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DISTURBO ANSIOSO PRENATALE COME PREDITTORE DELLA SINTOMATOLOGIA

PARTE II: LA RICERCA

5.3 DISTURBO ANSIOSO PRENATALE COME PREDITTORE DELLA SINTOMATOLOGIA

I dati relativi alla sintomatologia depressiva in gravidanza sono stati raccolti mediante la compilazione dell’EPDS effettuata da 138 gestanti, mentre al 3° mese post partum è stato compilato da 129 donne (drop out=9). Dalle analisi effettuate per valutare la presenza di differenze socio-demografiche (età madre, primiparità, livello di istruzione, stato civile, professione) e cliniche (EPDS in gravidanza, diagnosi gruppo di appartenenza) fra le donne che hanno compilato l’EPDS a 3 mesi (n=129; 94,2%) rispetto a chi non ha risposto (n=9; 5,8%), non sono emerse differenze significative (tutte p>0,05).

Le donne che presentano punteggi superiori al cut-off dello strumento (EPDS>12) al 3° mese post partum rappresentano il 4,9 % (n=6) del campione.

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Il confronto tra le donne del GC (n=29; 2 donne non hanno compilato EPDS) e quelle del GS (n=100) indica come le donne con diagnosi di disturbo d’ansia prenatale (GS) presentino una frequenza maggiore di elevati punteggi all’EPDS a 3 mesi (50,0 vs. 21,5%), ma tale differenza non raggiunge la significatività statistica (p=0,104). Al contrario, nelle gestanti con fobia sociale e in quelle con disturbo d’ansia generalizzato (indipendentemente dai quadri di comorbilità, in questa tabella non considerati) emerge una maggior presenza di sintomi depressivi nel post partum. Negli altri gruppi diagnostici, anche a causa della limitata rappresentatività dei gruppi, non si evidenziano differenze nella distribuzione (Tabella 19).

Tabella 19 - Frequenza diagnosi disturbi ansia prenatali e sintomatologia depressiva a 3 mesi (n=129)

I punteggi medi all’EPDS a 3 mesi differiscono in modo significativo in base alla diagnosi di disturbo ansioso nel periodo prenatale, in quanto il GS riporta punteggi significativamente più alti del GC (4,65±3,771 vs. 8,28±4,36; t (125 41,207)=-4,382; p<0,001).

Dall’applicazione del MLG per misure ripetute emerge che in funzione della variabile Momento di somministrazione (3°trimestre/3mesi) si produce una significativa riduzione nei punteggi all’EPDS (rispettivamente 8,03±0,44 vs. 6,52±0,43; F(1)=9,855; p=0,002); tuttavia, nel momento in cui all’interno del modello viene inserito il fattore “diagnosi disturbo ansioso prenatale”, tale variazione nei punteggi scompare (GC: 5,54±42 vs. 4,63±0,41; GS: 10,52±0,77 vs. 8,41±0,76; F(1)=1,550; p=0,216), confermando come le madri più ansiose in gravidanza continuino a mostrare maggiori segni di depressione anche a 3 mesi dopo il parto (Grafico 20).

Al fine di valutare il rapporto tra fattori di rischio e presenza di depressione post partum a 3 mesi di età del bambino, è stato costruito un modello di regressione logistica inserendo al passo 0 le variabili sociodemografiche, mentre nel passo 1 i fattori psicosociali individuati dalla letteratura di riferimento (Milgrom et al., 2008; Giardinelli et al., 2011)..

