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La mobilità è considerata come un valore aggiunto per il professionista, poiché favorisce nuovo apprendimento, sfida ai cambiamenti, sia professionali sia culturali e infine, una crescita professionale capace di supportare i lavoratori nel loro sviluppo di carriera, tenendo conto che, il professionista che parte per una missione internazionale, non sarà lo stesso al suo ritorno.

La necessità di acquisire sempre maggiore professionalità e indispensabile per adattarsi alle esigenze sempre più stringenti del mercato, per aggiornare le conoscenze costantemente. Cambiare paese, significa costruire una nuova vita, cambiare la cultura, il modo di pensare e di agire, per arricchirsi di nuovi apprendimenti e rispettare gli usi e le tradizioni diverse dalle proprie.

Le missioni internazionali richiedono un profilo professionale aperto a nuove esperienze, curiosità, capacità di osservazione rispetto a una realtà diversa da quella conosciuta. La predisposizione degli espatriati e delle loro famiglie, di partecipare alle interviste è stata fondamentale per lo sviluppo di questa ricerca.

Per quanto si riguarda la remunerazione, le imprese che fanno parte di questo studio, adottano strategie di compensazione, come’è stato evidenziato da Homem e Tolfo citati da Bohland et al (2002), che sostengono che la remunerazione dovrebbe tener conto del paese di destinazione, garantendo la copertura finanziaria e la tranquillità del professionista espatriato.

Alla domanda concernente gli anni di attività nell’impresa, dalle interviste, è risultato che il maggiore periodo si riferiva a 6-10 anni di lavoro con il 32%, seguito dal 31% di espatriati con 3-5 anni di lavoro nell’organizzazione. Nessuno degli espatriati intervistati ha meno di 3 anni di servizio.

Secondo le politiche delle imprese intervistate, il processo d’espatrio, è parte del processo di evoluzione della carriera, inserita nella valutazione delle prestazioni e nel

piano di carriera dei dipendenti. Gli obiettivi perseguiti dalle imprese, con la pratica dell’espatrio, includono il trasferimento di conoscenze, tecnologie ed esperienze, che copre le lacune e lo sviluppo del piano di carriera dei collaboratori.

Questi obiettivi sono riportati nella letteratura in Baruch et al (2002), che sostiene che la strategia d’espatrio, é adeguata per il trasferimento di conoscenze, acquisizione di nuove conoscenze e di esperienze per lo sviluppo professionale.

Gli espatriati partono con la missione di diffondere la leadership, cioè, il trasferimento delle conoscenze verso i professionisti locali, acquisite negli anni di lavoro svolti nell’impresa di origine.

Riguardo al genere, dai questionari emerge che la maggioranza degli espatriati è di sesso maschile, con il 90%.

Grafico 3 – Genere degli Espatriati

Tanure (2007), rileva che l’espansione della presenza femminile nel mercato del lavoro, ha acquisito slancio quando le esigenze economiche hanno portato a contribuire al sostegno familiare, intensificando gradualmente il loro livello di scolarizzazione e la rottura delle barriere culturali a livello di professionalizzazione. Con riferimento al processo d’espatrio, l'autore rileva che il profilo professionale che le imprese cercano è di solito quello maschile.

L'autore afferma che secondo gli studi di Snell (2009), ci sono tre aspetti rilevanti per il basso livello d’espatrio delle donne:

1. Le donne, di solito, non vogliono essere espatriate.

2. A causa di pregiudizi di alcuni paesi in termini di genere, le imprese si rifiutano di espatriare donne.

3. Le donne espatriate, possono determinare problemi nella carriera del coniuge.

Su relazione all’età degli espatriati, i risultati dell'indagine indicano che il 47% degli espatriati ha 30-40 anni. Secondo i dirigenti delle organizzazioni intervistate, il profilo ricercato per l'espatrio è giovane e pronto ad affrontare nuove sfide in culture differenti.

Grafico 4- Età degli Espatriati

“Credo che sia il momento giusto per vivere un’esperienza professionale al di fuori del paese, il fatto di essere giovani, single e senza figli, mi dà più libertà di perseguire i miei obiettivi”. Espatriato brasiliano negli Emirati Arabi.

