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In virtù della sua preminenza all’interno della sfera cultuale romana, Giove fu posto alla testa di una triade composta altresì da Giunone e Minerva e avente la propria dimora in Campidoglio. Per il mondo romano, infatti, egli fu una divinità pertinente a ogni sfera dell’agire civile in quanto presente in ogni azione politica e militare: quando, ad esempio, la città si impegnava diplomaticamente era consuetudine che dei fetiales inviati presso coloro con cui essa si legava invocassero Giove178, mentre quando essa si accingeva alla

guerra era al cospetto del dio che il generale si allontanava e da egli ritornava vittorioso con le sembianze del suo simulacro179.

Le immagini di Giove effigiate sugli esemplari della collezione veneziana si ispirano proprio ai simulacri di culto della divinità, in particolare al tipo iconografico ispirato al Giove Capitolino seduto, con tutta probabilità mediato da conii monetali.

La scultura a cui lo schema delle gemme cat. 1 e cat. 2 si ispira infatti a quella del dio collocata internamente al tempio di Giove Capitolino, realizzata in oro e avorio prendendo a modello il simulacro crisoelefantino di Zeus in trono, scolpito da Fidia per il tempio del re degli dei a Olimpia180. Allo schema iconografico del modello fanno seguito numerose

varianti, di cui anche la nostra gemma è un’attestazione, che si situano in momenti cronologici distinti e caratterizzano prodotti di diversa fattura: esemplificativi a tal proposito sono la scelta degli attributi realizzati e la resa del seggio della divinità.

L’associazione al dio del fulmine e della Vittoria si collocano, ad esempio, in età giulio- claudia e flavia, mentre quelli con patera si fanno risalire all’età antonina e severiana181. Per

quanto concerne invece la resa della seduta, la scelta del trono dall’alto schienale rettilineo piuttosto che dello sgabello, appartiene con maggior frequenza a esemplari di I-II d. C. abbastanza schematici nell’esecuzione182.

Le gemme cat. 3 e cat. 4 riproducono invece testa e busto del dio, scelta iconografica propria di una produzione glittica colta, infrequente in quella corrente183.

178 DUMEZIL 1955, pp. 46-68. 179 RÜPKE 2006, pp. 252-281. 180 PAUS. V, 10, 2; QUIRINO 1921. 181 CANCIANI 1997, pp. 426-427, nn. 27-35. 182 FRANKEN 2002; MAGNI 2009, p. 29; 183 PLANTZOS 1999, pp. 81-82; MAGNI 2009, p. 30.

Il soggetto effigiato è la risultante del sincretismo tra l’iconografia del dio greco-romano Zeus/ Giove e della divinità egizia Serapide contraddistinta dal kalathos sul capo, soggetto di per sé prediletto dalla produzione di lusso184.

L’’identificazione del dio con Serapide si fa risalire al momento che segna l’apertura romana ai culti egizi nell’epoca di Settimio Severo, che si svilupperà con Caligola, avrà il suo apice con Vespasiano, che si farà appellare neos Sarapis185 e con Adriano, che celebrò

Serapide nella propria monetazione alessandrina effigiandolo mentre consegna all’imperatore il globo o mentre gli stringe la mano186. Di derivazione sincretistica è anche

lo Zeus del cammeo cat. 5, che compendia in sé le caratteristiche della divinità egizia Ammone, esemplificate da corno d’ariete portato all’orecchio, in un tipo iconografico attestato in Roma ma meno diffuso del precedente.

1. INV. NUOVO REG. CL. XXXIa N. 470; INV. VECC. CL.-N. -. PROV. MOLIN. Diaspro verde, ovale e piano, mm. 13 x 10.

Data autopsia: 16 luglio 2012

Bibl.: ELENCO 1899, p. 213 n. 594; DORIGATO 1974, p. 10 n.8.

1a

Giove barbato reso di profilo verso sinistra, seminudo con le gambe coperte dall’himation, siede su un trono figurato di prospetto, con le gambe modanate e un alto schienale. La mano sinistra del dio regge l’asta mentre egli protende il braccio destro, nella cui mano stringe con tutta probabilità una patera, verso l’aquila stante ai suoi piedi alla destra della seduta.

184 GAGETTI 2006, pp. 353-369. 185 GHEDINI 1984, p. 83.

Il contenuto figurativo rivela assenza di interesse sia nella caratterizzazione degli attributi divini sia nella resa dei particolari della divinità stessa, effigiati probabilmente attraverso l’impiego di punte di grosso calibro. L’intaglio risulta pertanto riprodurre meramente uno schema tratto da un repertorio tradizionale, nel caso specifico riscontrabile nello schema iconografico del simulacro di Giove Capitolino così come esso trovava realizzazione sui conii monetali avente come soggetto la triade capitolina, a sua volta ispirato alla statua fidiaca realizzata per il tempio di Zeus a Olimpia dallo scultore greco nel V a. C187.

Linea di terra presente.

Per quanto concerne la datazione, tenendo in considerazione che sulle monete il tipo di Giove seduto con patera in mano non compare prima dell’avvento di Caracalla e si ritrova con molta frequenza in gemme aquileiesi posteriori a tale periodo188, possiamo ipotizzare la

creazione di tale esemplare attorno al II d. C.

Cfr. per iconografia FURTWÄNGLER 1900, tav. LXII n. 26; LIPPOLD 1922, tav. II n. 8; RIGHETTI

1955, tav. VIII n. 21; RICHTER 1956, tav. XXXVII n. 249; SENA CHIESA 1966, tav. I nn. 4-15

(fig. 1a); MAGNI 2009, tav. I, n. 6.

2. INV. NUOVO REG. CL. XXXIa N.1; INV. VECC. CL. VIII N.1. PROV. CORRER. Cammeo in agatonice, a due strati e ovale, mm. 21 x 30, montata su cornice d’oro con anello per sospensione di fattura moderna.

Data autopsia: 18 luglio 2012

Bibl.: LAZARI 1859, p. 109 n. 413; ARCH. VEN. 1874, p. 205 n. 1; DORIGATO 1974, p. 27 n. 85.

187 SENA CHIESA 1966, p. 91. 188 SENA CHIESA 1966, pp. 93-94.

Sullo sfondo è semplicisticamente riprodotto un tempio caratterizzato da timpano non decorato e quattro colonne disposte non simmetricamente. In primo piano, al centro della composizione è effigiato seduto su un generico seggio Zeus di prospetto con il volto rivolto a sinistra. Il dio è barbato, vestito d’un manto che gli lascia scoperta una spalla, stringe nella mano destra sollevata una folgore e guarda alla sua sinistra la compagna Giunone, velato capite, che protende la mano destra verso di lui. Tra i due, vi è l’aquila sacra al dio. Alla destra di Zeus, con il corpo stante e il volto di profilo verso il centro della composizione, si trova Atena elmata, vestita di un lungo peplo con egida sul petto, con lo scudo sulla mano destra, l’asta sulla sinistra e il suo animale simbolico, la civetta, ai piedi. II d. C.

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