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Ecocritica e senso del luogo: trans-località e potenzialità

Uno dei presupposti teorici dell’ecocritica è la visione di una condivisibilità tra ambiente e cultura. E’ necessario pertanto, stabilire un rapporto di azione congiunta, in cui ci sia

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l’azione del mondo sul testo, e ancor più la possibile azione del testo sul mondo, in un rapporto di reciproca influenza. La letteratura diventa così funzionale ad un preciso intento educativo: i testi letterari vanno letti ed interpretati in maniera “ecologicamente consapevole”, diventando strumento di educazione etico-ambientale, in grado di orientare pensieri ed azioni tra esseri umani e ambiente. Come afferma Meeker, “gli esseri umani sono le uniche creature letterarie della Terra”,37 in quanto l’unica categoria di specie vivente in grado di produrre delle opere letterarie. Allora, se la letteratura è un’importante privilegio della specie umana, va analizzata con attenzione e onestà e individuare “la sua influenza sul comportamento umano e sull’ambiente naturale, per determinare quale ruolo, se essa ne ha uno, gioca nel benessere e nella sopravvivenza del genere umano”.38 Si tratta, pertanto, di una specola privilegiata e al contempo di un ruolo di responsabilità che l’uomo ha verso l’intera specie umana e vivente. “Vista nell’ottica impietosa dell’evoluzione e della selezione naturale, la letteratura contribuisce più alla nostra sopravvivenza o alla nostra estinzione?”39

La letteratura tanto può fare, ma secondo Meeker non riesce da sola a provvedere alla sopravvivenza della specie umana. Inoltre, esistono generi letterari più adatti di altri a muoversi verso questa direzione. Un’interpretazione dei generi letterari mette in luce due punti decisivi: il bisogno di sollecitare comportamenti creativi non competitivi tra umano e non umano e, in secondo luogo, la possibilità di dare una forma narrativa alla dimensione etica di comportamenti virtuosi, rimarcando così il carattere pedagogico della letteratura. Risultano importanti modelli educativi basati sulla collaborazione e l’interdipendenza delle forme di vita, preferibili a schemi basati sul dualismo e sulla competizione. E’ fondamentale creare un’osmosi tra natura e cultura che non è identità, ma un sistema

37 Joseph Meeker, op.cit., pag.3-4 38

Ibidem

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evolutivo di relazioni complesse. La letteratura deve, così, consentire di giocare con il mondo divenendo “strumento pedagogico e strategia evolutiva”.40

L’ecocritica ha mostrato negli ultimi anni un’ambivalenza affascinante riguardo la nozione di luogo. Il concetto di luogo è da tempo al centro della critica letteraria attenta alle tematiche ambientali. Esiste un filone di pensiero che vede come la compresenza del luogo deve essere guidata da una profonda immersione nell’esperienza locale e un secondo, invece, il quale crede che nel mondo moderno sia ormai necessario sbarazzarsi del “sapere bioregionale” 41 e abbracciare il cosmopolitismo globale. Lawrence Buell usa il termine “translocale” per descrivere il legame con il luogo e l’astrazione del globale che abbiamo iniziato a sperimentare dall’inizio del XXI secolo. Più precisamente Buell afferma come non si possa teorizzare in modo adeguato sul luogo, senza considerare la sua fragilità, e in particolare senza chiedersi se la nozione tradizionale di “luogo” abbia ancora senso in un tempo in cui sempre meno persone al mondo vivono in luoghi che non siano in gran parte plasmati da forze trans-locali, ossia, in ultima analisi globali.

L’idea delle forze trans-locali di Buell può rappresentare una sintesi tra le due prospettive citate. Risulta importante un approccio bio-regionalistico per l’analisi ecocritica della letteratura, che contempli le connessione tra testi letterari e luoghi specifici che hanno ispirato idee e voci dei loro autori. Parimenti, tuttavia, con le tendenze sempre più globali degli studi contemporanei sul luogo, Buell, si chiede se un’ eco-letteratura di portata globale attenta al luogo, sia ancora possibile.

Nasce così, l’idea di trans-locale, ovvero un’identità con relazioni connesse e intrecciate tra loro a vari livelli, che contribuiscono alla nostra vita quotidiana e alla nostra identità

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Caterina Salabè, op.cit., pag. 17-19

41 Per sapere bioregionale si i te de u a teo ia e ologista, asata sull’i di iduazio e e lo studio di a ee defi ite

come bioregioni, formulate per la prima volta alla fine degli anni Sessanta da Berg e Dasmann. Si tratta di un approccio etico, politico, ideologico, legato al territorio in cui si vive, considerato come un insieme omogeneo dal punto di vista morfologico e da quello degli esseri viventi. Esso abbraccia diverse anime culturali del movimento ambientalista: quelle tradizionaliste e quelle locali.

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personale. Ad esempio la realtà del luogo fisico e gli altri luoghi che nutrono l’esistenza e sui quali le nostre azioni possono avere degli effetti. Per capire noi stessi, dobbiamo cercare di capire i nostri luoghi, i nostri ambienti.