Secondo Camara (2008), le imprese cercano giovani professionisti, di età compresa tra 25-35 anni, ambiziosi e con l’energia per scambiare conoscenze e fare un buon lavoro nella missione internazionale.

Su merito alla formazione interculturale prima della partenza definitiva per il paese di destinazione, i risultati dell'indagine indicano che il 40% degli espatriati ha ricevuto una formazione interculturale, prima della partenza, con quale hanno acquisito informazione sugli usi, costumi, economia, geografia e fatti riguardanti il paese di destinazione per evitare il grande shock culturale affinché l’adattamento possa accadere nel miglior modo possibile.

Grafico 5 – Formazione Interculturale

“Ci sono stati diversi scambi d’informazioni tra gli espatriati che già vivono in Cina. L’aiuto di un coach esterno è stato indispensabile per una migliore comprensione della cultura”.

Marcelo Borba, Embraco – espatriato brasiliano in Cina.

"Non avevo bisogno di una formazione culturale, dal momento che ho già avuto esperienze in altri progetti con l'Italia e con colleghi italiani”.

Andre P. Rosa, Embraco- espatriato brasiliano in Italia.

“L’impresa mi ha offerto un viaggio prima dell’espatrio in Brasile, che è stato essenziale per capire come vanno le cose qui”. BOSCH –

Un altro aspetto indagato é concernente la conoscenza della lingua locale. I risultati indicano che il 50% degli espatriati parla un inglese fluente e studiano la lingua ufficiale del paese di destinazione. Sebben (2009) pone l’accento sulla conoscenza della lingua, che garantisce una maggiore facilità e indipendenza nella convivialità sociale.

Grafico 6 – Conoscenza della Lingua Locale

"Parlo un inglese fluente, ma quando ero espatriata in Guinea, nonostante l’inglese fosse considerato il linguaggio interno del progetto, poiché la lingua ufficiale del paese è il francese è

stata una grande sfida e difficoltà. La

comunicazione è indispensabile sia nel lavoro che nella vita quotidiana. Negli Emirati Arabi Uniti, la lingua inglese e l’arabo sono le lingue ufficiali e non abbiamo avuto problemi”. Camila Silveira - Odebrecht, l'espatriata brasiliana negli Emirati Arabi Uniti.

“Non parlavo spagnolo, anche se risultava più facile per un brasiliano capire lo spagnolo piuttosto che il tedesco. In realtà si temeva che i brasiliani avrebbero pensato che fossi argentino e questo avrebbe potuto creare difficoltà per il mio rapporto con i nativi”. – relazione dell’espatriato tedesco in Brasile.

“La musica brasiliana è stata essenziale per imparare la lingua. In un primo momento, ho cercato di parlare in spagnolo, credevo che il portoghese e lo spagnolo fossero praticamente la stessa lingua, nonostante alcune somiglianze, sono lingue diverse”. - relazione dell’espatriato tedesco in Brasile.

“È necessario imparare la lingua locale più velocemente possibile, ci saranno situazioni che solo la conoscenza dell’inglese non risolverà”. Relazione dell’espatriato brasiliano in Germania.

“L’impresa deve estendere il corso di lingua al coniuge, così la renderebbe più indipendente per svolgere compiti semplici della vita quotidiana. In questo modo non avrei dovuto assentarmi dal lavoro per risolvere i problemi della vita quotidiana”. Relazione dell’espatriato brasiliano in Cina.

“Noi, dipendenti di Progetto PUMP - Odebrecht seguiamo lezioni di arabo, per facilitare il nostro adattamento alle popolazioni locali”. Odebrecht – Espatriato brasiliano negli Emirati Arabi.

“Siccome ho nonni italiani, per me, è stato più facile l'apprendimento della lingua, visto che a casa, i miei nonni parlavano in italiano con noi. Oggi parlo fluentemente in italiano, e piano piano insegno anche il portoghese ai miei colleghi”. Embraco – Espatriato brasiliano in Italia.

“Pur essendo fluente in inglese, la conoscenza della lingua locale ti rende più indipendente per risolvere i problemi giornalieri”. Christian Dutz Bosch – espatriato tedesco in Brasile.

