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Il doppio credit crunch alle costruzioni

Nel documento INCONCRETO n.90 (pagine 42-46)

di Francesco Manni

In un periodo di profonda crisi come quello che stiamo attraversando, le imprese di co-struzioni si sono trovate a dover fronteggia-re fortissime tensioni che stanno mettendo a dura prova l’equilibrio economico-finan-ziario delle aziende.

Il superlativo non è fuori luogo: al grave pro-blema dei ritardati pagamenti della Pubbli-ca Amministrazione, un fenomeno che ha raggiunto livelli inaccettabili, si è sommato il forte razionamento del credito operato dalle banche con diverse forme verso le imprese del settore. Dal settembre 2008 l’Ance svol-ge un’indagine specifica presso le imprese

associate per comprendere le difficoltà di accesso al credito.

Oltre la metà del campione di impre-se che hanno partecipato all’Indagine, continua a sperimentare crescenti dif-ficoltà nell’accesso al credito.

La richiesta di garanzie aggiuntive, l’allun-gamento dei tempi di istruttoria, l’aumento degli spread applicati, la diminuzione della quota di finanziamento sull’importo totale dell’intervento, la richiesta di rientro dai pre-stiti già in essere e le difficoltà nell’accollo dei mutui agli acquirenti sono le forme di razionamento più comuni.

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I dati di Banca d’Italia confermano l’esi-stenza di un vero e proprio duplice credit crunch nei confronti delle imprese di costruzioni: il primo, diretto, costituito da

un calo sensibile dei finanziamenti per gli in-vestimenti in costruzioni. Il secondo, di tipo indiretto, rappresentato da una restrizione assai forte nelle erogazioni di mutui a favore delle famiglie per l’acquisto di abitazioni. Nel periodo gennaio-marzo 2009 si è verifi-cata una diminuzione del 22% nel finanzia-mento degli investimenti in costruzioni nel settore non residenziale rispetto all’analogo trimestre 2008, e nel comparto abitativo la caduta è stata del 23%.

Nei primi tre mesi del 2009 per le famiglie la contrazione dei finanziamenti per l’acquisto di abitazioni è stata del 23% circa a livello nazionale rispetto al primo trimestre 2008. In un periodo di crisi come quello che stia-mo attraversando, inevitabilmente, anche la domanda di finanziamento è diminuita. Ma un altro aspetto val la pena evidenziare. Nonostante il calo dei tassi interbancari ini-ziato all’inizio di quest’anno, gli spread ap-plicati sui mutui per le compravendite di abi-tazioni hanno raggiunto livelli molto elevati. A maggio 2009 per i mutui a tasso fisso il differenziale tra i prezzi praticati in Italia e nell’Area euro è continuato a salire (0,48%) ed è aumentata anche la differenza con l’Irs, il tasso di riferimento per il pricing dei mutui a tasso fisso.

Per i finanziamenti a tasso variabile continua ad aumentare il differenziale con l’Euribor.

Se continuerà questo aumento dello spread da parte delle banche, saran-no vanificati gli sforzi che le banche Centrali stanno facendo per diminui-re il costo del denaro per far ripartidiminui-re l’economia.

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Continuare, inoltre, ad avere mutui a tasso fisso più costosi della media dei principali Paesi europei costituisce un’anomalia tutta italiana. In questa fase delicata, in cui sono forti i timori di una fiammata inflazionistica, dovrebbe essere incentivato l’indebitamen-to a tasso fisso, in modo da abbassare la rischiosità legata alla sostenibilità dei prestiti da parte delle famiglie e delle imprese. Gli ultimi dati di Banca d’Italia indicano, però, che il valore dei prestiti nel loro com-plesso concessi alle imprese edili, vale a dire la somma di tutti i tipi finanziamento, a breve ed a medio-lungo termine, sarebbero in crescita.

Una situazione di questo tipo sembra es-sere contraddittoria. Sembrerebbe che le banche preferiscano finanziare, in questa fase congiunturale, le imprese edili con cre-dito a breve termine invece che con finan-ziamenti pluriennali.

Una scelta di questo tipo influirebbe ne-gativamente sull’equilibrio economico-finanziario delle imprese sotto diversi punti di vista.

In primo luogo, si favorirebbe il disequilibrio finanziario dei bilanci delle aziende: si finan-zierebbero, infatti, investimenti pluriennali con debito a breve scadenza, peggiorando in questo modo il rating delle imprese. In secondo luogo, le aziende accederebbe-ro ad una forma di prestito più costosa e meno sicura, perché soggetta a revoca, e quindi si creerebbero ulteriori tensioni finan-ziarie.

Questa forte restrizione del credito e le di-storsioni che gli istituti di credito stanno provocando sono state denunciate anche dal Governatore della Banca d’Italia che nell’ultima assemblea ha sottolineato che “quel che si può e si deve chiedere alle nostre banche è di affinare la capacità di riconoscere il merito di credito nelle

pre-senti, eccezionali circostanze. Va posta un’attenzione straordinaria alle prospettive di medio-lungo periodo delle imprese che chiedono assistenza finanziaria. Nei metodi di valutazione, nelle procedure decisionali delle banche vanno tenute in conto tecnolo-gia, organizzazione, dinamiche dei mercati di riferimento delle imprese”.

L’Accordo per la sospensione dei debiti che l’Abi, il Ministero dell’economia e delle finanze e le associazioni imprenditoriali han-no sottoscritto è un primo passo a favore delle imprese e delle famiglie.

Ma ormai è chiaro a tutti che Basilea 2 sia pro-ciclico ed è altrettanto evidente che si sta verificando una situazione in cui le aspettative si stiano auto-realizzando. Compito delle banche è spezzare questo circolo vizioso che porta a negare il finan-ziamento alle imprese del settore delle co-struzioni perché si teme che siano troppo rischiose. Ma negare linee di credito ad imprese sane che presentano investimenti produttivi vuole dire provocare un’ulteriore diminuzione della produzione del settore, oltre che negare opportunità di crescita all’economia.

Sarebbe utile che le banche e le imprese facciano proprio il monito del Governatore Draghi: “Le banche italiane non hanno ere-dità pesanti nei loro bilanci. Utilizzino questo vantaggio nei confronti dei concorrenti per affrontare un presente e un futuro non facili. Valutino il merito di credito dei loro clienti con lungimiranza. Prendano esempio dai banchieri che finanziarono la ricostruzione e la crescita degli anni Cinquanta e Sessanta. Le imprese cerchino di continuare l’opera di razionalizzazione iniziata da pochi anni. Proteggano le professionalità accumulate dai lavoratori, che torneranno preziose in un futuro speriamo non lontano”.

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Recepito nel decreto correttivo al

Nel documento INCONCRETO n.90 (pagine 42-46)

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