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Apollinaire riunisce una curiosa selezione delle opere di Sade e lo fa inserendo una serie di citazioni una accostata all’altra. Primo tra tutti inaugura la scelta dei testi con Zoloé et ses deux acolytes, opera erroneamente attribuita al Marchese, come già approfondito, a partire dalle confutazioni di Gilbert Lely1. Seguono poi i testi sulle due sorelle sciagurate, Juliette e Justine. In primis Apollinaire si occupa di Justine: seleziona passi tratti dalla premessa all'opera (soffermandosi sul trattato riguardo l'inutilità della virtù) e l'episodio di Dubourg (colui che per primo propose a Justine la strada della prostituzione). Subito dopo la segue Juliette: il dialogo con Saint-Fond sulla superiorità del vizio, la giustificazione dell'assassinio e il sistema politico di quest'ultimo. Si viene a creare un accostamento tra le due sorelle (in negativo) in cui Guillaume presenta Justine come «l'ancienne femme» e Juliette come la «femme nouvelle, un être dont on n'a pas encore idée, qui se dégage de l'humanité, qui aura des ailes et qui renouvellera l'univers»2. Egli pone in evidenza il divario che esiste tra questi due tipi di donne, cioè colei che attacca e colei che resiste, il carnefice e la vittima: caratteristica tipica dello schema sadiano che, per ogni personaggio virtuoso, ne vede un altro corrotto e libertino. Segue poi La philosopie dans le boudoir in cui Apollinaire si sofferma sul ritratto di Dolmancé e di Eugénie de Mistival, ma anche sulla

1 Cfr. cap. I, § 1.3.

139 digressione riguardo la religione, l'inutilità della carità, l'adulterio, l'incesto, la sodomia ed il celebre pamphlet politico Français, encore un effort si vous voulez être Républicains! Gli ultimi due testi proposti da Apollinaire sono infine tratti da Les Crimes de l'amour e dal romanzo filosofico Aline et Valcour.

Oltre a queste opere, di cui il poeta di Alcools ci ha lasciato estratti limitatamente commentati, egli fu particolarmente affascinato da quello che fu il romanzo-compendio delle perversioni sessuali compiute a Sodoma in centoventi giorni, donandogli ampio spazio nella sua Introduzione. Attenendosi alla pubblicazione del dottor Dühren, avvenuta nel 1904, egli definisce l'opera di Sade uno dei suoi lavori più audaci. Ne lascia una descrizione dettagliata del manoscritto e del percorso genealogico che attraversò, fino a quando non venne riscoperto. A proposito dell'opera più scellerata spiega:

On y trouve une classification rigoureusement scientifique de toutes les passions dans leurs rapports avec l'instinct sexuel. L'écrivant, le marquis de Sade y condensait toutes ses théories nouvelles et y créait aussi, cent ans avant le docteur Krafft-Ebing, la psychopathie sexuelle. En écrivant cet ouvrage sur

Les bizarres penchants qu'inspire la nature le marquis de Sade avait

conscience de sa nouveauté et de nos importance: «Qui pourrait fixer, dit-il, et détailler ces écarts ferait peut-être un des plus beaux travaux sur les mœurs et peut-être un des plus intéressants.» Et plus loin, insistant sur le côté systématique et scientifique de cette œuvre, il ajoute: «Imagine-toi que toutes les jouissances honnêtes ou prescrites par cette bête dont tu parles sans cesse sans la connaître et que tu appelles Nature, que ces jouissances, dis-je, seront expressément exclues de ce recueil»3.

140 Apollinaire fu affascinato da questo sunto scientifico di tutte le manifestazioni della psicopatia sessuale, il quale assegnò al Marchese un posto tra gli scrittori del XVIII secolo. Nonostante l'attrazione che egli provava verso quest'opera, non osò andare comunque oltre e non ne operò una selezione di frammenti perché il suo compendio su Sade mirava a mettere in risalto, come già asserito, altre tematiche rispetto alle turbe psicosessuali.

Quest’opera mette in difficoltà, crea un freddo disagio, va oltre, perché non solo si spinge al di là dell’immaginazione, ma supera la referenzialità con il mondo logico e con una realtà che è impossibile accettare nella nostra umana razionalità. Spinge verso quel rimosso operato dalla censura morale, verso quella rappresentazione aberrante che la nostra coscienza non vuole né ammettere, né tanto meno accettare:

Ces doigts tranchés, ces yeux, ces ongles arrachés, ces supplices où l’horreur morale aiguise la douleur, cette mère que la ruse et la terreur amènent à l’assassinat de son fils, ces cris, ce sang versé dans la puanteur, tout à la fin concourt à la nausée. Cela dépasse, étouffe, et donne à l’instar d’une douleur aiguë une émotion qui décompose – et qui tue. Comment a-t-il osé? Surtout comment dut-il?4

È come se questo testo cercasse di prendere di mira personalmente ognuno di noi per scavare e cercare la fragilità del nostro limite umano. Eppure il fascino di questo scritto ha da sempre sedotto la ricezione postuma; ad esempio per Breton5 non è semplicemente pornografico, ma rappresenta in realtà un'opera d'arte poiché supera tutto quello che può essere praticamente realizzato. È

4 Bataille G., La littérature et le mal, cit., pp. 143. 5 Breton A., Anthologie de l'humour noir, cit., pp. 27-28.

141 come se le regole dello spazio e del tempo fossero modificate e cancellate, come se la realtà si piegasse alla natura perversa dell'uomo; oltrepassando le leggi della razionalità umana si giunge alla creazione di un'opera e di un'arte capace di una violenza quasi intollerabile. Le sue idee e la sua fantasia si trasformano in atti potenzialmente concreti all'interno della sua opera e prendono vita nella poesia; è per questo che essa «c’est aussi une science fondée sur les principes antithétiques de réalisation et de destruction, où les lois de la destruction apparaissent sous la forme d’une théorie des perversions»6. Queste leggi seguono un dettame differente in quel nuovo spazio sadiano che viene a delinearsi, uno spazio tetro e separato dal resto del mondo, immobile e fuori da ogni logica sociale, un luogo dove il crimine può essere desocializzato:

On n'imagine pas comme la volupté est servie par ces sûretés-là et ce que l'on entreprend quand on peut se dire: «Je suis seul ici, j'y suis au bout du monde, soustrait à tous les yeux et sans qu'il puisse devenir possible à aucune créature d'arriver à moi; plus de freins, plus de barrières». De ce moment-là, les désirs s'élancent avec une impétuosité qui ne connaît plus de bornes, et l'impunité qui les favorise en accroît bien délicieusement toute l'ivresse. On n'a plus là que Dieu et la conscience: or, de quelle force peut être le premier frein aux yeux d'un athée de cœur et de réflexion? Et quel empire peut avoir la conscience sur celui qui s'est si bien accoutumé à vaincre ses remords qu'ils deviennent pour lui presque des jouissances?7

All'interno di questo spazio, il castello di Silling, si crea una nuova società completa, un'autarchia all'interno della quale vige un ordine stabilito, caratterizzato da leggi, orari, lavori e feste. Una società-scuola di libertinaggio.

6 Jean M., Mezei A., Genèse de la pensée moderne, op.cit., p. 39.

142 Una società in cui l'individuo, in quanto soggetto, viene soppresso ed ogni scena è una scena di gruppo. In questo componimento il momento orgiastico è prevaricante, non tanto per un senso di trasgressione quanto piuttosto per l'assoluto senso di non unità che i corpi ammassati subiscono, viene loro tolta ogni individualità, ogni confine fisico e morale, viene risucchiato dall'impersonalità dell'atto orgiastico: «la subjectivité qu’étudie Sade ne se confond pas avec l’égocentrisme, elle n’est jamais celle de l’individu isolé, ou qui s’isole, même lorsque, chez lui, elle s’exaspère sous l’effet des brimades et de l’étouffement de la prison. En fait elle est toujours fonction d’une collectivité plus ou moins large réunie par affinité passionnelle. Aspect singulièrement sensible de la pensée moderne, qui déjà avec Sade humanise, dans une «algèbre amoureuse», la théorie mathématique des groupes»8.

«Quelle énigme que l'homme, dit le Duc»9; di questo si parla essenzialmente nelle Cent vingt journées; questo testo domina sopra tutto il resto, «étant la vérité du déchaînement que l’homme est au fond et qu’il est tenu de contenir et de taire»10. L'immagine della natura umana è data da Sade, per usare la metafora adoperata da Mezei e Jean, come con gli occhi di un chimico, come colui che studia la composizione della materia umana, perché la sua esplorazione va oltre la psicologia. È in quest'ottica che occorrerebbe capire la sua opera nel divenire storico, per aver cercato una nuova civilizzazione, «en bouleversant la notion chrétienne du concret irrationnel,

8 Jean M., Mezei A., Genèse de la pensée moderne, op.cit., p. 41.

9 Sade D.A.F. de, Les Cent Vingt Journées de Sodome, cit., XXIII journée, p. 255. 10 Bataille G., La littérature et le mal, cit., p. 125.

143 alogique et mauvais, Sade est arrivée à ordonner le réel, alors que l’ordre, avant lui, était l’apanage du seul transcendant»11. Egli ha rinnovato il pensiero occidentale e l’ha fatto cercando un ordine nell'illusorio caos del male:

Enfin, quoi qu'on en puisse dire, chacun a son âme à sauver: et de quelle punition, et dans ce monde et dans l'autre, n'est pas digne celui qui, sans aucune modération, se plairait, par exemple, à divulguer tous les caprices, tous les goûts, toutes les horreurs secrètes auxquels les hommes sont sujets dans le feu de leur imagination? Ce serait révéler des secrets qui doivent être enfouis pour le bonheur de l'humanité; ce serait entreprendre la corruption générale des mœurs, et précipiter ses frères en Jésus-Christ dans tous les écarts où pourraient porter de tels tableaux12.

In corrispondenza dell'opera di Sodoma, Orlando focalizza la sua analisi sulla ripetitività delle perversioni che ammorbano l'opera e lo fa attraverso un richiamo proustiano a proposito del: “girare sempre nello stesso circolo vizioso” («rien n'est plus limité que le plaisir et le vice. On peut vraiment, dans ce sens-là, en changeant le sens de l'expression, dire qu'on tourne toujours dans le même cercle vicieux»)13; peculiarità sadiana nota ai più, per le sue descrizioni pornografiche ridondanti. Fino a quando il vescovo non annuncerà ai suoi compagni, mentre è intento in una scena di sodomia, «qu'on peut aller encore plus loin que tout cela»14. I limiti sono superati, oltrepassati ma, al tempo stesso, Sade non vuole dire né aggiungere altro. È la dismisura della parola, protagonista assoluta del mondo perverso di Sade: «l'inattesa censura narrativa è colmata così, potentemente, dal beffardo ossequio

11 Jean M., Mezei A., Genèse de la pensée moderne, op.cit., p. 32.

12 Sade D.A.F. de, Les Cent Vingt Journées de Sodome, cit., XX journée, p. 236.

13 Proust M., À la recherche du temps perdu, t. IV, 1989, p. 406, in Orlando F., Illuminismo, barocco e retorica freudiana, cit., p. 207.

144 all'indicibilità dell'infamia erotica e dalla bestemmia di un religioso pudore»15.

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