Riguardo all'adeguamento degli espatriati e delle famiglie, il risultato dell’indagine alla domanda sul verificarsi di un rapido adattamento, é pari al 59% e gli espatriati che hanno difficoltà raggiungono un totale del 41%.

Grafico 7 – Addatamento dell’Espatriato e Famiglia

“L’espatrio è una scelta. Si tratta di un modo di vita, o la persona si adatta o no. Le regole sono definite, la scelta è fatta e ti da il diritto di tentare di adattarti e vivere secondo le regole da seguire. Nel mio caso, ho sempre voluto vivere al di fuori del Brasile. E la mia intenzione è quella di vivere in altri luoghi, conoscere altre persone e sperimentare nuove culture". Camila Silveira - Odebrecht, l'espatriata brasiliana negli Emirati Arabi Uniti.

"Siamo noi (espatriati) e le imprese, che dobbiamo rispettare la cultura e le abitudini di dove siamo; siamo noi che dobbiamo adattarci a loro e non loro a noi". Reinaldo Souza – Odebrecht, l’espatriato brasiliano negli Emirati Arabi.

“Sono consapevole dell’individualità del non confrontare un paese con un altro, bisogna trovare ciò che è veramente interessante in questo paese dove vivo”. Espatriato brasiliano in Cina.

“Nei primi tre mesi è un'esperienza molto difficile, tutto è diverso, la cultura, il cibo, il modo di pensare e di agire delle persone, ma man mano che passa il tempo, arriviamo anche ad aver le usanze dei nativi”. Relazione dell’espatriato brasiliano in Germania.

“All'inizio è stato difficile vivere senza la nostra Fagiolata e Picanha, ma ora la pasta Barilla è l’essenziale nella nostra lista della spesa. Per non parlare del caffè o di un digestivo dopo i pasti: è diventato in nostro vizio”. Espatriato brasiliano in Italia.

“Il tradizionale barbecue con gli amici, è diventata la mia attività domenicale preferita”. Embraco – Espatriato italiano in Brasile.

“Prima dell’espatrio negli Emirati Arabi Uniti, ero espatriata in Guinea, li mancava tutto: l’acqua, l’attività per il tempo libero, non facevo altro che lavorare, lavorare e lavorare. Vivevo in una vita artificiale, senza contatti con la famiglia e gli amici. La vita in Guinea era dura. Ho imparato a vivere con poco e a ringraziare per una semplice doccia calda”. Camila Silveira, Odebrecht – Espatriata brasiliana negli Emirati Arabi.

Le persone sbagliano nel pensare che i costumi e le usanze, devono essere uguali a quelle del loro paese. Ogni paese ha le sue usanze e tradizioni diverse. Geertz (1989), dichiara che le persone non sono simili, hanno emozioni e visioni diverse, agiscono in modo differente e perciò, quello che è adatto ad una persona, potrà non essere adatto ad un’altra.

Alla domanda concernente le principali differenze riscontrate nell’espatrio, l'aspetto elencato dagli espatriati, come la differenza più rilevante riguarda alla cultura e i costumi, per un totale di 62%, seguita da alimentazione, clima, relazioni interpersonali e adattamento al nuovo lavoro, come si può rilevare nel grafico n.8

Grafico 8 – Differenze Più Rilevanti

"Le persone del nord Italia, sono più riservate delle persone in Brasile". Andre P. Rosa - Embraco, l’espatriato brasiliano in Italia.

"La più grande differenza per me qui in Cina é in relazione all'igiene". Luiz Magalhaes Neto Medeiros – Embraco. Espatriato brasiliano in Cina.

"Il tedesco è più pianificatore, seguace delle regole. Il brasiliano è più flessibile e creativo, ma meno impegnato rispetto ai tedeschi". Christian Dutz, Bosch, l’espatriato tedesco in Brasile.

“Le abitudine sono totalmente diverse dalle nostre, in relazione agli alimenti, la maggior parte delle cose che noi mangiano con il sale, loro la mangiano con lo zucchero e viceversa. Quello che noi beviamo caldo, loro lo bevono freddo. Senza dimenticare che mangiano insetti e serpenti, questi non riuscirò mai a mangiarli”. Esequias Junior- Embraco, un espatriato brasiliano in Cina.

