto, per confermare ulteriormente i risultati trovati, sarebbe sicuramente opportuno sviluppare la ricerca incrementando il campione di soggetti. Inoltre, un ulteriore aspetto che potrebbe risultare interessante, ma che non è stato considerato in questo studio, riguarda la velocità con cui viene effettuata la risposta al servizio; tale analisi, infatti, ci permetterebbe di individuare se la potenza del colpo rimane costante fino alla condizione R700, oppure se viene progressivamente modificata con la diminuzione del tempo a disposizione.

Gli esperimenti presentati nel successivo capitolo (i.e. 2.1 e 2.2), invece, indagano sull’efficacia di due diversi tipi di training nell’incrementare la capacità di previsione della destinazione finale del colpo; i risultati emersi da questi due lavori indicano che, nell’esperimento 2.1, i soggetti non trovano alcun beneficio dal metodo di allenamento proposto, mentre il training presentato nell’esperimento 2.2 porta ad un aumento significativo della prestazione. Come è già stato ampliamente detto nel quarto capitolo, entrambi i metodi di allenamento hanno utilizzato dei videoclip con occlusione temporale al contatto palla-racchetta; la differenza tra i due training, quindi, era dovuta esclusivamente alla tecnica di apprendimento proposta: rappresentazione visiva della destinazione del colpo, oppure presentazione di un feedback acustico nel caso di risposta errata.

Una delle spiegazioni possibili, rispetto ai diversi risultati ottenuti in queste ricerche, riguarda il tipo di coinvolgimento richiesto durante la presentazione del training: una partecipazione attiva (esperimento 2.2), infatti, potrebbe stimolare maggiormente l’attenzione e la concentrazione del soggetto e, quindi, aumentare la sua capacità nel cogliere aspetti fondamentali al fine di predire il punto di rimbalzo del servizio.

Per verificare tale ipotesi si potrebbe costruire un terzo esperimento, in modo da testare l’efficacia di un ulteriore training in cui il suggerimento visivo fosse fornito successivamente alla risposta del soggetto; in questo modo, l’indicazione fornita rimarrebbe quella dello stimolo visivo, ma la partecipazione del soggetto risulterebbe essere attiva.

Infine, nel terzo gruppo di esperimenti (i.e. 3.1, 3.2 e 3.3), gli studi si sono orientati sull’importanza dell’informazione acustica, in modo da individuare se l’assenza di tale stimolazione potesse influire sull’accuratezza del colpo oppure su altre componenti fondamentali per una buona prestazione di gioco. Complessivamente, ciò che emerge da questi ultimi tre lavori è che l’informazione uditiva non risulta fornire indicazioni influenti per quanto concerne la precisione del colpo, ma sembra, invece, dare importanti informazioni sulla potenza da imprimere al proprio tiro; i dati raccolti, infatti, sebbene dovessero interessare un numero più cospicuo di partecipanti, riportano una significativa diminuzione della velocità del colpo in condizione unimodale (solo vista) e, quindi, un calo delle prestazioni tennistiche del soggetto. Tali risultati, oltre a supportare alcuni dati emersi in letteratura (Takeuchi, 1993), potrebbero, inoltre, trovare una possibile applicazione sul campo, in modo da addestrare l’atleta ad aumentare la propria potenza e l’efficacia del colpo.

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