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Distribuzione del Reddito, del Consumo e della Ricchezza: medie e mediane 

3.  Definire il Well‐Being: un concetto non solo economico

3.2  Distribuzione del Reddito, del Consumo e della Ricchezza: medie e mediane 

È necessario esaminare il reddito disponibile, le informazioni sui consumi e sulla ricchezza per i vari gruppi sociali al fine di avere un quadro più esaustivo in termini sia oggettivi che soggettivi.

Le misure del reddito medio pro-capite non danno alcuna indicazione di come le risorse disponibili vengono distribuite alle persone o alle famiglie così come il consumo medio non fornisce alcuna indicazione di come le persone effettivamente beneficino di queste risorse. E’ noto come il reddito medio pro capite possa rimanere invariato mentre la distribuzione del reddito diventa più iniqua e sperequata in situazioni in cui la concentrazione di ricchezza si condensa in percentuali maggiori su percentuali minori di individui che ne godono della disponibilità.

Generalmente per fotografare gli aspetti della distribuzione della ricchezza in una popolazione o in un collettivo preso a riferimento, si misura il reddito mediano, il consumo e la ricchezza mediani, ovvero quei valori per cui la metà di tutti gli individui sono al di sopra, e l’altra metà al di sotto.

L’individuo mediano è, in un certo senso, l’individuo “tipico”, ovvero l’individuo le cui caratteristiche di stato su delle proprietà rappresentano, in linea di massima, il collettivo. Se

aumenta la disuguaglianza, le differenze tra le medie e mediane tendono ad aumentare, quindi

un’attenzione posta solo sulle medie non mette in luce discrepanze e problematicità poiché, come è noto, le misure delle medie si ottengono dividendo gli aggregati per il numero di individui.

Studi empirici hanno ripetutamente dimostrato che la distribuzione dei consumi può essere molto diversa dalla distribuzione dei redditi. Infatti, le valutazioni più adeguate della distribuzione degli standard materiali della vita sono basate sulla valutazione congiunta dei redditi, dei consumi e della ricchezza delle famiglie o dei singoli individui.

Per prendere in considerazione gli elementi distributivi, ricorda la Commissione, sono necessarie informazioni di micro-economia che forniscono informazioni su singole famiglie o gruppi di famiglie.

Generalmente, queste misure micro-economiche sono ricavate dai sondaggi sul reddito familiare, mentre le misure macro-economiche dei conti nazionali si basano su una serie di fonti

differenti, e includono anche le persone che vivono in collettività (come le prigioni e istituzioni per l’assistenza sanitaria a lungo termine).

In pratica, passare dalle medie alle mediane, per avere uno sguardo sulla distribuzione mirato, è più difficile di quanto non sembri apparentemente.

Inoltre, una scelta importante riguarda anche l’unità di misura, macro-stime danno totali per un intero paese o settore, mentre micro-dati si riferiscono al nucleo abitativo (o alla famiglia) come l’unità all’interno della quale le risorse sono messe in comune e condivise, e il reddito viene adattato alle differenze dei bisogni.

Ci sono diversi problemi di misurazione che possono influenzare i dati che vengono raccolti in termini di territori nazionali, ad esempio: il reddito patrimoniale viene considerato? Il reddito patrimoniale differendo da quello salariale incide nel calcolo di medie e mediane.

Dal punto di vista degli standard di vita, ciò che conta è che la distribuzione del reddito, dei consumi e della ricchezza determinano chi gode dell’accesso ai beni e ai servizi prodotti all’interno di una società.

Rendere complementare le misure del reddito medio con le misure della struttura distributiva è quindi un compito fondamentale per le statistiche ufficiali e, idealmente, tali misure di distribuzione dovrebbero essere compatibili dal punto di vista delle finalità con le misure medie dai conti nazionali.

Allo stesso modo è anche importante la distribuzione del volume dei consumi. Lo stesso dollaro può acquistare diversi panieri di prodotti, a seconda della fascia di reddito dell’acquirente.

Si svolgono molte delle discussioni concettuali circa gli indici di prezzo come se esistesse un unico consumatore rappresentativo di tutti. Gli istituti di statistica calcolano l’aumento dei prezzi esaminando quanto costi acquistare un paniere

standard di beni. Il problema è che persone diverse acquistano beni differenti, ad esempio, le persone indigenti spendono di più per il cibo, mentre le persone più facoltose in svago. Le persone inoltre acquistano beni e servizi in diversi tipi di negozi, che vendono prodotti “simili” a prezzi molto diversi. Non ci può essere molta differenza quando tutti i prezzi variano insieme, anche con indici diversi per persone diverse.

Ma recentemente, con l’impennata dei prezzi del petrolio e degli alimenti, queste differenze si sono fatte più nette e quelli che stanno più in basso possono aver visto i loro redditi reali più colpiti rispetto a quelli di chi sta più in alto.

Il rapporto ci spinge a fare una riflessione proponendo un confronto tra due tipologie di famiglie.

La prima famiglia si compone di due genitori con due figli e un reddito di 50.000 unità monetarie all’anno, un solo genitore lavora a tempo pieno ed è retribuito e l’altro e i figli si dedicano alle attività domestiche. Il genitore che rimane a casa fa tutto: la spesa, cucina tutti i pasti, fa tutte le pulizie, e si fa carico di tutte le cure dei bambini.

La seconda famiglia si compone di due genitori e due figli, entrambi i genitori lavorano a tempo pieno per una identica retribuzione globale di 50.000 unità monetarie all’anno, nessuno dei due genitori dedica tempo per i lavori di casa o la cura dei figli.

A differenza della prima famiglia, la seconda deve pagare di tasca sua oltre che per la spesa, anche per la pulizia e la cura dei bambini.

Il suo reddito disponibile è di fatto, quindi, ridotto.

Le procedure convenzionali trattano queste due famiglie come se avessero un tenore di vita identico, ma ovviamente non è così. Concentrarsi dunque, sulla produzione di mercato fornisce un quadro deformato del tenore di vita.

La commissione invita dunque a prestare particolare attenzione anche all’importanza economica nazionale del lavoro domestico, lavoro che vero e proprio che spesso si traduce in secondo lavoro non retribuito per chi ha un lavoro primario.

Ecco perché è importante esaminare anche l’uso del tempo ai fini di una valutazione più completa degli standard materiali e immateriali di vita, infatti come le persone utilizzano il loro tempo incide notevolmente e sugli aspetti del loro benessere.