L'epigrafia come stile e letteratura: S A Morcell
Q- OPES ET SUBSIDIA NATURAE
2.5 Due illustri bibliotecari: Morcelli e Winckelmann
Due personaggi tanto diversi, eppure emblematici. L'accostamento tra di loro viene da una precisa circostanza storica: furono entrambi bibliotecari, a distanza di pochi anni, del «grande cardinale» Alessandro Albani, che con i suoi libri, le sue collezioni, la sua
171 Nella lettera prefatoria a Sull'Agone Capitolino nel 1816.
172 Recensione al Labus, Ara antica di Hamburgo in «Giornale Arcadico», t. 7 (luglio-agosto 1820), p. 378.
celebre Villa esercitò un ruolo decisivo nello svolgimento, anzi nella “rivoluzione” della cultura antiquaria del Settecento173.
Johann Joachinm Winckelmann (Stendal 1717, vent'anni prima di Stefano Antonio Morcelli, Trieste, 1768) era bibliotecario del conte di Bünau a Nöthnitz, preso Dresda, quando Alberico Archinto174, allora governatore di Roma, lo portò nella città santa e lo
spinse a convertirsi al cattolicesimo. Giunto a Roma nel 1755, tre anni dopo, alla morte del cardinale Archinto, suo protettore, fu assunto dal cardinale Albani come bibliotecario nel suo palazzo alle Quattro Fontane, da dove Winckelmann non tanto sovrintese, quanto piuttosto assistette ai lavori di trasloco e all'ordinamento delle collezioni artistiche e antiquarie nella villa Albani, inaugurata nel 1763. Al servizio del cardinale Albani Winckelmann rimase fino alla morte e Villa Albani con i suoi celebrati tesori indirizzò lo svolgimento delle concezioni artistiche del Winckelmann, dando così un apporto decisivo alla genesi delle sue opere più importanti: la fondamentale
Geschichte der Kunst des Altertums (1764) e, naturalmente, i Monumenti Antichi inediti,
apparsi nel 1767, un anno prima della morte dell'autore.
Il Morcelli, intanto, mentre Winckelmann nel 1758 assumeva l'ufficio di bibliotecario del cardinale Albani, iniziava, ventunenne, lo studio della filosofia al Collegio Romano175. Cinque anni dopo la morte di Winckelmann, un ben noto avvenimento
pubblico – la soppressione della Compagnia di Gesù, nel 1773 – determinò una svolta
173 Dopo l'articolo di G. SOFRI e L. LEWIS nel DBI, s.v., t. 1, 1960, pp 595-98; si veda in particolare S.
RÖTTINGEN, Alessandro Albani, in Forschungen zur Villa Albani. Antike Kunst und die Epoche der
Aufklärung, Berlino 1982, pp. 123-52. Amante delle arti e buon intenditore di esse, non senza un
secentesco interesse erudito, ancora giovanissimo prese l'iniziativa per la fondazione di un'accademia antiquaria, affidandone la direzione a Francesco Bianchini, di cui era stato discepolo. Nello stesso tempo animava vaste campagne di scavi e una raccolta di statue antiche, assai spesso senza eccessivi scrupoli sul modo di procurarsele.
174 Milano, 1698 - Roma, 1758. Dopo le nunziature di Toscana (1746-54) fu governatore di Roma dal 1754, dal 1756 cardinale, segretario di Stato e cancelliere di S.R.Chiesa: si veda l'articolo di E. GENCARELLI, nel DBI, sv., t. 3, pp. 757-59.
175 Vedi in particolare G. BARALDI, Notizia biografica sul card. Giacinto Sigismondo Gerdil, Modena
radicale anche nella vita privata di Morcelli, che dovette cercar rifugio presso un cardinale, come sappiamo da una lettera del 28 Agosto176. Morcelli non fa il nome del
cardinale, ma si può pensare che si trattasse già allora del cardinale Albani, presso il quale egli fu assunto come bibliotecario nel 1775. Quasi paradossalmente i rapporti tra Morcelli e Winckelmann diventano dopo la morte del secondo molteplici e, in qualche misura, significativi177. Lasciando da parte l'anedottica, che ci fa vedere un Morcelli
polemico e vendicativo dopo il rifiuto dei Reiffenstein a far comporre al nostro latinista l'epigrafe da apporre sul busto del Winckelmann, richiesto a Döll per il Pantheon178,
epigrafe poi commissionata all'abate Vito Maria Giovenazzi, ex gesuita, il principale elemento che raccorda Morcelli al suo illustre predecessore è, senza dubbio, la descrizione di villa Albani, con i suoi giardini, i suoi ricchi e decorativi edifici, con richiami sempre presenti all'arte dei popoli antichi. Ma il compito di fornire una guida della Villa, un'opera non consona alla personalità del Winckelmann, rimase al Morcelli, che nel 1785 pubblicava, anonima, in veste sobria e dimessa, la Indicazione antiquaria
per la villa suburbana dell'eccellentissima casa Albani. Nell'Indicazione antiquaria il
nome di Winckelmann ricorre ad ogni passo, nei continui riferimenti ai Monumenti
Inediti, e alla Storia delle arti del disegno presso gli antichi. Il suo nome ritorna
ovviamente anche negli apparati documentari delle opere erudite del Morcelli. La Calabi Limentani fornisce l'indicazione di una serie di riferimenti al Winckelmann nelle note del De stilo inscriptionum latinarum179.
Il nome di Winckelmann compare, infine, ancora nell'ultima opera postuma del Morcelli: Metodo di studiare ed indicazione de' libri della Biblioteca Morcelliana più
176 La lettera è riportata in BARALDI, Notizia., cit., p. 8.
177 Cfr. L. POLVERINI, Morcelli e Winckelmann, in CALABI LIMENTANI, Stefano Antonio Morcelli, cit. 117-129.
178 Vedi F. NOACK, Das Deutschum in Rom, 1, Stuttgart 1912, pp. 362-63.
opportuni secondo la varietà degli studi che in esse vogliansi intraprendere180.
Se dunque il pensiero del Winckelmann si nutriva anche di antiquaria, nel senso più tipico e settecentesco del termine, e sarebbe incomprensibile senza di essa181, un
antiquario ed erudito come Morcelli aveva pure la sua importanza europea, il suo posto nella cultura del secolo.
180 1, Padova 1819, p. 174; vedi p. 5: si rileva l'interesse metodologico della questione, che verte in sostanza sul rapporto fra la «lettura» archeologica di una raffigurazione e l'interpretazione del contesto epigrafico.
181 Il rapporto di Winckelmann con l'antiquaria romana è colto felicemente da C. JUSTI, Sulle relazioni
del Winckelmann colla repubblica letteraria di Roma, Roma 1868, p. 7: «Quella erudizione [degli
antiquari romani al tempo di Winckelmann] era spesso senza disegno e senz'ordine […] Ma chi riuscì di penetrare nella loro dimestichezza scorse quasi una enciclopedia vivente, trovò la risposta a tutto, purchè sapesse l'arte di domandare».