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Le diverse tipologie di schemi di regolamentazione price cap

MONOPOLIO NATURALE E PROPRIETA’ DEGLI SCHEMI TARIFFARI DI TIPO ROR E PRICE CAP

2.5 Le diverse tipologie di schemi di regolamentazione price cap

2.5.1 Price cap puro, Prezzo Medio, Tariff Basket ed Average Revenue

Introdurre un vincolo sugli aggiustamenti dei prezzi di un bene nel tempo, significa, in termini generali, fissare una soglia massima al di là della quale non potrà andare il prezzo in quel periodo. Nel determinare tale limite superiore non è, tuttavia, detto che il regolatore consideri il livello dei prezzi al consumo. E’ altresì possibile che questo prenda

come riferimento altre variabili economiche. Per questa ragione le diverse tipologie di schemi di regolamentazione degli aggiustamenti di prezzo, pur prendendo genericamente il nome di schemi price cap, possono assumere forme diverse a seconda del livello di informazione di cui dispone il regolatore e del grado di complessità del settore considerato.

Andiamo a descrivere più nello specifico, quali sono le molteplici alternative che si prospettano al regolatore.

Price Cap puro: significa stabilire un prezzo fisso per ogni

prodotto dell’impresa escludendo, se non nel lungo periodo, adeguamenti rispetto al livello dei costi. Così facendo si elimina l’incertezza sui prezzi relativi e si hanno effetti positivi sulle pratiche di deterrenza all’entrata (impedendo la discriminazione di prezzo), ma al tempo stesso si creano effetti di incertezza sui costi.

Prezzo Medio : il regolatore invece di fissare i diversi prezzi

permette all’impresa di offrire ogni vettore di prezzo tale per cui:

V(P) V(P0) [ 2.8 ]

dove V(.) rappresenta il valore del surplus dei consumatori in corrispondenza dei diversi livelli di prezzo. Concedere una certa flessibilità di prezzo consente all’impresa di massimizzare i profitti, dato il livello minimo di surplus garantito dal regolatore (pari, ad esempio, a quello ottenibile dalla fissazione di un price cap puro). La difficoltà maggiore sta nella gran quantità d’informazione necessaria per conoscere accuratamente la funzione di surplus.

Price cap con pesi fissi (tariff basket): è una delle forme più

comuni di cap sui prezzi, anche perché ha bisogno di un minor quantitativo d’informazione. Si considera un indice di prezzo

= = n i i iP w P I 1 )

( , dove wi sono i diversi pesi dati dalla domanda per il bene

o uguale ad un limite P fissato dal regolatore. L’impresa sceglierà quel vettore di prezzo tale che

max (P) s. v. I(P) P [ 2.9 ] In altri termini l’impresa fisserà i prezzi in modo che

= = n i n i i i i iQ P P Q P P 1 1 0 0 0 ) ( ) ( [ 2.10 ]

dove Pi è il prezzo praticato sull'i–esimo mercato e ( )

0

P

Qi la domanda sull'i–esimo mercato al livello di prezzo P0. In questo modo, i consumatori potranno ancora acquistare lo stesso paniere di beni Q (da qui il nome tariff basket) per un costo totale non maggiore di quello sostenuto in coincidenza di P0. Questo schema di regolamentazione risulta di estrema semplicità operativa sia per l’impresa, la quale è tenuta a far variare i suoi prezzi al di sotto del cap fissato, sia per il regolatore, il quale per determinare i pesi da introdurre nel vincolo, ha bisogno solamente dei dati relativi ai ricavi ottenuti dall’impresa nel periodo precedente, ovvero della conoscenza del livello di domanda in coincidenza dell’ipotetico prezzo P0 (richiesta che tuttavia non è sempre facile da soddisfare), invece non necessita di alcuna informazione sui costi dell’impresa. L’impresa, a sua volta, operando in un’ottica di massimizzazione dei profitti, tenderà ad aumentare l’efficienza produttiva controllando i propri costi, in modo che questi siano i più bassi possibili. Di contro però il tariff basket non permette di raggiungere l’efficienza allocativa, in quanto non è in grado di trasferire ai consumatori tutti gli extraprofitti che l’impresa regolata ha incassato nei periodi precedenti la ricontrattazione, poiché la revisione è periodica e il lag temporale usualmente lungo.

Ricavo Medio (Average Revenue): nel caso in cui i beni siano confrontabili, nel senso che i costi totali dipendono dall’output totale, ad esempio lo stesso bene venduto in più mercati o venduto a

consumatori diversi, si può applicare una regolamentazione sul ricavo medio (AR) richiedendo che questo non superi una certa soglia ( P ).

AR = P

Q RT

[ 2.11 ] Armstrong e Vickers (1991)26 e (1993)27, considerano, in un contesto statico, il caso in cui l’impresa può effettuare una discriminazione di prezzo, praticando prezzi diversi a consumatori con caratteristiche di domanda diverse, così che ciascun gruppo di consumatori con analoghe caratteristiche di domanda si configura come un mercato indipendente dagli altri e presentano un possibile vincolo sui ricavi medi nella seguente forma = = n i n i i i iQ P P Q P P 1 1 ) ( ) ( [ 2.12 ]

dove Pi è il prezzo praticato sull'i–esimo mercato, Qi(P)la

corrispondente domanda e P il tetto al ricavo medio. Rispetto all’applicazione del prezzo P in tutti i mercati, la discriminazione di prezzo sotto il vincolo [2.12] dà luogo a maggiori profitti per l’impresa e minore surplus aggregato dei consumatori, ma l’effetto sul benessere totale è ambiguo. Questa ambiguità è dovuta al fatto che, se da un lato i profitti del produttore aumentano e il bene viene offerto anche ai consumatori meno disposti a pagarlo (poiché i maggiori profitti permettono al monopolista di allargare la fornitura del bene anche a coloro che pagano una somma minore o uguale al suo costo), dall’altro viene fatto pagare ai consumatori un prezzo più vicino al loro prezzo di riserva con una conseguente riduzione del loro benessere. Risultati opposti si ottengono se l’indice di ricavo medio è ottenuto con pesi

26 Armstrong C. M., Vickers J. (1991), “Welfare effects of price discrimination by a regulated

monopolist,” in Rand Journal of Economics, n. 22, pp. 571 – 80.

27 Armstrong C. M., Vickers J. (1993), “Price Discrimination, Competition and Regulation,” in

proporzionali alle quantità domandate nei diversi mercati a prezzi uniformi, cioè se il vincolo assume la forma

= = n i n i i i iQ P Q P 1 1 [ 2.13 ] dove Pi è il prezzo praticato sull'i–esimo mercato e Qi = Qi(P) la

domanda sull'i–esimo mercato al prezzo P . Con la formulazione del vincolo [2.13], della discriminazione di prezzo beneficiano sia i consumatori sia l’impresa.

Nel caso in cui l’impresa non possa distinguere i consumatori con diversa domanda sulla base di caratteristiche osservabili (discriminazione di secondo grado), essa dovrà spingere i consumatori ad autoselezionarsi offrendo più combinazioni prezzo – quantità, ciascuna delle quali risulterà attraente per un solo tipo di consumatore; il vincolo ai ricavi medi assume quindi la forma

= = n i n i i i i Q P Q T 1 1 ) ( [ 2.14 ]

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