• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 3: STUDI SPERIMENTAL

3.1.4 Discussione

I risultati di questo studio sono a sostegno di una relazione fra rabbia e presa di decisione in situazioni di rischio. Le dimensioni della rabbia che maggiormente contribuiscono a spiegare il comportamento rischioso sono la rabbia di tratto e gli stili di espressione della rabbia. In particolare, abbiamo visto come la maggiore predisposizione a provare rabbia e ad esprimerla verso l’esterno sia legata ad una maggiore probabilità di effettuare scelte rischiose.

I risultati mostrano inoltre che alcuni fattori contestuali mediano parzialmente la relazione fra rabbia di tratto, stili di espressione della rabbia e presa di decisione in condizioni di rischio. La tendenza a provare rabbia in diverse situazioni e ad esprimerla all’esterno può influire sulla presa di decisione aumentando la percezione di familiarità e diminuendo quella di salienza. In particolare, la percezione di sentirsi in una situazione ben conosciuta e poco importante, attivata dal tratto rabbioso e dalla tendenza ad esprimere la propria rabbia verso altre persone o oggetti nell’ambiente,

può portare ad una sensazione di sicurezza da potenziali pericoli e rischi. In tal senso, la presa di decisione in condizioni di rischio può essere interpretata come il risultato di processi valutativi, legati alla rabbia, che portano le persone a essere ottimisti in situazioni rischiose. Tali processi potrebbero essere accentuati ed amplificati per emozioni disposizionali che funzionano come schemi stabili per organizzare ed interpretare gli eventi (Gasper & Clore, 1998; Lerner & Keltner, 2000).

I risultati di questo studio dimostrano che persone con punteggi elevati alla scala Rabbia di Tratto Temperamento, che quindi provano rabbia in risposta a numerosi stimoli ambientali, anche quelli visti come relativamente innocui dalla maggior parte delle persone, sono propensi a percepire scarsi rischi e a prendere decisioni rischiose. Inoltre, persone con punteggi elevati nella scala Rabbia di Tratto Reazione, che provano rabbia in reazione a stimoli specifici, legati alla competizione, al rifiuto e alle ingiustizie, percepiscono minori rischi rispetto a scelte oggettivamente rischiose. Sembra, pertanto, che la tendenza a provare rabbia in diverse circostanze porti ad una visione “distorta” delle situazioni, che vengono percepire come note, conosciute, in un certo senso scontate, e poco importanti e, di conseguenza, porti a percepire minori rischi.

Infine, sono emerse correlazioni negative sia fra Espressione della Rabbia all’Interno che Controllo della Rabbia all’Esterno e decisioni rischiose. In tal senso, persone che tendono a sopprimere i propri sentimenti di rabbia e a controllare l’espressione esterna della propria rabbia, senza però attuare comportamenti tesi a ridurla, sembrano prendere decisioni sicure. Tali fattori, però, non sono risultati predittivi della presa di decisione in condizioni di rischio. In maniera speculare, i risultati mostrano che all’aumentare dell’Espressione della Rabbia all’Esterno aumenta la probabilità di rischiare e diminuisce la percezione di rischio. Questi risultati sono in accordo con precedenti ricerche che suggeriscono una relazione fra stili di espressione della rabbia e comportamenti rischiosi, come comportamenti aggressivi (e.g., Kassinove, Roth, Owens & Fuller, 2002) o abuso di sostanze stupefacenti (e.g., Eftekari, Turner & Larimer, 2004). Una possibile spiegazione di tale relazione è che

persone con alti livelli di Espressione della Rabbia all’Esterno dimostrano uno scarso controllo degli impulsi rispetto a persone che tendono ad esprimere internamente la propria rabbia (Eftekari et al., 2004).

I risultati di questo studio estendono quelli riportati da lavori precedenti effettuati sulle conseguenze cognitive delle emozioni ed in particolare della rabbia (e.g., DeSteno et al., 2000) e sono in accordo con gli approcci cognitivi (Smith & Ellsworth, 1985; Lerner & Keltner, 2000) descritti dettagliatamente nel precedente capitolo. Secondo tali approcci, le emozioni sono legate a tendenze valutative che fungono da “lenti percettive” e spingono l’individuo a fornire determinati giudizi. Inoltre, i nostri risultati sono in linea con quelli di Hemenover e Zhang (2004) che suggeriscono che la rabbia attivi un ottimismo difensivo, caratterizzato dal fatto che l’importanza e l’impatto di eventi negativi vengono ridimensionati.

D’altra parte, la relazione fra variabili legate al contesto e decisioni rischiose è stata già precedentemente dimostrata. Ad esempio, Hockey e collaboratori (2000) hanno suggerito che la familiarità riduca l’incertezza ed aumenti la propensione a rischiare. Gli autori hanno trovato una differenza significativa nella percezione di rischio fra item più o meno familiari: le persone percepiscono situazioni familiari come meno rischiose rispetto a quelle poco familiari. In aggiunta, Arkes e collaboratori (1988) hanno dimostrato che in situazioni ritenute importanti gli individui rischiano meno, poiché il risultato è percepito come rilevante e le perdite risultano maggiormente immaginabili.

Bisogna sottolineare che i punteggi alla scala Rabbia di Stato non sono risultati correlati ai punteggi al test sul rischio. Tale risultato sembra essere in contrasto con quelli presenti in letteratura (e.g., Lerner & Keltner, 2000; Fessler et al., 2004), tuttavia, poiché la rabbia non è stata indotta sperimentalmente nei soggetti, è possibile che le persone intervistate non provassero particolari sentimenti di rabbia durante l’esperimento e, per questo motivo, tale relazione non sia risultata significativa.

Infine, bisogna sottolineare che è emersa una relazione significativa fra rischio percepito e scelte rischiose: all’aumentare del rischio percepito aumentano le decisioni rischiose e viceversa. A tal proposito, i risultati in letteratura sono contrastanti: non è chiaro come la percezione del rischio influenzi il successivo comportamento. Sitkin e Pablo (1992) hanno dimostrato una relazione inversa fra percezione di rischio e comportamento rischioso, suggerendo che le persone rischiano perché non riescono a percepire le conseguenze potenzialmente negative dei loro comportamenti e viceversa. Al contrario, Soane e Chmiel (2005) hanno trovato una relazione positiva fra queste due variabili ed hanno pertanto concluso che le persone, pur comprendendo i potenziali rischi a cui vanno incontro, prendono decisioni rischiose perché sono attirati dai benefici associati a tali rischi. I nostri risultati sono in accordo con quest’ultimo studio, pertanto possiamo affermare che le persone sembrano consapevoli di ciò che stanno facendo ma differiscono fra di loro nell’assunzione di rischi. Alcune persone infatti, caratterizzate da alti punteggi nelle scale Rabbia di Tratto ed Espressione della Rabbia all’Esterno, sono maggiormente attirate dai potenziali benefici associati a scelte rischiose e concepiscono le situazioni rischiose come particolarmente familiari e poco rilevanti e, per questi motivi, rischiano di più rispetto ad altre persone con bassi punteggi in queste scale.

In conclusione, i nostri risultati estendono gli studi precedenti, supportando l’importanza dello studio dei tratti di personalità nella presa di decisione in condizioni di rischio e dei fattori che possono mediare tali relazioni.

Documenti correlati