L’analisi eco critica dei testi risulta utile per far emergere una serie di considerazioni circa il rapporto tra gli esseri umani e il circostante, e quindi indagare cosa venga considerato dotato di valore. L’indagine non è naturalmente fine a sé stessa, ma fortemente connotata da una finalità educativa, un aspetto chiave che contribuisce a fare dell’ ecocriticism l’elemento di un ben più ampio discorso etico - filosofico: attraverso la critica letteraria è possibile educare o ri-educare.

Il potenziale linguaggio della letteratura è naturalmente un linguaggio creativo, e proprio in questa creatività sta l’aspetto positivo della letteratura e dell’ecologia letteraria: si tratta infatti di una forma di creatività non fine a sé stessa, ma orientata alla produzione e alla rappresentazione di valori, o meglio, all’invenzione di valori. Qui la pratica dell’ “inventio” non rimanda ad inventare qualcosa dal nulla, ma piuttosto ad un’ “invenzione”, un ritrovare valori di cui il discorso formale (letterario, filosofico, sociale) non si occupa più.

Questo ci aiuta anche a comprendere meglio perché la letteratura e gli oggetti culturali su cui l’ecocriticism esercita la sua analisi, non rientrano necessariamente in un genere ecologico. Romanzi, poesie, trattati, opere, anche film o addirittura installazioni artistiche: ogni creazione letteraria o artistica in cui ci sia un’ esplicita o implicita caratterizzazione etica del rapporto tra l’umanità e la società con la natura, ricade potenzialmente nel campo dell’indagine ecocritica. Muovere verso altri generi letterari è una scelta di potenziamento per il genere da noi studiato, poiché aiuta a comprendere che la nostra interdipendenza con il mondo non umano, può essere suggerita non solo da opere esplicitamente ecologiche o ambientalistiche, ma da ogni opera in cui è rappresentata la relazione tra l’umanità e l’altro.

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In questo senso il concetto di interdisciplinarietà, espresso con transdisciplinarietà, diventa fondamentale, dal momento che solo la consapevolezza che gli esseri viventi e le loro manifestazioni si contaminano gli uni con gli altri, continuamente, può fornire il giusto punto di partenza, per ogni tipo di analisi che abbia come scopo, l’osservazione dell’ambiente.

A tal proposito è interessante segnalare una riflessione di Serenella Iovino, che si è soffermata proprio sul concetto di trans-disciplinarietà,42 sostenendo che la complessità del mondo in cui viviamo ha fatto emergere, da qualche anno a questa parte, una necessità di semplificazione che ha dato origine a tutta una serie di specificità atte a circoscrivere diversi campi della ricerca scientifica, per favorirne almeno teoricamente lo studio. Teoricamente perché ragionare per compartimenti stagni, guidati da un modello lineare ai cui estremi generalmente ci sono le due categorie classiche di Bene e di Male, ci ha spinto a categorizzare anche il mondo in cui viviamo. E ciò ha portato a un’evidente incapacità di comprendere i legami profondi che intercorrono tra le sue parti. Scoprirsi trans-disciplinari, essere aperti a pressoché qualsiasi tipo di contaminazione, sono tutte

azioni che permettono di analizzare il circostante, in modo più completo e attento rispetto a una qualsiasi analisi settoriale, che non considera cioè l’importanza dei legami che tengono unite non solo le diverse parti del mondo ma anche le diverse discipline che lo studiano. E si tratta di legami che spesso si rivelano forieri di informazioni, curiosità e spunti di riflessione utilissimi, che difficilmente lo studio ristretto della singola materia potrebbe fornire.

Al pensiero di Serenella Iovino si può ancora aggiungere che se è fondamentale scoprirsi transdisciplinari è altrettanto fondamentale, anche per raggiungere tale scopo, riscoprirsi

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curiosi. La curiosità è infatti la base di ogni sperimentazione, la forza che abbatte ogni pregiudizio, una fonte inesauribile di potenziale conoscenza.

Spesso i razionalisti più intransigenti affermano che il fascino di parole come quelle degli autori, sfuma inevitabilmente di fronte all’impossibilità di fornire spunti concreti per mettere in atto i cambiamenti da loro auspicati. È per questo motivo che si vuole ribadire con forza l’importanza della curiosità come stile di vita, perché essa è qualcosa che tutti noi abbiamo già a disposizione e che non necessita né di utopiche prese di coscienza comuni, né di particolari condizioni sociali, economiche o politiche per esercitare il suo straordinario potere. Soprattutto non è un istinto che qualcuno o qualcosa all’infuori di noi possa spegnere ma è - ed è in questo che sta la sua eccezionale potenzialità – una fiamma che qualsiasi cosa può accendere, o riaccendere, dentro di noi. La curiosità è istinto di conoscere, e l’istinto di conoscere, è l’essenza stessa dell’essere.