Capitolo 2 – La Ricerca
2.5 Discussione
In generale, i risultati della ricerca sembrano confermare la presenza di un beneficio nello sviluppo socio-emozionale in ragazzi che fanno sport: essi ottengono in quasi tutti i test punteggi che indicano maggiore autostima e senso di autoefficacia, livelli elevati di grinta e resilienza e bassi di ansia. In particolare, il livello di Autostima risulta significativamente più elevato negli atleti rispetto ai non atleti e lo stesso avviene per il livello di Grinta: i punteggi delle due scale, in effetti, sono correlati tra loro positivamente, per cui a punteggi alti in uno di questi due costrutti spesso corrispondono a punteggi alti nell’altro. Inoltre, risulta che punteggi elevati di Autostima siano associati a punteggi altrettanto elevati di Resilienza e bassi di Ansia:
pur non essendoci una differenza significativa tra i gruppi per quanto riguarda Ansia e Resilienza, è possibile che vi sia una relazione tra questi due costrutti che lo sport è in grado di influenzare positivamente (i ragazzi che fanno sport hanno un alto livello di autostima e l’autostima è correlata positivamente con la resilienza e negativamente con l’ansia). Un’altra possibilità, però, è che Autostima e Grinta non siano incrementate grazie allo sport, ma addirittura influiscano nella scelta di praticare uno sport a livello agonistico; tuttavia le informazioni che si trovano in letteratura non sembrano sostenere questa idea.
Questi effetti risultano tendenzialmente deboli o addirittura non statisticamente significativi nella maggior parte dei casi: questo potrebbe essere dovuto alla scarsa numerosità del campione di controllo e, di conseguenza, dello sbilanciamento di quest’ultimo rispetto agli altri due, o al fatto che per gli individui appartenenti a questo gruppo non sia stato controllato il tempo di inattività (i ragazzi di questo gruppo sono stati selezionati richiedendo almeno un anno di inattività, ma non è stata controllata l’eventuale carriera sportiva precedente).
Per quanto riguarda l’ipotesi principale della ricerca, cioè la supposizione di un maggiore fattore protettivo nello sviluppo socio-emotivo dovuto alla pratica di uno sport di squadra rispetto ad uno individuale, non si ottengono differenze significative in nessuna scala. Il motivo potrebbe essere attribuito nuovamente alla poca numerosità del campione in generale o anche al fatto che la grande variabilità all’interno dei due gruppi possa essere dovuta a variabili intervenienti, poiché i campioni sono stati scelti
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all’interno di diversi ambienti: ad esempio, la personalità dell’allenatore o il prestigio della struttura presso la quale l’atleta si allena potrebbero influenzare direttamente i livelli di Autostima e Ansia del soggetto, annullando l’eventuale beneficio dato dalla pratica sportiva. Tuttavia, un’ipotesi alternativa ragionevolmente valida potrebbe riguardare l’appartenenza ad una società sportiva in sé: indipendentemente dalla natura dell’attività sportiva, individuale o di squadra, tutti i soggetti sono stati scelti all’interno di società sportive che possono costituire per i ragazzi un punto di riferimento importante e, in entrambe le tipologie di sport, una “squadra” a cui sentono di appartenere e da cui traggono benefici.
Infine, dalle analisi sulle differenze di genere rispetto alla tipologia di sport emerge solamente l’effetto principale del genere, ma solo in alcune scale. In questo caso, la numerosità del campione potrebbe davvero aver costituito un limite importante, infatti in letteratura è ben nota la differenza di genere rispetto all’ansia e alle diverse dimensioni di autostima e autoefficacia, ma in questo studio emerge con una dimensione dell’effetto piccola o, nella maggior parte dei casi, trascurabile.
Pertanto, le principali criticità della ricerca sono costituite in primis dalla scarsa numerosità del campione di coloro che non praticano sport e dal non aver potuto tenere sotto controllo il periodo di inattività di questo gruppo. Inoltre, la maggior parte degli atleti selezionati praticano pallanuoto o nuoto: inizialmente la scelta di esaminare possibili differenze in due sport che vengono praticati nello stesso ambiente sembrava fosse la migliore per controllare eventuali variabili intervenienti, tuttavia proprio la similarità dei due ambienti potrebbe aver costituito un ostacolo per l’emergere di possibili differenze tra i due campioni.
46 Conclusioni
Nel presente lavoro di tesi vengono riportate le numerose evidenze sui benefici dell’attività fisica e dello sport sul benessere fisico e mentale, sia nell’adulto che nel bambino. Infatti, oltre a prevenire svariate tipologie di malattie, quali diabete di tipo 2 o disturbi cardio-vascolari, lo sport sembra garantire un miglior benessere psicologico generale. Chi pratica attività sportiva dichiara di sentirsi più felice e meno ansioso;
inoltre presenta più elevati livelli di Autostima, Autoefficacia e Resilienza e ha migliori prestazioni nello svolgimento di compiti di tipo cognitivo (si veda il Capitolo 1 per i riferimenti bibliografici).
I risultati ottenuti in questa ricerca sembrano confermare la presenza di un effetto positivo dello sport sullo sviluppo socio-emozionale, soprattutto per quanto riguarda Autostima e Grinta, le quali risultano significativamente più elevate tra gli atleti rispetto ai non atleti. Invece, l’ipotesi secondo la quale la squadra potesse incrementare ulteriormente i benefici dovuti all’attività sportiva in sé non è stata confermata, forse per via di alcune criticità nella progettazione dello studio (si veda il paragrafo 3.3 per approfondimenti).
Lo scopo della ricerca era in origine un’analisi su eventuali differenze tra sport individuali e di squadra: ciò che è emerso, di fatto, è che l’attività sportiva di qualsiasi tipo è in grado di dare un contributo, anche se limitato, al benessere psicologico di ragazzi adolescenti. Tuttavia, la dimensione dell’effetto dello sport sul benessere psicologico risulta ridotta in moltissimi studi, ma pur quasi sempre presente e significativa. Questo indica che lo sport dovrebbe essere considerato (e, in parte, oggi lo è) una risorsa da parte di genitori, insegnanti ed educatori per garantire un percorso verso l’età adulta il più possibile sereno e che è necessario esaminare più a fondo il ruolo dell’attività sportiva nello sviluppo tipico e atipico.
I latini dicevano “Mens sana in corpore sano”. In realtà, con questa frase, proposta per la prima volta da Giovenale nelle sue “Satire”, essi intendevano pregare gli dei per avere un’anima buona in un corpo sano. Alla luce delle moltissime evidenze
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scientifiche sull’influenza dello sport sul benessere sia fisico che mentale, il significato della frase acquista un altro valore: oggi si comincia a comprendere che mente e corpo sono strettamente legati tra loro e si influenzano vicendevolmente, per cui è importante avere cura di entrambi.
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