4.1. L‟analisi del tessuto urbano di Bologna sul finire del XVI secolo: alcuni dati ricavati dalla Veduta
4.1.4. Le distorsioni topografiche
Un ulteriore esame ha invece riguardato le distorsioni prospettiche della Veduta vaticana.
Il catasto pontificio, tenuto come griglia di riferimento sottostante la modellazione, ha permesso un raffronto con la Veduta vaticana isolato per isolato, mettendo in evidenza le molte analogie e le discrepanze.
Come in parte descritto nei paragrafi precedenti (cfr. Cap. 3) la modellazione è proceduta edificio per edificio attraverso il costante raffronto tra i due riferimenti spaziali per l'identificazione dei singoli isolati; in molti casi ho riscontrato una buona -quando non ottima- aderenza tra le due diverse situazioni temporali; in alcuni casi ho invece riscontrato notevoli distorsioni. Queste, come delineato precedentemente (cfr. par. 2.3) sono state oggetto di studio86 attraverso il confronto tra la lunghezza delle strade della Veduta vaticana e quella estrapolata dalla metapianta del 1715, derivata dai rilievi dell‟Assunteria dell‟Ornato. In quel caso furono riscontrate tre fasce di compressione poste nella zona sud-occidentale e che interessavano pressappoco gli isolati da Palazzo d‟Accursio fino a via Farini con estensione ad ovest fino alle mura con una compressione media e dal Collegio di Spagna a via Barberia con estensione ad ovest alle mura con una compressione più forte.
Attraverso il raffronto con il catasto gregoriano ho avuto sostanziale conferma di questa analisi verificando il fenomeno per la parte sud-occidentale della rappresentazione di Bologna, con un allargamento però delle zone soggette alla compressione degli spazi a tutta la zona posta tra porta S. Mamolo e porta Saragozza in direzione est-ovest e tra Piazza Maggiore e le mura in direzione nord- sud.
Qui l'affresco presenta un andamento di progressive contrazioni degli spazi; più si procede verso le mura perimetrali a sud della città e più gli isolati si restringono; il fenomeno ha il suo culmine nell‟area del convento di S. Agnese presso le mura di porta S. Mamolo lungo tutta via Saragozza. Come accennato nel paragrafo precedente ad esempio, tra la fine di Piazza Maggiore fino all‟incrocio con Via Farini e dall‟Archiginnasio fino a via val d‟Aposa lo spazio comprendente gli isolati risulta, seguendo il tracciato delle strade, molto più contratto di quanto riscontrabile nel catasto pontificio, con un picco nell‟area di Piazza Galvani e di corte de‟ Galluzzi, la cui trasposizione appare assolutamente distante dalla realtà sia nelle forme sia nelle proporzioni.
Un inizio di questa contrazione è altresì riscontrabile negli isolati immediatamente retrostanti Palazzo d'Accursio e sempre in direzione sud-ovest, come nel lato di ponente, dove all‟inizio del
86 Ghizzoni M., L’immagine di Bologna nella veduta vaticana del 1575, cit., pp. 160-162; Ghizzoni M., La pianta
147 Novecento è sorta piazza Roosvelt; nella Veduta vaticana è ancora presente il borgo delle Banzole con l‟omonima via delle Banzole unitamente a via delle Asse (oggi IV Novembre)87
e chiesa di S. Antonino. La rappresentazione in questo punto diventa confusa, proprio per una situazione topografica ancora molto fitta con in aggiunta l‟aggravante della compressione delle strade che continua fino all‟asse Carbonesi-Barberia.
Questo fenomeno si attenua un po' in corrispondenza dell'antico tracciato delle mura dei torresotti per poi riaccentuarsi nuovamente nei pressi dello scomparso monastero di S. Agnese.
Le zone in questione coincidono con la parte di affresco posta maggiormente in alto nella parete e più distante dall'occhio dell'osservatore. È plausibile pensare che questa sia dunque una deformazione prospettica quasi obbligata per poter adattare il soggetto (la rappresentazione urbana) al supporto (il muro) e che privilegia ovviamente la parte più prossima all'altezza ed allo sguardo di un generico osservatore.
Al contrario sono presenti, nella parte più vicina all‟osservatore, alcune dilatazioni degli spazi. Nella quasi totalità dei casi, la dilatazione degli spazi insiste sempre sulla parte nord-occidentale, in direzione del porto cittadino (come già registrato da Ghizzoni88). Va tuttavia precisato che i fenomeni di dilatazione degli isolati sono, in generale, molto meno importanti di quelli di compressione.
Un caso di dilatazione di spazi piuttosto rilevante è invece relativo ad una zona circoscritta e posta nell‟odierna via delle Moline. Tra S. Giacomo Maggiore, la zona retrostante il guasto dei Bentivoglio ed il tratto finale del canale di Reno presenta una considerevole dilatazione dello spazio, che ha creato problemi anche in fase di modellazione. È risultato infatti complicato ricostruire l‟andamento degli isolati in questa zona per compensare la dilatazione operata dagli esecutori.
In questo caso ci si trova davanti ad una parte importante della veduta, probabilmente volutamente enfatizzata; è qui infatti che ha inizio il canale delle Moline e la teoria dei venti mulini tanto dettagliatamente raffigurati.
Ad eccezione delle aree discusse poc‟anzi si può comunque confermare una buona aderenza della distribuzione delle strade all‟interno della veduta affrescata. Ho ritrovato facilmente l‟andamento della maggior parte degli isolati con un buon riscontro sia di forme sia di dimensioni.
87 Fanti M., Le vie di Bologna. Saggio di toponomastica storica e di storia della toponomastica urbana, Bologna, 1974,
pp. 585-587, 615-616.
148 Quest‟analisi ribadisce dunque quanto la Veduta prospettica vaticana sia importante come fonte iconografica, sia da un punto di vista architettonico per la rappresentazione di edifici presenti e soprattutto per quelli scomparsi, sia come fonte topografica per la verifica degli andamenti viari nella Bologna tardo rinascimentale.
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