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Il ruolo della Cina nello sviluppo economico dell’Africa: gli IDE, i fondi sovrani e gli istituti bancari cines

13.3 Economia informale/sommersa

Africa: economia sommersa in percentuale del PIL 1999-2000

Zimbabwe 59,4 Tanzania 58,3 Nigeria 57,9 Zambia 48,9 Benin 45,2 Senegal 43,2 Uganda 43,1 Nigeria 41,9 Mali 41,0 Etiopia 40,3 Malawi 40,3 Mozambico 40,3 Cosa d'Avorio 39,9 Madagascar 39,6 Burkina Faso 38,4 Ghana 38,4 Tunisia 38,4 Marocco 36,4 Egitto 35,1 Algeria 34,1 Botswana 33,4 Camerun 32,8 Sud Africa 28,4

Media dei paesi africani considerati 42,0 Fonte: Schneider F. 2002.

L’Organizzazione internazionale del lavoro di Ginevra stima che l’economia informale occupi il 78% dei lavoratori, a parte quelli impiegati in agricoltura, nel Nord Africa e il 72% nell’Africa sub-sahariana. Nelle aree rurali, si stima che il sommerso valga 90% dell’occupazione sempre escludendo i lavoratori del settore agricolo.

In Egitto, il ministro delle finanze Youssef Boutros-Ghali ha ridotto l’imposta dei redditi dal 40 al 20% per incentivare a dichiarare una maggior parte del reddito. Così facendo le denunce fiscali sono cresciute del 50%.

Il valore dell’economia africana è molto di più di quanto riportano le statistiche ufficiali, e quindi ci sarebbero maggiori opportunità se si trasferisse nell’economia formale quanto è nel sommerso. Si deve inoltre tenere in considerazione che il reddito lordo pro capite (GNIC) degli africani che vivono in Africa non definisce un quadro completo. Gli emigrati all’estero rappresentano una forza rilevante per l’ascesa dell’Africa: essi hanno inviato in patria, tra canali formali ed informali, nel 2007, circa US $44 mld. Equivalenti al 5% del PL dell’intero continente. I membri della diaspora africana, se si contano i discendenti degli emigranti e degli afro-americani, contano circa 100 milioni. Viene definita economia ricochet ( che in francese significa “rimbalzo”), perché rimbalza tra le aree in via di sviluppo e quelle sviluppate del mondo (Mahajan, 2006: 21-36).

Vengono mantenuti i legami tra gli immigranti e la madrepatria: vengono spediti i soldi a casa, fanno investimenti e contribuiscono alle opere assistenziali, aumentano i mercati del turismo e del settore immobiliare. Sono fonte di competenze e abilità. Il rientro dei cervelli della diaspora nel continente comporta spesso un loro ritorno: africani ricchi e istruiti che preferiscono fare ritorno alla loro madrepatria. La dott.ssa Banjoco ha fondato Africa Recruit nel 1999, una risorsa per gli africani espatriati che volevano valutare la possibilità di tornare a casa senza dover viaggiare avanti e indietro per cercare offerte di lavoro e fare colloqui (Mahajan, 2009: 45-47).

La finanza e le comunicazioni sono le fondamenta del successo dei mercati perché creano una piattaforma per un ulteriore sviluppo e sono un accelerante per l’intera economia.

Per esempio, TradeNet con sede ad Accra, in Ghana, ha creato una piattaforma commerciale in una dozzina di paesi dell’Africa occidentale per consentire agli agricoltori la compravendita di prodotti agricoli. I cellulari servono anche per diffondere messaggi di marketing. In africa e nelle aree in via di sviluppo i cellulari sono il primo mezzo di comunicazione che fornisce un fondamento per

le piccole imprese, collegando le aree rurali del paese e diffondendo la conoscenza.

Dal 2001 la Cina ha esteso i propri investimenti, attraverso la strategia going out, verso mete come Hong Kong, Stati Uniti, Europa, America Latina e Africa, arrivando nel 2005 ad investimenti pari a US $7 mld. Questi ultimi sono stati la chiave di volta per far sì che la Cina riuscisse a trarre vantaggio energetico oltre che economico al di fuori dei propri confini nazionali. Un ruolo importante venne coperto dalle grandi banche cinesi, le quali prestavano somme di denaro maggiori rispetto al livello d’investimenti diretto. Dalla metà degli anni ’90, una delle piu’importanti riforme economiche in Cina, ha portato alla divisione della gestione della politica monetaria e quella del credito, provocando così la separazione tra banche commerciali e banche di interesse nazionale.

A questo proposito, due istituti bancari cinesi, la China Development Bank e la Export Import Bank of China (Chexim) hanno fra i loro compiti quello di sovvenzionare finanziamenti controllati dal governo. Diversamente, le banche commerciali e gli istituti finanziari privati, operano ma non sotto strette direttive del governo cinese. Una tra le tre più grandi banche nazionali, la China Exim Bank, fondata nel 1995, ha il compito di finanziare investimenti infrastrutturali e venne stimato che tra il 2001 e il 2010 essa finanziò progetti per una cifra pari a US $67,2 miliardi, oltrepassando di gran lunga, nello stesso arco di tempo, il totale di prestiti concessi dalla Banca Mondiale.

Da sottolineare che in questo periodo, gli investimenti cinesi su territorio africano, non derivano solo da imprese statali cinesi, che ormai si sono impossessate dei giacimenti di petrolio, gas ed altre risorse energetiche, ma anche da imprenditori privati cinesi che hanno la volontà di espandersi nel continente nero sul piano delle infrastrutture, ma anche delle manifatture.

Nel 2006, infatti, la Export Import Bank of China stimò almeno 800 imprese cinesi che operavano in Africa, di cui l’85% a carattere privato; tra il 2007 e il 2008 si arrivò a 2000 imprese cinesi per poi arrivare negli ultimi anni a decine di

migliaia di aziende cinesi sul territorio africano.

La chiave di volta per la potenza cinese nei confronti del continente africano fu quando nel 2007, la Commercial Bank of China (ICBC), istituto di credito commerciale statale comprò il 20% delle quote della South Africa’s Standard Bank, pari a un investimento US $5,5 mld.Per la Commercial Bank of China era strategicamente importante intrattenere fitti rapporti bilaterali con questa banca africana, poiché essa deteneva il controllo di flussi finanziari di ben 18 paesi africani. Tuttavia, anche la South Africa’s Standard Bank era interessata ad un’alleanza con la banca cinese, poiché questa collaborazione poteva portarle l’acquisizione di nuovi interessanti clienti, ormai protagonisti nel nuovo mercato africano. Si può confermare, che sul piano africano, questa è stata una delle prime mosse strategiche a livello internazionale della principale state owned enterprise cinese e al tempo stesso della banca africana South Africa’s Standard Bank.34