“La burocrazia per il visto di lavoro, in Brasile, esteso alle mogli degli espatriati è impressionante. Volevo ritornare alle mie attività di lavoro alle quali avevo rinunciato per accompagnare mio marito, ma è molto difficoltoso”. relazione della consorte dell’espatriato tedesco in Brasile.

L’informalità in Brasile era spaventosa per me, i nativi trovano molto strano dare di Lei, ad una persona giovane. In Brasile, anche per una persona con più di 50 anni se diamo del Lei, si sentono male. Adesso sono abituato a dare del tu a tutti, ma all’inizio l’ho trovato molto strano” – relazione dell’espatriato italiano in Brasile.

“Avere una donna di pulizia a casa, è molto strano per noi. In Europa non abbiamo questa abitudine di avere qualcuno in casa tutto il tempo. Ma il ritmo in Brasile è un’altro, tutto è molto veloce, in una riunione, per esempio, per discutere qualcosa, il problema dev’essere risolto immediatamente. Il ritmo in Brasile, é la cosa che mi ha spaventato di più. Non c’è tempo per un caffè, è talmente diverso dalla realtà nel mio paese - l'Italia. Un altro fatto é non avere il tempo di andare a casa per il pranzo e godere un po' di riposo, dobbiamo essere al lavoro tutto il tempo, anche quando si torna a casa, c'è sempre qualcosa da fare, ti chiamano per risolvere qualche problema dopo l’orario di lavoro….. in realtà non ci si può scollegare dal lavoro. Trovo interessante che quando finisce l'orario di lavoro, le persone continuano a lavorare”. -Segnala l’espatriato italiano in Brasile.

In relazione all’interazione con il popolo locale del paese di destinazione, il 37% degli espatriati segnalano che interagiscono con la popolazione locale, mentre il 32% degli espatriati affermano di non avere molta interazione con i nativi, seguita dal 18% che ha detto che limitano l’interazione soltanto con i colleghi e il 13% affermano di non avere alcuna interazione con la popolazione locale.

Grafico 9 – Interazione con il Popolo Locale

"Ho pochissimo contatti con i nativi, anche perché corrispondono solo all’11% della popolazione del paese". Fabio Ribeiro - Odebrecht, espatriato brasiliano negli Emirati Arabi.

"Io convivo al 100% con i brasiliani, sono già da dieci anni in Brasile, e in realtà mi sento già un brasiliano e non penso di ritornare in Germania." Chistian Dutz - Bosch, l’espatriato tedesco in Brasile.

“C'è abbastanza interazione con la popolazione locale, quando le barriere linguistiche e culturali sono superate. La "costruzione" di un rapporto di amicizia con i cinesi è un po’ complicata, perché anche se i cinesi sono gentili, il rapporto di amicizia con loro è un processo che necessito molto tempo. Tuttavia, le interazioni occasionali sono di solito abbastanza tranquille e positive. Ovviamente molto dipende dalla flessibilità dell’espatriato; spesso questi non fanno molto sforzo per capire, rispettare e infine adattarsi alla cultura locale, che è una ricetta per il fallimento nell'interazione". Fabian Fagotto, Embraco – l’espatriato brasiliano in Cina.

"Ho vissuto a Qingdao per due anni e avevo due amici cinesi, ma eravamo colleghi. Adesso vivo a Pechino, e non ho amici cinesi con cui mi relaziono al di fuori dell'impresa. Pur essendo fluente in mandarino, è molto difficile stringere legami di amicizia con i cinesi. Anche con i cinesi che seguono MBA con me, il rapporto è lo scambio di favori e non di amicizia". Esequias Pereira Junior, Embraco- espatriato brasiliano in Cina.

"Ho rapporti di amicizia stretta con i brasiliani, mi trattano come se fossi un membro della famiglia. Nel sud del Brasile, la maggioranza sono discendenti di italiani, e quindi, spesso parliamo anche in italiano, mi sento a casa. La conservazione della cultura dei loro progenitorimi ha impressionato". Enrico Motta, Embraco – l’espatriato italiano in Brasile.

