Il tratto di mare indagato rappresenta un’area molto importante in quanto localizzata ai limiti del Santuario Pelagos e, per questo, sembra essere utilizzata dai grandi cetacei, che migrano dalle zone di riproduzione, situate nelle acque meridionali del Mediterraneo, a quelle di alimentazione, nel Mar Ligure, e dai più piccoli cetacei, quasi del tutto stanziali, come zona in cui svolgere le attività quotidiane (Nascetti e Notarbartolo di Sciara, 1996).
Nell’area di studio sono presenti zone ad alta densità di traffico. Secondo questo parametro potrebbe essere suddivisa in tre regioni: la zona settentrionale lambisce varie isole dell’Arcipelago Toscano ed è caratterizzata da un cospicuo numero di movimenti giornalieri, soprattutto in estate. La parte centrale invece risulta essere meno frequentata dai natanti, per poi tornare ad alte concentrazioni vicino alle coste sarde. I risultati generali del lavoro svolto sul traffico navale, hanno mostrato che, nelle zone indagate durante la stagione estiva, esiste una relazione tra il numero di imbarcazioni presenti durante il monitoraggio e il numero di avvistamenti effettuati. In particolare, è stato riscontrato che il maggior numero di avvistamenti avviene quando vi è una bassa concentrazione di traffico navale. Sebbene questa tipologia di studio non permetta di verificare direttamente una relazione causa-effetto, i risultati ottenuti confermano il fatto che i cetacei rispondano in maniera negativa alla presenza di imbarcazioni ad eccezione del Tursiops truncatus. Infatti, i dati raccolti su tale specie avvalorano quanto già noto in letteratura: essa lo cataloga come organismo di acque neritiche, in qualche modo più adattato alle varie pressioni antropiche. Questo non significa che agisca per una preferenza ma, è probabile che non abbia la possibilità di cambiare il proprio habitat e che, al fine di bilanciare il disturbo apportato dall’uomo, utilizzi risposte comportamentali interpretabili differenti rispetto alle altre specie di habitat pelagico. Ciò che, come previsto, abbiamo potuto confermare è la presenza di Stenella coeruleoalba: sembrerebbe essere il cetaceo più semplice da incontrare e rappresenta, indubbiamente, il più numeroso. Le stenelle sono organismi che vivono in ambiente prevalentemente
pelagico ma, come già affermato dalla letteratura, adattabili ad aree costiere se presenti prede a loro confacenti: dalle mappe di distribuzione abbiamo potuto confermare questo, con il maggior numero di avvistamenti effettuati in zone a batimetrie maggiori e con qualche sporadico avvistamento effettuato in aree a minori profondità. Stenella è la specie avvistata con maggior frequenza e durante tali avvistamenti ha mostrato un atteggiamento per lo più confidenziale, interagendo in modo diretto con l’imbarcazione. Nonostante il comportamento possa trarre in inganno, dai risultati si evince che questo organismo, probabilmente, predilige zone a bassa concentrazione di natanti: l’approccio potrebbe essere conseguenza del suo atteggiamento opportunistico e delle sue grandi abilità motorie.
Anche se incontrata durante entrambe le annualità di monitoraggio, per balenottera è stata riscontrata una differente distribuzione spaziale degli avvistamenti in concomitanza con la variazione della densità di traffico: nell’estate 2013 sono state individuati esemplari sin dalle acque limitrofe all’Isola d’Elba per poi continuare lungo tutto il transetto, mentre nel 2014 sembra essersi verificato uno shift più a sud degli avvistamenti proprio quando il numero di imbarcazioni nella zona a nord sembra essere aumentato rispetto all’estate precedente. Tale differenza potrebbe essere correlata alla temperatura e agli effetti avversi prodotti dal traffico navale (Cerioli, 2007/2008). Infatti, una fra le più importanti cause di disturbo prodotte dalla presenza umana, è costituita dall'impatto acustico sottomarino procurato dalle migliaia di imbarcazioni che ogni giorno solcano i confini del Santuario: il suono è uno dei principali mezzi con cui i cetacei riescono ad orientarsi, comunicare e cacciare, e la presenza umana rappresenta dunque un forte fattore di rischio (Rossi, 2010/2011).