EPDS <12 (n=123) n (%) EPDS ≥ 13 (n=6) n (%) χ₂ Df P Diagnosi disturbo d’ansia prenatale (GS) (n=29) 26 (21,5) 3 (50,0) 2,637 1 0,104 GAD (n=12) 10 (8,3) 2 (33,3) 4,199 1 0,040 FS (n=13) 11 (9,1) 2 (33,3) 3,656 1 0,056 PD (n=4) 4 (3,3) 0 - - OCD (n=4) 4 (3,3) 0 - - PTSD (n=1) 1 (0,8) 0 - - A (n=5) 5 (4,1) 0 - -

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Grafico 20 – Medie marginali previste all’EPDS al terzo trimestre di gravidanza e a 3 mesi post partum

0 2 4 6 8 10 12 3° TRIMESTRE DI GRAVIDANZA

3 MESI POST PARTUM 5,54 4,63 10,52 8,41 M e d ie margi n al i at te se E PDS GC GS

Attraverso il metodo stepwise (backward,opzione: regressione logistica) è stato ottenuto un modello significativo (R₂ di Nagelkerke=0,671; χ₂(7)=25,977; p<0,001) che individua nel passo finale tre principali predittori: diagnosi di disturbo prenatale (O.R. 0,001; p=0,038), livello di supporto sociale percepito (da amici, famiglia, e altra persona significativa) ((O.R. 0,714; p=0,042), e peso alla nascita del bambino (O.R. 0,001; p=0,038) (Tabella 21).

Tabella 21 - Analisi della regressione logistica

VARIABILE DIPENDENTE: EPDS>12 B E.S. Sig. Exp(B) 95% CI per EXP(B) Passo 1a Età madre ,172 ,234 ,462 1,188 ,751 1,877

Primiparità 2,645 2,073 ,202 14,083 ,242 818,465

Titolo di studio -1,356 1,798 ,451 ,258 ,008 8,745

Peso bambino alla nascita -6,575 3,469 ,058 ,001 ,000 1,251 Diagnosi Disturbo d’ansia prenatale -5,937 3,475 ,088 ,003 ,000 2,395 MSPSS totale -,315 ,169 ,063 ,730 ,524 1,018 Rapporti conflittuali famiglia di origine -28,351 6792,224 ,997 ,000 ,000 . EPDS (gravidanza) ,190 ,216 ,381 1,209 ,791 1,847 Costante 33,202 22,127 ,133 2,628E14

Passo 2a Età madre ,054 ,156 ,729 1,056 ,777 1,434

Primiparità 2,336 1,898 ,218 10,338 ,251 426,455

PAGINA 173 Peso bambino alla

nascita -6,916 3,339 ,038 ,001 ,000 ,689 Diagnosi Disturbo d’ansia prenatale -6,658 3,226 ,039 ,001 ,000 ,716 MSPSS totale -,335 ,164 ,042 ,715 ,518 ,987 Rapporti conflittuali famiglia di origine -28,991 6757,168 ,997 ,000 ,000 . Costante 42,168 20,759 ,042 2,058E18

Variabili immesse al passo 1: SCID, MSPSS totale, rapporti famiglia origine, EPDS (gravidanza)

5.3.1 Discussione

In linea con altri contributi italiani (Giardinelli et al., 2011; Mauri et al., 2010), la percentuale di donne che nel periodo post partum presenta sintomi depressivi (EPDS>12) rappresenta un 5% del campione.

Tale stima, seppur risulti inferiore a quella di altri studi nazionali e internazionali (Austin et al., 2007; Monti et al., 2008; Grussu, Quatraro, 2009), può essere compresa alla luce dell’importanza che può assumere, per le donne, prendere parte ad un progetto di ricerca, che prevedendo colloqui clinici per la valutazione diagnostica, offre la possibilità di essere inviati a percorsi di rete e di presa in carico che possono influire positivamente sui vissuti nella transizione alla genitorialità (Mauri et al., 2010). Inoltre, tale livello di prevalenza risulta simile a quello riportato da un altro studio italiano (7,1%; Piacentini et al., 2009), che ha preso in considerazione un campione di gestanti (n=595) reclutate, come nel nostro caso, durante i corsi pre-parto, nelle quali l’accompagnamento anche da parte del personale ostetrico sanitario può assumere ulteriore ruolo positivo rispetto all’adattamento al post partum.