“I brasiliani sono molto cordiali e disponibili, sempre allegri, ma non rischio a dire che tifo per l'Argentina neanche per scherzo, altrimenti

diventiamo nemici (risate)”. Relazione

dell’espatriato tedesco in Brasile.

E' comprensibile quando l'espatriato cerca contatto con i propri compatrioti, questo comportamento di complicità, spesso costruisce una "barriera di protezione". Tuttavia, la dipendenza con i connazionali, può portare a non avere opportunità per nuovi apprendimenti con i nativi.

Per quanto riguarda le attese degli espatriati rispetto alla missione internazionale, il 37% si aspetta una crescita di carriera, il 25% degli espatriati vorrebbero essere impegnati in altre missioni internazionali, il 20% prevede salari migliori ed il 18% prevede di sperimentare una nuova cultura.

Grafico 10– Attese degli Espatriati

Il lavoro di Lewis (1997) e Chambel (2013), sul contratto psicologico, serve come base per analizzare i bisogni e le aspettative degli espatriati. Il contratto psicologico si riferisce ad aspettative non espresse nel contratto di lavoro, ma presenti nelle relazioni umane. In questo studio, è presente con riferimento ai singoli espatriati, rilevando che sarà attraverso le imprese che tali aspettative saranno attese o disattese.

Rispetto agli obiettivi futuri, gli espatriati nella maggioranza pari al 63% vorrebbero tornare al paese di origine ed essere promossi, mentre il 37% vorrebbero essere impegnati in nuove sfide internazionali.

Grafico 11 – Obiettivi Futuri

“Assumere un passo successivo nella mia carriera, ho l'ambizione di essere promosso Direttore”. Marcelo Borba. Embraco – l’espatriato brasiliano in Cina. “Ho l’intenzione di continuare a lavorare in Cina, per alcuni anni. Ma quando tornerò in Brasile, ho intenzione di usare tutte le conoscenze e il "modus operandi" della Cina per rendere il nostro paese più competitivo nel mercato mondiale”. Felipe Eymael – Embraco, l’espatriato brasiliano in Cina.

“Il mio obiettivo è di continuare per un altro buon tempo espatriato, continuare a crescere come professionista internazionale”. Goncalo Bistulfi, Odebrecht – l’espatriato brasiliano negli Emirati Arabi.

“Vorrei continuare a lavorare in altre missioni internazionali”. Marcelo Trimboli, Odebrecht – l’espatriato brasiliano negli Emirati Arabi.

“Mi piacerebbe una nuova sfida, ma sempre nel processo d’espatrio”. Fabian Fagotti, Embraco – l’espatriato brasiliano in Cina.

“Accelerare lo sviluppo della mia carriera e ottenere una posizione migliore all'interno della società di origine”. Esequias Junior, Embraco – l’espatriato brasiliano in Cina.

“Vorrei continuare a lavorare in Brasile, e poi con la crisi europea, per ora non so se avrò lavoro li”. Enrico Motta, Embraco – l’espatriato italiano in Brasile.

“Quando tornerò al mio paese, vorrei che mi fosse riconosciuto, una adeguata retribuzione per il duro lavoro all'estero, ed essere promosso in posizioni a per nuove sfide”. BOSCH - L’espatriato brasiliano in Germania.

“Contribuire al consolidamento dell'organizzazione come l’impresa socialmente responsabile e contribuire alla perpetuazione della cultura Odebrecht, insieme ai membri internazionali”. Reinaldo Souza, Odebrecht – l’espatriato brasiliano negli Emirati Arabi.

La GIP deve preoccuparsi quando alla fine della missione internazionale e al ritorno dell’espatriato, la maggioranza degli intervistati, hanno come aspettativa, la promozione per una nuova tappa nella carriera, in quanto essi ritengono che il processo d’espatrio faceva crescere professionalmente e dia le competenze per assumere nuove sfide. Lazaroni e Caligiuri (2001), affermano che un fattore di maggiore aspettativa da parte degli espatriati è la crescita professionale. Questa visione di valorizzazione delle competenze degli espatriati, consente di contribuire allo sviluppo strategico dell'organizzazione, e quindi incidere sulla dimensione dei licenziamenti degli espatriati dopo il rimpatrio: che accade quando le aspettative di sviluppo in carriera non si verificano.

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