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La distanza tra Home e Host Country come fonte di opportunità »

E’ opportuno ribadire che i rischi per le imprese, che intendono operare nei mercati esteri, sono molto elevati a causa delle “distanze” che separano i due Paesi. Ma è importante cogliere i vantaggi che possono nascere proprio dalle differenze che caratterizzano i due mercati, cioè il mercato d’origine e quello di destinazione.

E non solo perché ogni diversità è comunque un arricchimento per entrambe le parti, ma perché tante opportunità nascono proprio dalle diversità.

Per quanto riguarda l’aspetto politico-legislativo, se da una parte una certa situazione politica può essere una barriera e un deterrente per l’ingresso e l’espansione dell’azienda in un mercato estero, è altrettanto vero che una buona politica economica estera (monetaria e/o fiscale) può influenzare la decisione e incentivare l’ingresso di un’azienda nel mercato straniero.

Infatti, le leggi e i regolamenti dello Stato incidono direttamente sull’attività delle imprese e, a seconda del settore di appartenenza, un intervento legislativo o una scelta politica attuati anche da uno Stato estero, può costituire un’opportunità, nonostante i rischi che l’azienda corre con l’ingresso in un mercato straniero. Essa può infatti trovare dei vantaggi derivanti dai differenti sistemi politici e normativi, che si riscontrano nell’utilizzare la politica fiscale dello Stato estero a proprio favore.49

L’opportunità che l’impresa può sfruttare consiste, per esempio, nell’abbattimento dell’onere fiscale complessivo dell’azienda; attraverso il meccanismo dei prezzi di trasferimento, viene spostata una parte del reddito dalle filiali operanti nei paesi con maggiore imposizione tributaria a quelle situate nelle aree dove la tassazione sul reddito d’impresa è minore.50 Vi è inoltre la

49 Sergio Pivato, Andrea Gilardoni (2000), Elementi di economia e gestione delle imprese, Egea. 50

Matteo G. Caroli (2000), Globalizzazione e localizzazione dell'impresa internazionalizzata, Franco Angeli.

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possibilità di accedere alle risorse finanziarie a condizioni migliori, grazie alla presenza diretta in mercati finanziari diversi da quelli del proprio paese.51

Matteo G. Caroli (2000), facendo riferimento all’approccio eclettico di Dunning, e più precisamente ai vantaggi localizzativi,52 evidenzia come la presenza dell’impresa in diverse aree geografiche consente a questa di disporre di vantaggi di costo significativi, derivanti dalla sostituzione del mercato d’origine per lo svolgimento di determinate transazioni. Si tratta della possibilità di ridurre alcune categorie di costo, grazie all’insediamento di determinate attività della catena del valore in quelle aree geografiche dove la realizzazione di tali attività risulta meno onerosa.

Un’altra opportunità che emerge dalla diversità è quella che si ricollega alla teoria del ciclo di vita internazionale proposta da Vernon (1966-1971).53

Grazie all’espansione dell’azienda nei mercati stranieri con un differente tasso di sviluppo della domanda, l’azienda può sfruttare il diverso valore che la domanda in tali aree geografiche attribuisce ai prodotti (non solo i beni di consumo, ma anche tecnologie produttive ed impianti utilizzati nei processi operativi) allungandone il ciclo di vita.54

Si può verificare anche la situazione in cui il segmento di domanda nel mercato estero è chiaramente evidente, ma nessuna azienda locale è in grado di cogliere l’opportunità e soddisfare l’esigenza dei consumatori. E’ altresì possibile che la domanda di un determinato bene non sia ancora percepibile, ma alcune tendenze ne lasciano prevedere il prossimo emergere.55

In questo caso, le aziende con maggiore esperienza, come quelle occidentali, possono anticipare alcune tendenze della domanda, in particolare per quanto

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Il rapido sviluppo di strette connessioni tra i sistemi finanziari delle diverse nazioni porta ad una riduzione dell’entità del vantaggio stesso.

52 Di questo argomento si è trattato nel capitolo riguardante i modelli teorici di

internazionalizzazione. vedi pag. 9

53 A tale proposito si veda il capitolo 2.1, pag.8 54

Matteo G. Caroli (2000), Ibidem.

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riguarda i prodotti di consumo. Infatti, nei mercati emergenti la domanda va “creata” e stimolata. Quindi le imprese occidentali, provenendo da economie più stabili ed evolute, possono sopperire a questa carenza, immettendo sul mercato straniero i loro prodotti. 56 In tal modo la distanza non solo non è un ostacolo, ma è un’opportunità sia per i consumatori che ne ricevono giovamento, sia per le aziende che possono sviluppare ulteriormente la propria attività.

L’opportunità non consiste unicamente nel proporre un prodotto nuovo al mercato con domanda latente, ma può riguardare anche le modalità con cui il prodotto raggiunge il consumatore. Mi riferisco in primis alle strutture distributive, ma anche al livello di servizio distributivo e alla logistica con cui i paesi occidentali hanno maggiore famigliarità ed esperienza e che pertanto sono in grado di “esportare” nei territori dove trovano terreno fertile.

Un’opportunità di leva spesso sfruttata dalle aziende internazionalizzate riguarda anche la strategia di comunicazione: l’immagine internazionale che l’azienda può costruire per sé o per i suoi prodotti costituisce un elemento di vantaggio rispetto ai concorrenti che operano solo a livello nazionale. Il fatto di essere presenti in diversi mercati geografici garantisce vantaggi rilevanti nella strategia di marketing: una maggiore riconoscibilità da parte del consumatore della marca e del prodotto; l’aumento delle occasioni in cui il consumatore è invogliato a provare il prodotto e delle possibilità di fidelizzare il cliente in quanto il prodotto è reso ovunque disponibile.57

Operando in un diverso contesto geografico, l’azienda dispone infatti di una base da cui apprendere conoscenze, che è certamente più ampia di quella utilizzabile dalle altre aziende, che operano solo a livello nazionale. La presenza in più territori costituisce per l’impresa un enorme vantaggio in quanto le fornisce una maggiore opportunità di acquisire un insieme di competenze necessarie per competere efficacemente a livello internazionale.

56 Giorgio Pellicelli (2011), Ibidem. 57

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