L’obiettivo prefissato era quello di valutare il ruolo dei disturbi d’ansia in epoca prenatale sull’esordio di probabile depressione a 3 mesi dal parto. Come indicato dal modello di regressione logistica, la presenza di disturbi ansiosi al terzo trimestre di gravidanza risulta in grado di predire in modo significativo il successivo esordio di sintomatologia depressiva, anche controllando la presenza di fattori di rischio psicosociali e la presenza di sintomi depressivi nel periodo prenatale. Tali risultati sono il linea con diversi contributi (Coehlo et al., 2011; Lancaster et al., 2010; Grant et al., 2008; Sutter-Dallay et al., 2004) che sottolineano l’importante ruolo che può assumere l’elevata sintomatologia ansiosa in gravidanza sull’adattamento nel post partum.

In relazione ai singoli disturbi d’ansia, sono state condotte analisi preliminari che sarebbe importante replicare con campioni più numerosi. Ciò nonostante, i nostri dati confermano la significatività dell’associazione tra diagnosi di fobia sociale e di disturbo d’ansia generalizzato in gravidanza con la sintomatologia depressiva nel post partum.

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I risultati di Mauri e collaboratori (2010), che hanno valutato l’adattamento nel primo periodo (1 mese) post partum sia attraverso l’EPDS che un’intervista strutturata per effettuare una diagnosi di disturbo depressivo maggiore e minore, suggeriscono l’importante ruolo che può svolgere la fobia sociale sulla comparsa di depressione post partum. Tale evidenza, oltre a confermare l’alta prevalenza di quadri di comorbilità dei disturbi ansiosi con quelli dell’umore, può essere compreso all’interno della social challenge che il post partum può elicitare per la neo-mamma (Coehlo et al., 2011). Donne che presentano FS possono avvertire grandi difficoltà nel chiedere aiuto a persone non conosciute, come ad esempio le ostetriche o altro personale (medico e/o psicologico), verso le quali il timore di giudizio negativo può ostacolare quel ricevere consigli e aiuti (sia emotivo che pratico)quanto mai importanti per la gestione quotidiana del bambino (ad esempio, rispetto all’allattamento). Tali difficoltà, unitamente al minor supporto sociale avvertito, possono influire negativamente sul tono dell’umore e sulla maggiore percezione di vulnerabilità emotiva.

I nostri risultati, sebbene sembrano confermare queste relazioni, è assolutamente importante siano replicati su campioni clinici più numerosi. Lo stessa considerazione è prioritaria svolgerla per il disturbo d’ansia generalizzato, che, nonostante il limitato numero di soggetti, tende ad associarsi in modo significativo al rischio di depressione nel post partum.

In linea con Mauri e collaboratori (2019) e con i risultati dello studio longitudinale di Coehlo e collaboratori (2011), il GAD può risultare uno dei predittori più significativi della sintomatologia depressiva dopo due settimane dalla nascita del bambino fino ai 2 anni di età. Quadri caratterizzati dalla generale tendenza a rispondere con preoccupazioni intense e generalizzate a molteplici trigger possono incrementare nell’intensità delle risposte in periodi, come quelli del post partum, delicati sul piano emotivo e relazionale, nonché biologico, per i nuovi compiti di adattamento che la genitorialità richiede (Ross e McLean, 2006). La messa in atto di strategie non funzionali per la gestione di tali vissuti e preoccupazioni, unita ad altri elementi che la letteratura indica come maggiormente carenti in questi quadri diagnostici, come il livello di supporto sociale percepito (Buist et al., 2011), possono rappresentare forti ostacoli al positivo adattamento al post partum.

In conclusione, al fine di prevenire le conseguenze negative legata alla sintomatologia depressiva nel post partum sullo sviluppo infantile e le relazione madre bambino (Murray e Cooper, 1996), può risultare quanto mai rilevante focalizzare l’attenzione, in un’ottica di screening prenatale, non solo sull’esordio di sintomi depressivi, ma anche e soprattutto sulla sintomatologia ansiosa, le cui influenze sul caregiving materno possono configurarsi attraverso molteplici effetti (Hernandez- Martinez et al., 2008).

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5.4 DISTURBO ANSIOSO PRENATALE E PERCEZIONE MATERNA DEL

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