Di Physeter macrocephalus non sono stati registrati molti avvistamenti durante il periodo considerato: sebbene il ridotto numero di rilevamenti, dato anche dal carattere elusivo di tale specie, la tendenza rimane affine a quanto precedentemente affermato ossia che all’incremento dei movimenti estivi corrisponde un decremento degli avvistamenti. I valori ottenuti sulla tratta Livorno-Bastia sembrano confermare ciò che sembra emergere dai dati relativi alla Livorno-Golfo Aranci nonostante gli esigui avvistamenti
registrati durante le due stagioni estive. Questo potrebbe essere comunque indicativo del fatto che su una tratta molto trafficata come la LBA (il numero delle imbarcazioni si avvicina a quello della LIGA anche se decisamente più corta come tratta) siano stati fatti molti meno avvistamenti che sulla LIGA.
Dopo suddette considerazioni si potrebbe affermare che gli animali avrebbero la tendenza ad evitare le porzioni di mare ad alta densità di traffico attraverso piccoli spostamenti alla ricerca di patch con un minor numero di navi che, su larga scala, porterebbero a variazioni nella distribuzione delle specie; oppure, in alternativa, si potrebbe supporre che come risposta al disturbo a breve termine, alcune specie potrebbero aumentare la durata dell’immersione in presenza di un numero elevato di natanti così da ottenere, anche in questo caso, un basso numero di avvistamenti. Nonostante questo, diversi fattori sono sicuramente coivolti nella definizione delle priorità delle differenti specie che possono dipendere da una combinazione di condizioni ed esigenze ecologiche ed ambientali locali. Ad esempio, considerando i dati ottenuti in studi effettuati in differenti tratti di mare del Mediterraneo (Campana et al., 2015), si può affermare che per balenottera e capodoglio si hanno risultati similari a quelli ottenuti in questo elaborato e per tutte le altre tratte del network, tranne che per quelle del Mar Ligure centrale: qui è possibile che gli organismi delle specie siano guidati da ragioni ecologiche essendo una zona importante dal punto di vista nutrizionale grazie alla presenza di una forte produzione primaria e di canyon sottomarini (Forcada et al.,1996; Notarbartolo di Sciara et al., 2008; Druon et al., 2012). Quindi per le zone che rispondono a precisi requisiti biologici, la sovrapposizione dell’intensità del traffico marittimo e degli hotspot delle principali specie di cetacei presenti non è sufficiente per definirle aree a rischio: in questo caso la distribuzione dipende dalle esigenze ecologiche, dalle caratteristiche dell’habitat e dall’intensità della pressione. D’altro canto si può ipotizzare che in aree prive di condizioni particolarmente favorevoli dal punto di vista biologico e caratterizzate da un disturbo antropico non trascurabile, gli animali abbiano la tendenza a spostarsi in regioni meno impattate.
La ricerca realizzata ha permesso di studiare le differenti risposte degli organismi esaminati nei confronti di una comune pressione. Al fine di ottenere una più ampia visione andrebbero inclusi nelle analisi ulteriori elementi: in particolare, approfondimenti specifici sulle possibili risposte dei cetacei alle differenti pressioni antropiche nei diversi periodi dell’anno. La variabilità di tali risposte infatti, oltre che alle condizioni ambientali, potrebbe essere legata anche alla tipologia di imbarcazione. Maggiori informazioni sono quindi necessarie per meglio determinare misure di conservazione e mitigazione, come, ad esempio, la pianificazione del territorio in modo che vengano ridotte le sovrapposizioni tra le vie marittime e le aree importanti in cui sono spesso presenti i cetacei, l’uso di un sistema di allarme precoce installato sulle imbarcazioni efficace per evidenziare zone a rischio, attuazione di limiti di velocità, etc. Inoltre, in prospettiva futura, sarebbe interessante ampliare lo studio indagando su nuove tratte e su quelle non ancora prese in considerazione aggiungendo, dove possibile, le annualità passate.
Ringraziamenti
Un ringraziamento speciale va alla Dottoressa Antonella Arcangeli che oltre ad essere stata un ottimo mentore e ad avermi seguito in quello che può essere un duro cammino, insegnandomi ciò che potrebbe essermi utile oggi e in futuro, si è dimostrata una persona straordinaria, di forti valori e di grande cuore. Grazie di avermi supportata, di essere stata completa nel tuo insegnamento, alternando momenti di lavoro a momenti di semplice confronto e di spontanee risate.
Ringrazio profondamente il Professor Castelli, che spesso si è preso cura di me, e di tutti noi studenti, rivelandosi un punto di riferimento in ogni occasione.
Grazie di cuore alla mia famiglia che mi è sempre stata accanto, che ha saputo proteggermi nei momenti difficili e spronarmi in quelli in cui la demoralizzazione avrebbe potuto prendere il sopravvento: a mio padre che è stato in grado di donarsi al momento giusto, regalandomi momenti unici e parole importanti che custodirò sempre con grande cura dentro di me; grazie alla mia grande e forte mamma che con la sua dolcezza e generosità mi ha aperto il cuore molte volte, che ha saputo fare da scudo difendendomi da quel che avrebbe potuto ledermi profondamente. Grazie di essere stati dei fantastici genitori ma soprattutto degli ottimi amici, grazie per avermi fatto capire quanto sia importante la famiglia e l’amore puro e sincero. Devo a voi ciò che sono oggi. Grazie alla mia nonna che è sempre con noi e che ha reso possibile tutto questo. Non potrò mai ringraziare abbastanza la mia meravigliosa sorella, amica, confidente, compagna di risate e di pianti strazianti: il mio personale angelo custode, unica nel suo modo di amare, nel suo modo di donare tutta se stessa a chi vuole bene profondamente. Sei stata preziosa in ogni momento difficile della mia vita, sei stata la compagna di un avventura stupenda di cui abbiamo condiviso ogni attimo, ogni sfumatura e che ci riserverà ancora un sacco di bei momenti assieme. Sono così felice che ci sia stata tu, non avrei potuto immaginare di meglio.
Un grazie e un pensiero speciale vanno al mio cuore grande, Fedi, che ormai fa parte della mia famiglia e che porto sempre con me.
Un ringraziamento particolare al coraggioso Paolino, che ha deciso di accompagnarmi in questo percorso e, spero nella vita futura, per chissà quanto tempo ancora. Sei stato la mia luce, la mia gioia, la mia zattera: con la tua pazienza, il tuo grande cuore e amore, sei riuscito a guidarmi e a farmi credere nella persona che sono, rendendo ogni mio dubbio un’ arma con cui farmi spazio all’interno di una realtà che non mi apparteneva ma di cui avrei voluto e vorrei tuttora far parte. Grazie della comprensione dimostrata e delle notti insonni passate ad ascoltarmi ripetere per un esame.
Ringrazio enormemente le mie due compagne di viaggio e di vita, Daphne e Chiari, con le quali ho condiviso tutto in questi ultimi tre anni: siete riuscite a regalarmi momenti splendidi, risate indimenticabili, ma soprattutto un’amicizia “sacra”, di quelle che fai fatica a trovare e che ti rendi conto da subito di quanto vale. Siete così perfette nella vostra imperfezione che non potevate essere più adatte a me, a rappresentare ciò che sono e ciò che sogno. Mi avete insegnato tanto, consolato e incitato quando bisogno. Siete un bellissimo regalo che non smetterò mai di scartare.
Grazie alle mie colleghe traghettatrici, Flavia, Claudia, Cristina e soprattutto Martina che è saputa essere una valita collaboratrice ma ancor più una grande amica: abbiamo imparato e superato assieme le difficoltà che ci si presentavano confrontandoci e supportandoci l’un l’altra. Grazie per l’affetto dimostrato, per le lunghe chiacchierate e per l’avermi reso disponibile un letto caldo in qualunque momento potessi averne bisogno.
Grazie alla mia piccola Anahì, per essere arrivata nel momento più opportuno e per avermi riempito di amore e felicità le giornate.
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